mercoledì 31 dicembre 2008

Intervista

Last-minute, così come me l'ha mandata Silvia.

Cari amici,

Stasea ho intervistato Vittorio Arrigoni, volontario a Gaza. E' terribile cosa stanno facendo laggiù mentre l'Europa brinda o pensa agli affari suoi.

http://www.salto.nl/streamplayer/ondemand_stads.asp?sel_day=30&sel_month=12&sel_year=2008&month_dif=0&year_dif=0&sel_uur=21&date_form=&date_field=

se potete ascoltatelo, silvia

Blogger dal vivo

Stasera abbiamo conosciuto LGO e la sua bellissima famiglia, in visita ad Amsterdam. Sono tanto carucci tutti e cinque e il buon esempio ha persino convinto Ennio a mangiare la sua prima lasagna.

Ci hanno fatto dei regali bellissimi dalla mitica città del Sole, che la prossima volta che vado a Roma sarà ora che mi decida ad andarci anch'io. Poi siamo andati tutti a letto presto, che le belve erano cotte, fa troppo freddo in questi giorni.

Però oggi Ennio e Orso sono andati a pattinare sul ghiaccio con il doposcuola e pare che anche ad Orso piaccia molto. Il che mi fa volere che il freddo continui ancora un po' e che il ghiaccio si ghiacci. In modo da poter fare a meno delle piste artificiali.

Anzi: oggi ero nel mio negozio di secondamano preferito (e il capo non lo sa, ma ho preso due borse verde acido da poco, che io ho tante borse, ma per tutte le uscite in cavalleria e le commissioni preferisco le tracollone da battaglia, e comunque nessuna verde acido, e dovrei davvero imparare a fare le foto e installarmi il programma per scaricarle su un computer a me di accesso) e ho visto che avevano anche delle scarpe da pattinaggio per le belve.

Davvero, certi negozi di secondamano, quando le condizioni climatiche le assecondano, sono posti pericolosi. Mi è andata bene che non c'era il numero sopra e non avevo piedi filiali sottomano per fare le prove.

martedì 30 dicembre 2008

La pensione di cittadinanza nei Paesi Bassi

La pensione di base nei Paesi Bassi non è legata a un passato lavorativo, ma alla residenza nel paese. Peccato sia bassa, ma meglio di niente. Però questo significa che nella propria vita lavorativa bisogna farsi subito l'integrazione, una cosa a cui non pensa mai nessuno finché è giovane.

Gli olandesi perché, ancora per poco, hanno fiducia nello stato che gli organizza tutto (e non capiscono che quando il nostro premier parla di "responsabilità individuale"sta parlando di questo). Poi, essendo in questo paese tutto organizzato dalle banche,m stai pur sicuro che prima o poi ti vengono a proporre un portafoglio di investimenti, titoli, combinazioni complicate, il cui rischio si appura solo quando ti accorgi che con la crisi erano soldi di carta. (Per dire, il regalo di Natale dei suoceri, che stanno pure bene e tanto, e continuano a lavorare anche da pensionati, quast'anno era quasi dimezzato).

I non olandesi perché non ci pensano. Conosco datori di lavoro che hanno la faccia di dire alla gente: tanto ti ci paghiamo i contributi, ma sono solo quelli obbligatori, che rendono poco o nulla. Uno però fa riferimento ad altri sistemi pensionistici e pensa di stare a posto. di titoli, secondo me se ci crediamo, crediamo soprattutto ai BOT.

Allora, intanto spieghiamo come funziona e a che cifre dà diritto la base, che ti darebbero comunque senza i bollini. Chiunque sia stato residente nei Paesi Bassi dai 18 ai 65 anni di età ha diritto alle attuali cifre:

€ 686,78 a testa chi è sposato o ufficialmente convivente, quindi: 1373,56
€ 1.001,94 chi è single.

Quindi, io che ho cominciato a lavorare qui nel 1994, prendo da sola € 540 e con il capo 1226 virgola. Anche se avessimo la casa gratis, solo di spese, tasse varie e assicurazioni mi sa che non ci arriviamo tanto comodi. Magari è la volta che dimagriamo.

I bollini degli anni che ho lavorato da dipendente mi danno un altri 6 euro al mese (ogni tanto mi mandano un aggiornamento, per tenermi contenta. Mi rallegro ogni volta. Nel senso che mi metto a ridere).

I bollini del capo sono una roba complicata di suo, aggiungiamoci che ha avuto 4 datori di lavoro diversi e ogni volta un regolamento nuovo.

Ecco, sono contenta di essermi comprata la casa, fra 30 anni ne riparliamo. Mi consolo pensando che come libera professionista posso continuare a lavorare fino a che sono in grado, mi preoccupa l'idea di avere incidenti di percorso che me lo impediscano.

Per carità, le sicurezze sociali in questo paese esistono un pochino più che in Italia. starei per dire: di fame non muoio di certo.

Poi mi sono ricordata che negli ultimi anni le banche del cibo e l'esercito della salvezza hanno constatato un aumento enorme di povertà nascosta e di clienti che senza anche il loro piccolo aiuto non ce la farebbero. Allora mi trattengo dal dirlo. Anche in Olanda si può patire la fame, o mangiare tamente male da rovinarsi la salute.

Chi riceve questi aiuti? Per lo più si tratta di famiglie monoparentali che vivono del sussidio di disoccupazione, cosa che accade spesso se hai figli piccoli, nessuno che te li guardi, e qualifiche professionali per cui la sottrazione: tuo stipendio - asilo e/o doposcuola sarebbe tanto più bassa del sussidio di disoccupazione.

Oppure di anziani. Soprattutto quelli che hanno lavorato una vita fidandosi dello stato sociale, ecco, per quelli è un gran brutto colpo. Ma è anche quella una generazione che va scomparendo.

Lo dico per tutti i giovani ottimisti, in particolare i nuovi arrivi da fuori, che per adesso sono entusiasti ed estasiati del mercato del lavoro e la qualità della vita ad Amsterdam rispetto all'Italia o altri posti. Siccome noi non ce l'abbiamo nel DNA il culto per le assicurazioni e i titoli, pensiamoci per tempo e inventiamoci qualcosa. Io per esempio da 10 anni non faccio che dire che dovrei farmi qualcosa. Ho fatto due figli, invece. Spero non sia quella la mia exit-strategy.

lunedì 29 dicembre 2008

Bollettino sanitario

Stamattina non ne potevo proprio più, ho chiamato alle 8 il medico e sono andata oggi pomeriggio. Per i dolori ai muscoli nula da fare, gira come influenza e io manco ho avuto la febbre. se mi viene, passa in 10 giorni, prendere ibuprofen contro la bua.

Un' altra roba non mortale ma estremamente fastidiosa (le solite cose da stress) che rimando da un mese, e mi faccio fare la prescrizione anche per quello.

Riferisco il parere dell'ottico che farei bene a farmi vedere da un oculista per il calo di vista dall'occhio destro che lamentavo dopo l'estate (e ci ho messo tanto). Mi dà il numero per prendere l'appuntamento, l'impegnativa è pronta domani. Comunque mi ha fatto fare al volo una lettura della tabella con gli occhiali che ho ora, e decisamente con il destro vedo due file in meno che con il sinistro.

Meno male, giusto ora che sarebbe ora di rifarmi la scorta di lenti a contatto e rimisurare gli occhiali. Male, che il salasso occhiali nuovi se ne poteva fare a meno. I miei occhiali sono sempre costati quanto una piccola utilitaria di seconda mano, anche quando prendo montature quasi gratis, sono le lenti che mi rovinano.

Poi ho recuperato i mostri, siamo andati a casa nuova dell'amichetta preferita, e sua madre, che di dolori cronici ne ha avuti parecchio causa colpo di frusta 10 anni fa, mi ha sgamato al volo e mi ha spedita a sperimentare la vasca nuova. Sono rinata, stanotte spero di dormire meglio.

Tutti quanti in realtà, che la notte scorsa tra me che ogni due per tre me ne andavo in qualche poltrona, Ennio che veniva nel lettone (ed è stato sveglio un paio d'ore anche lui), piumini nudi che ho tentato di fare un lavaggio di lenzuola lavasciugarifaiilletto ieri e mi andava in corto tutto, insomma, anche il capo ha detto di farlo dormire stanotte.

Adesso riprendiamoci.

Ispettore Wallander: continua

L'unica cosa consolatoria delle tre notti in bianco causa mal di muscoli sparsi è che avevo da leggermi il quinto romanzo della saga dell'Ispettore Wallander di Henning Mankell (La quinta donna).

Con un riferimento alle ronde di cittadini che si fanno giustizia da soli, massacrando un povero cristo che si perde nella nebbia per le campagne. Che comunque non è quella la storia.

Percezione di sé

"Ennio, chi è il più bello del mondo?"
"Io".
Figlio maggiore.

"Orso, chi è il più bello del mondo?"
"Io, e mamma, e papà, e Ennio".
Figlio minore.

Che già è un progresso, un paio di anni fa la risposta era:
"Ennio".
Le cose, per giudicarle, bisogna guardarle sul lungo termine.

Ad aver del tempo, ci se ne potrebbero tirar fuori interessanti teorie psicologiche su ordine di nascità e percezione di sé. Ma mi sa che lo hanno già fatto.

domenica 28 dicembre 2008

Domande esistenziali


"Mamma, ma gli zombi esistono davvero?"

In coscienza dovrei dire di no, che gli zombie non esistono, ma questa domanda mi viene fatta da due Gnorpoli che, mentre fuori è ancora buio, mi saltano addosso sul letto, dopo che ho passato una notte a combattere dei dolori muscolari noiosi, che non sto bene sdraiata, non sto bene seduta e insomma, mi sento solo di rispondere che si, gli zombie esistono e io sono uno dei migliori esemplari della specie, in questo momento.

"Grrmf, no, non esistono, fatemi dormire adesso".
"Ma le mummie esistono?"

A fatica mi giro e mi accorgo che i miei muscoli fanno ancora più male di prima. Ma quando stavo dormendo così bene non sentivo niente.
"Si, le mummie esistono, ma sono morte e non vanno in giro".

Come certe belve fanno, invece, che cosa fanno già in piedi e così vispi a queste ore? Cerco di aggrapparmi agli ultimi pezzettini di sonno.
"Lasciatemi stare, ve lo racconto dopo".
"No adesso".
Ieri Ennio rifiutava di dormire per paura dei mostri. Forse la cosa non può aspettare, dopotutto.
"Le mummie sono i re dell'Egitto morti, siccome sono i re quando muoiono li avvolgono tutti e li mettono in una bella scatola, ma sono assolutamente morti, te lo garantisco, e non vanno in giro.
"E dove stanno?"
"Un po' in Egitto un po' nei musei".
"Ma anche qui?"
"No in Inghilterra. Sentite, fatemi dormire adesso che dopo cerchiamo sul computer qualcosa da raccontare sulle mummie".
"Siiii, andiamo allora a fare un videogioco".


Dovrei fermarli, appellarmi al fatto che abbiamo deciso di giocare un'ora al giorno dalle due alle tre, ma mi fa male tutto. Mi accorgo che il capo non è a letto, deve essersi rifugiato sul divano degli ospiti. ("non riuscivo a dormire e non volevo distrurbarti" dice dopo, caro).

Secondo me questa degli zombie e delle mummie lo hanno preso in qualche videogioco, ma sto troppo male per fermarli.

venerdì 26 dicembre 2008

Santo Stefano o dell'eutanasia

Oggi la grande invalida di Francia ci ha onorati di un paio di apparizioni. Da quando ieri sera si è pesata ed ha scoperto di aver messo su un kilo e mazzo si è rincuorata ed ha deciso che forse non deve morire poi così subito.

Perché il punto è che la morte la terrorizza proprio ed è così concentrata su di essa che si impedisce di godersi il fatto di esser viva. Ha chiesto alla figlia come raggiungere un gruppo per l'eutanasia. In realtà non serve.

"Semplice, devi perlarne con il tuo medico, che ti dà un modulo da riempire, poi un secondo medico controlla e questo devi farlo finché ci sei con la testa. Così quando le tue sofferenze diventano insopportabili c'è il protocollo firmato".

