giovedì 14 maggio 2009

Neopadre 4: quando nasce un padre?

Quella che vorrei condividere stavolta è una cosa bellissima, quando gliela raccontavo neopadre 3 si è tutto entusiasmato. Si tratta dell'Haptonomia, che per noi ha rappresentato un modo eccezionale per accogliere i bambini e insegnargli a riconoscere il padre ben da prima che venissero fuori, e per Berend un modo tangibile, fisico e terra terra per entrare nel ruolo di padre così come ne avevo bisogno io.

Ma siccome è un discorso che necessità di un paio di premesse, per ora faccio queste e l'haptonomia ve la scodello in una puntata a parte. Ricordate il nome, come direbbe Lucarelli, che poi ce lo ritroviamo.

E in un certo senso, vorrei rispondere con questo, e inglobare nel discorso, anche le considerazioni che fanno a proposito della loro paternità Desian e Impromptu.

Desian parla molto giustamente e rivendica per i padri la dimensione emotiva e affettiva, che l'educazione di un paio di generazioni fa negava ai maschi, specialmente in materia di bambini.

Allora, noi femmine che ci stressano per l'invidia del pene, abbiamo una contropartita quando restiamo incinte: l'invidia della pancia. Che la pancia come simbolo, icona e monumento alla maternità ci sta tutta e chi lo nega me la deve spiegare molto bene.

Il padre no. Non ha un simbolo, monumento o icona della paternità e quindi se la deve costruire tutta. E mancando il coté fisico, se la fa tutta mentalmente. Ovvero, siamo al capitolo delle pippe mentali del neopadre.

Cioè, il neopadre si fa tutte le pippe mentali (e forse anche di più) della neomadre, non avendo neanche all'inizio la distrazione delle nausee che poi ci tornerò sopra una volta. Il neopadre comincia ad avere una spada di Damocle molto specifica sulla testa: è un padre e come tale deve provvedere alla famiglia. Che è a volte anche una scorciatoia molto comoda e umana per non interrogarsi troppo, in questa fase, su come riempire materialmente il proprio ruolo di padre.

Lo dico sempre che questa cosa non va sottovalutata, perché il neopadre futurizza e quantifica tutto, quindi sente di assolvere al proprio dovere umano, familiare e sociale solo se è in grado di sopperire ai bisogni materiali della famiglia. In tempi di crisi e precariato può anche diventare un train of thoughts pericoloso.

È inoltre una strada pericolosa, perché da un lato nasce dall'invidia della panza, ovvero oggettivare la propria nuova situazione di neopadre. Dall'altro è un bisogno, che, sembra strano, alla neomadre fa un baffo.

La neomadre in questo momento e nel prossimo paio d'anni almeno ha bisogno di qualcuno accanto con cui condividere le proprie pippe mentali ed esserne rassicurata.

Oltre a qualcuno che le sappia massaggiar via i crampi al polpaccio, che la rassicuri che non sarà l'unica ad alzarsi di notte per i prossimi tre anni, che potrà anche delegare la ricerca di babysitter (no, scusate com'è che quando è un impegno lavorativo mio, la babysitter la cerco io, e quando lo è del capo, sempre io la cerco, che lui non sa manco come si potrebbe chiamare?) e altre cosette, che poi è vero che le madri a volte sono loro che non mollano la presa su queste cose, ma solo perché 9 mesi di gravidanza le hanno convinte che fanno bene a non fidarsi.

E che il neopadre è affidabile e sarà lì (possibilmente senza svenire e tirar su di sé tutta l'attenzione sanitaria) al momento supremo, per tenerla per mano e passarci in due per questa esperienza, che le ricordi com'è che si respira quando nel momento di panico si scorda come si fa e sa che sta facendo la cosa sbagliata e peggiora tutti, ma da sola non ne esce e il padre deve prenderla per le spalle e farle " Fai come me: ff ff ff ff ff ff ff" (dicono di trovarsi una rima che ti ricordi per forza con cui darti il ritmo, suggerisco "tan-to-va-la-gat-tal-la-rdo" che secondo me ce la ricordiamo tutti, specie se pensiamo alla circostanza) per ricordarle come respirare.

E deve dirle che è bravissima, e che va tutto bene, e di non preoccuparsi che lì c'è anche lui, e che se fanno qualcosa che non le va chiama il 112 - mettetevi d'accordo prima of course su cosa.

