sabato 20 dicembre 2008

Quello che fa una madre

Ho letto un post di una mamma disperata per aver fatto il cesareo. Si sente una mamma di serie B. e nei commenti ce ne sono altre che dicono lo stesso.

Una mia cara amica è andata in menopausa precoce nel momento in cui ha conosciuto l'uomo con cui voleva fare un figlio. Lo ha fatto in Spagna grazie all'ovulodonazione (si scrive così?) e dice che non avrà mai il coraggio di dirlo al figlio. Per paura che non la ritenga una vera madre.

Poi c'è quella che mi va in crisi perché non ha potuto allattare al seno. Cattiva madre anche lei.

MA SIAMO DIVENTATE TUTTE SCEME?
(Certo che come riesco ad essere confortante io, nessuno).

Signore benedetto, che cosa strana ed incomprensibile è questo senso di colpa a prescindere che va insieme alla maternità. Il complesso della wonderwoman mancata. Il non sentirsi mai all'altezza. Volete che non ne conosca tutte le sfumature che si applicano a me?

Epperò basta. Spezzo una lancia a favore dell'adeguatezza alla maternità a prescindere. Se qualcosa va male sono errori di percorso. Allora, lancio questo sasso e aspetto le vostre onde concentriche sull'acqua. Io comincio, voi continuate. Parliamo degli elementi che fanno di una donna qualsiasi una mamma. Una vera mamma. Una mamma con il bollino blu.

COSA FA UNA MAMMA
1) avere un figlio/a (io ho due maschi e parlo al maschile che mi viene meglio). Ci sono persone che in potenza sono madri nate (uomini e donne), ma è il figlio che cerchi, che trovi, che ti capita, che ti affidano, che ti danno, che ti prendi o che ti sceglie a fare di te una madre
2) fare da madre a tuo figlio. Ovvero, una qualsiasi di queste cose: generarlo, portarlo, partorirlo, allattarlo, nutrirlo con il biberon, fargli le pappine, guardarlo sorridere, insegnarli a parlare, camminare, cosare, tutto il resto. In generale: mettere le sue esigenze prima delle tue e di quelle del tuo uomo. Essere consapevole del suo essere al mondo 24 ore su 24
3) svegliarti di notte per sentire se respira. Respira. Ti riaddormenti serena
4) volergli tanto bene da piangere
5) bastare a te stessa, se c'è lui
6) portarlo al nido, all'asilo, a scuola. Anche il primo giorno alle superiori, ma lo lasci a 200mt. dall'ingresso per non sputtanarlo troppo. O tenerlo per mano e sputtanarlo, ma tanto sei la mamma, è un tuo privilegio
7) andare a parlare con gli insegnanti, correggergli i compiti, occuparti della sua istruzione
8) guardarlo addormentarsi
9) soffrire quando sta male
10) sentirti priva di un pezzo fisico quando non c'è e ci fai caso
11) morire di paura se tarda o sparisce
12) sfracellarlo di botte (o averne l'impulso) quando rientra sano, salvo ed incosciente dopo che tu sei stata lì a morire di paura
13) porti, a causa di tuo figlio, il problema della tua (im)mortalità
14) renderlo autonomo da te e in grado di cavarsela da solo
15) riuscire a farlo incazzare visceralmente come nessun altro al mondo
16) fargli da capro espiatorio contro la vita. È così bello nei momenti di sconforto poter in primo luogo dare a tua madre la colpa di quello che ti fa star male. Poi a mente fredda passa, ma che fortuna poter avere questa valvola di sfogo. Io con la mia lo faccio sempre, le mi vuole bene, non ci patisce troppo e mi perdona subito dopo

Un sacco di altre cose che mi direte voi. Secondo me, se rispondete di si ad almeno tre di questi punti, sapendo che lo fate in modo disinteressato e pensando al meglio del figlio, siete delle mamme di serie A.

Poi certo, ci sono altri punti che arrivano in conseguenza della maternità. Diventi ricattabile. Diventare pericolosa (guai a chi te lo tocca). E soprattutto: cominci ad avere i sensi di colpa e ritenerti inadeguata. Ma ci siamo già dette che questa è una cosa inutile. Peggio, è dannosa. Vi impedisce di prendervi davvero cura di vostro figlio e della vostra famiglia. È questo che vogliamo?

No, quindi da oggi basta con i sensi di colpa.