Questo l'ha tutta rallegrata. La figlia no.

"Ditemi se è una cosa da chiedere a tua figlia a Natale."
"Non preoccuparti ma", faccio io che ho sempre una parola buona per tutti "se cominci anche tu così te la do il una botta in testa, senza protocollo".

Che contrariamente a quello che tutti pensano non è che in Olanda ti stufi di vivere e via, ti danno la pillola. È una cosa complicata e piena di controlli, come è giusto che sia e come è ingiusto che sia quando una persona soffre in maniera insopportabile e non ha più voglia di andare avanti. ma almeno qui si riconosce che in materia di vita e di morte è impossibile avere la ricettina pronta in tasca, e se ne discute in modo serio.

Poi siamo andati tutti a farci la passeggiatona nel bosco, Ennio lamentandosi molto più di Orso, ma oggi era anche tanto più freddo di ieri. Abbiamo studiato i ricami della brina sulle foglie secche e adesso vado a fare la lasagna di radicchio e ricotta. Speriamo bene.

giovedì 25 dicembre 2008

Natale in famiglia

Prima il cenone con gli amici, una giornata a cucinare, i cuccioli con le loro prime giacche (Orso orgogliosissimo, non solo si è preso la cravattina allegata alla camicia nuova di Ennio, ma andava proprio in giro a farsi vedere).
"Orso, ragazzo, ma come sei elegante" gli fa uno dei potenziali suoceri.
"Si. Ed è una giacca che si porta dentro casa, non fuori".

Poi siamo arrivati nottetempo dai suoceri e la suocera si è prodotta in una delle solite interpretazioni di madre stressata dalle feste e dalla vita, che comincia a lamentarsi ("Voi non prendete mai il telefono, è dalle sette meno un quarto che non faccio che chiamarvi" perché mio suocero si è scordato a casa nostra un pezzo essenziale della sua macchina da cucire, ma io che ci posso fare? O non posso almeno la vigilia di natale stare a cena senza il cellularee incollato al culo?)

(stamattina, dopo notte su materasso troppo morbido che ha trasformato il mio malditesta in malditesta con torcicollo il capo ed io ci siamo confidati che l'exploit dell'arrivo ci ha fatto pensare a tutti e due isolatamente che adesso ricarico i figli dormienti in macchina e me ne vado porcaloca).

Poi però siamo andati tutto il giorno d'amore e d'accordo, che suocera è semplicemente stressata e frustrata dalla presenza della nonna, che sono vent'anni che è impegnata a morire e questo natale le sta facendo delle scene madri che non finiscono più, non si muove dal letto, parla con un filo di voce e stressa la figlia come lei stressa noi. Per cui oggi l'ho fatta sfogare, le ho massaggiato un piede e le ho detto che non se lo merita. Che ci credo, è sempre e solo quel loro meccanismo ben rodato del senso di colpa.

Ma è un gioco a cui rifiuto di stare, anche se poi mi viene il mal di testa, e a cui cerco di sottrarre il capo. i bambini comunque anche oggi belli e orgogliosi con le camicine bianche e Orso con un gilet bellissimo.

Nel pomeriggio prima che il sole tramontasse, siamo andate con suocera, cognata e cagnone cucciolo da addestrare a fare una passeggiata nel bosco, che solo per la luce rossa di quel tramonto basso invernale mi ha riconciliato con il mondo.

Poi ho fatto il tiramisù con l'aiuto delle belve, poi dopo che mi hanno incasinato la vita per rompere le uova (ma il caffé con il senseo è andato benissimo) hanno avuto il buon senso di levarsi di torno prima di fare disastri troppo grossi.

E poi cenone, bimbi in pigiama e a letto, e tutti in soggiorno aleggere un poliziesco e guardare con mezzo occhio Harry Potter e il prigioniero di Azkaban.

Sono una bestia, non ho manco fatto la mossa di chiamare mia madre e mio fratello per fargli gli auguri. Magari domani.

Tutto sommato, belle feste.

mercoledì 24 dicembre 2008

Vabbè, auguri

a tutti quanti, noi stiamo due giorni dai suoceri e il 28 me lo sto tenendo libero per la blogger con famiglia che viene a fare le feste ad Amsterdam. così, perché lo sappia, visto che non ci siamo scambiate i numeri di telefono, ma il fisso di dove va a dormire lo so.

Sinonimi orseschi

Il capo lo abbiamo scacciato nella futura cucina, ora deposito, dove può lavorare in santa pace. Io mi sono appropriata del tavolo per riempire i tortelloni. Contavo su questa attività come un momento pedagogico in famiglia sulle tradizioni del natale, ma gli gnorpoli preferiscono ascoltare su youtube le canzoni di dEUS.

Solo che loro non conoscono i titoli, e pretendono da me ("Mamma, fa tdàn, dan tadan nanana") che gliele identifichi.

Orso in particolare ce l'ha con il fratello che smanetta, ma non gli mette quella che vuole lui.

"Ennio, io sono FURIOSO se non mi metti ciacadàh".
Poi, a scanso di equivoci:
"Furioso significa molto arrabbiato".

Parallelismi

In questo momento il padre di famiglia polacco tipo sta tentando di ammazzare la carpa in balcone. La carpa che si compra con il dovuto anticipo e si conserva nella vasca da bagno fino al moment supreme.

Io ho sposato un latto-ovo vegetariano che ho costretto a mangiare pesce. Cosa che fa con notevoli restrizioni. La carpa, anche se pretendessi di mettermela in casa, col cavolo che me la fa fuori. (Marta parlava di tilapia. Posso fare un fioretto di natale e mangiarmela).

Ah, dio li fa e poi li accoppia.

Il mio cenone della vigilia

A casa nostra si è sempre fatta la vigilia di magro polacca, magari con delle concesioni al sincretismo con l'Abruzzo, ma insomma, era un Natale polacco. Un paio di volte ho persino avuto la fortuna di farlo in Polonia con mia nonna, il natale (e un po' più di recente, ma senza nonna) e lì mi sono resa davvero conto.

Il cenone della vigilia è secondo me il più festeggiato dei tre giorni (i successivi si fanno magari sentire i postumi della sbronza?) e in genere conta un 14 portate, rigorosamente di pesce. Una è sicuramente la carpa, fatta alla giudea e fritta in pastella. Poi, parlando di giudea, mia zia in anni recenti ha scoperto un ricettario ebraico solo per constatare che TUTTE le nostre ricette della vigilia erano lì, la prova inconfutabile, secondo lei, che la mama di mio nonno fosse davvero nata ebrea per poi venire adottata e convertita da una famiglia goy.

Comunque tutte le volte che facciamo natale in Olanda, con l'amica polacca, quella iraniana e un altro paio di famiglie anche loro miste, ci facciamo un cenone sincretico come si deve, per poi poter sopportare quello dai rispettivi suoceri olandesi. che le tradizioni e le feste, scusate ma siamo più bravi noi senza il coté calvinista.

Quest'anno, causa traslochi, mancanza cucina e sfighe varie lo facciamo in sole tre famiglie (e ci voleva il capo per dire al maschio della quarta, non invitata, "allora ci vediamo mercoledì da marta, no?" e poi incazzarsi con me che non lo informo e lui fa le figure. A casa di quelli che hanno il soggiorno piccolo e un bimbo di 9 mesi in allattamento.

Per questo ci tocca tenerci ed anticipare. Mentre il cenone polacco inizia quando compare la prima stella della sera (fateci caso, è un pianeta), noi cominicamo alle 17 e tra le 20 e le 21 sgombriamo. Il che va bene così i bambini non si straniscono.

Questo il menu provvisorio:

Entrees:
- salmone affumicato (Barbara)
- cocktail di scampi (Barbara)
- insalata di aringhe alla polacca (Michiel)
- pesce ala greca (Marta's premiere)
- Cavolo e funghi della vigilia - kapusta z grzybami (Marta)
- panini vari
- altro?

Minestra
- barszcz di rape rosse (Marta)
- torteloni polacchi ai funghi - uszka (Barbara)

Piece de resistance:
- un pesce non meglio identificato (Marta)
- riso iraniano con le bacche (Mahtab)
- fritto misto di verdure e baccalà

Bambini:
- mangiano sicuramente il salmone, riso, cavolo (e qui tu non conosci i miei) ed eventualmente crepes

Dessert:
- tiramisu? non ce la faccio, butto lì uno zabaione, che al capo non piace aargh (Barbara)
- cioccolatini

Insomma, mi devo mettere al lavoro, comincio dai tortelli, per il baccalà mi attacco al Cavoletto e per il dolce, speriamo bene.

martedì 23 dicembre 2008

Mangiare ad Amsterdam il 26 dicembre

Ho appena scoperto che la mia trattoria preferita rimane aperta il 26 dicembre. Si tratta del cinese-indonesiano MokSam, in Albert Cuypstraat, non dal lato del mercato, ma dall'altro, proprio di fronte alla fermata del tram.

Insomma, basta prendere il 16 o il 24 dalla stazione e scendere ad Albert Cuyp. Sta di fronte, è quella con gli infissi diointi di rosa salmone e i tavolinetti con il ripiano di granito.

Proprio oggi, durantela spesa natalizia al mercato, ci sono andata a mangiare il mio solito Moksi Meti. È il piatto che mi piace di più, tantevvero che di rado ordino altro, anche se è tutto buono.

Per un piatto di riso, con un vassoietto di carni miste (pollo, anatra, salsiccia e manzo alle 5 spezie) su un lettino di coste di bietola che in realtà sono Paksoy, identico con meno verde e più costa, e una salsina densa tipo sugo di carne sopra, con un bicchiere di succo di Guava, ho pagato € 6,50.

Altre cose che mi piacciono sono:
- la Sato (o saoto) soep, una minestrina con dentro vermicellini corti e un uovo sodo,
- Telo con bakkeliauw che è un tubero di cassava (tipo patata dolce) con sfilacci di baccalà piccantino
- Baka Bana, che è la banana fritta in pastella, ma la bananona quella da cucinare
- Pastei, una specie di panzerotto di pasta ripieno di carne

Insomma, per quello che costa, in centro ci prendete al massimo una porzione di patatine o un panino, qui almeno hai un piatto completo e 'mangi cucinato' come dice mia mamma.

T'ha ddà piacè, questo si.

Spender meno in treno

A chi verrà in Olanda per le feste, forse fa comodo sapere che si può risparmiare parecchio sul biglietto del treno, ma solo se si acquista un biglietto speciale entro domani.

Nella catena di casalinghi Blokker si può acquistare un biglietto per due persone valido per una giornata di viaggio in treno per tutta l'Olanda a soli € 24,95. Il prezzo normale sarebbe € 89,95. questo biglietto può poi essere usato fino a marzo 2009. L'offerta è valida fino ad esaurimento delle scorte.

Un'altra cosa da sapere è che i bambini viaggiano con lo sconto; sotto i 4 anni gratis, dai 4 agli 11 anni, accomompagnati da un adulto, basta comprare per € 2 un biglietto che si chiama Railrunner. indipendentemente dalla distanza percorsa, il prezzo resta lo stesso.

Quindi, chi viene ad Amsterdam ma atterra ad Eindhoven o a Rotterdam, fa bene a sapere che è vero che esiste lo shuttle diretto dagli aeroporti ad Amsterdam, ma che su quello i bambini pagano, ma anche che da entrambi gli aeroporti ci vuole pochissimo ad arrivare in stazione in autobus, e che da lì, in treno, i bambini viaggiano con lo sconto.

E l'ultimissima, che ho appena scoperto per me per Carnevale, è che la Ryan Air vola da Ancona, Alghero e Pisa a Dusseldorf Weeze, ma che Weeze è giusto oltre il confine e che poi lo shuttle o ti porta direttamente ad Amsterdam, oppure ti porta alla stazione di Venlo, che è la stazione olandese più vicina, e da lì, stesso discorso.

