sabato 2 maggio 2009

Qualcuno ha consigli? Li dia

L'anonima che mi ha lasciato questo cri-de-coeur, la tengo appunto nel cuore da quando mi ha scritto, solo erano i giorni tra Pasqua, terremoto, evento di beneficenza e sapevo di non esserci con la testa per darle un qualsiasi tipo di conforto morale, anche se la sua lettera mi ha fatto tanto riflettere.

Tuttora ancora non so bene cosa dirle (cioè, me ne verrebbero tante da dire, ma mi vorrei limitare ai commenti costruttivi): vi va di darle una mano?

Questo è il suo racconto: una situazione tanto, ma tanto riconoscibile, e secondo me di quele che a guardarle con gli occhi freschi di chi non è coinvolto, forse trovi degli appigli utilizzabili. Pr dire, nel mio momento di crisi delle volte bastava la mia coach mi dicesse: ma a lui questo lo hai mai detto? e io mi fermavo interdetta, in effetti no, non glielo avevo mai detto, però mi incazzavo per il fatto che non lo capisse telepaticamente.

Ecco, a volta una domanda o un commento ingenui, spalancano portoni interpretativi. O basta anche un piccolo pat pat sulle spalle.

cara mammamsterdam, scusa se non commento il tuo post,ma non so in che altro modo contattarti...essendo io una negata di internet! già altre volte mi hai dato saggi consigli direttamente o solo leggendo i tuoi personali commenti sulla tua vita quotidiana, mi sono rinfrancata. Scusa quindi sin d'ora se ti scambio un momento per la rubrica del cuore!ur

Sto in un mare di guai con mio marito...ahi ahi ahi. Mi sento stanca e stufa di essere il perno della vita della mia famiglia, mio marito infatti non lavora da quasi due anni e, più volte sollecitato, risponde che lui sa solo fare quello che faceva (scrivere) e che quindi non riesce ad immaginare nessun altro lavoro per lui. Nel frattempo smanetta su internet, e ogni tanto produce qualche scritto (non remunerato e raramente completo quindi invendibile), ma con molta moltissima fatica.

Direi che la sua atavica pigrizia contribuisce a soffocare quegli slanci produttivi che a volte lo animano. Insomma evidentemente per lui non è un problema NON lavorare, anche se è paralizzato dalla paura di non lavorare mai più. In pratica non fa nulla per procacciarsi il lavoro, ma sta lì ad aspettare che qlcn si ricordi di lui e lo chiami per affidargliene uno! Lui dice che chiedere lo metterebbe nella posizione dello sfigato e che in quel modo non riuscirebbe più a risalire la china e sarebbe marcato a vita...e su questo posso anche essere d'accordo, ma personalmente credo che ci sia modo e maniera di chiedere senza dover necessariamente apparire sfigato!

Vabbè che poi di fatto se non lavori da 2 anni forse sarebbe costruttivo accettare che sei uno sfigato e cercare di capire perchè sei finito in quel girone. Resta però un incrollabile dato e cioè che lui è davvero molto bravo, solo che a questo mondo, come sappiamo, la bravura conta abbastanza poco. Metà della nostre professioni è costruita su tutt'altro: carattere, fortuna, raccomandazioni (si pure quelle) e poi forse capacità. Lui c'ha solo l'ultima e quanto a carattere è negato.

Nel frattempo io lavoro, e sono precaria (da anni mi rinnovano un contratto ma potrebbero pure smettere un giorno) mi ingegno per trovare un piano B che ci salvi in caso di licenziamento, organizzo la casa (quindi spesa, cibo, tata, figlia e quant'altro conoscerai benissimo)e, per ottenere un momento di pace e farmi i fattacci miei, devo andare in ufficio all'alba o non dormire la notte.

Basta.

Siccome che questa situazione in cui io lo cazzio e lui che si difende si protrae appunto da tempo e che il nostro matrimonio per mia stanchezza sta per andare all'aria, io, dico io, ho deciso di tornare in analisi per capire se potevo fare qlcs per arrestare l'inesorabile allontanamento. Poi ho duramente, con ferite e sangue, convinto lui a provare l'analisi (siamo 2 sedute e già apprezza dopo aver remato contro per anni e anni!?!).

Ora qlcn gli ha elemosinato un lavoro, ma io ,non so perchè sono irascibile più di prima...proprio ora che lui sembra aver fatto un passo avanti (sull'analisi, non sul lavoro visto che non ha fatto NULLA per procacciarselo!). Litighiamo come due che non si sono MAI CAPITI. Io mi sento sola a tirare la carretta da tempo e ora più che mai.

