martedì 31 marzo 2009

Ci vediamo in Italia?

Io domani pomeriggio atterro prima delle 16 a Orio al Serio. I giorni successivi li passerò tra Verona e Padova. Domenica sera riparto da Treviso.

Siccome nei giorni scorsi con diverse blogger che non conosco di persona ci siamo buttate lì la proposta di vederci in faccia, io adesso, per comodità che vado di corsa, ma anche per concretizzare, la ripeto:

Con Patrizia, e poi l'ho detto anche a Costanza, si parlava di vederci a Milano da qualche parte vicino a Centrale, tra uno shuttle e un treno verso le 18.

So che per chi lavora e ha figli è un'orario mortale, ma se ci siete battete un colpo? Patrizia, tu avevi in mente un bar da quelle parti, mi dici dov'è? Che io la volta scorsa ho perso telefonino e sim italiana e quindi sono raggiungibile fino a giovedì solo sul numero olandese, che poi ti giro per e-mail.

Emily, parlavi di venire al Vinitaly? Io ci sono sicuramente venerdì, non so se il secondo giorno diventa sabato o giovedì (pomeriggio?).

Insomma, mandatemi un commento, che quando sono in giro il blog è più facile da gestire della mia mail ufficiale, uso preferibilmente gmail.

lunedì 30 marzo 2009

10 anni dopo

Oggi sono tornata dal mio omeopata che non vedo da almeno 10 anni. A suo tempo mi aveva curato un eczema spaventoso, che era saltato fuori in un momento in cui stavo cambiando vita, dovevo fare i conti cn questa decisione ed avevo anche un trasloco radicale alle spalle. Avevamo deciso di tornare ad Amsterdam per restarci.

Alla prima seduta sono riuscita dopo tre anni dalla sua morte, a piangere mio padre. Dopo un paio di mesi il mio eczema era completamente scomparso e non è mai più tornato. Ho solo imparato a trattarlo come un parente alla lontana, che ogni tanto mi dà un pruritino di avvertimento quando sto tirando troppo la corda stress.

Oggi ci sono tornata per l'eczema di Ennio. Lui ha una pelle secchissima da quando è nato e per un 2-3 anni ha avuto un eczema molto noioso, che migliorava in Italia quando andavamo al mare. Poi gli è passato, come mi dicevano che, non essendoci altre allergie o cause scatenanti chiare in atto, che molto eczemi spontaneamente passano verso quell'età.

Ho un'amica che dell'eczema dei figli ha fatto una professione. Le voglio bene, la intuisco molto insoddisfatta e talvolta mi chiedo se la salute dei figli non sia diventato l'alibi con cui mascherare tutto questo. Ma ognuno i suoi figli se li gestisce come meglio può.

Io sono invece della scuola che si interviene il meno possibile e magari passa da sé. Siamo due estremi, e ognuno dei due modi ha i suoi pro e contro, tanto per dire una banalità. diciamo che i suoi figli sono sempre amalati e i miei moriranno improvvisamente per qualcosa di cui non ci siamo mai accorto, perché sono sanissimi. Possibilmente intorno ai 90 anni, se posso aggiungere un dettaglio.

Comunque da un bel po', non ho manco saputo dire da quanto, Ennio ha una brutta macchia rossa dietro al ginocchio, e considerato che è un tipo ansioso, perfezionista e a volte non è capace di dar sfogo ai dispiaceri, mi sono chiesta se non fosse meglio rivoltargli corpo e anima come un calzino.

Con questa scusa mi faccio rivedere anch'io un paio di cose.
"che da quando sono venuta l'ultima volta, magari mi fa bene rivedere un paio di punti".
"Tanto un tot me li hai già detti".

È vero. Dovevo parlargli di mio figlio e gli ho parlato moltissimo di me ed anche così è perfettamente normale e logico. Se uno di noi sta bene, stiamo bene tutti.

Foto sparse

Il capo , neanche sotto sotto, ha un animo da archivista e gli manca solo il tempo per farlo come vorrebbe. Così finisce che le cose o si trovano nei sacri mucchi sul suo tavolo da lavoro, in attesa del giorno che si è pianificato in outlook per riordinarle e smistarle (donde mail inferocite di collaboratori che si chiedono perché ancora non arriva il pagamente, perché la loro fattura è stata fagocitata nel MUCCHIO, ecco perché).

Oppure vengono riordinate in mia assenza e riposte in luoghi a me inaccessibili.Tutto questo per dire che, mentre cercavo una foto da mandare a Patrizia che ne aveva bisogno, ho aperto il vaso di Pandora delle nostre foto da quando abbiamo la digitale. Stanno tutte su un hard-disk esterno che finalmente sono riuscita a violare.

Prima o poi dovrò guardarmele con calma, e chissà, fare anche degli album. Oggi ne ho tirate fuori al volo un paio, dovevano essere di più, ma io intanto comincio. Che importa se non sono catalogate, indicizzate e messe in un ordine qualsiasi (cronologico, alfabetico o altro). Mi servono da promemoria su come erano i miei figli nel periodo in cui io correvo.

Quest'estate al campeggio sulle dune di Bakkum, per il compleanno della cuginetta. Il campeggio è un'istituzione tra tutti quelli che conosciamo da almeno 3 anni, ma solo allora abbiamo trovato tempo di andarci. Ne parlo qui e mi rassegno ad avere le foto solo ora, che le nostre sono molto meglio di quelle nel post.
Questa è la fantastica torta con i dinosauri che Polly ha decorato per Orso al suo quarto compleanno.

Altre foto seguiranno.

domenica 29 marzo 2009

Teatro: come è andata a finire

Stiamo decisamente invecchiando: siamo stanchi morti. Lo eravamo ieri nella breve pasua tra montaggio, generale e prima, in cui qualcuno si è sdraiato in terra un telo e ha dormito o quasi, lì, come le bestie.

Oggi invece tremavamo tutti dal freddo, ed era stanchezza. Al rientro da una scena di Ruvy, gli ho dato due gelide manine e lui, tenero, me le ha stropicciate per scaldarmi. Già che c'era mi ha anche dato una spalpazzata al seno, che quest'anno che non abbiamo scene insieme, evidentemente ci ha preso gusto a concupire le donne e cerca di non perdere il vizio.

Data la situazione, ho soprasseduto dal piano di ieri con il bastardo di turno, per evitare una criocastrazione fulminante di cui, sono certa, la moglie non mi sarà grata. Ho fatto altre cose. Tipo mettergli le dita in bocca, come si fa con i cavalli. Stropicciarlo un pochino. Era un po' scosso, devo dire. Poi mentre stavamo scaricando, alla fine mi è venuto da chiedergli di che segno è. Gemelli, e me lo dovevo immaginare.

È andata da dio. Eravamo belli tonici, carichi, concentrati, persino la tecnica è andata benissimo. Alla fine, ha detto la mia mamma, si vedeva che ci stavamo divertendo un sacco.

Molto fa anche il tecnico. Quelli del teatro di solito sono persone che vanno lì come in miniera, invece stasera ci è toccato Paul, che a me piace moltissimo anche se sono l'unica a considerarlo un bonazzo ("ma è un bonazzo" conferma il capo, che reso saggio dagli anni ha capito che gli conviene condividere i miei gusti estetici, tanto poi a lui i bonazzi fanno un baffo).

E Paul è uno a cui il proprio lavoro piace moltissimo, che ti dà del feedback utile, che aggiunge piccoli tocchi personali, come rimettere la musica del finale mentre il pubblico usciva dalla sala. Lo scorso anno, che facevamo fatica a legare le corde dell'altalena alle centine, ha preso tutto, è scomparso, ed è rientrato con l'altalena tutta risistemata, a cui aveva sciolto e rintrecciato le corde. "Ma come hai fatto?" "Faccio vela".

Con Paul alla tecnica sappiamo già che può solo andar bene. Poi cu abbiamo messo del nostro, insomma, tutte le volte il tuo ultimo spettacolo è il migliore che tu abbia mai fatto, ma questo era una categoria a parte. Bisognerebbe sbattersi e trovare i soldi per portarlo altrove. Che il pubblico italiano in Olanda, vuoi o non vuoi quello è.

Ma Gabriele a settembre si trasferisce a Barcellona, e può cercare di produrlo lì. Che andiamo, facciamo in una settimana repliche di Astaroth, signorina Papillon, Venditori e un paio di altre cose che ormai abbiamo in repertorio, e liberi e felici andiam.

Ecco, è andata a finire cantando le osterie e altre cose da Pizza Taxi, dopo aver scaricato, riportato e abbandonato tonnellate di roba, che domattina qualcuno dovrà andare a riordinare.

E mi sa che dopo aver portato Ennio dall'omeopata, toccherà fare un giretto da quelle parti. che dopo la produzione, è la postproduzione la vera rogna.

Undecent proposal

"Allora domani mi metti la mano sull'uccello".
"No, farò cose ben peggiori che manco te le immagini. L'effetto sorpresa, capisci. Anche se tua moglie mi garantisce che è un bel toccare".

Allora, era iniziata qualche mese fa, con una geremiade in questa sede sulla difficoltà che avevo ad abituarmi a farmi guardare dagli uomini in enere e dal quel paio, etero, che mi erano capitati nella nuova produzione a vario titolo.

Sarà vero che i maschi sono come le ciliegie, perché i maschi etero coinvolti sono solo aumentati. Uno, il mio partner della scena incriminata, bonazzo trentenne, che se vogliamo è anche gratificante, sentirlo fare certi inviti. Soprattutto se considero quanto mi piace sua moglie, che è una ragazza d'oro. Ma a livello teorico, preferibilmente, che per la pratica, io sono sempre convinta che il sesso è una roba che si suda.

Mi guarda un pelo stravolto, incredulo.
"Ma ti rendi conto, ti ho appena chiesto di mettermi la mano sull'uccello".
"Ah, vero, figurati, non ci avevo neanche fatto caso".

Ci si può ridurre anche così. E non in un racconto porno, ma nel dopoteatro.

È finita in totale sbrago quindi, stasera, dopo un primo atto serrato e perfetto, e un paio di sbavature tecniche nel secondo, ma ormai l'adrenalina scorreva a mille.

Per dire, la figlia di Silvia mi ha confessato di aver capito che era sua madre, in scena, 10 minuti dopo. Perché Silvia, sempre così recalcitrante su tutto quello che può abbellirla fisicamente, che le donne di puro spirito preferiscono ingoffarsi per principio, non solo ha accettato di seguirmi al noleggio abiti per guardare eventualmente delle parrucche, non solo ne ha scelta una burinissima e se l'è pure messa (la commessa: ma lei ha tanto dei bei capelli, non farebbe prima a farsi una piega... ma ti fai i fatti tuoi, santadonna, che non abbiamo il tempo di far nulla? fra 13 minuti i maschi ci vogliono in scena calzate e vestite per la generale). Sembrava Angela Groothuizen, la cantante nella foto accanto.