Appendice: e i padri, mi direte, cosè che fa un padre? Beh, diciamo innanzitutto che il mio manuale dice che il bambino riconosce come padre colui che la madre gli presenta come tale. È la madre che fa il padre. Ma poi, lo si diventa sul campo, condividendo i punti sopra (ove applicabili).

Una cosa che mi piace molto dell'Olanda è che si distingue talvolta tra padre biologico e padre sociale. Il padre sociale è colui che appunto vive il bambino nella sua quotidianità e a tutti gli effetti fa le veci del padre.

Però spezziamo una lancia per i padri che non vivono con i propri figli (perché divorziati, o lavorano fuori o altri casi della vita). Possono sempre rivendicare il proprio ruolo paterno aiutando a crescere il figlio, dandogli un esempio positivo con la propria vita ed occupandosi di tutte le cose importanti, ma magari meno quotidiane, del suo sviluppo e della sua educazione. Insomma, il padre che odia il calcio ma ogni sabato porta il figlio ad allenarsi e lo segue nelle trasferte, secondo me si è guadagnato i gradi sul campo. Qualunque sia il suo rapporto con il bambino.

Insomma, basta così o devo continuare? Qualunque genitore si ponga come priorità l'interesse dei propri figli, è un genitore di serie A e basta pippe. Va sostenuto incondizionatamente in questo compito grande, bellissimo e sfinente.

14 commenti:

Wonderland ha detto...

:)Sono totalmente d'accordo. Mi mancano ancora quasi tutte le esperienze che citi, ma ricordo che al primo vaccino tremavo come una foglia e mi sentivo un'assassina! Comunque.. i momenti di crisi arrivano e, per fortuna, passano pure. Un abbraccio. W.

Micha Soul ha detto...

aggiungerei anche che essere un bravo genitore è aver coraggio di farsi odiare dai propri figli per il loro bene. Questa mia conclusione è scaturita da una riflessione riguardo alla permissività che vedo oggigiorno nei confronti dei figli. Non aver il coraggio di dire NO. Il voler a tutti i costi difendere un figlio davanti ad un professore anche se si è consapevoli che il professore in questione ha asslutamente ragione (è un esempio fra tanti chiaramente)....sono anche questi gli elementi che fanno di un genitore un buon genitore. L'amore è il fondamento, ma che sia un amore costruttivo e non egoista. Questa è una umile opinione di una non-mamma.
Complimenti per il blog!

Uyulala ha detto...

Ciao, ti seguo da circa un mese grazie a Francesco di GuidOlanda e mi decido a commentarti solo ora.
Mi piace molto il tuo post, sono dell'avviso che se noi mamme riuscissimo a ridurre i nostri sensi di colpa potremmo funzionare meglio. I sensi di colpa "biologici" poi (non poter allattare, partorire col cesareo anziché con il parto vaginale ecc.) sono fra i più deleteri perché comunque hanno le radici in qualcosa di non modificabile.

Mi piace molto quando parli del fatto che possiamo fornire ai nostri figli un buon capro espiatorio. Accidenti quant'è vero!!! Se non lo facciamo noi i nostri figli non ne troveranno mai uno più adatto :-)

Anonimo ha detto...

Non sono una mamma, ma in generale mi piace l'inno all'inadeguatezza.
a proposito del tema mi é venuto in mente un libro bellissimo: A Father's Affair di Karel Glastra Van Loon.
Il tema del libro é proprio: chi puó reputarsi padre di un bambino?

Buone feste!
Io domani vado a casa per Natale... Devo ricordarmi di spedire a marina le foto della pizza che ho preparato seguendo la sua ricetta. Ci devo "lavorare un po'", ma decisamente la migliore pizza io abbia preparato qui in Olanda.

Arianna

Anonimo ha detto...

hai detto tutto tu che commento a fare? i miei figli sono miei anche se nn li avessi partoriti io xkè ogni minuto della mia vita da quando sono arrivati nn è più solo in funzione di me ma di loro.
e chi nn le capisce queste cose è proprio un povero diavolo.

Anonimo ha detto...

D'accordo con te che l'importante è provarci, soprattutto sull'allattamento. Brave alle mamme che ci provano e mi dispiace se non ci riescono: ma niente sensi di colpa!

MA continuo ad arrabbiarmi quando sento mamme che per motivi veramente SUPERFICIALI (estetica, "tanto non ha mai fatto male a nessuno il latte artificiale" "mi fa impressione", o stupidaggini simili) DECIDONO di non allattare al seno,

di tante cose di cui possiamo privare i nostri figli perché farlo su un nutrimento così importante? (ripeto: non parlo di motivi medici o seir e gravi)

Mammamsterdam ha detto...

