"Isis mi racconta sempre quanto la fa ridere Ennio a scuola", mi fa una collega madre mentre ce li riprendiamo daldoposcuola il venerdì pomeriggio, che mancano tre minuti alla chiusura eppure ci vorrebbe un carrarmato per trascinarli fuori.
Mi fa piacere. Ennio è vero che ha questa strategia di accettazione di fare il clown, però si capisce che in qualche modo funziona.
Mi ricorda mio padre in collegio, il ragazzino più piccolo e magro di tutti, zoppo e orfano, che per difendersi e farsi amici i grandi si era:
a) specializzato in aprire i lucchetti degli armadietti, perché tutti, ma proprio tutti prima o poi si perdevano la chiave ed erano costretti a farsi aiutare da lui
b) faceva il simpatico e lo spiritoso ed è stato per tutta la vita l'anima delle feste. Poi uno dice Mendel.
Però lo stesso Ennio è da lunedi scorso che ogni mattina ne ha una. Si capisce che non vuole andare a scuola e ogni volta bisogna massaggiargli l'anima, e a me dispiace, e gli racconto che anch'io a scuola mi maltrattavano, ma che avevo anche degli amici con cui mi divertitivo. Lo sa, gli interessa, ma non gli risolve il problema contingente.
Ieri, dramma.
"Vieni a vestirti nel lettone che ne parliamo".
"Io non voglio andare a scuola".
Me lo coccolo, lo accarezzo, lo cullo, lo massaggio, gli spiego che devo andare a lavorare fuori Amsterdam e che se non sta platealmente male non può restare a casa. Gli chiedo qual'è veramente il problema.
"I bambini mi odiano".
La mia prima reazione è di compiacimento per la scelta lessicale, perché ce la stiamo facendo tutta in italiano. La seconda reazione è: finalmente che esce fuori, perché core de mamma, è chiaro che l'ho sempre sospettata una cosa del genere.
"Quali bambini esattamente?"
"Grlbl, blrgl blrbleg" mastica nel lenzuolo.
"Amore, io così non ti capisco, dai ripetimelo" (signore dammi la pazienza e meno male che oggi devo esserci alle 9.30 e non prima, dove devo essere).
"Capo, vieni a sentire".
"Ennio, dai, diccelo".
"I bambini più grandi" e quelli li conosco tutti, ce ne sono un paio in effetti.
"Che ti fanno?"
Insomma, pare lo prendano in giro e lo deridano, ordinaria amministrazione. Magari lo ignorano e basta.
"E poi anche in classe mia A, B, C e D".
Pure D, ma come, erano amici, ci siamo persino trovati simpatici noi genitori e che è, è stato pure al suo compleanno.
Il capo annuisce. Si, ha capito di cosa stanno parlando.
"Senti, ci sono due cose: ci sono dei bambini che maltrattano gli altri a scuola e quelli sono semplicemente stronzi, capita. Spesso ce ne sono altri che li seguono, o comunque non ti difendono semplicemente perché hanno paura. Hanno paura che poi vengono presi di mira loro".
Eh, figlio mio, le dinamiche di gruppo, che cosa complicata.
"Poi c'è un'altra cosa: ci sono dele maestre e dei maestri speciali che aiutano i bambini a imparare a rispondergli a quelli che ti prendono in giro. Lo sai che me l'ha detto la maestra Colinda tanto tempo fa, se ci volevi andare, perché possono insegnarti dei trucchi per difenderti".
Mi sembra interessato.
Poi a scuola tre secondi dopo entrato lo vedevo giocare, scherzare e ridere, e al volo ho avvertito la maestra che ci sono state delle crisi (ne avevamo parlato tempo fa), che finalmente ha detto che dipende dagli altri bambini e lei mi ha promesso di starci attenta.
"Capo, ho fatto bene a dirgli dello psicologo?"
"Si, ma io pensavo, se la situazione escala, di parlarne con la coordinatrice interna. Perché quel gruppetto lì in classe sua ha preso veramente di mira S. e credo che Ennio segua di conseguenza. E la scuola deve saperlo e fare qualcosa".
S. è l'amichetto preferito, un bambino d'oro, intelligente, sensibile, curioso. E con i genitori che hanno appena divorziato e anche se ha l'aria serena a casa nostra verso sera non si sente tranquillo da rimanere a dormire e delle volte lo vedo triste anche lui.
"Senti, seguiamo entrambi i percorsi. La scuola quando serve la metteremo di mezzo, ma sono 4 anni ormai che ci giriamo intorno, proviamo a chiedere consiglio a qualcuno".
Prché l'altra cosa che ho fatto a tempo a raccontargli ieri mattina è che da qualche mese da una maestra così che mi fa fare gli esercizi per non arrabbiarmi e non offendermi più ci sto andando anch'io, che mi sta davvero aiutando e che forse ne possiamo trovare una apposta per i bambini.