Si è pure fatta truccare da Chiaretta. Chiaretta che con quelle 4 cose che avevamo lì ha sistemato tutti, maschi e femmine in modo così fantastico, che non solo per la prima volta Silvia le si è messa in mano dicendo: fai quello che vuoi (una frase che deve aver pronunciato non più di una volta nella vita), ma era irriconoscibile. Tanto fa una botta di trucco e parrucco come si deve, alle donne di puro spirito. Che la tua stessa figlia non ti riconosce. E va bene che le diciottenni sono distratte, ma insomma.

Me, ieri, il bastardo ha detto chiaro e tondo che le calze me le dovevo togliere. Che lui riesce a recitare quella scena lì con tutti i sentimenti solo se vede pelle nuda e mutanda. Sennò non si arrapa.

"Allora è lui che ha un problema con la sua libido ed è lui che se lo risolve", ha tagliato corto l'ex-regista Dani. Non potevo far altro che darle pienamente d'accordo, in linea di principio.

Solo che ad uno che di mestiere fa il fotografo, e fa anche delle gran belle foto, un minimo di senso estetico glielo devo riconoscere. Così oggi mi sono chiusa nello stanzino degli attrezzi, ho scombinato e riprovato costumi ed accessori del primo e del secondo atto ed ho
dovuto dargli ragione: funzionava meglio così.

Hai voglia che io ripeto da 6 anni che il teatro è taaaaanto terapeutico. Stavolta abbiamo superato noi stessi. Forse solo per le ragioni che dice Marina: che la strizza e l'emergenza fanno tanto.

Ma secondo me stiamo semplicemtente diventando davvero bravi, cominiciamo ad uscire da noi stessi grazie ai personaggi che recitiamo, e non a caso, pontificavo oggi, ci scegliamo o ci affibbiano determinati personaggi. Che si appiccicano come una seconda pelle a certe tematiche che in quel momento stiamo ragionando nella nostra vita, e in qualche modo il fatto di doverle recitare ci fa raggiungere chiarezza su di noi, su quello che vogliamo dalla vita, su come prendercelo.

Da questo punto di vista, se ricordo alcune cose che ci siamo detti ad inizio lavoro, forse non è un caso che Sebastiano si sia, purtroppo, ammalato proprio ora, non è un caso se l'unico modo di salvare la rappresentazione è stata di chiedere a Dimitri di sostituirlo, non è un caso che Dimitri è un pazzo e ci ha detto di si. È stato un gran bello spettacolo. E domani pomeriggio si replica.

E il capo, che da dietro il mixer luci ci teneva d'occhio, ha ridetto anche lui che è tanto orgoglioso di me, di noi, di quello che facciamo.

Oooh, per dire, ci sono coppie che per rivitalizzare un matrimonio diventano scambisti. Noi facciamo teatro, e secondo me ci divertiamo tanto di più.

L'unico pensiero, adesso, è: cosa mi invento domani per traumatizzare il bastardo senza toccargli l'uccello. Che qualcosa gli dovrò pur fare.

sabato 28 marzo 2009

Come stanno messe le prenotazioni

Per le due rappresentazioni dei Venditori di oggi e domani ad Amsterdam, le prenotazioni stanno messe così:

sabato, spettacolo delle 20:30, rimanevano una ventina di posti
domenica, spettacolo delle 14:30, ce ne sono tranquillamente una cinquantina.

Perché lo dico? Perché gli italiani, a differenza degli olandesi in genere non prenotano, e perché so per esempio che la sala già piena di sabato sono per la maggior parte olandesi. E ogni volta chi arriva a teatro, poi rischia di restar fuori ed è un peccato soprattutto per chi viene da fuori.

L'altra cosa sono le persone che prenotano ma non arrivano alla cassa mezz'ora prima a ritirare il biglietto. anche loro rischiano che il loro biglietto venga dato ad altri. Un paio di volte qualcuno è persino riuscito ad arrivare in tempo, comprare il biglietto per se e qualcun altro e poi uscire a fumarsi una sigaretta o aspettare l'amico ritardatario e sono rimasti fuori, per poi entrare al secondo atto (o viceversa, si sono fumati la sigaretta tra primo e seondo atto senza tener d'occhio la porta..

Perché alle 20:29 gli olandesi chiudono le porte. Sono olandesi, che ci possiamo fare. Già ogni volta si straniscono perché all'ultimo momento gli tocca mettere su una fila extra di sedie.

Allora, per chi ha disavventure di questo tipo, ricordo che almeno dopo lo spettacolo si sbevazza, socializza e chiacchiera nel baretto del foyer, e che quest'anno, per arricchire la cosa, stiamo pensando di fare, come act a sorpresa, il juke-box umano.

Quindi, io consiglio sempre di non perdersi lo spettacolo, che sta venendo una meraviglia, e poi, dovesse andar male, ripassato un 100 minuti dopo e vediamo cosa si può fare almeno per salutarci.

Ah, ecco, per le prenotazioni: lasciate detto di persona o nella segreteria telefonica dello tel. 020-6795096 chiaramente il vostro nome e il numero di biglietti. Se non in olandese, almeno in inglese.

PS: ieri pomeriggio, affaccendatissimi con il montaggio, suona alla porta una ragazza caruccia, sorridente, con una massa di capelli riccioluti. fa: c'è qualcuno della cassa? No, mi dispiace, era qui un attimo fa, posso aiutarti? No, sorride vergognosa, ci torno dopo, è che volevo sapere quanti biglietti sono stati venduti per il nostro spettacolo. Ah, si, e quando lo fate? La settimana prossima. Ma auguri, è bellissimo, ma fossi in te non mi preoccuperei troppo, pensa che noi andiamo in scena domani e ci sono ancora dei posti, sai com'è un sacco di gente non prenota e viene semplicemente in anticipo il giorno della prima.

La amo, questa ragazza sorridente che non conosco. È brava e questo è il suo primo spettacolo vero, in un vero teatro. Come me lo ricordo anch'io, incintissima, 6 anni fa, dietro la tendina minuscola del palco ancora più minuscolo del Branoul all'Aja. Con un primattore nervosissimo che non riusciva a tenersi i gas intestinali. In cinque, pigiati nei 3 m2 affollati di roba dietro alla tendina, in attesa di andare in scena.

E adesso da 5 anni siamo nella programmazione stabile del nostro teatro, che sono sottigliezze che al pubblico sfuggono, ma c'è una differenza fondamentae tra un teatro che ti affitta la sala e un teatro che ti mette in programmazione.

Il nostro teatro, l'Ostade, è specializzato in talenti alla prima esperienza. non a caso il loro slogan è: the next big thing . Per mettere noi in programma ogni anno si sono dovuti inventare un'escamotage, ed Eliane, la direttrice svizzera che ci vuole bene, continua ad avere questa funzione maieutica nei nostri confronti: ci vuole veder crescere e levarci di lì, e fare cose più grandi, ma in fondo ci sono affezionati, e poi diciamocelo: le sale piene che gli facciamo noi i principianti non ci riescono. Possono farlo solo con i sussidi ad hoc.

E a noi l'Ostade piace troppo, come posto, come circondario, come sala e il baretto così intimi dove fare due chiacchiere prima e dopo le prove e lo spettacolo. Fra un paio d'anni lo trasferiranno nella Culture Factory che stanno mettendo su nel vecchio palazzo degli archivi comunali sull'Amstel, e per allora ci saremo inventati un'alternativa anche noi. Che quando uno è nostalgico, nulla da fare, fa fatica a schiodarsi.

Com'è andata la generale

Di un bene, ma di un bene (per una generale) che ho quasi paura. Che quando va bene, cala la concentrazione, sparisce la tensione, ti senti bravissima e rendi male.

Ne rifacciamo un'altra domani. Il fantastico stand-in in due giorni è riuscito a mettere così bene insieme il fatto di non aver avuto il tempo di imparare a memoria la parte principale (i soliti monologhi interminabili, che poi quando terminano io mi sono deconcentrata e nn mi ricordo che gli devo dire una parola e mezzo per dargli modo di attaccarne un'altro, di monologo interminabile) che neanche i nostri compari più critici se ne sono accorti. Secondo me, se non sabato, domenica la pure sa.

Gli spot pubblicitari sono bellissimi. Il vitellone mio partner ha passato tanto di quel tempo a dirmi che ero una gnocca, che mi ha convinta. Però vuole che mi tolga le calze, che lo deconcentrano dalle gambe.

Ci siamo convinti che domani a fine scena i rispettivi moglie e marito ci aspetteranno all'uscita con le braccia incrociate e incazzati neri. Per fortuna abbiamo sposato due persone intelligenti.

E lui ancora non sa come prevedo di sorprenderlo nelle repliche "VERE". Che se c'è una lezione che abbiamo imparato dalle prove con Frans Weisz è che il tuo partner, anche se sapete le battute reciproche perfettamente, va sempre sorpreso, cambiandogli delle cose che non si aspetta.

Perché nella vita tu in realtà non sai quasi mai cosa dirà e come reagirà il tuo interlocutore. Te lo puoi spesso immaginare, ma saperlo saperlo no.

Poi il vitellone e il giovane genio hanno deciso di farmi lo scherzo del tiro di coca, con la bustina dello zucchero vitellone ha finto di farsi una pista a metà del primo atto. Gli ho ricordato che con granelli di quelle dimensioni rischiava di farsi uscire il sangue dal naso e macchiare il costume bianco che ho tanto faticato a trovargli. Che saran geniali, ma a volte sono due pischelloni scemi. Cresceranno.

E oggi mi sono confrontata con una cosa che mi ero scordata, nel senso che io con gli italiani lavoro così poco, ma me lo diceva Flavia ultimamente. Che i maschi italiani, pure giovani, fanno una fatica enorme ad accettare l'autorità da una donna. Che se gli faccio notare che stanno sgarrando, anche se lo faccio con dolcezza e con una battuta, poi loro devono ribellarsi sparendo e facendo gli irresponsabili. Magari solo 5 minuti, che poi ti posson sempre rispondere e che sarà mai, ma te la prendi per così poco? Si, perché non è poco.

A me quei cinque minuti sono bastati per qualificarli ed incazzarmi. Poi mi scazzo perché gli voglio bene, e sono così trasparenti, come Orso quando finge di non sentirmi, che che mi incazzo a fare? Manco se ne accorgono bene che seguono quei meccanismi lì, e credono di star facendo gli spiritosi. O i furbi.

Ma appunto, a carte chiuse almeno uno me lo prendo da parte, glielo spiego con molto affetto e se vuole negare l'evidenza, fa niente, io intanto gliel'ho detto. Che non capiscono che facendo così, per quanto bravi e motivati nella parte, un'altra collaborazione faremo fatica a chiedergliela. Già adesso.

Rimarremo amici, ci faremo delle belle cene, in cui berremo e ci racconteremo i fantastici progetti che un giorno, chissà, faremo insieme. Ma nella realtà dei fatti poi ognuno si farà i suoi per conto suo, finché non prenderemo strade diverse e anche le cene finiranno.

