Da quando abito ad Amsterdam Noord per i rientri notturni dipendo dal traghetto. Ora, se dal retro della Stazione centrale guardiamo oltre l'acqua, a un certo punto c'è un canale navigabile che taglia Noord in due parti. Di fianco ci scorre una strada solo per veicoli che poi si tuffa sott'acqua nel tunnel sotto l'IJ (l'IJtunnel, appunto) e riemerge in centro.
Dalle 23:50 il traghetto per il mio lato, a destra, non passa più. Il che prevede portarsi dietro la bici, prendere il traghetto notturno che ad intervalli ragionevoli fa su e giù verso Buiksloterplein e poi proseguire. Si può fare un giro e prendere il ponte che poi riesce all'angolo di casa mia. Ma a me piace molto di più passare sopra le chiuse.
Le chiuse sono vicine e già mi sento a casa. Sopra c'è una passerella stretta con i corrimani, ed è con un senso di terrore infantile che passo su quella con il dislivello. Che di chiuse ce ne sono due: una a livello dell'IJ, con l'acqua nei cassoni alta e vicino alla passerella, che risente del riflusso dell'acqua grande con un piccolo movimento.
Poi ce n'è un'altra a livello del canale: da un lato ha lo stesso livello della prima dal lato dell'IJ. Dall'altro l'acqua nel cassone è tenuta bassa bassa, probabilmente a livello del canale, e mentre passi su questa passerella stretta hai questa sorta di astigmatismo, che da un lato sei altissima sull'acqua, dall'altro no, e io ho sempre questo terore che mi ci finiscano dentro gli occhiali, mi saltino le chiavi fuori dalla tasca, il portafoglio si suicidi dalla borsa.
Perché passare sotto l'acqua lontana da te mi dà questo senso superstizioso da pozzo di san Patrizio, questa magia da bambini in cui ti dici: se cammino sempre dritta senza guardare sotto arrivo sana e salva dall'altra parte, ma ovviamente è impossibile, io guardo sotto e mi studio l'angoletto di macerie galleggianti che si accumulano in un angolino del cassone. Plastica, foglie, cartacce.
Da un angolo un tubo pompa dell'acqua nel canale, da tutta l'altezza, con uno scroscio alto anche lui. Deve essere lo scarico di qualche pompa nel tunnel per la metropolitana che stanno costruendo.
Poi quando arrivo dall'altro lato mi sembra di essere nel bosco, una striscia sottile di alberoni è tagliata in due dalla pista ciclabile, che poi con una curva mi rigetta all'inizio dello stradone di casa. e sono arrivata anche stanotte.
(Non vi dirò della notte di gelo, quest'inverno, quando persino il naviglio era completamente ghiacciato da giorni, in cui in piena notte mi sono sbagliata, ho preso il traghetto che va lontanissimo a sinistra, e pur di non rifarmi i 25 minuti di tragitto indietro e poi aspettare l'altro trghetto al freddo, me la sono fatta tutta in bicicletta per le strade della zona industriale ghiacciate e deserte, ma ben illuminate dai lampioni, e mi sono detta che anche così, vivo proprio nella più bella città del mondo).
4 commenti:
Ecco, io non lo farei nemmeno sotto tortura. Ho paura del buio, anche quando non è proprio buio.
Mi correggo.
Non è paura. E' terrore.
/graz
ammetto che anche io avrei una fifa incredibile....
sei la mia eroina!
Ma no, cosa dite: Amsterdam è illuminata a giorno sempre quasi ovunque (non per niente l'Olanda, quanto a inquinamento luminoso non ha niente da invidiare a nessuno) e il cosiddetto bosco è appunto una pista ciclabile illuminata, però tra gli alberi che fa tutta un'atmosfera.
(La famosa zona industriale, ammetto che mi sono chiesta a un certo punto se fosse una buona idea, ma in effetti si, sono tutte sorvegliate da qualche agenzia di vigilantes e la maggior parte dei negozi erano pure illuminate, quindi ciccia).
Ho perso il piacere per la bicicletta 1 anno fa. Adesso, se ancora c'e`, e` legata qui sotto. Lo confesso, sono divenuto un adepto della GVB...
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