Per le due rappresentazioni dei Venditori di oggi e domani ad Amsterdam, le prenotazioni stanno messe così:
sabato, spettacolo delle 20:30, rimanevano una ventina di posti
domenica, spettacolo delle 14:30, ce ne sono tranquillamente una cinquantina.
Perché lo dico? Perché gli italiani, a differenza degli olandesi in genere non prenotano, e perché so per esempio che la sala già piena di sabato sono per la maggior parte olandesi. E ogni volta chi arriva a teatro, poi rischia di restar fuori ed è un peccato soprattutto per chi viene da fuori.
L'altra cosa sono le persone che prenotano ma non arrivano alla cassa mezz'ora prima a ritirare il biglietto. anche loro rischiano che il loro biglietto venga dato ad altri. Un paio di volte qualcuno è persino riuscito ad arrivare in tempo, comprare il biglietto per se e qualcun altro e poi uscire a fumarsi una sigaretta o aspettare l'amico ritardatario e sono rimasti fuori, per poi entrare al secondo atto (o viceversa, si sono fumati la sigaretta tra primo e seondo atto senza tener d'occhio la porta..
Perché alle 20:29 gli olandesi chiudono le porte. Sono olandesi, che ci possiamo fare. Già ogni volta si straniscono perché all'ultimo momento gli tocca mettere su una fila extra di sedie.
Allora, per chi ha disavventure di questo tipo, ricordo che almeno dopo lo spettacolo si sbevazza, socializza e chiacchiera nel baretto del foyer, e che quest'anno, per arricchire la cosa, stiamo pensando di fare, come act a sorpresa, il juke-box umano.
Quindi, io consiglio sempre di non perdersi lo spettacolo, che sta venendo una meraviglia, e poi, dovesse andar male, ripassato un 100 minuti dopo e vediamo cosa si può fare almeno per salutarci.
Ah, ecco, per le prenotazioni: lasciate detto di persona o nella segreteria telefonica dello tel. 020-6795096 chiaramente il vostro nome e il numero di biglietti. Se non in olandese, almeno in inglese.
PS: ieri pomeriggio, affaccendatissimi con il montaggio, suona alla porta una ragazza caruccia, sorridente, con una massa di capelli riccioluti. fa: c'è qualcuno della cassa? No, mi dispiace, era qui un attimo fa, posso aiutarti? No, sorride vergognosa, ci torno dopo, è che volevo sapere quanti biglietti sono stati venduti per il nostro spettacolo. Ah, si, e quando lo fate? La settimana prossima. Ma auguri, è bellissimo, ma fossi in te non mi preoccuperei troppo, pensa che noi andiamo in scena domani e ci sono ancora dei posti, sai com'è un sacco di gente non prenota e viene semplicemente in anticipo il giorno della prima.
La amo, questa ragazza sorridente che non conosco. È brava e questo è il suo primo spettacolo vero, in un vero teatro. Come me lo ricordo anch'io, incintissima, 6 anni fa, dietro la tendina minuscola del palco ancora più minuscolo del Branoul all'Aja. Con un primattore nervosissimo che non riusciva a tenersi i gas intestinali. In cinque, pigiati nei 3 m2 affollati di roba dietro alla tendina, in attesa di andare in scena.
E adesso da 5 anni siamo nella programmazione stabile del nostro teatro, che sono sottigliezze che al pubblico sfuggono, ma c'è una differenza fondamentae tra un teatro che ti affitta la sala e un teatro che ti mette in programmazione.
Il nostro teatro, l'Ostade, è specializzato in talenti alla prima esperienza. non a caso il loro slogan è: the next big thing . Per mettere noi in programma ogni anno si sono dovuti inventare un'escamotage, ed Eliane, la direttrice svizzera che ci vuole bene, continua ad avere questa funzione maieutica nei nostri confronti: ci vuole veder crescere e levarci di lì, e fare cose più grandi, ma in fondo ci sono affezionati, e poi diciamocelo: le sale piene che gli facciamo noi i principianti non ci riescono. Possono farlo solo con i sussidi ad hoc.
E a noi l'Ostade piace troppo, come posto, come circondario, come sala e il baretto così intimi dove fare due chiacchiere prima e dopo le prove e lo spettacolo. Fra un paio d'anni lo trasferiranno nella Culture Factory che stanno mettendo su nel vecchio palazzo degli archivi comunali sull'Amstel, e per allora ci saremo inventati un'alternativa anche noi. Che quando uno è nostalgico, nulla da fare, fa fatica a schiodarsi.
2 commenti:
non so come si dica a teatro, ma per farvi gli auguri penso che un "IN CULO ALLA BALENA" possa andar bene, no? ;-)
e facci sapere...
Auguri per lo spettacolo, sono sicura che si riempirà il teatro.
Mi piacerebbe esserci, ma sai, non abito proprio dietro l'angolo. :)
Posta un commento