Sento che lui non capisce nemmeno quello che io intendo per condivisione delle responsabilità della famiglia. Infatti quando chiedo che accadrebbe se io non ci fossi più, come farebbe a campare con nostra figlia a carico, lui dice che non lo sa e che io sono una terrorista. Vero, verissimo, ma lo divento perchè cerco sempre nuovi elementi che finalmente gli aprano gli occhi

Il mio obbiettivo non è un guadagno extra, grazie a Dio il mio guadagno è sufficiente, ma non voglio questo ruolo, mi sento sua madre, che lo controlla, che ha paura che lui non ce la faccia quando gli arriva un lavoretto, che gli chiedo se per favore mi lascia qlc ora libera dalla bimba perchè devo finire di fare una cosa di lavoro, ecc.

Lasciamo perdere il capitolo sesso che dopo la nascita è argomento quadi chiuso. E ci manca, ce lo diciamo ma non riusciamo a venirne fuori.
Il senso di tutto questo è che ho la sensazione che sarà difficle uscirne senza una separazione, cosa che io non voglio. E non chiedermi ti prego se lo amo, perchè è tale il rancore che in questo momento direi una cazzata.
Che per caso ce l'hai un consiglio da darmi?
mmmciù

9 commenti:

Anonimo ha detto...

Difficile dare consigli, soprattutto sugli 'inferni familiari' degli altri le cui dinamiche sono sempre impossibili da cogliere appieno.
Mi scuso in anticipo quindi. Sicuramente starò dicendo una sciocchezza.
Vista da fuori però a me viene da pensare che ci sia bisogno di un segnale forte, che faccia capire a tuo marito che sì, sarebbe davvero ora di crescere. E che no, non sei sua madre e niente va dato per scontato.
Le parole rischiano solo di logorarti, qua sembra che a lui manchi proprio un pò di vissuto e percezione adulta su cui farle attecchire queste parole.
Un out out con data di scadenza?
O anche un paio di settimane di vacanze lontano solo per te?
Così che si faccia almeno un'idea di che vuol dire portare avanti tutta la carretta: bambina, casa, lavoretto, e nessuno su cui poter fare affidamento.
Un abbraccio.
F.

M. ha detto...

cara Mammamsterdam,

commento a spropositissimo. Purtroppo non sono né madre né moglie, quindi non so che dire per poter aiutare la signora che ti ha scritto (e qualsiasi cosa direi sarebbe permeata dalla mia inesperienza, e quindi inutile).

però ti chiedo, dato che sei tanto buona e cara, dai un piccolo conforto anche a me (ti faranno santa, di questo passo...)
ecco, io più leggo blog in giro e più sento di qua e di là, più mi convinco che un figlio ammazza una coppia, la uccide. niente più intimità, niente più complicità, niente più sesso. ok, non pretenderò certo i ritmi che teniamo ora, ma comunque da qui al deserto dei tartari c'è di mezzo il mare. sento solo donne che, da quando hanno avuto il pargolo, hanno occhi solo per lui e all'improvviso il compagno prima tanto amato diventa irrimediabilmente un inetto buono a nulla capace solo di rompere le uova nel paniere (e non mi riferisco alla lettera della signora che hai riportato qui, ci tengo a precisarlo). io ho un uomo che amo alla follia e che per me è meraviglioso e grandioso, oltre che complice. vogliamo un futuro insieme, vogliamo dei figli, ma io ho una paura becera. in questo momento non riesco a pensare a nessuno più importante di lui (oltre a me stessa, si capisce) e il pensiero di introdurre una terza persona tra di noi, seppur nostra, seppur amatissima, mi spaventa. sarò in grado? saremo in grado di affrontare una cosa delle proporzioni, a quanto pare, di uno tsunami emotivo? leggo qua e là ma niente mi rassicura, anzi tutto il contrario, e la frase-mantra delle neomamme "mi basta vedere il mio bimbo/a sorridere e passa tutto", per quanto poetica, per ora non è un incentivo sufficiente.

spero si sia capito il discorso arzigogolato. in ogni caso, grazie anche solo per aver letto fino a qui.

Mammamsterdam ha detto...

concordo enormemente con F. e sto contnuando a ensarci sopra, ma ci arriverò a una risposta articolata a modo io. tu intanto facci sapere se ti sei scoraggiata per sempre o se i stai leggendo, eh? Che anche il figlio ammazza la coppia-post freme.

Chiara ha detto...