(Dedicato a Francesca e co.)

lunedì 22 dicembre 2008

Corso con degustazione sul vino italiano

Ora che sono diventata sommelier AIS e dopo le esperienze nel 2007 e 2008 con i corsi di degustazione dell'olio di oliva, ho organizzato un ciclo di 3 lezioni con degustazione per imparare a conoscere meglio il vino italiano, a farsi strada nella selva di etichette e denominazioni e imparare a gustare questo importantissimo prodotto.

Dovete fare un regalo a un appassionato di vino che sta qui in Olanda? Questo corso può essere un'idea. Per le iscrizioni, guardare qui.

Questo il programma delle lezioni, che si terranno in primo luogo in olandese, ma su richiesta di un paio di interessati a seconda dei partecipanti verrà aggiunta come lingua di istruzione l'italiano o l'inglese:
18 gennaio, dalle 14 alle 16:
Vinificazione in bianco
Cos'è il vino, capire le denominazioni del vino italiano, la vinificazione in bianco, i vitigni più diffusi, cos'è il blanc de noir, come si procede in una degustazione. Assaggio di almeno 5 vini provenienti da varie regioni d'Italia e vitigni diversi, serviti con spuntini adatti al tipo di vino e discussione finale.


1 febbraio, dalle 14 alle 16:
Vinificazione in rosso

Vinificazione in rosso, come si fa il rosato, la macerazione carbonica e il novello, il ruolo dei tannini e degli antociani, i vitigni più diffusi, la combinazioni di vini e piatti secondo l'AIS e un paio di differenze rispetto alla scuola francese. Assaggio di almeno 5 vini provenienti da varie regioni d'Italia e vitigni diversi, serviti con spuntini adatti al tipo di vino e discussione finale.

15 febbraio, dalle 14 alle 16:
Bollicine
Prosecco, spumante, franciacorta, champagne, hanno tutti le bollicine, ma come districarsi? Parleremo del metodo classico (champenois, in Francia) e Martinotti (o Charmat), delle caratteristiche gusto-olfattive per chiarici le idee. Anche qui assaggeremo almeno 5 etichette, in compagnia di spuntini adatti.

Lo scopo del corso è quello di imparare a capire quali vini ci piacciono e perché, cosa comprare meglio in Olanda, come combinare cibi e vini, ma soprattutto passare una domenica pomeriggio alla scoperta di un po' di sana convivialità italiana.

I proventi del corso vanno a sostegno della Fondazione Scuola d'Italia e verrà organizzato in collaborazione con alcuni importatori olandesi, che ci daranno così anche informazioni dirette sui produttori e su come vengono fatti questi vini.

Il corso costa € 75 per le tre lezioni e € 35 per una lezione singola e si terrà alla Casa di Astaroth, in Sint Janstraat 37, dietro il Dam. L'ideale, quindi, per chi viene a passare la domenica ad Amsterdam e torna in treno, per non incorrere negli strali del palloncino.

Inoltre gli importatori partecipanti offriranno uno sconto speciale ai partecipanti che vorranno fare scorte per casa.

domenica 21 dicembre 2008

Mance festive e olandesità

Chi ti passa regolarmente davanti la porta, postino o consegnatore di giornali vari, a fine anno si aspetta la mancia. E quindi da adesso cominiciano a bussarci, porgendo gli auguri di Natale. Anche se abbiamo appena traslocato, non riceviamo niente perché abbiamo alla porta l'adesivo che chiede di non lasciarci pubblicità e riviste non richieste, abbiamo già dato un paio di mance per toglierci il pensiero. E ieri il capo ha detto "No grazie". Che troppo è troppo.

Perché da un tot di anni succede che c'è gente che non ha niente a che fare con le consegne vere, ma si presenta a scrocco. Poi passa il fattorino vero e resta a bocca asciutta. Le varie riviste e aziende di distribuzione hanno iniziato a fare delle cartoline che ti fanno consegnare dall'addetto, così gli auguri li hai cartacei. Ma anche questo non basta contro le truffe.

Una volta la consegna dei giornali (si, in Olanda se hai l'abbonamento il giornale ti viene recapitato quotidianamente a casa, e se sbagliano chiami entro una cert'ora e ti mandano la consegna speciale) era compito degli studenti di scuola superiore. Li chiamavano persino "i giovani eroi". Adesso diverse testate hanno problemi strutturali a coprire certi quartieri.

Adolescenti bicimuniti uscivano di casa quel paio d'ore prima di andare a scuola, si facevano il proprio quartiere o la zona assegnatagli, rientravano, facevano colazione e proseguivano la giornata. Guadagnavano due lire (che di più non ce n'erano nel settore), imparavano un minimo di etica lavorativa e facevano curriculum. E si ritrovavano due belissime borse da bici belle capienti gratis, che portavano con orgoglio anche anni dopo, quando ormai facevano altro.

Poi questo lavoro, unito a quello della consegna di depliant pubblicitari, è finito in mano alle vittime della crisi o nuovi emigranti. Lo studente, che per età è la categoria meno pagata del paese (gli stipendi per legge vanno con l'età, i ragazzini prendono ad esempio tra i due e i tre euro l'ora, anche le giovani cassiere al supermercto) nel frattempo poteva starsene all'asciutto a riempire gli scaffali del supermercato o fare altri lavoretti, sport eccetera. I genitori preferiscono dare loro dei soldi ai figli, piuttosto che saperli in giro la mattina presto al buio.

Che va sempre bene dove il part-time è diffuso: per i lavori meno qualificati ognuno ha almeno il vantaggio di scegliersi gli orari comodi, le madri quelli scolastici e gli studenti quelli extrascolastici. E i giornali non li vuole più fare nessuno.

Comunque, a livello di giovani portagiornali e mance, la storia più carina ed esemplare l'abbiamo avuta qualche anno fa, prima di disdire il quotidiano. Ci è arrivata consegnata a mano la lettera della madre della nostra giovane distributrice, che date le frodi ci invitava, in caso avessimo voluto dimostrare tangibilmente la nostra soddisfazione per la puntualità delle consegne con la mancia di fine anno, a fare un bonifico al numero di conto indicato.

Ci segnalava anche il cognome e codice della figlia, insieme al numero preposto del quotidiano se avessimo voluto controllare che era davvero lei l'incaricata del nostro indirizzo. Che anche lei come madre era più tranquilla se la figlia poteva fare a meno di andare a suonare casa per casa, che infilare un giornale nella buca delle lettere è una cosa, ma bussare e parlare con degli socnosciuti è un'altra.

Ecco, una lettera del genere la trovo esemplare per tante delle virtù tipiche olandesi, che uno ha gioco facile a notare gli aspetti negativi ma elenchiamo una volta anche quelli positivi:

- il presentarsi e qualificarsi sempre e comunque quando hai un'interazione con gli altri. Se rispondi al telefono cominci con il qualificarti, anche se la telefonata la ricevi. Alle feste di compleanno ogni nuovo arrivato fa il giro di tutti i presenti stringendogli la mano uno ad uno e dicendo il suo nome, così poi l'hai sentito quindici volte nel giro di un minuto e c'è il caso che te lo ricordi
- il desiderio di trasparenza
- il rispetto per il senso di distanza: voglio qualcosa da te ma te lo comunico per iscritto così non ti disturbo troppo
- la pragmaticità e il semplificare le cose. Magari quando ti bussano, tu la mancia la vorresti proprio dare, ma proprio in quel momento non hai spiccioli in tasca, ti imbarazzi ecc. Meglio un bonifico quando ti fa comodo e stai magari già pagando le bollette di casa
- le spese bancarie che per i conti privati per anni non esistevano. Le banca guadagnavano sulla valuta e per abituare i correntisti a non poter fare a meno di loro, non ti addebitano spese di bonifico. poi uno si chiede perché ero contenta quando ABN Amro voleva rilevare l'antonveneta. Le banche nostre hano tutto da imparare
- il chiedere chiaramente quello che vuoi senza remore
- la facilità a parlare di soldi
- il desiderio di combattere le frodi in modo costruttivo
e, più importante di tutti:
-rendere i figli autonomi e responsabili.

Uno lavora, ci sono delle consuetudini accertate, se vuoi seguirle semplifichiamoci tutti la vita e se no, eviti a una bimba un rifiuto o un eventuale utente maleducato e la motivi nella strada che è bello, formativo e utile guadagnarsi i propri soldi. Tutti contenti, tutti a casa propria e il risultato è lo stesso.

Volendo, io l'avrei migliorata solo di un punto: avrei inventato e mandato un adesivo che l'utente può attaccarsi alla porta, che dice: "il mio distributore quest'anno gli auguri me li ha già fatti. Astenersi perditempo e non aventi diritto".

Quasi quasi brevetto l'idea e me la vendo ai quotidiani e alle società di distribuzione.




Crediti foto, presa da http://www.ed.nl/. Il distributore è Martijn van der Putten, la foto di Anja Ligtenberg

Festa in parrocchia

Domenica scorsa dei bambini ci hanno dato un volantino coloratissimo per una festa in parrocchia dietro casa. Una festa di natale per bambini. E ci ho portato le belve per vedere se potevamo conoscere anche qualche bambino del vicinato. Inoltre la chiesa che la ospita (un bell'edificio in stile Amsterdamse school come tutto il quartiere, merita di essere visto anche all'interno) ha fuori un parchetto giochi pubblico con tanti giochi carini, e ho pensato così che le conoscenze che avremmo potuto fare le avremmo anche ritrovate lì.

Infine, è chiarissimamente una chiesa nera, secondo me con funzioni in inglese. E io ciò la mania del gospel, che mi sono detta: vai che magari hanno un coro per bambini dietro casa a cui mandare Orso. Poi ho scoperto è è una chiesa riformata del tipo herformde (che qui gli scismi dele chiese protestanti e tutte le differenze secondo me manco il sinodo ci capisce granché, figuriamoci io).

Li ho fatti vestire un po' benino, che le chiese nere ci tengono assai e siamo andati. Ho fatto bene che dei vari coetanei, ce n'erano un paio persino incravattati (teneri). All'ingresso c'era il guardaroba e dei tavolini con il caffé. In chiesa le sedie erano impilate di lato e al centro c'erano una serie di tavolini apparecchiati in modo natalizio, con un piatto di salatini e dolcetti (di cui specie Orso ha approfittato con santa devozione).

In fondo un palco a tre gradoni, con dietro a tutto una nicchia rivestita di stoffa argentata glitter, l'ingresso tutto drappeggiato di viola e nella nicchia, rialzato, un trono con lo schienale e circonvoluzioni d'oro. Mi pare, ma potrei sbagliarmi, chiuso da un vetro.

Era una specie di musical, ne ho visto uno in America una volta, un po' fatto in casa, un po' moralisticheggiante sul fatto che bisogna ascoltare i genitori. Però i bambini si sono lanciati a sedersi ai tavolinetti in prima fila non appena sono stati invitati a farlo. Tanta autonomia non me l'aspettavo.
Orso si sarebbe messo ad interagire, ma ha preferito guardarsi intorno, ma quando tutti i bambini seguivano il protagonista che prima scappava di casa, poi rientrava pentito e faceva pace con il padre, si sono buttati all'inseguimento anche loro.

Non solo Orso si è messo a partecipare, che non me l'aspettavo, e alzava la mano per rispondere quando la presentatrice in microfono parlava ai bambini, ma quando Ennio ballando faceva la sua ruota stile breakdance, ha tentato di imitarlo, è la prima volta che glielo vedo fare. Le parti rap le avrei fatte molto meglio io, ma 4 pischelloni neri che rappano in chiesa la dovevo ancora vedere e adesso l'ho vista.

Insomma, a parte il musical casereccio, io sono giunta alle seguenti conclusioni:

- la vita di parrocchia non fa per me
- le feste parrocchiali sono tanto noiose
- però si vogliono bene e sono carucci, ma ne faccio a meno
- mi sa che non ci torniamo. Stimola l'autonomia di orso in modo pericoloso, non ci sono abituata.