Guarda, quello che dici sull'allattamento al seno mi trova d'accordo. Siamo le povere bischere vittime della slendida pubblicità delle multinazionali che vendono il latte artificiale.

Il latte artificiale fa molto male rispetto al latte materno ed è l'estremo rimedio. poi se una il latte non ce l'ha, meglio quello che niente.

Il "Mi fa impressione" invece lo prenderei un pelo sul serio: cioè, trovo che ognuno abbia diritto alle proprie pippe mentali, alla percezione del proprio corpo che gli è venuta in una vita, e se ti fa impressione magari odii talmente il fatto di allattare che non puoi non comunicarlo al bambino, che non capisce da dove viene l'irrigidimento e magari lo associa a tutto il rapporto con la propria madre.

In tal caso meglio un bibe dato con enorme amore.

Però avere figli significa anche interrogarci da dove ci vengono certe pippe mentali e metterci mano. Ecco, io farei presente questo. Perché ti fa impressione una cosa talmente naturale?

Bada, io con tutta la fissa intellettuale del: è giusto e doveroso allattare almeno un anno e mezzo, con il primo lo facevo con enorme imbarazzo, mi sentivo degradata a mucca e basta. L'ho allattato per senso del dovere e considerazioni di testa.

Solo con Orso mi sono completamente abbandonata all'atto d'amore in sé, ma nel frattempo ne avevo fatto di lavoro su me stessa.

Perché nessuna nasce imparata, neanche una madre.

LGO ha detto...

Io ho fatto un primo cesareo, d'urgenza. E poi tutti gli altri. Non ho mai avuto latte, perché sono una isterica di natura. Ma ho allattato tutti i figli, dando aggiunte di latte artificiale. E l'ultimo, l'ho allattato fino ai tre anni. Ho sempre avuto mille sensi di colpa. Ma ho sempre cercato di ignorarli.
I dispensatori di sensi di colpa sono spesso persone limitate (e si può essere limitati anche da atteggiamenti intransigenti, manichei o integralisti). Me ne sono convinta e cerco di ricordarmene spesso.
Ma.
Ma c'è anche un papà molto pacato, che usa il buon senso e mi ricorda che le donne sono madri da tempi immemorabili. E se siamo ancora qua, forse vuol dire che siamo buone madri :)

Mammamsterdam ha detto...

Che santa cosa i padri di buon senso e che non vanno in panico, vero? Magari non per caso ce li scegliamo.

RobertaFrontini ha detto...

:D :D Viva le mamme!!!

Anonimo ha detto...

Non volevo diventare mamma perchè ho avuto un rapporto orrendo con la mia e invece poi, meno male, dopo tanti anni di negazione della maternità ho cambiato idea. E' vero le madri si fanno un sacco di menate e spesso però non sono totalmente sincere con sè stesse. Non hanno il coraggio di ammettere che certe volte i pargoli sono fastidiosi e poi è un circolo viziosi più i bambini sono molesti più le madri sono false (e stressate). L'istinto dovrebbe essere rivalutato e anche il menefreghismo verso i giudizi altrui.
Riassumendo per me se una madre è sincera e onesta nel rapporto con il proprio bambino è sempre di serie A.

Mammamsterdam ha detto...

E infatti, i figli sono generalmente dei rompicoglioni nati. Ti limitano in tante di quelle cose, te ne combinano tante, che certe volte hai la massima comprensione per Erode.

Basta saperlo e farsene una ragione. Perché poi ti danno talmente tanto che una cerca di scordarseli.

Mi sa che una dele cose che i miei figli hanno sentito di più è: che palle. Non motlo educativo, lo ammetto.

Anonimo ha detto...

i miei sentono e hanno sentito: che palle, voglio scappare su un'isola deserta DA SOLA, siete due piccoli mostri selvaggi, ma quand'è che dientate maggiorenni? etc etc. Non molto educativo, ma sincero. anche perchè dopo, o prima, o durante arriva sempre uno spontaneo (davvero) abbraccio/bacio/sorriso. Della serie: mi stai consumando, ma ti amo da morire.
bel post Ba :-)

Mammamsterdam ha detto...

Infatti, li amiamo da morire. Ma meglio una mamma imperfetta viva e in salute, anche mentale, che una morta e sepolta. Io al mito di Maria Goretti non ci ho mai creduto.