Dirò un'ovvietà, ma che un figlio ammazzi la coppia non è un assunto inevitabile. Soprattutto dal punto di vista sesso, mi ha colpito molto come il messaggio del post dia quasi per scontato che non sia più un argomento. Non necessariamente è così. Credo anzi che forse - azzrdo - in questo dare per ovvia possa esserci una chiave di lettura. Certamente un figlio mette alla prova i ruoli in una coppia, come e quanto la questione del lavoro. Forse si potrebbe, più costruttivamente, rintracciare il capo (o i capi) di questo groviglio di rancore, apparentemente un po' illogico, dato che si scatena, diciamo così, "al momento sbagliato". Spero di essere d'aiuto, di cuore. Io sono reduce da una separazione in cui l'inerzia lavorativa (e in un certo senso esistenziale) di lui ha fatto la parte da leone. Ma la figlia, per nostra fortuna, non l'ho avuta con lui, ma con il mio compagno attuale, una persona del tutto diversa. Ma questa è un'altra storia, la mia.

Anonimo ha detto...

anch'io forse starò per dire una cosa ovvia, sciocca e inutile, ma forse meglio che niente...
se la strategia "a brutto muso" (sparire per un paio di settimane ecc) spaventa, perché non cominciare trasferendogli qualche responsabilità? Non parlo di chissà che, ma semplicemente andare a prendere la figlia a scuola, fare la spesa, la lavatrice ecc. Le prime volte sarà un disastro e tu farai fatica doppia a rimediare, o forse a sforzarti di NON rimediare in modo che il messaggio passi. Lo so che le donne italiane certe cose fanno fatica a delegarle. Ma secondo me, se devi metterti in gioco tu, è per prima cosa su questo. Stancarti oltre non serve a niente. Lasciagli fare. Obbligalo a fare. Magari lo aiuta a uscire dalla sindrome del disoccupato, che non fa nulla ma si sente sempre distrutto e privo di tempo per qualunque cosa.
Poi si vede...
ammp, eh. In bocca al lupo.
Luisa

desian ha detto...

Non so se il mio possa essere un consiglio. Sicuramente è il (mio) vissuto. Perché, se posso permettermi la facile battuta, se è il lui che ha qualche problema (di vissuto adulto come diceva un altro commento), forse la risposta di un uometto, invece che quelle di tante mamme/donne superomistiche, potrebbe essere più utile. Forse. Almeno perché presa dal vissuto maschile.
Insomma qui le crisi sono due ma quella della paternità è stata per me quella basilare. Non avendo formazione da padre (continuo a sostenere che nessuno la fa, non esiste) si passa moltissimo tempo, dopo la nascita, a CHIEDERSI cosa ci faccio io qui. Non che le madri non abbiano crisi identitarie post partum ma anche semplicemente l'istinto biologico ha un effetto di sostegno e risposta a certe domande. La spirale di crisi (non la giustifico, la oggettivizzo) di un padre nasce da un ruolo non ancora compreso.
Un primo cambio di passo avviene instaurando, appena possibile, la propria, personale, quasi privata rispetto al resto del mondo, relazione col pargolo. E' a quel primo imprinting di padre che discendono altre certezze, altre caratteristiche del ruolo e del suo significato. D'altro canto, se l'orizzonte di tuo figlio comincia ad entrare nel tuo di padre, ecco allora che si crea quella consonanza di intenti che rende più chiaro quel famoso "cosa ci faccio io qui". E non parlo solo di pannolini o biberon. Parlo di come vivere le emozioni, i sentimenti, l'autostima (ecco il risvolto verso il lavoro e il "sociale": anche chiedere serve, quando BISOGNA chiedere! altro che sfiga...), il ruolo e il senso del ruolo, come definire i comportamenti (perché c'è bisogno di quelli del padre). La terapia d'urto che qualcuno consiglia (mollalo nella merda, se la caverà) può non essere utile: nella merda si affoga, anche. Certo, dare aiuto non necessariamente tocca alla moglie (non sei la sua mamma): bisogna che ognuno si prenda le sue responsabilità e i suoi spazi, le sue energie e quelle dell'altro; in queste situazioni nessuno è nel torto, nessuno nella ragione: si va avanti insieme, si affonda insieme. E poi ci sono i pargoli...

Mammamsterdam ha detto...