Mi è sembrato interessato. L'impegnativa del medico di famiglia e la lista di indirizzi ce l'ho da qualche parte, adesso toccherà ritrovarla.
(Continuo a pensare che forse sia esagerato portare un bambino dallo psicologo perché è eccessivamente sensibile, ma se io a 43 anni vedo risultati strabilianti dopo relativamente poche sedute e mi sento più sicura di me e vivo e comunico meglio, perché fargli fare tutta la via crucis anche a lui? Because it builds charachter? Non so, troppo carattere forse fa male pure lui).
13 commenti:
Secondo me non è affatto esagerato, spesso ci facciamo tanti pudori ad affrontare i disagi dell'anima solo perché ci hanno insegnato che la psicoterapia è per i pazzi.
Invece è proprio per le persone normali, che come inciampano e si storcono la caviglia a volte inciampano e si ammaccano un po' la psiche...
E poi coi bambini la maggior parte delle volte è un lavoro di gioco e crescita e aiuta l'espressività, secondo me è proprio una cosa bella.
Grazie Giorgia, perché probabilmente era questo che avevo bisogno di sentirmi dire.
Concordo con Giorgia, quando ci facciamo male nessuno dice niente se si va al pronto soccorso... il giorno che anche dallo psicologo sarà visto esattamente come andare a farsi mettere i punti per un taglio, o il gesso per un osso rotto, senza paranoie di sorta, sarà un gran bel giorno.
Tolto che se capita l'ortopedico cane che ti ingessa l'arto sbagliato è più facile riparare al danno, forse. ops!
Questo forse non dovevo scriverlo, ma... oddio la leggi anche te Zaub, non serve che ti dica niente altro.
Ciao, e una sfilza di coccole ai bimbi!
Non saprei come dirlo meglio di Giorgia. se lo psicologo è bravo, gli fai veramente un regalo. Io, come sai, per quanto mi riguarda sono entusiasta. Ma ho imparato anche a sopprimere un po' la tentazione di comunicare a tutti il mio entusiasmo, perché appunto i pregiudizi contro gli psicologi e chi ci va sono tanti, quindi al posto tuo ce lo porterei senza strombazzarlo tanto in giro (a parte i 200.000 lettori del blog ovviamente).
Bello il tuo modo di presentare lo psicologo come un "maestro" di scuola, che però ti insegna un po' di cose utili per la vita! Non ci avevo mai pensato, ma sono convinta che se li chiamassimo così anche tanti adulti si farebbero meno problemi ad andarci quando ne sentono il bisogno :-)
Il figlio di una mia amica è stato portato da uno psik specializzato in bimbi perché aveva problemi. Credo che sia giusto risolverli quando si vedono - o te li segnalano - senza badare all'età. E gli psik, quando sono professionisti seri e la maggioranza lo sono - non giocano a "tenersi il cliente". Se dopo un colloquio preliminare si persuadono che il bambino non ne ha bisogno mica lo mettono in terapia 4 volte a settimana. Non sono psicologa né psicoanalista. Ma se immagino che se pensassi che il cucciolo abbia bisogno del dentista lo porteresti, no?
barbara (un'altra barbara da quella del commento precedente)
Voglio dirti una cosa "di parte": uno psicologo non è uno psicoterapeuta, e se lo è, all'interno di una scuola, i suoi compiti sono principalmente di informazione, formazione e prevenzione. Queste le tre parole chiave.
Detto questo, quando c'è da intervenire, ad esempio all'interno delle dinamiche di un gruppo classe, lo si ba in modo "sistemico", ovvero non sul singolo (perché sarebbe del tutto inutile e fomenterebbe una logica del sano-malato, giusto-sbagliato) ma sull'intero gruppo classe. Una richiesta di "aiuto" allo psicologo, in questo caso, serve semplicemente a sostenere, non a curare (tuo figlio non ha bisogno di essere curato, c'è un gruppo classe che ha bisogno di essere sostenuto, e dato che si tratta di scuola, probabilmente anche educato).
Forse molte delle paure e delle diffidenze verso gli psicologi sono legate a questo.
Spero che le mie parole ti abbiano aiutata.
Tienici informate.
Sono con te!
Mi e' piaciuto come racconti questa esperienza, passando con leggerezza questi passaggi. Sullo psico non dico nulla, per esperienza mi ci hanno infilato ad ogni nodo problematico con l'idea che avrei sistemato ciò che non andava. Pero' come si e' detto basta incontare professionisti seri che valutino la necessita' o meno di affrontare un percorso insieme.
Intanto e' gia' molto che Ennio racconti questa fatica ...