Una botta di chiesasticità per Natale l'ho fatta, ci siamo un pochino divertiti, siamo andati via prima che servissero la cena finale, che non avevo capito che ci fosse anche quella, mi sembra un'iniziativa carina anche se non fa per noi e ad Ennio l'ha colpito uno stendardo (ce n'erano un tot appesi alle pareti, belli, colorati, tra cui uno con un agnello incoronato e la scritta King of Kings, un altro con the Gift of Healing, oppure the Gift of Faith) e questo era una croce con due-tre goccione di sangue scenografiche che gocciolavano giù.

Gnorpo one è rimato impressionato, a un certo punto che camminava in giro l'ho visto fermarcisi davanti e studiarlo bene. Poi ne ha guardato un altro con un angelo con la spada e la tromba e mi ha chiesto cosa fosse.

"È un angelo".
"Quello che è andato a dire che non era più morto?"
E così mi rendo conto che la vita di Gesù lo ha comunque colpito, mio figlio.

E per quanto rigarda Natale e doveri religiosi per quest'anno stiamo a posto, ma se alla parrocchia di san Nicola poco poco fanno una messa di Natale anticipata e cattolica, che quelle le capisco meglio, vedo di portarceli.
(Alla fine Ennio è pure riuscito a farsi dare le bomboniera che ce n'era un tavolone, ovvero un bicchierino di plastica colorata pieno di dolcini glucosiosi vari, incartato carino e con la scritta su bicchiere e un foglio di adesivi che c'era Jesus loves me. Mi sa che domani facciamo il presepe, almeno è una tradizione che capisco meglio).

sabato 20 dicembre 2008

Quello che fa una madre

Ho letto un post di una mamma disperata per aver fatto il cesareo. Si sente una mamma di serie B. e nei commenti ce ne sono altre che dicono lo stesso.

Una mia cara amica è andata in menopausa precoce nel momento in cui ha conosciuto l'uomo con cui voleva fare un figlio. Lo ha fatto in Spagna grazie all'ovulodonazione (si scrive così?) e dice che non avrà mai il coraggio di dirlo al figlio. Per paura che non la ritenga una vera madre.

Poi c'è quella che mi va in crisi perché non ha potuto allattare al seno. Cattiva madre anche lei.

MA SIAMO DIVENTATE TUTTE SCEME?
(Certo che come riesco ad essere confortante io, nessuno).

Signore benedetto, che cosa strana ed incomprensibile è questo senso di colpa a prescindere che va insieme alla maternità. Il complesso della wonderwoman mancata. Il non sentirsi mai all'altezza. Volete che non ne conosca tutte le sfumature che si applicano a me?

Epperò basta. Spezzo una lancia a favore dell'adeguatezza alla maternità a prescindere. Se qualcosa va male sono errori di percorso. Allora, lancio questo sasso e aspetto le vostre onde concentriche sull'acqua. Io comincio, voi continuate. Parliamo degli elementi che fanno di una donna qualsiasi una mamma. Una vera mamma. Una mamma con il bollino blu.

COSA FA UNA MAMMA
1) avere un figlio/a (io ho due maschi e parlo al maschile che mi viene meglio). Ci sono persone che in potenza sono madri nate (uomini e donne), ma è il figlio che cerchi, che trovi, che ti capita, che ti affidano, che ti danno, che ti prendi o che ti sceglie a fare di te una madre
2) fare da madre a tuo figlio. Ovvero, una qualsiasi di queste cose: generarlo, portarlo, partorirlo, allattarlo, nutrirlo con il biberon, fargli le pappine, guardarlo sorridere, insegnarli a parlare, camminare, cosare, tutto il resto. In generale: mettere le sue esigenze prima delle tue e di quelle del tuo uomo. Essere consapevole del suo essere al mondo 24 ore su 24
3) svegliarti di notte per sentire se respira. Respira. Ti riaddormenti serena
4) volergli tanto bene da piangere
5) bastare a te stessa, se c'è lui
6) portarlo al nido, all'asilo, a scuola. Anche il primo giorno alle superiori, ma lo lasci a 200mt. dall'ingresso per non sputtanarlo troppo. O tenerlo per mano e sputtanarlo, ma tanto sei la mamma, è un tuo privilegio
7) andare a parlare con gli insegnanti, correggergli i compiti, occuparti della sua istruzione
8) guardarlo addormentarsi
9) soffrire quando sta male
10) sentirti priva di un pezzo fisico quando non c'è e ci fai caso
11) morire di paura se tarda o sparisce
12) sfracellarlo di botte (o averne l'impulso) quando rientra sano, salvo ed incosciente dopo che tu sei stata lì a morire di paura
13) porti, a causa di tuo figlio, il problema della tua (im)mortalità
14) renderlo autonomo da te e in grado di cavarsela da solo
15) riuscire a farlo incazzare visceralmente come nessun altro al mondo
16) fargli da capro espiatorio contro la vita. È così bello nei momenti di sconforto poter in primo luogo dare a tua madre la colpa di quello che ti fa star male. Poi a mente fredda passa, ma che fortuna poter avere questa valvola di sfogo. Io con la mia lo faccio sempre, le mi vuole bene, non ci patisce troppo e mi perdona subito dopo

Un sacco di altre cose che mi direte voi. Secondo me, se rispondete di si ad almeno tre di questi punti, sapendo che lo fate in modo disinteressato e pensando al meglio del figlio, siete delle mamme di serie A.

Poi certo, ci sono altri punti che arrivano in conseguenza della maternità. Diventi ricattabile. Diventare pericolosa (guai a chi te lo tocca). E soprattutto: cominci ad avere i sensi di colpa e ritenerti inadeguata. Ma ci siamo già dette che questa è una cosa inutile. Peggio, è dannosa. Vi impedisce di prendervi davvero cura di vostro figlio e della vostra famiglia. È questo che vogliamo?

No, quindi da oggi basta con i sensi di colpa.

Appendice: e i padri, mi direte, cosè che fa un padre? Beh, diciamo innanzitutto che il mio manuale dice che il bambino riconosce come padre colui che la madre gli presenta come tale. È la madre che fa il padre. Ma poi, lo si diventa sul campo, condividendo i punti sopra (ove applicabili).

Una cosa che mi piace molto dell'Olanda è che si distingue talvolta tra padre biologico e padre sociale. Il padre sociale è colui che appunto vive il bambino nella sua quotidianità e a tutti gli effetti fa le veci del padre.

Però spezziamo una lancia per i padri che non vivono con i propri figli (perché divorziati, o lavorano fuori o altri casi della vita). Possono sempre rivendicare il proprio ruolo paterno aiutando a crescere il figlio, dandogli un esempio positivo con la propria vita ed occupandosi di tutte le cose importanti, ma magari meno quotidiane, del suo sviluppo e della sua educazione. Insomma, il padre che odia il calcio ma ogni sabato porta il figlio ad allenarsi e lo segue nelle trasferte, secondo me si è guadagnato i gradi sul campo. Qualunque sia il suo rapporto con il bambino.

Insomma, basta così o devo continuare? Qualunque genitore si ponga come priorità l'interesse dei propri figli, è un genitore di serie A e basta pippe. Va sostenuto incondizionatamente in questo compito grande, bellissimo e sfinente.

venerdì 19 dicembre 2008

Le tre E, l'orifiamma e gli orgasmi di Freud

In famiglia abbiamo una pazza furiosa. Sul serio, ed è parente tanto stretta da preoccuparmi per l'eventuale ereditarietà delle belvine, ma non tanto da non ignorarla bellamente.

Che da quando ha ignorato lei le prime due nascite in famiglia (cioè i miei gnorpoli belli santi e benedetti) mi sono sentita libera, e il capo con me, di eliminarla dalle frequentazioni.

Mia suocera, che della pazza è sorella ed hanno un rapporto faticosissimo, ci tiene a non litigarci e mantenerci un minimo di rapporti per amore della madre, che a sua volta ci tiene, come tutte le madri, ad avere le figlie che vanno d'accordo. E si è trovata ultimamente un sistema geniale. Lei lo chiama un investimento.

Insomma, la pazza è rappresentante della Orifiamma, ditta cosmetica che si vende tra amiche, tipo Avon. e la sua miglior cliente è la sorella. Che a tutto il mondo conosciuto o meno regala i prodotti (ottimi) e i vari gadget, lei stessa usa di tutto, e almeno quando si telefonano per ordini e contrordini riescono a parlarsi come due persone normali, ed eventualmente, con questa scusa, anche a mettersi d'accordo su cose relative alla madre.

Ora uno dice: va bene, ma tu sei imparentata con lei da parte lesa, ovvio che le dai della pazza. No. Amici medici dei miei suoceri, che la conoscono e la incontrano a quelle inevitabili riunioni di famiglia, l'hanno diagnosticata ben bene.

"È una tipica 3 E", fa uno. "Esaltata, egoista ed emotiva".
Ora, io conoscendola, posso solo sottoscrivere, ammirata da tanta capacità di sintesi.

Un altro spettatore a un exploit tipico, è rimasto talmente basito da riuscire solo a dire;
"Una così sarebbe stata veramente l'orgasmo bagnato per Freud".

Memore però di un avvertimento dell'amica M. anche lei dotata di pseudopazzo in famiglia (uno che è pazzo lo è sempre, dice lei che glielo ha detto lo psicologo, non solo quando fa le scene madri ai genitori - e la madre che ci casca sempre per principio), mi sono voluta accertare di un paio di cose:
"Ma lei è così esagerata solo con voi, che siete parenti, o con tutti?"

Con tutti, pare. Ha amici di cui è sempre straordinariamente entusiasta che dopo un paio di mesi spariscono dall'orizzonte. Nel paese in cui vive ormai la conoscono, quando fa scenate incredibili per strada, non ci fanno troppo caso. La madre, che manco lei riesce a parlarci sempre, va però dalla stessa estetista, dove le vengono riferite le voci di popolo sulla figlia. (Che io direi: e allora lo fai apposta!)

Ho dovuto rivederla ai 90 anni della madre, festa a cui, però, grazie a un impegno di lavoro preso in precedenza, sono arrfivata al caffé, e già lì non la sopportavo più. Gelosa del nuovo nipote neonato che giustamente si attirava tutte le attenzioni, attenzioni di cui si sentiva defraudata, è riuscita a farmi incazzare con i commenti vigliacchi nonchalant sul mio ritardo (io lavoro cocca, non come te che non fai un cazzo nella vita e ti dai agli hobby da signora annoiata), essere acida con tutti, e rompere generalmente le scatole, che tanto la decisione comune e tacita è stata quella di ignorarla, che è la cosa che le fa peggio (però, bastardi dentro, i miei parenti).

E al momento degli addii, quando ho abbracciato la nonna chiedendole se era contenta della giornata, mi ha risposto:
"Per me la cosa più bella è stata vedere come vanno finalmente d'accordo le mie bambine".

E vabbé, allora ditemelo che le madri riescono a rincoglionirsi fino a questo punto, così mi preparo per quando toccherà a me.

Icecube: telescopio a neutrini

Il titolo ovviamente è una volgarizzazione tutta mia. Avete notato che la scienza è da un sacco di tempo che non è più intuitiva? Voglio dire che il teorema di Pitagora, ovviamente non l'ha scoperto il primo arrivato, ma persino io riesco a capirlo.

La maggior parte della matematica e fisica che ho fatto allo scientifico (e ragazzi, quanto andavo male in quelle materia, sono la prova vivente che non esiste nessuno davvero negato per la matematica, solo gente che ci mette 50 volte il tempo di altri per venirne fuori, e se quel tempo non te lo prendi, non capisci of course) era anche intuitiva. Prima o poi arrivava un peresempio che ti chiariva le idee.

Ecco, la cosa che mi affascina di questo telescopio, è che per studiare fenomeni astrofisici più violenti, tipo esplosione di stelle, buchi neri, raggi gamma scopppiettanti attraverso i segnali dallo spazio, è che non lo mettono sulla montagna più alta, ma sottoterra. Anzi, sotto il ghiaccio.

In Antartide, a una profondità tra un chilometro e mezzo e due chilomerti e mezzo, c'è tutto blocco di sensori attaccati a una serie di stringhe che vanno verso il basso di sensori collegati tra loro che devono intercettare i neutrini. Ha un volume di un km3 e lo vedete nella foto. Ora, i neutrini sono le più antisociali delle particelle: non si vedono, non si sentono e passano indisturbati attraverso tutto. Anche il nostro corpo. Perché sono piccini e non hanno una carica elettrica.