E tutto questo si ripete tale quale nel lavoro e nelle altre relazioni. Per cui penso che ad un ragazzo, si fa meglio a dirglielo, che se si offende e non lo vedi più è solo una questione di accorciare i tempi, di quello che inevitabilmente accadrà eintanto gli hai fatto un favore più grande di quello che gli sembra al momento.

E poi mi fa i complimenti sulle gambe, quindi una chance se la merita, sennò chi mi si caga più?

venerdì 27 marzo 2009

Avventura teatrale dell'anno, si inizia

Domattina alle 8 esco di casa e rientrerò a notte fonda, come tutte le sere da martedi, da quando abbiamo dovuto programmare delle prove di emergenza.

Domani infatti è la giornata del montaggio e della prova generale. Per spostare l'immovibile scenografia ruvy ha prenotato un vrachttaxi, ovvero un taxi da carico. Verrà un bonazzo biondo olandese muscoloso a sentir lui, munito di TIR da 15m3 e noi poareti dovremo montar su tutti gli ammennicoli dalla sede ed andare a scaricarli in teatro.Poi in teatro scaricheremo, monteremo, appenderemo, le luci e i teloni, si farà il piano luci con i tecnici istruiti dal capo, io andrò a comprare le ultime scarpe da pappone e a prendere i costumi, Marina starà a cucina e spignattare per il catering di 3 giorni, che ci consegnerà a ore pasti.

In tutto ciò devo ancora cercare una babysitter per le belve, ma se sabato sera riesco a piazzarli a dormire dagli amici forse risolvo così. Che ultimamente Orso ha sviluppato questa passione per casa di Isadora, dove siamo stati a giocare gli ultimi due pomeriggi, e l'ha scandalizzata dicendole: a me non piacciono le bambine, e lei essendo una bambina ovviamente l'ha preso come un commento personalizzato, ma poi lui le ha detto che vuole venire a dormire da lei, ma una notte sola, poi quando spunta il sole vuole tornare a casa e in qualche modo abbiamo ricucito lo strappo.

Insomma, sarà durissima ma ci divertiremo tanto. Non vedo l'ora.

Prenotazioni e tutto il resto, lo trovate qui: www.ondaitaliana.org e www.venditoridierba.blogspot.com.

Che reciteremo appunti Venditori, di Edoardo Erba, e vi sbalordiremo con effetti speciali. Ma proprio tanti, eh?

giovedì 26 marzo 2009

"Dammi solo Amsterdam...

... che è più bella di Parigi,
dammi solo Amsterdam,
che per me è il paradiso..."

Ho già parlato in precedenza della canzone sentimentale e patetica tipica del quartiere Jordaan di Amsterdam. Lo Jordaan, ecco, diciamo che prima che ci andassero a vivere tutti i fighetti e i radical-chic, e i prezzi salissero spaventosamente, era stato per secoli il quartiere popolare da cui proveniva il personale delle grandi case patrizie sui canali.

Un po' la Trastevere della situazione, insomma. E a Trastevere, nell'immaginario collettivo, ci sono i romanacci doc, un po' sornioni e un po' sarcastici, che li riconosci dall'ampiezza della messimpiega le donne e dal ciuffo impomatato gli uomini. Ecco, il Jordaan, uguale. Era. Erano. Cambiati tutti e due.

Uno dei personaggi più popolari, che nell'omonima piazzetta gli hanno messo pure la statua con la collega Tante Leen, ovvero zia Lena, è stato il cantante Johnny Jordaan, vogliamo dire il Nicola di Bari? E diciamolo. Due che hanno all'attivo titoli indimenticabili come Amsterdam, quanto sei bella (è quello scritto nella foto), Sui canali di Amsterdam, I tulipani da Amsterdam ecc. ecc.
Un pelino monotematico, se vogliamo, ma quando c'è il sentimento e al pubblico piace, perché no?
E uno che si chiama Johnny ad Amsterdam lo pronunciano scioni. E Sjonnie e Anita sono il prototipo della coppia burinona locale, lei col capello supersbiondito tirato su alto e la pelle scura dalle lampade, lui che fa pendant. E ti si rivolgono continuamente con l'epiteto Schat, tesoro.

Come sono belli questi Amsterdammers popolani, che sembrano in via d'estinzione, ma sopravvivono in sacche professionali come il mercato, i caffé dei panini, dove dalla mattina alle 7 ti fanno panini di tutti i tipi, col formaggio, l'uovo fritto, le polpette fatte in casa, di tutto. I caffé per muratori, idraulici e carpentieri, ma anche del bancario in pausa pranzo, la mamma con il passeggino che dopo il mercato si prende un caffé con l'amica mentre fuori piove.

Ma non ci sono solo gli Amsterdammers doc. Siamo un po' tutti Amsterdammers, una volta che decidiamo di vivere qui e scaviamo un po' più a fondo sul perché ad Amsterdam stiamo così bene.
E la prova l'ho avut lunedi scorso, al mercato dei cenci di Noordermarkt, che poi ci siamo trasferite sul Lindengracht accanto per l'altro mercatino, sotto la pioggia e il cielo grigiolino, e con Alice, l'astrofisica fotografa che a sentirla ha tutta la voglia di diventare una nuova Amsterdammer anche lei, e in quel momento, sulla strada, è passato il carrettino con l'organetto.
E camminava sulla strada e la scheda perforata che in quel momento gli attraversava le interiora era quella di "Geef mij maar Amsterdam", un grande successo degli anni '50 di Johnny Jordaan, e il Lindengracht, ricordiamocelo, ci si trova proprio all'inizio dello Jordaan.

E nella folla al mercato, donne velate e in djellaba e sciure troppo bionde e gonfiate sopra la fronte, ragazzine e tipi artistoidi, i vecchi che fanno la spesa, è fluttuato come una ola lungo il tragitto dell'organetto un coro. Non canticchiato, cantato proprio convinto:

"Dammi solo Amsterdam....
na na na na di Pariiiigi"

Ma non convinto da esibirsi, nessuno ha alzato gli occhi dal mucchio di vestiti € 2 al pezzo, 3 per € 5, no, abbiamo continuato a sfrucugliare, è solo che per un momento ci è uscita proprio di bocca.

Ecco Alice, se ci stai ancora pensando, a te magari è sfuggito sul momento, tra la pioggia, le nostre chiacchiere, il piacere di esserci conosciute, la ricerca della taglia giusta che noi due abbiamo taglie difficili, ma Amsterdam ti stava dando un gran bel benvenuto. Fossi in te un pensierino serio ce lo farei.

Anche se sta continuando a piovere e io fra un po' mi stufo pure.
PS La canzone parla della gita a Parigi del circolo della briscola, dove il segretario che si era fatto il corso di francese si accorge che nessuno lo capisce, il panettiere stava per cader giù dalla Torre Eiffel e il fornaio lo ha acchiappato al volo per la gamba, e poi ci stupiamo che cantino quello che cantano?

mercoledì 25 marzo 2009

The show must go on

Certo è che non ci si annoia mai, con gli Astarotti. Dopo due giorni di patemi, ipotesi, altri patemi, scatta il piano B.

Stay on this channel for further details.

martedì 24 marzo 2009

Considerazioni sulla telepatia

La telepatia non esiste, per quanto ogni volta che desidero fortemente telefonare a Vic, e non ci riesco perché la vita mi è contro, va a finire che mi chiama lei (e viceversa).

Però certe volte sarebbe comoda. Perché quando si lavora insieme, sono troppe le cose date per scontate da una o più parti, e a volte verso la fine una si dice: ma porc, io non ci ho mai pensato a spiegarla questa cosa e adesso come glielo dico?
Per cui ho pensato di dirla qui, non per eventuali occasioni in passato, che io sono distratta e me le scordo, e poi quando è ora di rinfacciarle non ho mai aneddoti sottomano, ma per il futuro, che quando mi ci trovo e a qualsiasi progetto artistico o professionale, if applicable, mi basta mandare il link a questo post.

la sottoscritta, nel pieno possesso delle proprie facoltà mentali porta a conoscenza di quanto segue, pronunciata in forma solenne e secondo le consuetudini di rito.

Quando si fa qualsiasi cosa che preveda un intervento in pubblico, sia esso comizio elettorale, concerto, benedizione pasquale dal balcone, prima in teatro, discorso del testimone al matrimonio, annuncio a scuola etceterà etceterà:

premesso

che soprattutto se di tale intervento rivolto al pubblico il pubblico in questione o l'oratore sappia senza ombra di dubbio che era una cosa da prepararsi in anticipo

considerato

che allora per una questione di rispetto per sé stessi, detto pubblico, l'organizzazione dell'evento ed eventuali altre parti coinvolte e

fatti salvi i casi di

malattia grave e certificata, atti di dio di varia natura, atti terroristici, guerre, parto, decesso di parenti di sangue o acquisiti fino al grado terzo di consanguineità, mestruazioni particolarmente dolorose, varie ed eventuali

SI FA DIVIETO ESPLICITO

all'oratore, performatore, mentecatto d'occasione, pena la cancellazione sui due piedi del suo intervento e di ogni eventuale altra collaborazione futura, nonché anatema sullo stesso e la sua discendenza fino alla settima generazione di:

a) bere un goccetto di incoraggiamento di qualsiasi sostanza contenente un qualsiasi grado alcolico, fatte salve prescrizioni omeopatiche ed altri rimedi naturali in soluzione alcolica non oltre il 37,5 %, purché somministrati in gocce

b) ricorrere a sostanze psicotrope di qualsiasi natura, anche su ricetta medica, ivi compreso il cioccolato fondente in quantità maggiori di grammi 300 , ed eccetto l'ibuprofene in dosaggio da 500, preferibilmente in supposta

c) assumere sostanze che alterino la normale percezione sensoriale, ivi compresi i dosaggi di liquirizia e suoi derivati fino a un totale di kg. 0,5, glucosio ed altri zuccheri di sintesi, ad eccezione della goccina dolce delle fuchsiae e di un cucchiaino di miele per addolcire la gola

d) bere più di 4 caffé nelle ventiquattrore precedenti

perché se lo fate, non mi interessa con quale scusa, a meno di 48 ore dalla prestazione in questione, è inutile che mi fate i fighi, inutile che mi dite che è per scaramanzia, inutile che vi appelliate a rituali secondo il rito scozzese per allontanare il malocchio ed i vampiri

FATE LA FIGURA DEI MENTECATTI.

Dopo, a giochi finiti e scenografie sgombrate ci possiamo pure ubriacare insieme, a parte che se siamo bravi ci ubriachiamo di pubblico, di applausi e della serena consapevolezza di aver fatto del nostro meglio e di essere soddisfatti di noi stessi.

Ma prima, non ci provate nemmeno. non è serio e nn è professionale.

PS: non mi riferisco a nessuna situazione passata per il semplice fatto che non me ne accorgo se uno sta su di giri per il nervoso, l'eccitazione o la serena consapevolezza di non aver fatto del proprio meglio per imparare la parte, perché concedo che c'è gente che il meglio di sé lo da quando va a braccio. Non mi riferisco quindi a quella volta che, ma tu intendi quando, ce l'hai con me perché.