:)
... Pontitibetani
Comincio col dire che nella mia ignoranza se comincia con psi- in qualche modo ti aiuta con l'anima, poi delle varie diramazioni non so nulla. Credo che quello che vorremmo per lui si definisca meglio come pedagogo. O coach, che è bello e di moda pure questo.
In realtà quello degli eventuali conflitti con gli altri bambini secondo me è un fatto secondario. Il problema, se di problema vogliamo parlare, è che lui ha questa incredibile sensibilità che soffre di tutto, ce l'avevo anch'io, non a caso una cosa che dice spesso è 'scusa'. Quindi bisogna capire se quello che lo fa soffrire è oggettivamente intesa come un'offesa, o se è una cosa normalissima, o maldestra, che giusto lui vede come tale.
Questa sensibilità ce l'ha anche Orso, ache lui si arrabbia e soffre (ecco, Orso si incazza, Ennio si offende, piangono entrambi per questo) solo che lui basta di più a sé stesso e non ha bisogno del pubblico plaudente.
A Ennio lo frega il bisogno di approvazione. Ora, questo è quello che casualmente ha fregato me per tutta la vita e quello che sto imparando con la psicologa è definire meglio i miei confini. e funziona.
Per questo penso che farlo con lui adesso, spero funzioni anche a lui e prima lo facciamo, prima gli risparmiamo gli anni miei di patemi.
Anche perché oggettivamente lui gli amici li ha, bambini che lo trovano piacevole e che vogliono giocare con lui pure, quindi questo odio percepito io oggettivamente non lo vedo proprio, e manco la maestra.
Comincio col dire che nella mia ignoranza se comincia con psi- in qualche modo ti aiuta con l'anima, poi delle varie diramazioni non so nulla. Credo che quello che vorremmo per lui si definisca meglio come pedagogo. O coach, che è bello e di moda pure questo.
In realtà quello degli eventuali conflitti con gli altri bambini secondo me è un fatto secondario. Il problema, se di problema vogliamo parlare, è che lui ha questa incredibile sensibilità che soffre di tutto, ce l'avevo anch'io, non a caso una cosa che dice spesso è 'scusa'. Quindi bisogna capire se quello che lo fa soffrire è oggettivamente intesa come un'offesa, o se è una cosa normalissima, o maldestra, che giusto lui vede come tale.
Questa sensibilità ce l'ha anche Orso, ache lui si arrabbia e soffre (ecco, Orso si incazza, Ennio si offende, piangono entrambi per questo) solo che lui basta di più a sé stesso e non ha bisogno del pubblico plaudente.
A Ennio lo frega il bisogno di approvazione. Ora, questo è quello che casualmente ha fregato me per tutta la vita e quello che sto imparando con la psicologa è definire meglio i miei confini. e funziona.
Per questo penso che farlo con lui adesso, spero funzioni anche a lui e prima lo facciamo, prima gli risparmiamo gli anni miei di patemi.
Anche perché oggettivamente lui gli amici li ha, bambini che lo trovano piacevole e che vogliono giocare con lui pure, quindi questo odio percepito io oggettivamente non lo vedo proprio, e manco la maestra.
..anch'io temo il troppo caratere di Sveva..che adora stare con i grandi piuttosto che con i coetanei..colpa dello stare con noi trattandola sempre da adulta..noi sappiamo qual'è il problema e la causa e penso che ci potreste riuscire anche voi due..rallentando e riflettendo come se lo facessimo per noi stessi..parlarsi dentro piuttosto che parlare ad un eestraneo seppur psicologo..
non so..io la penso per ora così..speriamo bene e che funzioni la nostra maniera!
un bacio al principe!
roberta
dal canto mio quoto Giorgia, c'è troppo paura di essere etichettati come "pazzi" se si sceglie di andare dallo psicologo, magari solo per sciogliere delle matasse interiori, magari che vediamo solo noi ma non per questo non importanti, come dici tu, possono insegnargli a vedere le cose da una prospettiva diversa e con la giusta importanza.
quando ero bambina, ma anche da grande, sono sempre stata bersagliata, ne soffrivo, ma nonostante abbia sempre avuto smania di approvazione i miei mi hanno insegnato a bastare a me stessa e a difendere gli altri, per cui oltre che difendere me ho in primis difeso gli altri da quelli che oggi si chiamano bulli e per questo sono stata ancora più bersagliata, io femmina a fare a pugni con i maschi...ma non per questo meno fragile, che ci vuoi fare, le dinamiche della vita sono strane
se ad Ennio può far bene portalo tranquillamente da un "maestro" non di scuola, è meglio che impari a difendersi l'anima adesso piuttosto che subire fino alla nostra età e doversi ritrovare una matassa più ingarbugliata da sciogliere.
mi sono dilungata troppo, scusami, ma i tuoi piccoli anche se a "distanza" ti assicuro che mi stanno a cuore
ele
O.T.
Concordo sul dissociarsi per mancanza di nomination :)
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