Però se vanno a sbattere contro una particella di ghiaccio, producono una luce blu, che viene registrata da tutti i sensori che a intervalli regolari sono attaccati a queste stringhe immerse nel ghiaccio che compongono il telescopio. Ora, perché metterlo sottoterra? Perché i neutrini che vengono dall'altro sono innumerevoli e ci cadono addosso continuamente, ma tra queste rare esplosioni, alcune sono provocate da neutrini cosmici, che hanno una carica di energia altissima, che vengono da tanto lontano e che ci dicono cosa ha combinato l'universo in passato. In questo caso, i neutrini vengono dal basso, ovvero dal cielo sopra al polo Nord, e la terra gli fa da filtro.

Ecco, voi la considerate intuitiva una cosa del genere? Un telescopio sottoterra che ha bisogno della terra come filtro? Io no, per fortuna lo spiegano tanto bene qui.

Così ho anche imparato che il neutrino è stato battezzato da Enrico Fermi, come diminutivo di neutrone. che i fatti di linguistica invece li capisco molto meglio (anche se tutta la Government and Binding theory è peggio della fisica dei neutrini).
Comunque se vi andate a vedere il sito, c'è tutta una parte sui collaboratori che stanno cercando, anche tra studenti, laureati e dottorandi. più altra gente che sia in grado di passare un inverno in Antartide. che io non ci capirò molto, ma sono sicura che un mucchio di gente qua fuori non solo le capisce queste cose, ma si esalta all'idea di partecipare. In tal caso, non fate figli che è meglio, almeno finché passate gli inverni in Antartide.

giovedì 18 dicembre 2008

Aperte le iscrizioni per "A corto di donne"

Sono aperte le iscrizioni alla quinta edizione di “A Corto di Donne”, rassegna di cortometraggi al femminile, in programma a Pozzuoli (NA) nei giorni 19, 20 e 21 giugno 2009.

“A Corto di Donne”, organizzata dall’associazione culturale “Quicampiflegrei” e dal “Coordinamento Donne Area Flegrea”, promuove la creatività al femminile, offrendo uno spazio di confronto alle filmmakers di tutto il mondo che hanno scelto il linguaggio cinematografico per esprimere un punto di vista originale sulla società, i sentimenti, i fenomeni del nostro tempo.

La partecipazione alla rassegna è riservata esclusivamente a cortometraggi diretti da donne, realizzati a partire dal 1° gennaio 2007.

Il tema e il genere sono liberi. La durata dei singoli lavori non dovrà superare i 20 minuti.

Le giurie, composte da professionisti dell’industria audiovisiva ed esponenti del mondo dell’arte e della cultura, assegneranno il premio al miglior cortometraggio per ciascuna delle quattro sezioni competitive in cui è articolato il festival: Fiction, Documentari, Animazione, Videoarte.

Sarà inoltre attribuito, dalla direzione del festival, un premio speciale al miglior cortometraggio italiano, individuato tra tutti quelli selezionati per la fase finale della rassegna.

Le opere dovranno essere spedite, unitamente alla scheda di iscrizione, al seguente recapito: “A Corto di Donne” – c/o Azienda Autonoma Cura, Soggiorno e Turismo – Piazza Matteotti, 1 – 80078 Pozzuoli (NA) – Italy.

Termine ultimo per la presentazione: 31 marzo 2009.

E’ consentito partecipare con più di un lavoro. L’iscrizione è aperta a opere di qualsiasi nazionalità, purché sottotitolate in italiano o in inglese, oppure prive di dialogo.

Attraverso il sito internet ufficiale – www.acortodidonne.it – è possibile scaricare il regolamento integrale e la scheda di iscrizione alla rassegna. Ulteriori informazioni possono essere richieste inviando una e-mail a info@acortodidonne.it oppure telefonando al numero (+39) 347.6675.785.

Firmare per la salute dei bambini

Questo è un appello dei pediatri italiani. Chi non lo firmerebbe per principi politici, lo faccia almeno per coprirsi il culo, perché ad avere in giro persone, e soprattutto bambini, senza accesso alle cure fa male a tutta la collettività.

http://appelli.arcoiris.tv/salute/

Per dire, ho capito che l'Italia fa di tutto per mettersi al di fuori del consesso civile, ma costringere i medici a venir meno al giuramento di Ippocrate per quello che vale, a fargli fare gli spioni contro i propri pazienti e a far passare misure in aperta contraddizione con trattati internazionali che abbiamo firmato, non ci f davvero molto bene. Mi sembra masochismo vero e proprio.

Di questo appello ho avuto notizia dal blog di Ganja, che ringrazio per averlo segnalato.

Regalo di Natale

A me quello che manca in Olanda è un Carnevale come si deve, soprattutto per i bambini. A sud, in Limburgo ecc. lo festeggiano in modo selvaggio, hanno il Principe di Carnevale, fanno le canzoni, le sfilate, ma in qualche modo mi si è trasmessa la sensazione che sia una festa divertente solo se ti ubriachi. Gli altri, il resto dell'Olanda protestante, invece lo condannano come se fosse una cosa riprovevole. Per ubriacarsi e fare sfracelli in pubblico preferiscono il compleanno della regina o le partite di calcio.

Per dire, proprio qui che i bambini si mascherano continuamente proprio come gioco, alla scuola dei figli di Flora e Jochem arrivò questa circolare: per favore non fate venire i bambini mascherati a Carnevale perché è una festa che non festeggiamo. Mentre per il compleanno, per quello della maestra, per una serie di altre feste (Halloween, diobono, che non è manco nostra) quello si. Jochem, da bravo meridionale trapiantato in Noord Holland, si è stranito e ci è andato a parlare.

Per me invece carnevale è proprio un modo molto rilassato di divertirsi, mascherarsi, ballare ed andare ad Ascoli. Ecco, per me il carnevale è proprio quello di Ascoli, dove tutti ci credono e si danno da fare per realizzarlo, per fare satira, protesta civica e festa di piazza. E trovo che sia proprio un buco nell'educazione italiana che dò o cerco di dare ai figli il fatto di non potergli far fare un Carnevale come si deve. Magari ad Ascoli.

Senza contare che nel frattempo ho scoperto anche il carnevale di Offida, con la corse del bue finto.

Però ho appena visto che quest'anno, miracolo, le vacanze di Carnevale cadono durante le vacanze di febbraio. E che ryanair ha un volo che costa poco (per ora) verso Ancona.

Io devo proprio scriverla, questa lettera a Babbo Natale.

Questo post NON è sponsorizzato dalla regione Marche, assessorato al turismo. Anche se è una vergogna che non lo sia.

mercoledì 17 dicembre 2008

Cenone di Natale a scuola (con ricette)

Avviso ai naviganti: che sono prolissa ve ne siete accorti, ma questo post non era lungo. Insomma, non troppo. Il solito, diciamo. Il solito meno lungo degli altri che sono lunghi. Poi ho cominciato a mettere le ricette con un paio di divagazioni filosofiche e la cosa mi è sfuggita di mano. comunque se sono solo le ricette che vi interessano, andate direttamente più giù.

Uuuf, meno male che non ho un datore di lavoro che organizza le cene di Natale, o avrei seri problemi logistici tra dicembre e gennaio. A Sinterklaas la festa per i bambini al lavoro del capo, che è riuscita splendidamente e finalmente tutti i figli che da anni si chiedono dove lavorano mamma o papà, hanno potuto vederlo.

Tre buffet di dolci e l'emozione di vedere un autentico Sinterklaas con barba, mitria e pastorale, hanno ovviamento richiesto il proprio prezzo: una bimba ha vomitato spaventosamente mentre il padre aveva in braccio un neonato e tentava con l'altro di buttarla fuori dalla pesantissima porta d'ingresso. Qualcun altro mi ha portato un Ennio rosso e piangente che è riuscito a soffocarsi con un cioccolatino ripieno di mappazza di glucosio puro che gli si è appiccicato in gola. il 4 gennaio avremo l'uscita di Capodanno con la stessa compagnia.

Stasera invece il cenone della scuola. Era solo l'anno scorso che Orso, piccolo e congelato e piangente mi si è addormentato nel cestone della bici avvolto nei piumini con cui fino ad allora avevo tenuto in caldo tre pentoloni di minestra, mentre noi genitori brindavamo al freddo e al gelo in cortile e gli scolari cenavano in classe con compagni e maestre. Adesso invece è in classe anche lui, non solo, si sente così grande che l'altra sera diceva a Sil, un fratellino piccolo altrui con cui era all'asilo quando Sil era neonato:

"Se fra poco Sil viene in classe con me possiamo essere amici".

Avere un marito in consiglio genitori, che sarà bravissimo a tenere i conti e fare i piani di battaglia, ma poi si sente in minoranza tra tutte le madri creative, significa che mi incastra sempre a cucinare. Quest'anno quindi mi toccano 20 litri di pasta e ceci (che ci servirà tutta, lì al freddo) e "quel buonissimo gluhwein senza alcool che hai fatto lo scorso anno" e io manco mi ricordo come e quando, spero di aver messo la ricetta su un qualche blog. Ma era un gluhwein senza vino, il che incoraggia.

In tutto ciò, stimolata da Roberta e i suoi bellissimi portavasi in feltro ho deciso, mannaggia a me, di rifarli per tutto il corpo insegnante, le ministelle di Natale sono già pronte sotto.

E sento or ora che non ci siamo iscritti alla cena di Natale delle rispettive classi (ogni genitore porta qualcosa da far assaggiare a tutti e lo scrive su una lista), ma che mancando il dolce in classe di Ennio, quello mi tocca fare. Mannaggia, io speravo di cavarmela con due zuppierine della stessa pasta e ceci che faccio per tutti, ma no.

E non abbiamo un forno, si ricorda adesso il capo. Fannulla, l'idea del tiramisù che ce l'abbiamo a fare? Vado a fare la spesa, che oggi la vedo dura.

Meno male che intendo mettere i bambini al lavoro sull'mini-albero di Natale comprato ieri. 15 cm. di altezza e simbolicità, ma è piaciuto:

"Che tenero" fa Ennio.
"Ma non lo portiamo a scuola, questo ce lo teniamo a casa" si preoccupa Orso.

E da oggi, ho comunicato al capo, si comincia a fare come da Flora (metà italiana), Jochem (tutto olandese, del sud però) e i loro 4 bambini: a casa parliamo tutti italiano, capo compreso.

Note a piè di pagina e ricette
Stiamo parlando italiano. Il kompot da bere è pronto nei thermos, la minestra sta sobbollendo e i dolci sono pronti. Adesso scappo in merceria a cercare del filo da ricamo e forse attacco anche i portavasi in feltro.

Per le ricette, io cucino solo ad occhio e in più adesso l'ho fatto per 100, quindi non dò dosi normali, tanto non siete olandesi, sono sicura che vi arrangiate benissimo.

Ricetta kompot
Il kompot è una bevanda sana polacca, una specie di the alla frutta. a seconda della stagione si beve caldo o freddo, può essere più o meno dolce.

In un pentolone d'acqua da 20 lt. ho messo a bollire due kg. di frutta secca mista (prugne, mele, albicocche, pesche), tre mele cotogne dimezzate, una mela normale e un 20-ina di chiodi di garofano. Volendo si può aggiungere una scorza d'agrume o un mezzo agrume intero a piacere. O una stecchetta di cannella, baccello di vaniglia, fettina di zenzero che in inverno scalda così bene, quello che vi pare a seconda di cosa c'è sottomano (tranne le banane, che mi sembrano poco adatte, ma in estate ci vanno tranquillamente tutti i frutti rossi e le bacche).