No, io vi faccio un culo quadro a calci se vi becco nel futuro, remoto, anteriore o prossimo. E non dite che mi sono scordata di avvertirvi.




lunedì 23 marzo 2009

Morire di feedback

Ieri abbiamo fatto la prima e unica prova in teatro prima della generale di venerdi prossimo.
In genere queste prove servono a farsi un'idea d'insieme: il tenico delle luci (ovvero il capo) anche senza luci e attrezzini vari, che la prova si fa con le luci di sala, dei neon tristissimi, si fa un'idea di chi si muove dove e prende appunti.

Noi in genere cominicamo a mettere insieme gli arredi o qualcosa che li sostituisca, per prendere anche noi confidenza con gli spazi, abituarci a tutti quei metri quadri di spazio scenico, capire le entrate e le uscite.

Gli ammennicoli si mettono insieme, si fa il punto del trovarobato, si valutano i costumi ed accessori, anche se provvisori, per capire come ci stanno, cosa manca, cosa aggiustare.

Si fa l'inventario della memoria, ovvero: riusciranno i nostri eroi a sapere tutta la parte fra una settimana? Qui di solito è suspence.

Serve anche a rodare lo spirito di gruppo, a mangiarci una cosa insieme, ma soprattutto ad annusare l'aria, riprendere possesso del camerino, metter giù le nostre cose per capire fra una settimana come ci sistemiamo.

Ieri siamo usciti di casa prestissimo: bisognava farsi prestare il furgone di Martina e Stelvio, che insieme ad Alice, di due anni e mezzo, il 29 ci caricano armi e bagagli (quelli sopravvissuti alla cernita), salutano Amsterdam dove hanno vissuto un tot di anni e vanno a farsi un'altra vita al caldo a Granada (e quanto li invidio non si sa, ma avrei dovuto sposare un altro tipo).

Il furgone serviva per caricare i tre pezzi del catafalco, il nostro megaoggetto di scenza trasformista ed eclettico: può essere una scrivania, un letto, un auto, un'astronave, un frigorifro, una casa e forse anche no.

Ce n' è stato un pezzo solo. Il resto esce facilmente dalla porticina minuscola della sede, ma sul furgone per 2 cm. di larghezza, non ci entrava. Con ancora aperta la questione di come porteremo tutto la settimana prossima a teatro (che ieri poi bisognava sgombrare) abbiamo provato con il pezzo macchina con cui abbiamo fatto di tutto.

Uno di noi è sotto antibiotici, sudava, tremava, si è inventato il testo improvvisandolo dall'inizio alla fine e noi per empatia ci scordavamo le nostre battute.

Abbiamo provato le musiche con un registratorino ttacato a una cassa, le videoscnografie in diretta con tutta una serie di fili volanti, proiettandole su un muro nero, con il contrasto al massimo, che appendere un telone ovviamente non c'era tempo.

Siamo però riusciti a fare una prova dall'inizio alla fine. abbiamo inserito la signora Gianna e la segretaria (che noi se non inseriamo dei personaggi lastminute non siamo contenti). La signora Gianna ci ha poure fatto uno splendido catering, che bello, per una volta almeno a quello non ci dobbiamo pensare.

Abbiamo una truccatrice che metteremo dietro alla telecamera dell'archivio (se qualcuno si ricorda di dirglielo per tempo, non guasterebbe). Abbiamo un cattivo che a forza di feedback non si ricorda più se è il cattivo o il buono, se è uno stronzo dall'animo sensibile, o ancora più stronzo di quello che lui riesca ad immaginare. La pazza, fa bene la pazza, il che è incoraggiante. Io mi sono scordata a casa le mutande di latex che abbiamo comprato due gg. fa (a breve un aggiornamento sui negozi kinky, che ad ogni produzione ho la scusa per farmici un giro e scoprire come gira il mondo).

Ho riportato i pezzi in sede con un frgone i cui specchietti laterali erano completamente ripiegati su sé stessi. Sono riuscita ad entrarci a marcia indietro in un vicolo 40 cm. più largo del furgnone, con la gente che mi passava da tutti i lati, davanti, dietro, sopra e sotto, inconsapevole che io in quel momento lì stavo dando un significato del tutto nuovo ed ampio al concetto angolo cieco dello specchietto retrovisore.

Poi, sconsolati, abbiamo deciso di raggiungere i giovani geni a casa del fotografo, dove stavano girando uno degli spot (abbiamo ancora spot, da girare, montare ed inserire nei tempi tecnici), dirgli che si fa una prova extra con chi c'è c'è martedi sera, gli abbiamo spiegato di non scoraggiarsi, che tutti gli anni a una settimana dalla prima stiamo messi pure peggio di così e che il bello della vita è che c'è sempre spazio per migliorarsi.

Alla fine della serata, dopo una jam session con Albert (che ho definitivamente constatato come sia il juke-box umano, qualsiaso strumento tu gli metta in mano e qualunque titolo tu proponga, lui parte, e bene), sono persino riuscita a fare delle considerazioni filosofiche sul fatto che lavorare così in fondo a noi piace, perché siamo totalmente assuefatti alle botte di adrenalina che ciò ci produce.

Abbiamo girato lo spot. Ho constatato come nessun cane ormai riesce ad impietosirmi quando mendica un boccone della mia cena. Che il taxi arriva tre minuti dopo la telefonata. che Ruvy per quanto scoraggiato un ballettino me l'ha concesso, prima di andare a dormire.

E che il feedback è una cosa ottima e santa, ma da qui a venerdì basta, si va avanti di adrenalina.

domenica 22 marzo 2009

Il re ed io

Sarà la scuola o altro, i miei figli hanno capito che noi in Olanda abbiamo una regina. Solo che Orso sembra riconoscere di più l'autorità dei re. Quando cerco di imporgli o proibirgli qualcosa a volte mi fa:
"Tu non puoi dirmi così non sei mica il re?"
"Ma sono tua madre ed è quasi lo stesso, per quanto ti riguarda".
Ultimamente in macchina mi ha chiesto:
"Mamma, ma esiste un paese dove hanno il re?"
"Certo, ce ne sono parecchi, in Olanda no, ma in Belgio, per esempio, hanno il re. Il re Alberto".
Poi colta da illuminazione, che quando a me viene il raptus educativo mica mi fermo a un dettaglio solo:
"E lo sapete chi ha sposato il re Alberto? La regina Paola, che è italiana anche lei?"
"E perché non te?" fa Ennio?
Vado in brodo di giuggiole, ah, che belli i figli maschi. Però il dovere di esattezza mi chiama:
"Perché è troppo vecchio per me".
"Ma se lo sposavi io poi ero un principe".
Aha.
"Amore, se sposavo lui non avrei mai fatto te. Tu mi sei venuto così bene solo perché ti ha fatto papà".
Che diciamocelo, il capo è l'orso più bello del mondo. Altro che un re qualsiasi.

sabato 21 marzo 2009

Stasera: teatro italiano all'Aja

Allora, io ovviamente parlo sempre del nostro gruppo teatrale, ma in Olanda c'è un'altro gruppo storico, Sipario, che da anni organizza spettacoli in italiano.

E sono anni che ci diciamo che dovremmo organizzare qualcosa insieme, ma poi non se ne fa niente, perché è già tanto difficile conciliare le prove e la produzione di uno spettacolo con la vita, il lavoro e la famiglia, senza aggiungerci anche tutta la distanza tra Amsterdam e l'Aja.

Facciamo anche cose molto diverse: di loro ricordo con piacere un Goldoni, De Filippo, la volta scorsa Otto donne, il copione dell'omonimo film di Francois Ozon. E stasera quindi, anche un bel testo di Cristina Comencini: DUE PARTITE.

Alle ore 20:15, Jeugdtheater Pierrot - Ferrandweg 4t, Den Haag

prenotazioni: casamarelli@yahoo.it / tel. 071 517 4998prezzo : 10 euro

Io ci sarò con la mia mamma e sono molto curiosa di sapere chi ci recita quest'anno.

venerdì 20 marzo 2009

VVV = Vengo a Verona per il Vinitaly

La cosa più bella del diploma da sommelier è che adesso ho anche il Vinitaly come scusa per farmi due giorni di fuga per conto mio in Italia. L'importante, come ho giurato al capo, è che non spenda cifre esagerate in giro, che lui da casa segue online gli estratti conto e palpita, perché non sa cosa gli riporterò mai (ricordo che il ragazzo è astemio).

Quindi mi sono organizzata per farmi ospitare dall'amico fuori Padova (che l'ultima volta è stato costretto un paio di volte a venirmi a recuperare in una stazione di Vigonza isolata ed avvolta nelle nebbie, perché tutti i bus per la sua amena località erano introvabili). Sarà uno sbattimento immane anche questa volta, che non lo sappiamo che castigo di dio siano le fiere?

Per fortuna Gori, che è un habitué, mi ha già consigliato di venire in bermuda, che dentro fa un caldo becco.

E nel frattempo ho anche imparato ad essere un po' più furba, se proprio non riesco ad essere tempestiva. Sapendo che ormai gli alberghi di Verona e provincia sono già straprenotati (so di gente che va a dormire a Treviso), che non intendo prendermi una macchina perché i parcheggi scarseggiano parecchio etceterà etceterà, mi chiedo:

qualcuno ha una dritta budget a Verona di qualcuno che voglia affittarmi una stanza la notte tra il 2 e 3 aprile? Sono una persona affidabile, flessibile, non fumo e mi vedranno sostanzialmente solo per mettere giù uno zaino, rientrare in silenzio a dormire, salutare e sparire la mattina dopo. Ma mi risparmia un 4 ore in totale di sbattimenti per treni, che di questi tempi non è poco.

PS: VVV in Olanda è la sigla degli uffici del turismo, quelli dove comprare i vari biglietti preferenziali, prenotare alberghi, mostre, escursioni ecc. Stavolta lo riciclo in chiave nostrana. mi scuso quindi con chi finisce qui sopra in cerca di info per l'Olanda, che per una volta non ci sono.

giovedì 19 marzo 2009

Matrigne intercambiabili

Meno male, è uscita dall'armadio anche lei, Elastigirl è una persona in carne ed ossa. Urla pure lei ai figli. No, perché delle volte mi preoccupavo se non si facesse prevaricare un po' troppo, con la scusa della timidezza e della gastrite, dal quel barese mangiarape e la di lui prole.

Belle ed interessanti le cose che tutti le scrivono nei commenti, tra cui una cosa santa di Zauberei, che ormai è il mio guru dell'anima: che l'urlo è lo spartiacque tra bene e male, che è chiaro ed onesto.

L'urlo è il mio modo di amare il mondo quando proprio mi porta al limite: è per dire "fino a qui e poi basta". L'urlo è il modo di odiare dei buoni, di quelli paciosi, di chi proprio non ci gode a discutere all'infinito per il gusto di provocare, esasperare e vincere per esaurimento dell'avversario. Mio padre era uno così, ma talvolta aveva quello che mia mamma chiamava "la morte negli occhi". Cioè un modo di guardare che chiunque capiva a quel punto che o lo si lasciava in pace o finiva a schifìo.

