venerdì 5 giugno 2009

Chiudiamo i conti

Bene, per l'ultima volta vado a dormire a casa. Entro e le valvole le avevo staccate, mi muovo al buio calpestando i calcinacci dell'ingresso.

Riattacco la luce ma cerco di stare attenta a non farla vedere troppo fuori. La casa è sempre quella di due giorni fa, ma adesso io la vivo diversamente. Sarà che mentre chiacchieravo a Barisciano con Marcello qualcuno lo ha chiamato per chiedergli se aveva sentito le ultime due scosse.

Sarà che mi sono accorta che tutte le pagine di tutti i computer che ho visto oggi si aprono sulla lista delle scosse: luogo, orario, magnitudo. Saà che finalmente mi sento seriamente terremotata anch'io, ma dormo praticamente vestita, con zaino e borsa (quasi) riordinati.

Dormo come un sasso, lasciando gli scuri aperti, ma o la luce o altro, mi sveglio presto assolutamente inquieta. Casa mia non sembra più casa mia ma una trappola.

Un motore rumoroso che scende dalla montagna mi innervosisce, sto lì ad analizzarne il suono. Mi alzo e non ho il coraggio di fare la doccia, mi lecco come i gatti.

Porto giù le mie cose, faccio un giro per le stanze, stacco la luce e chiudo l'acqua. Vado in cucina, l'unica stanza senza crepe. Mi faccio un caffé, chiudo il gas, esco.

Stanotte dormo a Francavilla e a casa non ci rientro più fino alla prossima volta, sperando che nel frattempo escano le famose direttive.

Recupero i ragazzi, saliamo a calascio, il nostro referente con cui dovevo parlare non c'è. Cazzo sono salita a fare.

Poi mi metto a chiacchierare con Serena del Bar Vittoria, le spiego cos'è un blog e ci mettiamo a farglielo. Le facciamo un account gmail (barvittoriacalascio@gmail.com).

La lascio al lavoro, salgo in montagna, lascio la macchina su un tratturo e comincio a camminare, con un telo, un cuscino e la mia borsa vitale. Trovo un avvallamento con un muretto di pietre che sembra proprio uno stazzo, coperto di margherite bianche in file ordinate.

Capisco improvvisamente il proverbio olandese che dice che gli alberi alti prendono molto vento.

Mi sdraio in un punto scomodissimo ma improvvisamente senza vento (basta abbassarsi), mi metto il cuscino in testa e dormo. Non sono molto convinta dello stare lì da sola, isolata da tutto e ogni fruscio d'erba mi mette sul chivalà.

Poi mi appisolo definitivamente al sole, mi rialzo, faccio un giro, recupero la macchina, scendo a Santo Stefano, lo fotografo senza torre, mi fermo al fontanile di santa Maria dei Carboni, fotografo i girini, mi aggiorno telefonicamente con i ragazzi, arrivo a Barisciano e per allora ho chiuso tutti i miei conti in sospeso.

Domenica riparto.

8 commenti:

ZiaCris ha detto...

E' duro ripartire, quanta tristezza in questo post, scritto in stile telegrafico, distaccato, ma poi mica tanto

Byte64 ha detto...

Oggi ho scoperto che c'è una pagina dedicata alle vittime del sisma, con foto e ricordi.

Nel caso non l'avessi vista:
le pagine del ricordo.

Per alcune persone mancano le foto.

Flavio

Costanza ha detto...

che difficile, mammamsterdam, ma doveroso.

MarinaV ha detto...

Ti aspetto.

LGO ha detto...

Ho visto tutta la scena, come in un film.
Alla fine forse ci sei riuscita, ma che fatica. E che coraggio.

Anna ha detto...

Ma come? Non parli del favoloso apertivo, alcolico il mio, analcolico il tuo, preso a L'Aquila?
Grazie Ba, per la tua visita e per la ventata di vitalità che mi hai portato.
Un bacio e a presto...

cecile ha detto...

a presto!

Mammamsterdam ha detto...

anna,

ne ho due di aperitivi da raccontare. Ma oggi e domani sono un po' tritata, riordino le idee e poi dirò. Grazie a te, per tutto. Per la tua lucidità, per vedere le cose con chiarezza dove gli altri nascondono la testa, per non arrenderti.