Si fa bollire in abbondante acqua finché le mele sono cotte e l'acqua ha preso tutti i profumi e i sapori della frutta e delle spezie. Poi si versa in thermos o brocche o bottiglie, filtrando con un passino, e si beve alla temperatura desiderata. Insomma, io ci sono cresciuta, poi ho scoperto che l'acqua rocchetta ha fregato l'idea.
La frutta cotta si mangia, ma adesso ne ho un quantitativo increibile, devo vedere se non riesco a farci una composta aggiungendoci dello zucchero di canna, anche se il capo ha proposto di frullarne un po', allungarla, per addolcire il tutto, che a lui sembra troppo demi-sec. Chi lo vuole più dolce può aggiungere del miele, ma l'idea della frutta secca è proprio quella di far passare gli zuccheri alla bevanda.

Pasta e ceci
Questa è facile. In mezzo lt. di olio evo biologico (preso al Dirk van de Broek) ho soffritto un sedano intero, 600 gr. di carote e altrettanti di cipolle, tutti sminuzzati al robot. Ho messo a cuocere (le verdure sminuzzate cacciano un mucchio d'acqua, per questo mia madre preferisce tagliare le cipolle a mano, io no, che le cipolle mi servono per far sughetto), aggiustando di sale e coperto.

Dopo un 20 minuti ho aggiunto un barattolone da 2,5 kg. di pelati e 5 kg. di ceci, un rametto di rosmarino, e adesso stanno lì a borbottare, che il pentolone da 20 kg. con la piastra elettrica da campeggio che altro non ho, ci mette del tempo. Alla fine aggiungerò della pasta de Cecco piccola, idealmente i tubetti rigati, ma non li ho trovati quindi sono i sedanini n. 61, semmai aggiungo un po' di acqua bollente dal bollitore elettrico, che altri fuochi non ne ho, spegnerò e mischierò, rimettterò il coperchio e gloria a dio, ora che li serviamo si è cotta pure la pasta con il calore e il sughetto dei ceci.

Per questo è sempre meglio usare pasta di buona qualità, che non ti scuoce per così poco. Per chi non regge il glutine io aggiungerei tranquillamente al posto della pasta del riso, magari il Vialone nano, che quei chicchetti quasi tondi mi fanno allegria.

Dolce composto farcito al kwark
Avrei voluto prendere un cake già pronto per questo dolce al volo, ma non l'ho trovato e mi sono accontentata dell' Ontbijtkoek, una specie di cake speziato che, come dice il nome, si mangia a colazione. Esistono anche altri tipi di koek in giro, il mio preferito è il Groningerkoek che si fa a Groningen, ma si vende ovunque, ripienissimo di canditi, uvette e talvolta noci e nocciole varie. Sono tutti dolci a lievitazione pesante, non belli soffici, ma mappazze che riempiono e ti permettono di riaffrontare il freddo e il vento.

Manco a farlo apposta ho trovato un koek già a fette e venduto in vaschette con il coperchio, leggerine, ma ottime per farcelo dentro senza problemi di trasporto. In ogni vaschetta abbiamo messo uno strato di tre fettine di dolce scuro, coperte con tre cucchiaiate spalmate di kwark alla vaniglia giallino chiaro, ricoperte da uno strato di Hagelslag.

(E qui vi apro la parente, che gli olandesi che dei tre pasti principali al mondo due ne fanno a base di pane e qualcosa sopra, e in più hanno questa tendenza al gusto dolce che manco i neonati allattati al seno, e quindi si sono inventati delle robe da mettere sul pane assolutamente fantascientifiche.

Una di esse è appunto l'hageslag, che significa grandine ma normalmente a casa nostra manco ci entra. Poi i bambini vanno da oma che mi comunica orgogliosa: Orso a colazione ha mangiato ben due fette di pane con burro e hageslag, che io sto zitta, ma mi dico: e pensare che saresti un medico, e sei pure ossessionata dal peso forma, nonna degenere che mi avvii i figli a certe cose insane che io disapprovo profondamente e lo dovresti sapere, ma le voglio bene e sto zitta, e forse sbaglio che magari dovrei impormi, ma non ci riesco.

Tanto poi se lo mangiano al doposcuola, lo mangiavano all'asilo e io che ci posso fare? Che ci sono cose più gravi al mondo. comunque sta roba è una cosa tipo le codette per decorare le torte, tanti cilindrettini piccolissimi al cioccolato di vari tipi, o colorato variamente, tanto è glucosio puro, che uno si versa sulla fetta di pane o di cake imburrata, questa grandinetta ci si appiccica (si spera) oppure si sparge sul tavolo e per tutto il pavimento, il che, adesso che ci penso, è un ottimo motivo per continuare a non tenerla in casa.)

Su ogni strato di koek spalmato di kwark abbiamo aggiunto una nevicata di hageslag, che l'unica cosa che posso dire a mia discolpa è che è quello del commercio equo e solidale (e ne è avanzato un pacco e mezzo, per farci colazione questo weekend che vengono oma e opa, e a questo punto dò al nemico un ottimo argomento per continuare a darne ai nipoti, insomma, mi sono rovinata con le mani mie).

Dopo tre strati compositi di questi, abbiamo rimesso il coperchio e ne ho due vaschette per classe, ne avrei fatte anche tre ma il capo mi ha fermata.
Per cui, per tutta la prossima settimana, cito solo zauberilla:
Cake con hageslag per tutti!

martedì 16 dicembre 2008

Stasera in radio: il Bambinello

Per i prossimi due mesi il programma resta in archivio su questo sito, seguite il link. La parte su Nikolay comincia a 37:20 minuti. Per un problema tecnico non siamo riusciti a collegarci con Wilma dall'Italia, del che mi scuso.

http://www.salto.nl/streamplayer/ondemand_wereld.asp?sel_day=16&sel_month=12&sel_year=2008&month_dif=0&year_dif=0&sel_uur=20&date_form=&date_field=
Stasera, terzo martedi del mese come al solito, sono sola soletta dietro il mixer (con un solo precedente, spero di non sbagliare a schiacciare i tasti) perché Marina è in vacanza. Però visto che siamo sotto Natale, parleremo del Bambinello.

Perché di bambini e bambinelli se ne parla tanto di questi tempi e guardiamo in faccia la realtà: cosa facciamo noi grandi per i bambini? Cosa fanno la famiglia,. lo Stato (gli Stati) la società?

Il Bambinello, è solo una categoria mentale, o talvolta ci ricordiamo del bambino fisico che ci sta tra i piedi quotidianamente e che si spera diventi un adulto onesto e responsabile, ma soprattutto felice?

Intorno a questo tema si parlerà dei pilastri della nostra trasmissione Il terzo martedi. Di cibo, dell'agenda culturale ad Amsterdam, di fatti vari, tutte le cose belle che si possono fare in Italia e Olanda sotto le feste e per una volta che sono da sola NON trasmetterò musica italiana, ma mi sfogo con le mie cose preferite (cioè, quelle del capo). Crackers, Joan Osborne, Camper van Beethoven, dEUS.

Per ascoltarci: andate su www.salto.nl poi:

dalle 20 alle 21, trasmissione in italiano: schiacciare su Wereld FM e poi su LIVE
dalle 21 alle 22, trasmissione in olandese: schiacciare su Stads FM e poi su LIVE

Per commenti e interventi potete chiamare dalle 20 alle 21 il numero +31 20 788 43 20

I ladri di bambini

Oggi leggo su almeno un paio dei miei blog fissi la notizia della belga che avrebbe venduto due gemelli (a una coppia olandese).

Io l'ho letta la settimana scorsa in uno dei giornalini gratuiti che prendo alla stazione quando vado a ritirare le belve. E stava nel posto che merita, un trafiletto oltre la decima pagina, poche righe, per dire che siccome il reato vendita bambini non è previsto (e ci credo, a chi sarebbe venuto in mente?) stanno cercando di incriminarla in un altro modo. E che aveva già spillato soldi ad altre coppie in cerca di una madre biologica disposta a farsi fecondare artificialmente. Un grembo in affitto, insomma.

Non sono neanche andata a vedere in che pagina l'hanno messa questa notizia e quanto spazio le abbiano dato, l'averla trovata per caso un tot di volte già me lo fa immaginare.

No, dico. Stiamo parlando di quotidiani nazionali. Non del settimanale da parrucchiere.

Non è che io non abbia delle opinioni personali su un caso del genere, e anche molto forti. Mi meraviglio, ad esempio, perché sia più facile condannare chi li vende, dei bambini, piuttosto che chi li compra, che anche lì ci sarebbe parecchio da dire. E trovo giusto che un blog serva anche a parlare di questo.

Però vivere qui mi fa rendere conto che l'importanza che si dà a certe notizie è sempre un fatto interculturale. Essendo coinvolta una famiglia olandese, magari era più logico che se ne fosse parlato molto di più qui. E che in Italia finisse nel trafiletto "Stranezze dal mondo".

È vero però che con quello che succede in Italia, è meglio che ci occupiamo di delitti e crimini nell'ambito della sfera familiare, non sia mai ci mettiamo a parlare delle cose serie e gravi che ci toccano.

lunedì 15 dicembre 2008

Auto condivisa

Da oggi comincia il mio abbonamento all'auto condivisa. Dopo lunga e attenta riflessione (ma com'è che in questa casa tutto quello che mi semplifica la vita ma comporta un impegno economico va valutato per mesi?) abbiamo scelto per Greenwheels, che ha un'auto dietro casa nostra. Poi adesso ha una promozione con due mesi gratuiti. Poi si può disdire con un preaviso di un mese. Prevede tre autisti con lo stesso abbonamento e non sono legata solo alla macchina dietro casa, ma posso, per esempio, andare in treno in un'altra città dove è presente l'abbonamento e fare il tratto meno servito dai trasporti pubblici in macchina.

Che in questo paese gli intercity funzionano tanto bene, mentre le tangenziali e autostrade sono spesso congestionate. Mentre il bello di questo sistema è che ti costringe, ogni volta che prenderesti l'auto, a riflettere cosa ti convenga davvero in termini di tempo e soldi.

Oltre a GreenWheels qui ad Amsterdam sono attive anche la ConnectCar e Diks Autoverhuur, che è un autonoleggio ma con un'opzione di auto condivisa, che però è più interessante per le aziende.

Le differenze sono nelle strutture tariffarie: chi ti chiede un abbonamento fisso, chi ti fa pagare solo quello che consumi. Il consumo effettivo in genere è una combinazione di tempo di utilizzo e chilometraggio, e comprende il carburante. Sta a chi prende la macchina accertarsi che non vi siano danni (da comunicare prima dell'utilizzo, altrimenti te li addebitano) e non restituire mai la macchina con meno di un quarto di serbatoio pieno.

In macchina non si fuma, si sta attenti a non sporcare e restituirla pulita, se si sfora sul tempo si chiama l'helpdesk. Se crei con dei ritardi o altro un disturbo all'utente successivo, paghi una multa. Questa serve, ad esempio, a coprire il costo del taxi con cui l'utente successivo deve recarsi, per esempio, a prendere una macchina parcheggiata altrove.

L'altro motivo che mi ha convinto per la Greenwheels è che hanno uno sconto collegato all'abbonamento per lo sconto ferroviario. In fondo tutta l'idea è di risparmiare su larga scala nel consumo dell'auto, sia utilizzando il treno di più, sia trovando alternative all'auto sotto casa di proprietà, che la usi quando ti pare e quindi pure a sproposito, e che in una città come Amsterdam occupa anche un parcheggio.

Il fatto di 'ringraziare' con lo sconto chi fa una scelta di questo tipo, l'aveva deciso anche il comune di Amsterdam quando l'auto condivisa, tanti anni fa, ha fatto la propria apparizione. Monique e victor mi raccontano di essere stati tra i primi 50 iscritti di Amsterdam e per questo il comune gli ha regalato 50 euro di sconto.

Lo vedi anche dalla distribuzione delle auto: nel quartiere vecchio, a Java Eiland, vicino al centro, con il parcheggio in strada a € 2,20 l'ora dalle 9 alle 24, dove abitano tante persone con uno stipendio medio-alto e dove i posti macchina sono ridotti per motivi fisici, ogni 20 metri c'è un'auto condivisa di tutte le marche.