In realtà a schifìo non finisce mai, perché mia madre un paio di volte ha detto che l'ho avuto anch'io quello sguardo lì, ed è vero, era la fermata successiva o alternativa all'urlo, ma so che non era quello il momento pericoloso, quello che speri, a posteriori, di fermarti a tempo e ringrazi l'angelo custode o chi per esso che ci sei riuscita. Ne parlavo in un post, mesi fa, ogni tanto nella blogosfera torna fuori questa cosa.

Quindi forse anche questa cosa della morte nello sguardo va tanto ridimensionata nelle intenzioni, ma non negli effetti, che per quello funziona molto bene. (Non è solo lo sguardo, è un gesto delle spalle che ci va assieme, tipo: dov'è la sega circolare, poi dicono il bodylanguage).

E insomma, una lettrice di Elasti raccontava che le figlie e hanno detto che sembra la matrigna di Biancaneve e qui ti voglio.

Il fatto della nota dicotomia madre buona/matrigna cattiva delle favole è la strategia con cui un bambino piccolo, che non coglie bene le sfumature, si spiega la trasformazione tra madre buona che lo coccola, lo asseconda e dice sempre di si e la stessa madre in quei momenti in cui per insegnargli, allontanarlo dal pericolo, rabbia o stanchezza gli dice di no o addirittura urla.

Per un bambino è molto più facile dirsi: questa cattiva non può essere la mia mamma, perché la mia mamma è buona per definizione. In realtà non è lei, è un mostro che ha preso le sue fattezze, ma a me non mi frega, io lo so che quella non è mia mamma. È la matrigna, è la strega.

Bene. Allora rendiamoci conto anche delle implicazioni: non è l'occasionale urlaccio, sfogo, momento di stanchezza che provocherà traumi indelebili ai nostri figli. I nostri figli hanno tutto il diritto di vederci normali e umane, nei nostri momenti migliori e in quelli peggiori. Tanto i trucchi per sopportarlo li hanno e li usano.

Non è, intendiamoci, un lasciapassare per maltrattare i nostri figli, e neanche per essere incoerenti con loro, perché queste si sono le cose che li segnano. è solo la lezione della saggezza popolare.

Che io ho imparato a suo tempo al mio famoso esame di Storia della letteratura dell'infanzia, che di favole ne racconto poco, ma i principi li ho capiti.

Moda di primavera

C'è questa ragazza, Mirjam Bos, che fa vestitini stupendi per bimbe (sospetto abbia femmine), qualcosina per le madri e molto incidentalmente da maschio (buhuuu) integrando stoffe vintage degli anni '70.




Il suo marchio, Kinchi, mi piace moltissimo, mi tira sempre su di morale quando arriva la newsletter che ci sono cose nuove sul sito.



Poi da quando ha iniziato a fare anche altre cose, tipo questo draghetto, mi consolo. Prima o poi farà anche un astuccio per il leptop in una stoffa che piaccia a me (o mene vado lunedì al mercato dei cenci in Noordermarkt e me le trovo lì le tovaglie vintage per farci cose varie. Ne avevo viste con Polly un mese e mezzo fa e non le ho prese, che tanto non cucio. Adesso invece mi mangerei le mani.




Ve ne faccio vedere alcune, chissà che le madri di femmine e le femmine di taglia più piccola della mia non possano goderseli meglio di me? per esempio, questa gonnina con il gatto, ma quanto carina è? Ce n'è un' altra con un cagnolino.

Per le mamme taglia S o M c'è invece una t-shirt verde con un trombettiere delizioso, ma già, se non mi tira fuori la XXL con il trombettiere ci faccio poco.

E se non fossi già strapiena ed allergica alle cose carine ed inutili(zzabili) un pensierino su questo astuccio ce l'avrei davvero fatto, che sono proprio i colori che piacciono a me.

Insomma, mi sono fatta un giro sul sito e già solo quello mi ha fatto allegria.




PS ho girato la domanda se Mirjam venda online all'interessata che mi ha passato i suoi dettagli su Etsy:

http://www.kinchi.etsy.com per i bambini
http://www.kinchimama.etsy.com per le ragazze grandi, che viene aggiornato meno di frequente, ma ci sono lo stesso cose carine.

mercoledì 18 marzo 2009

Pomeriggio di sole

Inutile, io quando esce il sole riprendo di colpo energia. Siamo andati all'IKEA a prendere altre sedie per la Scuola d'Italia, che venerdì vengono gli amanti del cineforum.

Poi a fine pomeriggio ci siamo dati a un pochino di giardinaggio, Ennio con il nuovo attrezzo ha estirpato un po' d'erba tra le mattonelle, io ho ripiantato le rose in profondità, che erano state buttate nella terra bassa come viene viene.

Abbiamo piantato un po' di bulbi estivi, che quelli di primavera ne ho comprato un saccone a settembre, me lo sono persa e ritrovata un paio di volte dal trasloco in poi, e niente, scomparsi. Mai piantati.

Abbiamo seminato alcuni piselli. Trovato un sacco di lombrichi. Annaffiato, un pochino (mannaggia a quando ci siamo scordati di portare l'acqua nel giardino davanti, spero di convincere il capo a farlo prima che ci piastrellino il piano di sotto).

Domani finisco di diserbare tra le piastrelle e se arrivo a comprare concime e terriccio, che ne so, fosse la volta che mi ritrovo qualcosa quest'anno. Le zucche però non le semino, compro direttamente la piantina.

È cominicata la lunga stagione del giardinaggio, e chissà perché, anche in questo sono della scuola: chi semina non raccoglie.

Che anche stavolta i piselli spunteranno mentre siamo in Italia e seccheranno nei baccelli. E comunque il wigwam con le piante di fagioli voglio provarci a farlo.

martedì 17 marzo 2009

Comportamento anomalo

Oggi, giornatona di sole, quando vado a riprendere i mostri al doposcuola, mi dicono che Ennio è fuori sul campetto da basket, dove stanno rotolandosi e costruendo con i blocchi di gommapiuma rivestiti di plastica.

Mentre lo prelevo mi viene incontro una delle maestre, che si presenta:
"Buongiorno, volevo chiederle una cosa. Io sto facendo lo stage qui e per la mia tesina devo osservare un bambino dal comportamento anomalo".

La freschezza di una ragazza giovane, che proprio non si rende conto dell'effetto che fai a un genitore con un'espressione del genere è talmente disarmante che mi metto a ridere di cuore.
"Quale dei due?"
"Orso".

La vedo però che mi guarda: o pensa che con una madre così niente di strano che il bambino abbia un comportamento anomalo, o forse si è accorta della gaffe. Buona la seconda.

"Cioè, sa, Orso è un bambino tenerissimo e mi piace un sacco, per questo mi farebbe piacere lavorare con lui, non che faccia nulla di strano".
"Ma è fatto a modo suo, so benissimo cosa intende dire".

Non lo so, invece. Cioè, mi rendo perfettamente conto che i miei figli, e in particolare Orso, delle volte si fanno notare in questo senso. Ma se dovessi descrivere cosa ha di anomalo questo bambino, non saprei dirlo. Nel senso che non lo vedo come negativo.

Orso socializza facilmente e gioca volentieri con gli altri bambini. Ha anche delle preferenze specifiche, con i suoi amici del cuore gioca in modo molto felice e rilassato. Oggi per esempio ho dovuto trascinarlo via da Charlotte, con cui si stava rotolando intorno e sotto al biliardino facendo leva su una di quelle palle enormi con la maniglia su cui si salta sopra, solo che questa era mezza sgonfia e loro la usavano come un'automobilina a pedali.

Però è anche uno che fondamentalmente sta tanto bene con sé stesso e se gli gira sta lì delle ore per conto suo sdraiato in terra a giocare con qualcosa, una pallina, una scatoletta, una macchinina. Costruisce con i pezzi del lego delle macchine impossibili e fantasiose che manco Bruno Munari innestato su Leonardo da Vinci. Nella pagella dicono che tende ad isolarsi.

Orso è cocciuto, sa quello che vuole e fa concessioni solo dopo ragionamenti logici o se proprio lo costringi, ma ti tocca comunque spiegargliela. È ragionevole, ma accetta solo l'autorità che si è prima dimostrata degna di fiducia. E in questo senso i risultati acquisiti in passato non offrono nessuna garanzia per il futuro, come dicono qui per legge le avvertenze sugli investimenti in borsa.

Orso ha un'enorme fantasia, canta, disegna, è estremamente creativo e fa il furbetto. Ovviamente è un pastrocchio di prim'ordine, dategli un secchio d'acqua e una pozza di fango e lui è felice.

Per cui si, il ritratto di Orso, che me lo facessero all'asilo, in pagella o al doposcuola è sempre estremamente coerente.

Devo essere pure io tanto anomala se proprio non riesco a trovarli né difetti, né fattori preoccupanti, né campanelli d'allarme da tenere d'occhio. È il bambino più dolce ed affettuoso del mondo, è estremamente intelligente, felice, inventivo. E non lo vorrei di mezzo grammo diverso. Perché sono convinta che dandogli un pochino di tempo diventerà persino più conciliante, ed allora sarà proprio il bambino più bello del mondo a mamma sua.

Davvero, dei miei due figli, per Orso non mi sono mai preoccupata.

Tulipani e stasera in Radio


Come tutti i terzi venerdì del mese stasera Marina ed io siamo in radio e parleremo, tra le altre cose di vino, con un'intervista a Gaia Gaja, registrata parecchi mesi fa ma sempre bella ed attuale, soprattutto con il Vinitaly e il road Tour del Gambero Rosso ad Amsterdam in arrivo.

Pur giovanissima, pur magari cresciuta professionalmente sotto le ali del celebre padre (e le ali sostengono ma a volte fanno ombra), Gaia dimostra la verità del detto l'arte di tata è mienz'amparata, perché dice delle cose interessanti, soprattutto per tutti noi che non ci atteggiamo a grandi conoscitori, ma che sinceramente desideriamo capirci qualcosa del mondo del vino. E ci racconta di un progetto carinissimo che facevano a scuola sul vino, che io renderei obbligatorio in tutte le scuole.

La musica è curata da Max Sfregola, uno dei nostri giovani geni della sala progetto e nuovo acquisto del programma. Per le chiacchiere potete invece contare su yours truly.

Per ascoltarci, dalle 20 alle 21, andate su www.salto.nl, cliccate su Wereld FM e poi sul pulsantone grande che dice LIVE. E ci sentirete in diretta (si, lo so è ora di cucinare e cenare e la famiglia vi reclama, ma so che alcuni di voi questo sforzo lo hanno fatto, fateci quindi sapere se ci avete poi ascoltato, che mi interessa).

