Oggi finamente siamo andati con il maschio alfa a parlare con la direttrice della Montessori per concludere tutta la questione cambiamento scuola. E la prima cosa che ci ha detto è stata: fossi in voi aspetterei ancora un anno.
Mi è letteralmente caduto un peso dalle spalle. Avremo un anno per vedere come va la dependance, un anno per i bambini per scendere bene a patti con l'idea, perché è vero che ieri a tavola al giro di raccontarci la cosa più bella e la cosa più brutta Ennio ha detto che la cosa più bella era stata la visita alla nuova scuola, ma immagino che anche per loro è stato tutto troppo inaspettato, troppo veloce, troppo tegola che ti cade in testa. Un anno anche noi per vedere cosa succede.
Ieri hanno guardato i bambini, soprattutto li hanno visti reagire insieme, hanno telefonato alla scuola d'origine per controllare se quello che avevano notato loro corrispondeva ed insieme sono giunti alla conclusione di consigliarci così.
"I bambini separatamente sono molto vivaci, ma il punto non è questo. Il punto è che secondo noi non gli fa bene fare un anno nella stessa classe, e una classe separata gliela possiamo offrire solo dal prossimo anno. Sono molto focalizzati l'uno sull'altro, e alla fine succede che uno diventa quello dominante che a casa racconta la sua versione dei fatti e quella versione diventa definitiva. L'altro, indipendentemente se sia il piccolo o il grande, non ha più una storia sua".
Che dire, io mi ritengo fortunatissima ad avere avuto tutte queste attenzioni da parte di entrambe le scuole. Data una situazione di partenza, tutti si sono davvero messi ad esaminare il singolo bambino e vedere cosa è meglio per lui.
Nel frattempo ieri pomeriggio mi sono anche vista con la mia psicologa preferita. Con Anna Calogero, che conosco da 15 anni, visto che noi italiani di Olanda prima o poi ci incrociamo tutti, ho deciso di avviare un percorso che mi aiutasse ad uscire da tutte le sfighe dello scorso anno (elaborazione del lutto, mi pare si chiami:-0), ma nel frattempo è diventato un corso di resistenza alla vita. Io sono molto timida e ci vuole poco per azzittirmi, avvilirmi, vergognarmi ecc. e tutto questo oltre a impicciarmi, mi imedisce di stabilire i miei limiti, sia per me stessa che nei confronti degli altri.
Raccontandole di tutto il processo decisionale degli ultimi giorni, mi sono resa effettivamente conto che sto iniziando a reagire diversamente a certe situazioni. Soprattutto nelle discussioni con il capo (ma mi succede un po' con tutti) ci sono delle situazioni abbastanza riconoscibili in cui io non riesco a relativizzare o ascoltare l'altro, ma mi chiudo a riccio, mi sento attaccata, smetto di ascoltare in modo costruttivo.
Stavolta sono riuscita a non farlo, dirò di più, invece di nasconderle ho manifestato le mie insicurezze e questo ha permesso al mio interlocutore di prenderle sul serio. Di trovare insieme una soluzione.
Sul momento magari ho annotato che stava succedendo, ho notato che stavo reagendo diversamente, ma poi in fondo sono andata avanti con la cosa in questione. A posteriori davvero posso dire che in 6 sessioni ho imparato un paio di trucchi che mi aiutano ad aiutarmi. A me sembra fantastico, perché non l'ho fatto prima? Ma molto prima? Ma molto, molto prima? Quanti anni ed energie sprecati, ma vabbé, questo è. Già mi sento fortunata per averlo fatto.
Non sono costretta da me stessa ad essere Wonderwoman. Posso essere una sfigata qualsiasi e già mi va molto bene. E quindi posso ammettere serenamente che anche se sono adesso ancora più convinta che la Montessori possa essere un'ottima scuola con un ottimo metodo per i miei figli (specialmente per quanto riguarda la matematica, che è la loro gioia), tutta questa fretta di decidere con le relative conseguenze di fondo non mi convinceva.