Qui a Nord, dove c'è molto più spazio, non si paga parcheggio e quindi chi vuole la macchina se la parcheggia gratis in strada, ce ne sono molto meno. 1 di Greenwheels e due di Connect a portata di piede da casa nostra.

Il che vuol dire che è vero che le misure amministrative ti constringono più facilmente a cambiare mentalità. Tutte le regole del gioco che ti impongono, sarebero molto furbe anche da applicare con una macchina di proprietà.

Ma anche a livello ampio, non sarebbe un'idea per certi centri storici italiani, dove la gente prende la macchina per andare a comprare le sigarette dietro l'angolo?

Oggi, un'ora prima di uscire ho prenotato in un paio di minuti con internet, ma volendo osso anche telefonare. E adesso vado e vediamo cosa succede.

domenica 14 dicembre 2008

Skiantos

Inutile, ogni volta che i miei figli si imbattono negli Skiantos, non ce ne liberiamo più. Ennio è particolarmente tenace nel venirmi a chiedere lumi su canzoni che capisce solo lui.

"Ma dimmi quella canzone qual'è, uaccio'rrine?"
"Eh?"
"uaccio'rrine?"
"Eh?"
Decisamente mio figlio si chiederà quale IQ ha sua madre. Di domenica mattina, figlio mio, molto basso. Però che bella erre anglofona, che tira fuori il mio bambino.

"Ma tu non ascolti" con l'occhio lucido e il labbro tremulo.
"Ricantamela".

Me l'ha ricantata. Mi sono svegliata e ho capito. L'abbiamo cercata su youtube ed ascoltata 3 volte durante il brunch/merenda. Adesso la canta anche Orso, nella sua personalissima intepretazione.

"Me piacciono 'barbine, yeah yeah yeah".

Solo per scaramanzia (Ecce homo)

Siamo tutti quanti solo umani, troppo umani. Siamo buoni, generosi e amiamo il prossimo ed è proprio con questo che ci chiedono contributi per chi ha meno, per chi è più sfigato di noi, minacciato di morte, di indifferenza, di una vita peggio della morte. Adesso a Natale, il nostro momento istituzionalizzato di bontà, più spesso che mai.

È giusto e sano. Un momento di spreco e folleggio accompagnato dalle doverose e rituali riflessioni su chi ha molto ma molto di meno. Count your blessings.

Perché lo facciamo? No, veramente, perché ci commuoviamo, ci indignamo, ci mobilitiamo?

Perché siamo fortunati e lo sappiamo. Ecco, adesso mi rivolgo a me e a voi tutti. Abbiamo un computer con tutto il potere che ciò comporta (anche economico, se non ci dispiace), lo usiamo per scrivere e per leggere.

E siamo perfettamente consapevoli che non abbiamo fatto un tubo per meritarcelo, che è solo per uno scherzo del destino che a noi è andata bene e ad altri, non per loro colpa, no.

Che se abbiamo un computer abbiamo presumibilmente anche da mangiare, da bere, da dormire, da scaldarci, da pagarci le piccole spese, e a volte anche quelle grandi. Che ci vediamo, presumibilmente, che abbiamo due mani o almeno una o mezza per battere sui tasti. Il resto, tutto il resto che abbiamo, mancia.

Che c'è chi non ha nulla di tutto questo. Che, al contrario di noi, sta molto più vicino (o lontano) dalla soglia della pura sopravvivenza. Che in questo momento, in Europa, ma forse anche semplicemente nella nostra città, nel nostro paese, sotto casa, c'è chi non ha niente. Neanche un amico o qualcuno che lo pensa in bene.

Non ce lo scordiamo, conosciamo ancora anche noi chi per periodi più o meno lunghi non aveva niente. Cioè, aveva freddo, aveva fame, aveva voglia di conforto, di una coccola, di comprensione. Noi siamo cresciuti con il mito della nutella, con le proteine delle fettine e delle bistecche magre.

E anche adesso che è Natale la nostra canzone più tipicamente autoctona ci ricorda che si nasce anche al freddo e al gelo. Insomma, nell'imprinting ce l'abbiamo bello forte, che si può stare tanto, ma tanto peggio di noi.

Allora, come rendimento di grazie, per scaramanzia, per allontanare la malasorte, per non dirci: ma come sono in fondo fortunata, che per carità, dirlo o anche solo pensarlo equivale ad attirarsi la sfiga settanta volte sette, noi doniamo.

Aiutiamo chi ha meno, ci diamo da fare per le buone cause, usiamo internet per mandare a tutti i nostri amici e conoscenti mail su bambini malati, genitori disperati, scrittori minacciati, casi umani vari. Tutto, pur di poterci non dire, che anche già solo quello porta sfiga, a me no.

Io sono sana, ricca, felice ed amata, lo sono i miei bambini, lo è mio marito, le nostre famiglie allargate, i nostri amici, i nostri vicini (no, non dirlo, sei pazza, porta male). È un equilibrio fragile e precario, perché non lo siamo sempre stati. Già mio padre, mia nonna, per dire, hanno avuto tanto, ma tanto di meno, e non per colpa loro. È un'emancipazione recente, troppo.

Per questo abbiamo paura di avvicinarci troppo a chi tutto questo non lo ha. Al barbone alla stazione che vende il giornale, o sta solo buttato in un angolo, sul marciaiede umido, al freddo e al vento. A non accogliere in casa chi ha un problema. Poi vede tutto quello che abbiamo noi, ne diventa geloso e la gelosia può far cadere i regni, figuriamoci un equilibrio piccolo e precario come il nostro.

Allora, continuiamo a tesoreggiare come la nostra ricchezza e fortuna più grande, quella consapevolezza di essere dei privilegiati. Non abbiamone paura. e spargiamola in giro. Perché un piccolo gesto, e delle volte non è solo un gesto finanziario, ma di solidarietà, una firma, una lettera un disegno, fanno miracoli. Non abbiamo paura di perderla, e neanche di allargarla.

Pensate veramente che enorme evoluzione abbiamo avuto in Italia in soli 50 anni. Io non ho più avuto la fame di mio padre da bambino. I miei figli ancora di meno. Ricordiamocene e ricordiamoci che hanno ragione in fondo gli Americani: tutti abbiamo diritto alla felicità e alla realizzazione di sé. E io voglio credere che sul lungo termine, questo varrà per la maggior parte delle persone. Perché essere felici e realizzati da soli con i barbari che premono alle porte, ma che gusto c'è? non c'è gusto, e infacci ci proviamo a non farlo succedere.

Non credo affatto che adesso viviamo in un periodo di decadenza e che davanti ci resta solo il lungo, freddo inverno, fatto di mosche e di paludi e silenzio. Nella più grande decadenza, resta l'uomo. Cioè noi, l'umanità, quella scintilla divina che ci ha portati qui, dove siamo. L'uomo nella sua grandezza e miseria, nello spirito e nella ferinità. Siamo corpo, ma siamo anche memoria. Ricordiamocene. Siamo fortunati e se ce ne ricordiamo, può solo andare ancora meglio per noi e tutti. Quasi tutti.

PS: c'è una molto libera citazione di Benni da qualche parte. No, per dire, non è tutta farina del mio sacco. Devo dirlo, hai visto mai...

Chiarimento al volo su Nikolaj: occorre agire adesso

Da quando ho ricevuto notizia del caso di Nikolaj, il bambino di Kiev senza documenti, gravemente malato ed in attesa di operazione d'urgenza, a cui purtroppo rischia di non arrivare vivo, sto cercando di saperne di più, anche sollecitata dai vostri commenti.

Inutilmente ho cercato più volte di telefonare a Kiev e parlare con chi è al corrente di prima mano. non ci riesco, i collegamenti telefonici sono sporadici. Ho chiesto in Italia e mi confermano che neanche loro sanno nulla sulla situazione oggi (ieri sera Nikolaj sarebbe dovuto essere dimesso).

Di questo parlerò in radio questo martedi, dalle 20 alle 21 su http://www.salto.nl/, sintonizzandosi su Wereld FM e cliccando poi su LIVE. Vox Humanitas è il gruppo internazionale che ha adottato il caso di Nikolaj, potete scrivergli nelle lingue che volete a: nikolay@voxhumanitatis.org

La situazione è complicata dal fatto che la clinica che lo opererà non ha posto prima per la preparazione e si stava cercando un'altra clinica in Baviera dove fargli tutto il trattamento pre-operatorio. inoltre devono arrivare i visti, le garanzie bancarie altrimenti si rischia che per motivi burocrativi la clinica non lo accetti senza la garanzia del pagamento.

Siccome è orfano c'era il problema di fargli i documenti per l'espatrio, ma fortunatamente si sono accontentati di nominare il chirurgo che l'ha avuto in cura come tutore per questo viaggio. questo aspetto quindi è stato risolto. Adesso bisogna aspettare e sperare che si trovi un posto in ospedale per lui, in Ukraina o in Germania, da adesso all'operazione.

Ripeto: chi può aiutare, far conoscere la storia, interessare la stampa, lo faccia c'è poco tempo. Chi vuole aiutare finanziariamente Kleine Herzen, sapendo di aiutare così non solo Nikolaj ma tanti altri bambini nelle stesse condizioni disperate, può farlo contattando o donando a:

Kleine Herzen
LändernTulbingerkogel 67,
3001 Mauerbach Österreich (Austria)
Tel: +43 664 501 38 90 Fax: +43 2273 29357
E-Mail: office@kleineherzen.org

Conto corrente di Kleine Herzen:8.700.361
Raiffeisen Landesbank NÖ-Wien (BLZ 32000)
Swift (BIC): RLNWATWW
IBAN: AT133200000008700361

Mettendo in causale Nikolay - Ukraina, si capisce che quella donazione è destinata proprio a lui (e ci vogliono tutti) e non agli altri bambini che vengono sostenuti dall'associazione. Tra cui bambini per vari motivi non adottabili, per i quali si sta cercando di creare una sistemazione tipo casa-famiglia fino alla loro maggiore età.

venerdì 12 dicembre 2008

Il bimbo senza il pisello

Questa favola di Natale, scritta bene e con molto umorismo, la ricevo tramite una collega traduttrice su LangIt. Io che sono contraria alle catene di santantonio e alle bufale ho deciso invece di pubblicarla. Non ne trovo traccia nei vari siti di Hoax e bufale su cui controllo, e la collega mi assicura che purtroppo no, questa davvero non è una bufala. Se qualcuno pensa di poter aiutare, dico solo: ognuno prega dio come può. E siamo quasi a natale.

Purtroppo nel frattempo la situazione è precipitata, l'ospedale cerca di dimettere Nikolaj e chiunque non sia in pericolo di vita perché non hanno più neanche i soldi per il cibo dei pazienti. Nikolaj nelle condizioni igieniche di un orfanotrofio, con tutti i tubi e le ferite aperte alla pancia, non regge 2-3 giorni. Stiamo parlando di un bambino di neanche un anno che non esiste perché non ha documenti e nessun familiare, che avrebbe fra due settimane un posto in clinica in Germania, ma chissà se ci arriva. Il contatto per chi vuole aiutare sta in fondo alla storia.

C’era una volta (e c’è ancora, anzi, visto che ci siete, perché non andate a trovarlo?) un bimbo chiamato Nikolaj, nato col pancino di fuori invece che di dentro e senza il pisello – cioè qualcosina c’era pure ma, diciamo la verità, non era una cosa seria… Nikolaj era nato lontano lontano, in una città chiamata Kiev e la sua mamma, anche lei poco più di una bambina, quando vide quel pancino di fuori e poi che gli mancava il pisello si spaventò tanto, poveretta, che lasciò cadere Nikolaj dal lettino e mi raccontano che sta ancora scappando.

Nikolaj passava le giornate da solo, nel suo lettino d’ospedale, ma non era triste: altri bimbi si alternavano nella stanza e così si scherzava o almeno si facevano due chiacchiere. Una volta sola, dopo che gli ebbero ricucito il pancino alla meglio, arrivò il gran capo, arrabbiatissimo, e si mise a urlare che era una vergogna, che nessun orfanotrofio lo voleva: che gliene fregava a quelli, accidenti, se i letti a lui non bastavano mai? Nikolaj però non se la prendeva, sorrideva a tutti ed era contento quando i compagni di stanza ricevevano le visite: se c’era una mamma, che pacchia ragazzi, si poteva rimediare un sorriso – o perfino una carezza!

