Io perché mi complico la vita? Lo faccio per partito preso, per metodo, perché so che dopo sto meglio (o quantomeno lo spero?)
Questa corsa alla decisione Montessori subito o l'anno prossimo mi ammazza.
Ieri sera il capo è rientrato stanco e stressato, e per quanto sappia che con un maschio in queste condizioni non si possono fare discorsi incoerenti, io mi dovevo sfogare. Però si è sfogato lui. Che ha paura, che non vuole farsi mettere fretta, che in tal caso non si decide niente e si fa l'anno prossimo, che i bambini stanno benissimo dove stanno.
Il sottotesto percepito da me ovviamente era un altro: non mi fido di te, gli argomenti che mi porti non mi convincono, sei tu che ti inventi dei problemi che i bambini non hanno, se va male sarà colpa tua nei secoli dei secoli.
Il che mi faceva pensare alla sindrome del letto nuovo. 12 anni fa abbiamo dovuto comprarci il nostro primo letto serio (fino ad allora avevamo usato un pacchetto a una piazza e mezzo scartavetrato, verniciato e montato amorevolmente dal capo per il suo primo appartamento condiviso da universitario. Era anche il letto per comprare il quale ha approfittato per comunicare a sua madre in ansiosa attesa di morosa o quanto meno annuncio di potenziale moroso, meglio che niente, che il suo primogenito dormiva con me e o si allargava il letto o si rovinava la schiena).
Quando una ha più tempo dell'altro per cercare che fa? Quello che ho fatto io, cerca, seleziona e visita 11 negozi, testa infiniti letti, si fa una cultura su lattice, gomma, lana, sintetico, molle nude o rivestite, sommier ecc. Poi trova il negozio fornitissimo che ha un po' tutte le marche interessanti che ha visto, oltretutto ha anche un aggeggino computerizzato che misura i punti di pressione del tuo corpo e ti indica il tipo di materasso che fa per il tuo peso e posizioni preferite, costa dei soldi ma se compri da loro poi te li rendono.
Io non sono il tipo che si fa un file excel per paragonare caratteristiche, prezzi, condizioni, marche. Io dopo che ho parlato con 30 persone e ho sfogliato infiniti cataloghi mi fai vedere un letto e mi ricordo a memoria se il prezzo vale o se ho già visto qualcosa di meglio, o uguale a meno. Tocca fidarsi dei miei distillati mentali o rifarsi il lavoro da sé.
Nella percezione del capo, perché i negozi di letti non fanno i test di sabato perché c'è troppa gente e allora tocca uscire prima dal lavoro per testare, lui è stato costretto a comprare un letto costoso nel primo negozio che abbiamo visto e in più con l'inghippo del test a pagamento da restituire all'acquisto.
Poi per carità, quel letto lo usiamo ancora con soddisfazione, anche se stiamo pensando di ricomprarcene uno eccetera, però io a volte ho l'impressione che quando c'è da rinfacciarmi una scelta poco meditata, nelle nostre menti aleggia il fantasma di quell'acquisto.
Così come adesso sulla scuola. Sul momento stavo per incazzarmi, tirar fuori la storia del letto paro paro come l'ho messa sopra per dimostrare che risultati ottenuti nel passato dimostrano che anche se sembra che io le decisioni le prendo di pancia e mi va bene di culo, io ale cose ci penso, solo che comincio a farlo tre anni prima di quando ci sia necessità. E di quel lavorio tego a mente solo le conclusioni, che poi magari non posso bibliografizzare.
"Ma cosa credi, che io sia sicurissima di tutto? Che non abbia anch'io paura di fare uno sbaglio che poi si riflette sui bambini?"
Quella è stata la chiave per spiegare che si, la scuola dove stiamo adesso va bene, ma io ho tanti miei motivi per preferire una scuola vicino casa e adesso che ce l'abbiamo vorrei provarci.
Poi per fortuna che ho un blog e i patemi degli scorsi mesi e degli scorsi anni se me li vado a guardare posso anche rintracciarli. Io in quella scuola vedo molta buona volontà, molto interesse per i bambini, molta voglia di trovare insieme delle soluzioni ma scarsa comprensione per le istanze specifiche che discutiamo. e le soluzioni possono venire solo da una direzione, allora che vengo a parlare a fare? Arrangiatevi da voi se il genitore critico è solo una seccatura. E so che lo è, perché vengo da una famiglia di insegnanti.
Poi è andato a parlare con i bambini che erano a letto.
"Dicono quello che hai detto tu".
(Grazie. In entrambi i sensi, quello buono e quello ironico).
"E Orso dice che gli mancheranno i suoi amici, deve essere in questa fase, perché non parla di altro di quanto gli manchino già i due che hanno traslocato".
"Senti, io non ho una soluzione e sono stanca morta. Purtroppo non posso fare e decidere niente finché loro domani non vanno a fare la prova e poi sentiamo, prenderò un appuntamento per andare a parlare insieme e si vedrà. Se necessario chiediamo di poter decidere alla fine delle vacanze".
E stamattina siamo saliti in bici e siamo andati, che c'era un gran bel sole.
Becchiamo la direttrice che mi riconosce e stringe la mano ai bambini.
"Ciao, tu devi essere Orso vero? Io sono Dineke. E tu" sbircia nel suo foglietto,"sei Ennio. Bene andiamo a farvi vedere le vostre classi di oggi".
I miei figli una volta entrati, viste le maestre e annusata la classe, hanno fatto la stessa domanda: ma oggi dobbiamo anche fare dei compiti? Certo.