Ognuno ha i suoi tempi e a casa nostra quelli decisionali sono molto lunghi. Questo perché dobbiamo mettere insieme due metodi, quello ellittico mio e quello logico-ordinato del maschio, che in fondo si integrano ala perfezione permettendoci di mettere insieme sia la pancia che la testa. Solo che come tutte le cose che tendono alla perfezione, ci vuole il suo tempo per arrivarci.
Quello che, in modo più ampio, sto cominciando a vedere è che delle volte non sono solo io con i miei riflessi condizionati che tendo a sentirmi attaccata dall'altro. Un paio dei miei interlocutori preferiti hanno anche i loro: uno tende a sentirsi manipolato, l'altra a sentirsi contestata gratis. Scoprire come funzionano questi meccanismi sta permettendo anche a me di ascoltarli meglio ed accoglierli meglio, visto che sono persone a cui tengo.
Ma una delle mie questioni da risolvere era quella dei confini: sto diventando più brava. mi rendo conto adesso che non ho bisogno di tutto e di tutti, che con alcune persone a cui voglio molto bene ma di cui non condivido il modo di crearsi problemi (che poi devono discutere a tutti i costi con me inchiodandomi delle ore) devo semplicemente ridefinire le aspettative e le attività da fare insieme.
Devo chiarire meglio che se una cosa è importante per loro non necessariamente lo è per me, che li ascolto volentieri ma meglio essere consapevoli di questo fin dall'inizio e non aspettarsi da me quello che non posso dare. E che sta a me capire subito dove andiamo a parare e dire fino a che punto posso arrivare io.
Qui si sta prospettando un'estate interessante, decisamente.
9 commenti:
bé, direi che l'agenda sarà bella piena!
La questione dei confini secondo me è fondamentale per poter star bene con sé stessi... sia con gli amici, che con i figli, che col marito, che con il capo.
Da come la vedo, hai un ottimo punto di partenza, è un po' come per chi ha problemi di dipendenze varie: una volta che ammetti e capisci di avere un problema, lavorarci su è molto più semplice. Auguri.
questi racconti di scuole e di attenzione ai bambini mi lasciano senza fiato, impensabili qui in Italia dove possiamo ringraziare se ci sono ancora qualche maestra, qualche banco e quattro mura...
che depressione...
in quanto figlia di maestra elementare che ha insegnato anche all'estero, poi, mi hai aiutato a farmi un'idea molto, molto più chiara sulle motivazioni di nervosismo e frustrazione di mia madre.
io ,spesso, di getto, tendo a pensare che la mia idea sia giusta,poi se mi danno il tempo di riflettere...tutto mi crolla,vedo sotto un nuovo punto di vista e l'idea avuta...si eclissa così com'è nata.
Ma che bellissimo post!
i problemi di comunicazione ed il modo di porci e di ascoltare gli altri, e forse uno dei mali più gravi di cui siamo affetti noi oggi.
Siamo le persone che godono dei mezzi di comunicazione più potenti di sempre, che mettono in grado anche il singolo individuo di avere una certa visibilità, ma nei fatti viviamo nell'incomunicabilità, molti dialoghi e dibattiti interessanti cadono nel flame, in una spirale infinita di incomprensioni.
veramente un bel post!
cito:
relativizzare o ascoltare l'altro, ma mi chiudo a riccio, mi sento attaccata, smetto di ascoltare in modo costruttivo.
capita a moltissimi non puoi capire quanto diffuso sia questo "problema".
Buona giornata.
Molto bello questo tuo outing di oggi.
L'ho riletto perchè mi sono ri-trovata in quelle righe.
Mi piace come descrivi la capacità che avete tu e il capo di combinarvi, come vi incastrate e come ne venite fuori.
Mi piace anche la tua schietta sincerità di descrivere i tuoi difetti e i tuoi pregi.