Un giorno d’estate – oramai aveva già sei mesi, era grandetto e capiva bene tutta l’importanza del pisello – insieme con la mamma di Valentin, il suo vicino di letto, arrivò Berto, un tipo strano, che si mise a fare un gran casino dopo aver osservato ben bene il suo pancino tutto di fuori.
«E tu chi sei? Sei forse uno straniero?» - gli chiese subito Nikolaj che era curioso di natura «Vieni per Valentin o per me? » Berto, che pure aveva a casa una figlia, Cathlyn, nata il suo stesso giorno, non conosceva però la lingua dei bimbi e se ne andò dopo aver bombardato di domande medici e infermieri: perché stava lì e che cosa aveva e percome e perquando.

La vita di Nikolaj cambiò da un momento all’altro: arrivarono prima le tutine, poi le leccornie, i giocattoli e persino un orsacchiotto più grande di lui che si teneva stretto stretto soprattutto di notte. Insieme con Berto era entrato il colore! E Nikolaj si mise a pensare a come sarebbe stata bella la vita con un pancino e un pisello fatti proprio come Dio comanda. E se la tirava con gli altri che adesso pure lui riceveva le visite! E un giorno mise insieme tutto il suo coraggio e gli disse: «Ah Berto, che mi porteresti a casa tua? Senti un po’, ma che ti frega se non m’hanno registrato all’anagrafe e ufficialmente non esisto? State sempre a fare tante storie voi grandi con ‘sti documenti, uffa’».

Ma Berto niente, ve l’ho detto che non capiva un’acca dei discorsi di Nikolaj…. Non faceva che scrivere telefonare col suo Paese, che era l’Italia, e chiedere ad altre mamme che conosceva «Sabina, Wilma, datevi da fare, trovatemi un bravo medico che se no senza pancino e senza pisello questo qua non mi campa molto ». E cerca di qua cerca di là le due mamme vennero a sapere che Gesù Bambino, dopo essere nato a Betlemme, nella mangiatoia, aveva fatto di nascosto una puntatina a Roma per mettere su un posto per curare i bambini che chiamò, pensate, proprio come lui: l’«Ospedale del Bambino Gesù».

«Eh va’ be’, Berto, se proprio insisti, vado fino a Roma a farmi operare! Ma chi mi accompagna?» E là casca l’asino: senza famiglia niente documenti e senza documenti niente operazione!!! Berto gli diceva di stare tranquillo che Sabine e Wilma ora gli avrebbero trovato pure dei genitori (come dicono i grandi? ah, sì, adottivi) da qualche parte, in Europa e così un giorno pure lui avrebbe ricevuto i documenti per andarsi a operare. Berto gli raccontava che le sue foto circolavano già alla grande per tutto il web: Isa, Maja, Irina, Outi, Valja, tutto il Nikolaj’s support team’ andava in cerca di una mamma e un papà per lui, ciascuno nel proprio Paese, dalla Spagna alla Danimarca, alla Finlandia alla Svizzera.

Nikolaj però non se la tirava, anzi scuoteva la testa perché gli sembrava tutta un’esagerazione «che me ne faccio di tanti genitori? Scrivono, telefonano, tutti dicono che mi vogliono ma poi quando si arriva ai documenti, là casca l’asino!!! Io che sono piccolo non ce li ho ‘sti documenti, eh vva be’, ma i grandi non ce li hanno neanche loro!!! E poi io mi sono scocciato di stare senza pisello, lo capite o no?! La verità è che voi grandi non sapete fare un bel niente!».

Ma Berto continuava a non capire i discorsi di Nikolaj («questo perché quelli del team sono tutti traduttori e parlano tante lingue!» rifletteva intanto il bimbo-senza-il- pisello «ma se non capiscono neanche la lingua dei bambini!!!puah!») anzi un bel giorno se ne venne fuori con un’idea pazza:

«Beh, non ti danno il passaporto per Roma? E io ti porto lo stesso di nascosto, magari ti ficco nel motore di un’auto – così stai pure al calduccio – o nel bagagliao».
«Ah bravo scemo, così ti acchiappano, ti schiaffano in galera e poi a me chi ci pensa?» replicò Nikolaj che stava proprio per perdere la pazienza «e poi scrivono nei documenti che sono pure picchiatello!!!! Io, ve lo dico papale papale, non mi fido più dei grandi…coi grandi è tutto fumo e niente arrosto, anzi per me i picchiatelli siete proprio voi grandi! Questa è la verità!!!»

Berto non sapeva a che santo votarsi, ma com’è e come non è, un bel giorno arrivò a Kiev una mamma speciale, chiamata Pascale che non contenta di aver adottato tre bambini ucraini, s’era messa in testa di aiutare pure i bimbi che nessuno vuole, i ‘piccoli cuori’ (http://www.kleineherzen.com/). Invece di andare a trovare Nikolaj, Pascale mise sottosopra la città: uffici, ministeri, ambasciate, dappertutto fece un casino che non vi dico strillando che «è una vergogna scordarsi di un bimbo solo perché non ha eh va be’ già lo sapete cos’è che non ha, e che si sbrigassero a dargli i documenti se no faccio fare a tutti una figura di…».

Pascale di solito girava da un orfanotrofio all’altro per vedere come stavano i bambini che nessuno voleva e se li trattavano bene… Nikolaj non s’era offeso della mancata visita, tutt’altro! Siccome sapeva che s’avvicinava il Natale e voleva far bella figura, decise di dare una mano a Pascale a trovare dei padrini perché, pensava «se non si trovano genitori per me che ho 8 mesi, figuriamoci per i bimbi più grandi! I padrini, invece, ci aiutano a starcene nel nostro Paese mandando soldini e ogni tanto pure una bella lettera o un dono; e poi non possono manco dire che noi bambini rompiamo perché mica stiamo a casa loro…» Sì, Nikolaj sapeva che stava per nascere un bambino ancora più speciale, il Bambino Gesù e siccome il regalo che voleva lui era di quelli da un milione di dollari, voleva meritarselo un pochino.

Ora anche Berto era sempre allegro; un giorno, lo strinse tanto da fargli male annunciandogli a gran voce «Ah Niki, lo sai che ti danno i documenti per il viaggio? Tra Pascale e Sabine ce l’abbiamo fatta: c’è un grande professore, no, non quello del Bambino Gesù, un altro che lavora a Ratisbona, in Germania, uno con un nome difficile, Rösch, che ha sentito parlare di te e vuole rimetterti a posto il pancino bucato e pure il famoso pisello. E siccome con lui lavora una mamma che ama i bambini, Carolina, mi sa proprio che questa è la volta buona..! magari non ce la facciamo per il nostro Natale, per il 25 dicembre, ma per il Natale ortodosso, il 6 gennaio, scommetto che ce la facciamo ad arrivare a Ratisbona, tu che dici?».

Nikolaj gli voleva spiegare che, a 11 mesi, non poteva né comprarsi il biglietto per l’aereo né prendere da solo il tassì, però vide che Berto era così contento e per una volta non rispose niente…«E poi, Niki, sai che il 22 gennaio è il tuo 1° compleanno? Che regalo vuoi?» «E me lo chiedi pure? che Carolina e il professore mi mettano a posto il pancino e comincino subito col pisello!!! Ah Berto, Berto, che altro dovrei chiedere per il mio 1° compleanno?». Nikolaj e Berto sognavano ora come poteva essere questa Ratisbona – e che bello sarebbe stato il pancino senza tubi e senza niente, tutto rimesso dentro a posto alla grande, un lavoro proprio di fino.

E siccome voglio farvi sapere come andrà a finire la mia storia (che è proprio vera, ma certo, che credevate?) vi invito a scrivermi per farmi gli auguri – fino al 22 gennaio 2009, giorno del mio 1° compleanno c’è ancora tempo – e poi ad adottare a distanza uno dei bambini di Pascale, diventando padrini: il regalo di compleanno lo farò io a voi, raccontandovi com’è andata a Ratisbona - chissà che non vengano fuori anche dei genitori per me, con tutti ma proprio tutti, tutti i documenti a posto e pure con un piccolo cuore, NO, scusate, volevo dire con un grande cuore! Siamo o non siamo a Natale?

nikolaj@voxhumanitatis.org, potete scrivere nella lingua che volete se potete aiutare o collaborare in qualche modo.

Invito chi può e vuole dare una mano a far girare la storia e contattare o fare una donazione a Kleine Herzen:

LändernTulbingerkogel 67,
3001 MauerbachÖsterreich (Austria)
Tel: +43 664 501 38 90 Fax: +43 2273 29357
E-Mail: office[at]kleineherzen.org

conto corrente di Kleine Herzen:
8.700.361 Raiffeisen Landesbank NÖ-Wien
(BLZ 32000)Swift (BIC): RLNWATWW IBAN: AT133200000008700361

Iscrizioni a Scuola d'Italia

Lo metto ora così magari qualcuno lo vede in tempo. Domani c'è la giornata a porte aperte della Scuola d'Italia ad Amsterdam dalle 11 alle 14, in Sint Janstraat 37, un vicolo che se vi mettete con le spalle al monumento del Dam e guardate verso l'Hotel Krasnapolski, è il vicoletto sulla sinistra del Krasnapolski stesso. La scuola è gestita dalla fondazione Quelli di Astaroth.

Perché venirci? Innanzitutto perché da una settimana il server ha problemi e il mailing lo abbiamo fatto a pezzi e bocconi, quindi bisognerà che qualcuno venga. Poi perché se non siete sulla mailing list ma leggete questo, è l'unico modo per saperlo. Infine, perché a gennaio comincia il corso di olandese, in particolare per studenti italiani, dato da uno dei migliori insegnanti che conosco e se non vi decidete stavolta ad imparare un po' di olandese come si deve, cosa ci state ancora a fare ad Amsterdam?

(E abbiamo una lista d'attesa per chi ha bisogno di un bel ripasso d'inglese, quindi venite a rimpolparla se fa al caso vostro).

Poi perché dalle 14 lle 15 Oh! Che bel castello fa un'ora aperta a tutti i bambini che ancora non seguono il corso, per conoscere le maestre e vedere cosa succede (nelle parole di Ennio, a Scuola d'Italia si parla italiano e si fanno cose divertenti). E stavolta si fa la festina di Natale dei bambini.


Ma non ci sono solo i corsi di lingua, c'è il cineforum, il corso di taranta, il mio di vini e un sacco di altre cosine carine. Ve le metto qui al volo.

Cineforum Cinemissimo!
Un po' in italiano, un po' in olandese. € 5 a persona ogni incontro
Film da non perdere ogni primo venerdì del mese a partire dal 6 febbraio 20.00-22.30
Taràntati!
Workshop di danza moderna ispirato alla danza tradizionale italiana (pizzica, tarantella) sotto la guida della coreografa Michela Mazzeo. 4 lezioni di 1 ora. Totale 4 ore. € 60. Da sabato 17 gennaio 10.30-11.30
L'Arte in Italia dal 1945 ad oggi
Con tra l'altro Realismo, Astrattismo, Arte povera, Transavanguardia. Diapositive.
Il corso viene tenuto dall'artista Gino Calenda di Tavani (gcaltava@hotmail.com Mob.: 06 28153881). 6 lezioni di 2 ore. Totale 12 ore. € 150. Da sabato 17 gennaio 12.00-14.00
Il vino italiano
3 lezioni con degustazione per imparare a conoscere il vino italiano sotto la guida di Barbara Summa, sommelier AIS. Domenica 18 gennaio, 1 e 15 febbraio 14.00-16.00. € 75. Lezione singola € 35.
Cantastorie
A partire da febbraio parte questo corso particolare. I cantautori italiani e le loro canzoni eguite dal vivo. Sotto la guida del cantante ed esperto di musica Sebastiano Gentile e i musicisti che lo accompagnano.

Per concludere con lo slogan di Astaroth:
E che diavolo! (ci venite o non ci venite?)