"Orso ti ricordi come si chiama la tua maestra?"
"Dineke".
"No, quella qui in classe".
"No".
Poi arriva un ragazzino:
"Ehi Orso, ti va di venire a giocare al computer?"
Orso si precipita.
"E tu come ti chiami?" gli faccio io, che questi dettagli ai miei figli sfuggono.
"Teun".
"Anche nell'altra mia scuola c'è un Teun" fa Orso rasserenato.
Lo lascio in buone mani, questo Teun se non è vero avrebbero dovuto inventarlo.
Vado a vedere come se la cava Ennio.
"Guarda, io ho un rosso, ma in realtà sono verde" mi fa mostrandomi il suo banco.
Le cose che una non sa delle scuole dei figli. i banchi, a seconda della misura, hanno un tappo colorato sul tubolare. Giallo i più piccoli, rosso i medi e verde i grandi.
"Ma è solo per due ore, si vede che non ne avevano uno libero della tua misura. Alle 11 ti incontrerai con i bambini che verrnno con voi nella nuova scuola, lo sai?"
Poi ho parlato con la direttrice, ho preso un appuntamento domattina con il capo così dopo si spera che decidiamo e mi sono sfogata.
"Io lo so che certe cose sono difficili da dire e che i genitori come me sono una seccatura, ma il problema vero che ho sulla scuola dei bambini è che comunque si notano, perché sono bilingui. E da quando vanno all'asilo ce n'è sempre una. E poi specie Ennio è ipersensibile e tutti e due sono più intelligenti della media e so che non sta bene dirlo ma è così. e il risultato è che lui a volte è fuori posto e si convince che è colpa sua e che è lui quello anormale".
"Io ho un figlio di 29 anni, anche lui era superdotato, solo che a quell'epoca non se ne sapeva niente. Capisco benissimo".
"Bene, intanto lei lo sa cosa mi preoccupa sul serio e perché, anche se stanno in un'ottima scuola in cui si trovano bene, io sono contenta perché mi sembra che qui troveranno un ambiente più adatto a loro".
Lo troveranno? Boh, è sempre un salto nel buio e speriamo bene.
Anche alla prima scuola di Ennio io ero entusiasta della direttrice perché mi prendeva sul serio dal punto di vista emotivo. Poi quando lui ha cominciato lei se ne era già andata a causa di un conflitto con il corpo insegnante e lì i miei peggiori timori si sono puntualmente avverati al punto che gli abbiamo dovuto cambiare scuola.
Questa nuova, se ha un figlio di 29 anni, spero non mi vada in pensione fino a che almeno Ennio non va alle superiori.
Domani le domande logiche e razionali e spero entro il weekend una decisione.
Anche perché, mi ha ricordato la maestra di Ennio, martedì fanno la festa di addio all'altro bambino che si trasferisce e allora se si sa, la si fa a tutti e due. Mannaggia, pure la festa d'addio mi tocca organizzare. Meno male che me lo ha detto.
5 commenti:
nn so che consigliarti. anche io ho scelto percorsi diversi con la figlia ma a conti fatti questa scuola steineriana è stata un flop da qualunque punto di vista.
questo nn x dire che i percorsi normali siano da preferite, ma di valutare bene questi cambiamenti, xkè spesso queste scuole diverse diventano un ghetto dove i figli crescono fuori dal mondo. forse è questo che ha paura tua marito, fare scelte che poi si ripercuotono sui ragazzi.
magari pensaci ancora un po'
No, mio marito forse ha paura delle scelte imrpovvise. Poi la Montessori qui in Olanda è talmente diffusa che il problema non è quello. Il discorso che dici tu del ghetto vale in effetti quando il percorso si limita alle scuole dell'obbligo e alle superiori tocca inserirsi in un sistema molto diverso, ma qui in Olanda sia le montessori che le steiner hanno anche le superiori e quindi neanche questo sarebbe il problema.
Poi comunque loro sono già alla Dalton, che qui assomiglia molto alla Montessori. è che come tutto sono le maestre e la politica avviata dalla direzione che fanno la differenza, quindi anche lì, non puoi mai sapere.
mi affascina leggere il tuo blog e rimango sempre colpita dalla tua capacità di vedere le sfumature, anche rispetto alla scelta della scuola dei tuoi figli mi sembri guidata dalla ricerca del "meglio"inteso non come meglio in senso assoluto, ma come "meglio relativo", cioè legato alle peculiarità dei tuoi cuccioli . . .e tutto ciò mi sembra un ottimo faro per fare luce quando è buio . . non lasciarti prendere dai dubbi!
Questa mania delle sfumature poi mi porta a incartarmici e perdere di vista il punto di partenza. ma è così.
Comunque grazie, io senza dubbi in fondo non sto bene.
Tuo marito s'incappera per una semplice questione di potere. Ha capito che hai/avresti già deciso e ti manca/ti piacerebbe moltissimo la sua approvazione. Quindi te la fa penare. Così si riequilibra la dinamica decisionale. Poi è infastidito che gli prospetti un problema di cui, francamente, se ne batteva. E gli uomini non amano 1-distogliersi dai loro problemi 2- donne che sollevano problemi.
Sui cambi scolastici: da mamma sono positiva. Da bimba e da adolescente no. Me li ricordo ancora con molto disagio. Ma per le mie sorelle non sono stati così traumatici. Credo sia anche un fatto molto individuale. Perciò, purtroppo, poco ponderabile. mammainrenania
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