Sono contenta per la definizione dei tuoi confini: io lo sto ancora imparando.
ottimo, tutto dico, ottima cosa. prendersi tempo x la decisione, prenderti tempo x un po' di analisi.
nn credo che il professionista sia una panacea x tutte le situazioni ( con mio figlio è stata un'esperienza orrenda e inutile) ma se l'analista è una persona in gamba che ha la tua stima può fare veramente la differenza
Mah, io non so se sto facendo analisi in senso classico, quello che stiamo facendo sono esercizi con i quali io mi addestro a rendermi la vita meno difficile.
Diciamo che ho scelto per la persona e mi sono presa tutto il pacchetto senza cincischiare.
In realtà ne sono ancora sorpresa, perché ovviamente la sindrome da wonderwoman colpisce sempre e mi dico che in realtà dovrei fare da me.
L'alternativa era mandare Ennio a vedere qualcuno che gli nsegni a difendersi dalla sua ipersensibilità e attorno a questa decisione stiamo cincischiando da almeno tre anni e proprio non riesco a convincermi.
(Emily, ma perché sei andata con figlio piccolo dallo specialista? e lo voleva lui o come è andata, che per i motivi sopra mi interessa saperlo).
Il punto è che fondamentalmente l'importante è che stiamo bene noi quattro tra di noi e che troviamo al nostro interno dei modi di comunicare, perché l'amore non basta. Per questo sono molto contenta di aver scoperto che queste nuove strategie non le devo pensare, devo averle interiorizzate in qualche modo perché mi vengono da sé.
Adesso tutto è aspettare il prossimo scazzo con chicchessia e vedere come va.:-)
Condivido, veramente un bel post, si ha sempre da imparare in materia di comunicazione con gli altri... soprattutto se questi altri sono persone che ami e non ti capaciti di come sia impossibile a volte riuscire a capirsi, nonostante tutto.
Grazie per l'indirizzo della psicoterapeuta, davvero utilissimo per un non-ancora-dutch-speaking-emigrato!
grazie topgun. Giorgia, con tutto che io l'olandese lo so perfettamente mi sono resa conto che per queste cose poter parlare la tua lingua per me è un dato di partenza fondamentale.
Poi, come ho imparato da Zauberei, è bene che il tuo terapeuta si sia fatto certi percorsi in proprio, e devo dire che in tutto questo paio d'anni che la leggo a Me Zauberei ha dato moltissimo, specie quando spiega al popolo delle cose anche complesse del suo mestiere, i suoi post psichici li renderei obbligatori. E anche questo mi ha aiutata a decidermi ad affrontarlo in un certo modo il percorso.
se: io la questione dei confini la sto ancora solo sfiorando, ma ci vuole tempo per tutti e spero di venirne fuori in tempi utili 9a parte che mi sarà utilissimo in casa di riposo).
Luby, ma ti è mai capitato di perseguirla l'idea iniziale? perché come commentava qualcuno nel post precedente, Graz mi pare che fosse, delle volte alla fine di ragionarci sopra capisci che con le prime intuizioni/ragionamenti avevi già colto l'essenza del problema e poi te lo sei solo complicato. ma ognuno ha i suoi percorso, of course.
Vera, pure io vengo da una stirpe di insegnante e oproprio per questo critito, ma capisco anche moltissimo. No, decisamente soffro molto nel vedere cosa sta diventando la scuola italiana, una scuola che ci invidiavano e adesso è l'ombra di sé stessa. D'altronde non sarà neanche un caso che Maria Montessori sia nata in Italia dove non se l'è filata nessuno e sia morta in Olanda dove anche le scuole classiche alcune sue cose le hanno rpese paro paro.
Però a me questi ragionamenti mi sfiniscono, poi veramente crollo a letto per alcune ore senza neanche la forza di alzare un dito.
Infatti me ne rivado a cuccia.
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