Io temo che la tua situazione, cara anonima, sia tanto pesante perché si sono sovrapposte una serie di cose: innanzitutto è da tanto che va avanti e tu sei stanca. ora che magari certe soluzioni cominicano a vedersi, tu forse sei al limite, avresti voluto si presentassero prima e ti incazzi (scusami, sono tutte supposizioni mie, che come vedi una domanda del genere fa parlare di noi stessi, non del tuo caso).

Tuo marito in qualche modo una botta di consapevolezza la sta avendo, accetta di confrontarsi e questo all'inizio produce risultati disastrosi. cioè, non è che perché uno inizia a fare introspezione, poi capisce come è arrivato a una certa situazione e cambia modo. magari.

Invece prima capisci che hai perso del tempo a causa di pippe mentali non fondate, e allora ti incazzi. Poi decidi: cambio tutto, ma è molto più facile cambiare senza preavviso con le persone che ci sono care e render loro la vita pesante, cosa che va appunto benissimo che le persone care sono quelle che ci danno la certezza o la speranza di non buttarci a mare di botto se cerchiamo di cambiare registro e metter giù certe corazze, ma d'altro canto sono appunto anche stanche loro.

Trovo dell'ottimo in quello che dice Desian (grazie per il punto di vista maschile, che ci vuole nelle discussioni tra donne).

e in effetti una volta lessi un articolo che diceva in soldoni: l'uomo è fatto per cacciare i mammuth e in questo trova la propria ragione di essere. Dargli quindi qualcosa da fare che se la suoni e se la canti lui gli dà il senso dell'utilità del proprio ruolo nella coppia e nella famiglia. e suggeriva: mandatelo a fare la spesa, dal calzolaio, a far commissioni. gli fa solo bene.

Quindi anche il consiglio: fagli fare qualcosa e metti tutte le tue forze nel non interferire e correggere (non subito) mi sembra buono. Poi anche il cominicare a prenderti degli spazi per te in cui staccare, fa tanto. Magari nonn abbandonarlo per una settimana con l'idea: adesso vedi, che ho appoggiato anch'io, ma proprio l'andartene a fare una cosa che dà gioia ed energia a te, e partire grata che resta lui a tenere il forte in tua assenza.

Sul sesso sarò breve, che sto ancora tentando di venirne furi io. È facile, a volte, trasformarlo nello scarico di tutte le frustrazioni, insoddisfazioni, parole non dette. Difficile uscire fuori da questo circolo vizioso. Però siccome le crisi interpersonali spesso sono dei circoli viziosi che si ripetono, spezzarne uno aiuta a cominiciare e ridistribuirsi i ruoli.

Detto così è facile, poi in realtà capire cosa non va ancora non ti porta al cambiamento quotidiano degli atteggiamenti che non vuoi. Ma si persevera e questi cambiamenti prima o poi avvengono.

A me dopo anni di rancore a fare la ragazza madre lavoratrice dal lunedi al venerdi, ha cambiato totalmente la vita il semplice fatto che con il trasloco, mio marito e la vicina si danno il cambio a portare i bambini a scuola la mattina. Ho recuperato le mie mattine, tutta l'esasperazione che mi creano i figli tiratardi e bastian contrari la reggo meglio perché so che tra dieci minuti li metto fuori la porta e li rivedo solo di pomeriggio e sono meno incazzata con mio marito perché non ho più la sensazione che sono da sola a suonarmela e cantarmela.

A volte basta davero pochissimo.

mamikazen ha detto...

Sono sostanzialmente d'accordo con l'anonima F, il signor Desian e Mammamsterdam, anche se personalmente non sarei stata brava come la ragazza del post e con un uomo così non avrei resitito tanto, lo confesso.
E' fondamentale che i padri si costruiscano un rapporto loro con i figli, che sembra una cosa scontata ma in questo mondo fatto di corse al lavoro e quant'altro non è così, e non è neppure una questione di quantità di tempo, ma di intensità di rapporto, di umiltà e coraggio nel mettersi in gioco (ma vale anche per le mamme, che sono affette dal complesso della superdonna ma hanno incertezze e paure quanto i maschi, anche se diverse).
E uno che ciondola per casa è un'istigazione all'omicidio, per quanto mi riguarda. Fosse anche Hemingway, che perlomeno poi le sue cose le finiva e le pubblicava, e allora gli si perdonavano anche le ciabatte leopardate e la manìa di scrivere in piedi.
E' normale sentirsi un po' ogni tanto la mamma del proprio marito, ma solo un po', e solo ogni tanto. E il capitolo sesso non va chiuso.

Anonimo ha detto...

E che consiglio puoi dare? ognuno ha il suo karma...che si deve pippare fino in fondo...