Intanto qui sembra sia arrivata la primavera. I crochi erano spuntati da un pezzo, ma i crochi si sa che spuntano anche in mezzo alla neve e al gelo, se la loro ora è arrivata. Fra due giorni tocca ai narcisi, che già cominciano a sfumarsi di giallo. E infine seguiranno i tulipani.

Per questo vi dedico un evergreen di queste parti (che magari Max non me lo passa): Tulpen uit Amsterdam nella versione originale che trovate qui (se poi qualcuno mi spiega come inserire quei bei video di youtube su blogger):

http://www.youtube.com/watch?v=85U-77_5lWk

(Quando arriva primavera io ti dono tulipani da Amsterdam
mille gialli, mille rossi,
che ti augurano il meglio
quel che la mia bocca dire non può
te lo dicono i tulipani di Amsterdam)

(foto rubata al sito www.ouddorp.nl, che è un paesino bellissimo in mezzo ai campi di fiori, visitatelo se vi capita)

lunedì 16 marzo 2009

Una domenica al caffé



Dicevo ieri che dopo la benedizione buddista, con maritanza e figliolanza partiti, siamo andati con tutti i parenti ed amici al Caffé storico di Bet van Beeren sullo Zeedijk.

Due parole sul contesto: lo Zeedijk attualmente è la Chinatown di Amsterdam, non a caso ci hanno costruito il tempio buddista. È una via molto carina piena di caffé di tutti i colori e con un sacco di ottimi ristoranti asiatici, un paio a suo tempo li ho citati, ma prima o poi ne parlo meglio.

In passato, parlo dell'inizio del secolo, era la strada dei caffé, data anche la vicinanza con il porto e il quartiere a luci rosse, per cui anche i provinciali che volevano concedersi una botta di vita nella grande città, cominciavano da lì.

Negli anni '80 invece è iniziato un brutto periodo: l'eroina ha preso possesso della zona (ovvero gli spacciatori di), criminalità, gente che nei caffé faceva i regolamenti di conti sparandosi addosso en plein air e compagnia cantante. è stato in quel periodo che il caffé in questione, che in realtà si chiama het Mandje, ovvero il cestello, ha chiuso.

Bet van Beeren, da tutti conosciuta come la zia Bet, lo aveva aperto nel 1927 e ne aveva fatto il primo caffé in cui uomini e donne omosessuali potessero essere chi volevano. Non che ci si potesse baciare in pubblico, Bet non lo permetteva, ma a Koninginnedag, il giorno della Regina, gli uomini potevano ballare con gli uomini, e le donne con le donne.

Nella foto c'è Bet che gioca a biliardo con il barista Mooie Karel, ovvero Karel il bello. Lei è quella con la sigaretta.

Non solo: per quanto Bet, in privato, non passasse inosservata, in sella alla moto in giacca di pelle, con dietro sul sellino la sua ragazza del momento, è soprattutto ricordata per la beneficenza, in particolare ai bambini e agli anziani del quartiere.

Vero è che a volte aveva la mania di tagliare la cravatta agli avventori ed appenderla al soffitto, che basta guardare gli interni, soffitto e pareti sono ricoperte letteralmente di foto, cartoline, documenti, che adesso in parte sono finiti all'archivio storico di Amsterdam, in parte all'archivio della società per l'Omosessualità e in parte all'archivio privato di famiglia. Invece una fondazione ha preso in mano le sorti del caffé, riaprendolo.

Bet è morta nel 1967, ma siccome era la maggiore di 12 figli, una sua sorella di 21 anni più giovane prese in gestione in caffé fino all'82, quando per via della criminalità in zona decise di chiudere. Abitando al piano di sopra, però, lo teneva sempre a posto, spolverato lindo e pinto. In modo che chi passava davanti se lo vedeva come un museo.
Anche un'espressione tipica di Amsterdam per definire gli eterosessuali, uil, ovvero gufo, deriva dal fatto che quando aveva avventori di cui non si fidava e di cui pensava potessero essere omofobi o agenti della Buoncostume accendeva una candela dentro un lume a forma di gufo e a buon intenditor poche parole.
Ecco, quando ieri in almeno 15 siamo entrati in questo caffé minuscolo, io questo non lo sapevo. Per me era uno degli innumerevoli bruin café di cui la città è ricca, e mi è piaciuto immediatamente quando entrando ho sentito Ben e Jan, il duo degli Scandalosi, con organetto e voce intrattenere i clienti.
Non appena hanno sentito che c'erano degli italiani, si sono rivolti alla mamma dello sposo dicendole:
"Bella signora, si lei, in onore di quel suo bello chignon, le dedichiamo O sole mio. E lo dedichiamo a tutti gli Amsterdammer con il cuore italiano".
Io addirittura credevo li conoscessero, invece no, così, ci hanno messi in fila e vai maestro con il coretto. Poi ci hanno fatto cantare Mamma.
Poi hanno attaccato con i vecchi classici jordanesi, che il capo ha sempre trovato enormi affinità tra le canzoni popolari del quartiere Jordaan all'inizio del secolo e la canzone napoletana, ed anche ieri non abbiamo potuto fare a meno di notarlo, lo stesso e sentimentalismo. E talvolta le stesse canzoni, solo tradotte.
A quel punto il fratello di Wim ha invitato a ballare prima sua madre, poi me, poi Marina (il cui marito ha filmato il tutto) nonostante il mezzo metro quadrato che avevamo a disposizione, alla musica di Aan de Amsterdamse grachten che potete ascoltare qui.
E tutti abbiamo cantato a piena voce, che secondo me tutti i presenti, oriundi e import, si sentivano di sottoscrivere il testo: ai canali di Amsterdam ho ipotecato per sempre il mio cuore, e dateci torto.
Poi il duo ha scoperto degli scozzesi e si sono lanciati, sempre con il coretto, con una serie di evergreens, poi hanno trascinato questa Fiona, una bionda forse sessantenne, a cantare la canzone nazionale scozzese, di cui conoscevo la melodia ma non chiedetemi il titolo (semmai ditemelo).
Poi han distribuito dei testi in giro e ci hanno fatto cantare un tot di canzoncine popolari, alcune del genere vagamente pecoreccio tipo Janus prendimi di nuovo (pak me nog een keer), oppure l'omonima del caffé, ovvero het Mandje:
Quando la notte svanisce e il sole riappare
quando vedo il Cestello risuona una sinfonia
e tu sai quanto t'amo
tutto il mio Cestello è spalancato per te
di quelle cose, che oh, ragazzi, gli ermetici ci fanno un baffo, che ancora non ho capito se è vagamente oscena o puro nonsense, che ci stanno entrambe tutte (che è abbastanza orenda, invece, non c'è dubbio, ma insomma, questa ci hanno fatta cantare e al secondo Cestello le signore dovevano fare un gesto che non sto a ripetervi).
Poi ci hanno riproposto Marina, e menomale che l'omonima se ne era appena andata, che di solito tira fuori il mitra quando la sente.
Poi ce ne siamo andati anche noi come siamo entrati, in fila come un sol uomo. Mentre una signora vicino alla porta sospirava:
"Che peccato, vanno già via".
La clientela era molto bellina, habitué, locali di passaggio, quel paio di turisti. Ma Ben e Jan ci hanno assicurato che loro sono lì tutte le domeniche e mi sa che ci vado con mia madre e i bambini che a loro tutte le canzoni lagnose e sentimentali piacciono da matti, per non parlare della fisa. E abbassiamo almeno l'età media sui 50 degli avventori.
Anche perché la sciura elegantissima tra i sessanta e i settanta portati bene che Seba mi ha indicato a un certo punto:
"Guarda quella signora come si è tirata su la gonna sopra le ginocchia"
e faceva tenerezza, una signora tutta seduta composta a fare un gesto così coquette da giovincella, e mi stavo giusto dicendo che queste signore qui, sono di quella bella generazione che si fa la messimpiega con i bigodini e non c'è paragone con noialtre che usciamo con i capelli a spinacio o al massimo rattoppati con la schiuma che dura il tempo che trova e lo sappiamo.
Altro che una signora tutta distinta e con gli occhiali e questa bella messimpiega, così bella, ma così bella che sembrava finta, e infatti quando ci è passata davanti per andare alla toilette mi sono resa conto che in effetti era finta, una parrucca, anzi, meglio ancora, la signora era veramente un uomo. Portato bene, ma uomo.
Ma ribadisco che signore con il culto di quella messimpiega lì fatta in casa, sono una razza estinta. E allora fanno bene a fare un museo al pian superiore del caffé.

Ho messo la foto della torta

Due post fa.

domenica 15 marzo 2009

Andiamo a farci benedire

Oggi siamo andati a farci benedire. Al tempio buddista sullo Zeedijk. La cosa è cominciata con Wim e Sebastiano che per festeggiare i venti anni che stanno insieme, hanno deciso di partecipare alla benedizione delle coppie interculturali organizzata oggi al tempio.

C'erano 16 coppie, un paio avevano portato qualcuno, solo la nostra si è presentata con 25 persone al seguito e giusto perché ci siamo tenuti.

È stata un'esperienza molto bella, molto nuova per tutti e come ciliegina sulla torta abbiamo ricevuto, alla fine, una visita guidata del tempio, compresa la biblioteca, in cima a tutto, che ci ha permesso tra le altre cose la vista sul tetto piatto del Ristorante Nam Kee, che è il mio preferito, e di tutti i puttanai che ci tengono.

Ennio è stato bravissimo. Orso invece si è rifiutato tout court di venire, abbiamo litigato, urlato e alla fine mi ha fatto una pernacchia enorme, che ha chiuso la discussione.

Meglio così; intanto ha smesso di mordere e dare testate, e spero vanamente che sia effetto del discorsetto serio che ci ho fatto all'ultimo tentativo di testata.

E poi perché a posteriori era meglio non averlo. che un tempio buddista ci tiene alla pace, all'equilibrio, all'armonia, e anche se la parola che abbiamo sentito di più oggi è compassione, dubito che un Orso insofferente ne avrebbe suscitata a sufficienza da non buttarci tutti e quattro fuori.

Prima ci hanno fatti accomodare in una saletta tipo refezione nel seminterrato, dove ci sono stati offerti the, caffé, cioccolatini e delle gallette di riso con alghe, salate, buonissime. Poi ci hanno spiegato come funzionava la cerimonia, hanno prima fatto mettere in fila le coppie con in mano un bouquettino, poi hanno chiesto se anche qualcun altro si voleva unire alla benedizione, e io mi sono fatta avanti.

Il capo, a onor del merito, non mi ha sfanculato, come ci si aspetterebbe da quell'ateo irriducibile che è, ma si è accodato insieme a me ed Ennio con cristiana rassegnazione. Ed hanno dato un bouquettino anche a noi.

Poi siamo saliti nella cappella, con delle panche ai lati, un altare di fronte e tanti piccoli inginocchiatoi di similpelle rossa divisi in due gruppi con una navata centrale.
Oltre ai volontari, vestiti di una giacchettina giallina, c'era una delle monache in tonaca marrone e la testa rapata.

Poi è entrata l'altra monaca con una tonaca arancione e una sopravveste rossa, bellissime insieme, che ci ha tenuto questa benedizione in inglese, augurandoci salute, felicità armonia e svariate altre cose a nome del Buddha.

Ennio, che in fondo aveva detto lui se andavamo anche noi, e poi spaventato e curiosissimo voleva sapere bene cosa ci avrebbero fatto, che non ha mica capito che stavamo facendo né che fosse una benedizione, non smetteva di far domande.

In sottofondo una musichina carina tipo ascensore. Dopo la benedizione invece un bel canto tipo gregoriano, da una voce maschile. Che a Ennio non piaceva molto finché non gli ho fatto notare una percussioncina che teneva il tempo.

La benedizione è stata una macchina ben oliata. Su indicazione dei volontari ogni fila usciva verso la navata centrale, ci si presentava davanti la monaca rossoaranciovestita, che con un rametto in una mano che immergeva in un vasetto d'acqua nell'altra aspergeva uno ad uno i presenti, che poi rientrando deponevano il mazzetto di fiori come offerta per il Buddha su un tavolo.

Poi prima di andar via ci hanno ridato i fiori e in molti siamo rimasti confusi da tutto questo passafiori.

Infine foto di gruppo di tutte le coppie, con grandi spostamenti per farli entrare tutti nell'immagine e i nostri in prima fila inginocchiati. Poi quando hanno detto che poteva unirsi anche la famiglia, i nostri 22 si sono precipitati nel gruppo e seduti, sdraiati, inginocchiati intorno agli "sposi", ci siamo messi in posa anche noi.

Uno si direbbe: ma che belle cose da raccontare che ho, adesso vado a casa e aggiorno il blog.

Invece il capo ed Ennio sono andati per primi, che già durante la storia della vita del Buddha il povero mostrava gran stanchezza e faceva domande e voleva l'hot dog e il gelato promessigli
"In fondo sono stato molto bravo, vero?"
e abbiamo capito che era meglio toglierselo di torno.

Io invece sono rimasta, e nel frattempo me ne sono successe almeno altre due, di cose memorabili da raccontare, che lo faccio a foto arrivate in un altro post.

Non mi dite più:"ma vai a farti benedire" che da oggi per me ha un significato tutto diverso. E adesso mi devo stare zitta e buona: vado alla festa di un amico e mi ritrovo benedizione nuziale e "battesimo" del primogenito sbattezzato in una volta sola.

E il coté mistico per ora l'abbiamo sistemato.
Adesso devo pensare come spiegare a Ennio la reincarnazione, che è la cosa che lo ha colpito di più e vuole sapere se è vera. Madò che fatica l'educazione spirituale dei figli, ma non facevo prima a mandarlo a catechismo come tutti? Rimaneva una faccenda circoscritta, ma sai che pace.

Come sopravvivere a una festa di compleanno


Dite quello che vi pare, le feste nelle fabbriche da feste, come il TunFun dove abbiamo festeggiato Ennio a febbraio saranno belle comode, bisogna solo resistere alle urla dei bambini eccitati e felici per quel paio d'ore (e al bar vendono pure tappi per le orecchie, il che dice tutto), ma a me piacciono le feste faticose.

Quelle dove stai un paio di giorni prima a pianificare, fare la spesa e cucinare, dove la mattina non bisogna rivolgerti la parola che sennò ti va in tilt il cervello e ti scordi qualcosa di essenziale, e dove, la mattina intendo, cambi programma semplicemente perché ti stufi a comprare le ultime cose e decidi di arrangiarti con quello che hai.

La festa di Orso da questo punto di vista è stata un grosso successo: nonostante il breve preavviso alla fine sono venuti tutti e di più: 18 bambini tra ospiti e fratelli e cugine a carico. In 35m2, di cui la nicchia occupata dal'enorme scenografia per lo spettacolo, che un falegname in extremis ci ha fatto e consegnato prima che potessimo starnutire.

Poi i genitori sono andati a farsi un giro in centro, che a mio avviso la presenza di troppi genitori all'inizio di una festa destabilizza i bambini e me, e siamo rimasti a domarli io, Polly e poi il capo.

Volevo farli ballare per stancarli subito, ma ci siamo scordati il CD. allora ho messo giù la tavola dei bambini (una porta che per gli adulti mettimao su due cavalletti, e per i bambini su un telaio di metallo messo giù, che a suo tempo ci ha fatto da scenografia per Giochi di mano ed ora fa da credenzina) che avevamo rivestita di carta da disegno. Mentre Polly faceva la prima copertura della torta in marapane verde, ho chiesto a loro di disegnare quello che avrebbero voluto fare come decorazione sella torta.

Avevamo le formine di plastica da biscotti, ma hanno disgnato quasi tutti a mano libera. poi, abbiamo masso la torta al centro, tuta verde brillante (e poi ho dovuto tirarla su di corsa che i piccoli avevano iniziato a schiacciarla con i palmi, gli abbiamo messo a tavola dei piattini pieni di marzapane in colori bellissimi, e altri di confettini multicolori, palline d'argento, confettini lilla, gli abbiamo detto che era come il pongo ma si mangiava, e che a casa non dovevano mangiare poi il pongo).

È stato un successo enorme. Seri, concentrati, allegri, stavano lì con tutte quelle manine, inginocchiati intorno al tavolo, a fare decorazioni bellissime e metterle sulla torta. Poi è arrivato il capo che ha tenuto a bada quel paio di maschietti che volevano emozioni fisiche più forti, mettendoli a gonfiar palloncini.

Decorata la torta, abbiamo tolto di mezzo il tavolo, tirata una striscia di nastro adesivo da pittore a metà dello spazio, divisi i mostri in due squadre (Orso ha potuto scegliere i suoi e devo dire è stato di un diplomatico fantastico), datogli due confezioni di spugnette colorate, e in mancanza di musica, io contavo ad alta voce fino a 20 e in quel tempo ognuno tirava spugnette nel campo opposto e alla fine chi ne aveva di meno aveva vinto.

Il capo in mezzo, ad altezza striscia, controllava che nessuno barasse dopo lo STOOOOOP! e rigettava le spugnette clandestine nella metà di competenza. Mi sa che ci siamo divertiti più noi di loro.

A quel punto li abbiamo fatti bere, poi non avendo voglia di rifare tutto il baraccone tavolo per la torta, che poi avrebbero di nuovo voluto giocare, ho proposto un pic-nic. Ho messo la tovagliona per terra, ho distribuito i piattini con il pirata o con MegaMindy (che ne avevamo una dal vivo, la piccola vicina aveva addosso il costume da MegaMindy supereroina), abbiamo cantato, spento le candeline, distribuito la torta, che metà dei bambini ha mangiato e l'altra metà no, che il marzapane è anche troppo dolce.

Insomma, per due ore si può fare. Ci sono stati quelli che hanno pianto e li abbiamo coccolati, quelli che vevano il mal di pancia, e sono venuti a riprenderli, poi sono tornati i genutori ed abbiamo aperto il vino e mia madre ha tirato fuori i suoi fantastici aperitivi (spiedini di verdura, mortadella e provolone, barchette in foglie di radicchio con insalata di tonne e ricotta con sardine, salumi e formaggetti a cubetti e minitramezzini).

Poi abbbiamo buttat fuori tutti e con i nonni e la zia ci siamo apparecchiati la tavola alta, siamo andati al Thai a prenderci un paio di cose pronte e abbiamo cenato. Poi i nonni, per la prima volta nella storia, sono tornati in treno.

Il che mi convince che davvero, avere uno spazio del genere da affittare proprio dietro il Dam per le feste dei bambini è una mano santa. Io mi sa che feste a casa non ne faccio più.

sabato 14 marzo 2009

Puro mommyblogging, non adulterato

Cinque anni fa a quest'ora avevo le contrazioni ogni quattro minuti. Con mia madre nel lettone con me, completamente stesa e comatosa dalla mattina, causa influenza fulminante.

Il divanoletto, occupato dai suoceri che dopo una cena da amici dalle nostre parti erano rimasti a dormire, anche perché mia madre, se non fosse stata fulminata avrebbe dovuto passare il weekend dalla sua amica tra le dune, liberandogli il divanoletto.

Il capo, stroncato anche lui ma non troppo, su un materasso accanto all'untore che pochi giorni prima ci aveva portato un bel virus di quelli perniciosi.

Io che respirando e facendomi dei gran bagnoni caldi per non sentire troppo le contrazioni, me la stavo suonando e cantando, che con certi assistenti comatosi, una fa prima a far da sé. Che la cosa migliore qui in Olanda è che la maggior parte possibile del travaglio te la fai a casa, ciò vuol dire fare il cavolo che ti pare e anestetizzarsi la pancia nella vasca da bagno, se ancora non ti si sono rotte le acque. E io l'ho fatto tanto. (È nato dei pesci, ma pelo pelo se seguiva i tempi, rischiavo un ariete e allora si che ero bella che schizzata).

Che quando mia suocera a mezzanotte ha suonato alla porta, e io che prima di aprire, sul penultimo scalino, mi ero respirata via una contrazione, e poi le ho aperto annunciando garrula:
"ho le contrazioni ogni cinque minuti" e lei che non mi si era filata troppo, prima di tutto perché era troppo presto di una settimana, e poi perché un secondo dopo sono andata a mettere una lavatrice nell'asciugatrice, che se stavo lì con le contrazioni e con Ennio che la notte prima era riuscito a vomitare su tutti i suoi lenzuoli in svariate riprese e stava dormendo mummificato nell'unico matrimoniale superstite, che se decideva di ricominciare mentre io ero in ospedale era meglio lasciare qualche cambio pulito, e la sindrome del nido e tutte quelle cazzate lì, tutte vere, quando hai le contrazioni ogni cinque minuti, ma poi queste belle intenzioni vanno a ramengo, perché contrazioni ogni cinque minuti significa che non fai a tempo a riattaccare l'asciugatrice, che ti devi appoggiare con le braccia a 90 gradi sulla credenza di Oom Jo dell'ingresso, prezioso cimelio dei Diga toccato a noi e respirare potentemente al ritmo di:
al-tijd-is-Kort-Ja-kje-ziek, che è la filastrocca con cui qui ti ricordano come si respira quando hai le contrazioni, e mia suocera che stava sistemando le sue cose mi guarda sbalordita e fa:
"Ma hai davvero le doglie"
"E certo, te l'ho detto un minuto fa"
"Ma ti ho vista svuotare la lavatrice, pensavo scherzassi"
e poi tutti dormono e ormai è ora che chiami l'ostetrica, che mi aveva controllata verso ora di cena, e arriva, mi guarda, mi dice che è ora di andare in ospedale e se voglio andare in macchina con lei, e lì commetto il maggior errore della mia via (vado a capo sennò dopo i post lenzuolo qui rischio i paragrafi lenzuolo).

Dico, "No, veniamo con la nostra" e il capo dice che va un secondo in bagno intanto che mi vesto e io sto lì ai piedi della rampa di scale ad aspettare per un periodo interminabile e non ce la faccio a risalire una rampa per chiamarlo se poi devo farne altre due per scendere, e non posso urlare che tutti dormono, e poi sento enormi scrosci d'acqua e mi dico:
"Questa enorme testa di cazzo (Ok, di solito dico stronzo, ma gli ormoni, le contrazioni ecc. lo sappiamo come va) si sta facendo la doccia!"e già penso di chiamare un taxi ed andarmene per cavoli miei, tanto per chiarire il punto, e poi divorziare al volo.

Poi si scopre che a lui il virus fulminante lo ha fulminato in quel preciso momento e che il povero è prima stato un quarto d'ora a vomitare mentre gli scroscioni d'acqua era che si stava lavando i denti. Meglio lì che durante il parto, mi consolo.

Poi alle 4,35 è nato Orso. Sotto il segno del virus intestinale.
Alle sette eravamo a casa e la culla era tutta da montare.

Io nel lettone in adorazione. Il capo che fa:
"Mi dispiace dirlo, ma Ennio secondo me è più bello"
e io in preda alla prolattina mi inferocisco e mi dico mentalmente:

"Ma chi ti credi di essere tu ETDC, per osar dire che il mio bambino non è bellissimo?" e già vorrei ridivorziare, che si è bello che capito qual'è il contributo dei padri in queste circostanze. Darti un motivo per divorziarli. E farti dire o pensare le parolacce.

Io davvero mi dispiace fin da ora per chi mi dovrà sentir bestemmiare da vecchia quando sarò completamente sclerotica. Perché secondo me se perdo i freni inibitori, sono uno scandalo.

OK, i dettagli del parto e dei punti li rimando ad altra ricorrenza.
Che domani abbiamo una festa di compleanno da metter su e che sia bellissima.

venerdì 13 marzo 2009

Primavera è nell'aria

Sono un po' di giorni che ad intermittenza ci sono una giornata di sole e una di pioggia. In quelle di sole dovrei piantare i bulbi estivi, ma mi toca lavorare. In quelle di pioggia pure, e ieri che ero libera mi sono sfinita in giro a fare acquisti per la festa di Orso sabato con gli amichetti, lunedì a scuola e doposcuola.

Come regalino per la classe, invece dell'ennesima gomma, cannuccia decorata, sacchettino di dolci ecc. mi sono rifiondata a De Slegte, la catena di librerie ultima fermata prima del macero, dove si trovano cose carinissime a prezzi bassi.

E anche stavolta ho trovato dei librini a un euro che secondo me bastano ed avanzano e non devo star lì a fare sacchetti, fiocchetti, cacchietti. Spero di non traumatizzare nessuno e fare la figura dell'esibizionista, che con le cose di scuola certe volte non ne va bene una.

Per la festa sabato la cosa è più complessa: dato lo stato di casa bisognava farla fuori. Orso ha persino dichiarato di non voler andare al TunFun, con mio sollievo. Poi si è capito che lui la festa la voleva fare alla nursery dell'Ikea, che proprio ieri è stata evacuata per minaccia terroristica. Non mi pare cosa.

Io avevo prenotato la scuola d'Italia, bella in centro, quasi vuota, quattro cose per i bambini ci sono. Gli inviti li abbiamo dati solo lunedi, cosa imperdonabile, non contavo sulla piena partecipazione. E ieri, ciliegina sulla torta and against all odds, il favoloso falegname italofilo ci ha consegnato il pezzo della scenografia del prossimo pezzo teatrale.

Si tratta di un progetto bellissimo di Polly, con il solo difetto di avere dimensioni da catafalco imperiale e occupare minimo un terzo della stanza. Sta lì, ce lo teniamo e stasera ci facciamo pure le prove.

E, ieri, per e-mail, sms e telefonate, TUTTI gli amichetti hanno confermato la propria gradita presenza. Meno male che l'intrattenimento della festa consiste in: battaglia delle spugnette, che si sfiancano subito un pochino, e ballo. Poi decorazione della torta sotto la guida di Polly 9che quabndo uno è geniale ed eclettico di professione fa anche la decoratrice di torte, quella con i dinosauri dello scorso anno, mai fotografata. era una meraviglia). e se siamo a corto di idee ho comprato un rotolone di carta da colore e li piazzo tutti ad aquarellare la tavola rivestita di detto rotolone.

Alle 17 i genitori possono venire a riprenderseli, facciamo un aperitivo insieme, e se poi poi arrivano nonni e zia ci sbafiamo il resto e abbiamo risolto.

In tutto ciò io oggi sono andata a Franeker in treno, una cosa che si può paragonare al tragitto bologna - l'Aquila con lo stess mezzo, e infatti a 300 mt. dalla stazione di Amsterdam il treno ha avuto un problema tecnico. io avevo tre coincidenze, fate voi. Per fortuna il mio fantastico suocero mi ha recuperata a metà strada con furgone e rimorchio e abbiamo proseguito per prelevare la MIA libreria Molteni di seconda mano ch avevo comprato tramite Marktplaats.

Insomma, sono rientrata, la libreria è persino sistemata con tutti i pezzi belli in ordine (chissà se la rimonteremo? e quando?), il sole splende, i bulbi mi chiamano, ma io mi sa che vado a farmi una pennica. che stasera ho le prove sul catafalco.

Una sta lì per lunghi mesi bui ad aspettare la primavera, poi l'unica cosa che è in grado di godersi sono gli stormi di cigni posati sull'erba accanto all'autostrada sulla stradadel ritorno. Che anche quando era ancora buio e grigio e pioveva, un mese fa, la primavera era già annunciata da tutti gli stormi di passaggio. Il fatto è gli animali si che sono furbi e non hanno bisogno di librerie di Molteni e feste di compleanno. E neanche di teatro, mi sa.

mercoledì 11 marzo 2009

Vestita e calzata

Io per un periodo della mia vita sono stata iscritta alla mailing list di Flylady, che indubbiamente mi è stata utile, poi prima di andare per un tot in Italia mi sono disiscritta (e mai più iscritta) per non intasare la casella mail che dovevo leggere con connessioni a manovella.

Il tuo personal coach per tenere la casa e la vita in ordine. Buttar via i troiai che ti intasano il ripostiglio e la mente. Arrivare a cambiamenti duraturi di abitudine con la teoria dei piccoli passi. Esattamente quello che mi servirebbe.

Ecco, io la teoria dei piccoli passi la trovavo geniale, in quel periodo della mia vita in cui l'arrivo dei figli aveva sconvolto i miei normali ritmi lavorativi (ti alzi, accendi il computer, lavori e verso le 11 ti fai una pausa per la doccia e vestirti, finisci verso le 24 o oltre, se ci sono deadlines) e non ne venivo fuori.

Anche se l'unico dei tre rituali base quotidiani che avevo davvero fatto mio era quello di vestirsi e calzarsi e le scarpe allacciate, pliis fin da subito, che non sai mai chi ti suona alla porta. (Non so, il postino?)

Per dire che poi sono arrivati i figli e quando è cominciato pure l'obbligo scolastico che mi stravolge il bioritmo, nel senso che la mattina io starei bene da sola a farmi le mie cose senza rivolgere parola a chicchessia fino almeno alle 9, e poi invece per un tot di anni arrivavo a uscire di casa alle 8:15 con dei livelli di adrenalina e stress che bastavano per un mese, e il mio bonus di bestemmie per la settimana in corso completamente azzerato.

Da quando siamo invece nella casa nuova, con lo splendido calendario accompagno bambini diviso tra il capo e la vicina, io dalle 8 in poi sono padrona delle mie mattine. (Tranne, come stamane, sono dovuta uscire prima delle 7 per prendere un treno).

E qui, ho notato, certe mattine io cado nella sindrome "madre in vestaglia che accompagna i figli al cancello", una cosa invereconda che speravo la vita mi avrebbe evitato. Ma la vita dà e toglie, fatto sta che io, ance solo a mettere la testa fuori casa in vestaglia, mi vergogno come una ladra. Uscire scalza e in pigiama per una cosina da fare al volo no, ma la vestaglia mi fa tanto casalinga alienata, sono l'unica?

Così pure un paio di giorni fa, che davvero avevo un gran bisogno di raggiungere il minimo di pressione che mi consentisse di fare una doccia senza svenirci dentro (che i miei capelli urlavano "lavami, lavami" da almeno due giorni), che io avevo tentato di spogliarmi dagli indumenti notturni e poi sono rimasta nuda e cruda con la sola vestaglia per decenza, alle 8 ho messo Orso fuori dalla porta.

Per motivi misteriosi Ennio era già uscito, cosa mai successa, ma non era in casa, e si era diretto dalle sbarbine di 4 porte accanto, che toccava alla loro mamma il trasporto (perlomeno, io e mia madre ci siamo augurate che fosse andata così, ma essendo Ennio un bambino giudizioso e ragionevole, lo abbiamo dato per scontato e basta. Se era Orso invece avevo già allertato la protezione civile, anche se dicono che non è bello per un genitore fare differenze tra i figli).

Raccomando a Orso di salutarmi il momento in cui sarebbe arrivato davanti la porta dei vicini, in modo che io lo vedessi, e di far subito che ero scalza e avevo freddo.

Il problema è che si incammina sul marciapiede, dopo tre passi non lo vedo più perché è coperto da alberi e cespugli dei giardini accanto.

Ora, è vero che Orso è uno con i suoi ritmi a cui non fare fretta già quando te lo trascini dietro di gran carriera, sognando di mettergli un paio di rotelle estraibili alla bisogna di sotto, che tirandoci per mano, abbiamo entrambi un braccio, io il sinistro e lui il destro, allungato. È vero che io ho raggiunto dei picchi zen che una madre ansiosa se li sogna. Ma dopo un tot di secondi ho deciso di andare a vedere che ero inquieta.

Ovvero, scalza, nuda sotto la vestaglia girata attorno tre volte, con l'autobus che si ferma davanti alla porta in quel momento con tutto il traffico pendolare del mattino (eh, si, la fermata davanti casa, che comodità) arrivo alla fine del vialetto per vedere che lui supera bellamente il vialetto dei vicini e procede chiotto chiotto per fatti tuoi.

"Orso, Orso, fermati, mi senti?" (e ci mancherebbe che non mi senta).

Ok, quanti secondi ci ho messo secondo voi a risalire un piano, buttarmi addosso pantaloni, maglione grosso e stivali e riprecipitarmi fuori di corsa, travolgendo Ennio e la sbarba accanto che venivano a prendere Orso? Un record olimpico, mettiamola così. E mi precipito sul marciapiede in direzione Orso, per trovarlo poco più in là, acquattato dietro l'angolo dell'ultimo cancelletto, in attesa che qualcuno venisse a cercarlo per fargli bù.

Il che mi costringe a tornare al sano principio di vestirmi e calzarmi prima di intraprendere la benché minima attività mattutina.

Posso sfanculamerlo di cuore, quell'anarchico puzzone? (Si, ha fatto anche questo, due giorni fa mi ha dato della puzzona schifida).