Il marito della mia amica, in uno di quei travagli lunghissimi sui cui particolari di bassa macelleria la vulgata ama diffondersi, a un certo punto si è imposto: piantiamola col mito del parto naturale, fate qualcosa o chiamo la polizia, che lui conosce la sua polla e sa che per sé nn chiede mai niente, ma a quel punto il suo occhio esercitato aveva capito che era ora di parlare lui per lei. E hanno tirato fuori la ventosa e cacciato fuori la belvetta. Solo per quello nei successivi 10 anni la moglie gli ha perdonato cose per cui io lo avrei messo alla porta, ma questo è un altro discorso.

durante il parto sarete lì, nell'altro momento topico, quello in cui la neomadre nei modi e nelle formulazioni che le sono più congeniali si chiede chi mai glieloha fatto fare e mai più e voglio tornare indietro, e sa che non si può e che è il momento di bere l'amaro calice fino in fondo. È un momento della verità tremendo ed è bene esser lì a sostenerla, e se del caso, farsi insultare anche pesantemente come causa prima dell'inguacchio.

Altro che conteggiare BOT, CCT ed altri asset per capire se io, uomo e padre, sono in grado di provvedere alla mia famiglia. Massaggi ed autocontrollo,questo ci richiede la neomadre.

Però intendiamoci, avete anche voi neopadri un tot di mesi per creare nella madre la certezza che sarete li nel momento del bisogno e ci sarete secondo i suoi bisogni, non i vostri.

Poi nei momenti morti contattate tranquillamente tutti i cacciatori di teste che volete, il vostro private banker, fate business plan, organizzatevi la carriera, quello che vi pare, ma non fatelo capire a lei.

Ieri notte, che abbiamo fatto le 3, l'ho spiegato a neopadre 3 con cuistiamo mettendo in piedi il progetto finora più bello della nostra carriere, e dobbiamo assentarci preferibilmente per due settimane, sapendo che non ci sono, e mentre contavano e conteggiavamo e facevamo piani B e guardavamo i siti di Ryanair e Transavia, lui ha provato a dire alla neomamma, sul divano con il gatto:

Senti amore, ma se all'ecografia ci vai con tua madre?

L'ho recuperato al volo per la collottola, dicendo che era assolutamente fuori discussione, che saremmo partiti dopo l'ecografia a rischio di divorzio con il capo a cui scodello i figli in giorate impossibili e che se si azzardava a farlo avrebbe ricominicato a far sesso dopo tre svezzamenti, senza che né lui né lei capissero che sarebbe dipeso da questo. Che nel frattempo, come canterebbe Madonna (ai miei tempi)

...I've learned my lesson well,
so I live to tell
the secrets I have learnt...


E non venite a dirmi che non vi avevo avvertito.

AVVERTENZA: LA LETTURA DI QUANTO SEGUE È VIETATA A DONNE INCINTE FINO ALL'INGRESSO A SCUOLA DELL'ULTIMO FIGLIO CHE INTENDONO FARE. LEGGERLO PRIMA PUÒ CAUSARE GRAVI DANNI ALLE VOSTRE INTENZIONI DI RIPRODURVI, MA POI PASSA TUTTO.

Non per fare del terrorismo, ma solo perché è una cosa che sappiamo benissimo ma preferiamo talmente non pensarci, che ce la scordiamo: di parto si può ancora morire. Non molto, ma è una statistica reale e presente, fortunatamente ai giorni nostri molto bassa.

Consoliamoci, è molto più vero il contrario: il parto va quasi sempre bene, se non benissimo. Se ne esce più forti, più consapevoli, più ricchi come esseri umani e come coppia, basta non raccontarsi cazzate in proposito. E la natura vede e provvede ed è molto più furba di noi, altrimenti da un pezzo che ci eravamo estinti.

È un evento naturale, non va medicalizzato se non è necessario ecc. ecc, ma in ogni gravidanza, anche la migliore, quel pensiero della signora con la falce appostata dietro l'angolo c'è in ogni momento, o proiettato sul bambino o su di noi, ed è talmente spaventoso che non osiamo manco formularlo. Preferiamo le villocentesi, le ecografie, le epidurali, il cesareo, pur di non pensarci.

Un padre lo deve sapere, che la nostra ossessione impronunciabile è questa e fare da barriera. Siete voi quelli logici e razionali quando dovete convincerci di cazzate che vanno contro ogni nostra premonizione viscerale? Bene, è il momento di farlo, i razionali. Adesso. E solo adesso e in poche altre eccezioni.

Anche se sa benissimo anche lui che c'è, deve questa volta fare l'uomo: logico, rassicurante, prendere sul serio le paturnie dela neomadre allo scopo di fugarle, anche se a volte è costretto a mentire.

Questa è la cosa fondamentale di cui la neomadre ha bisogno, per lei cose triviali come avrò un lavoro l'anno prossimo, come darò da mangiare ai miei figli, sono domande teoriche ed inutili in questo momento. E pensateci da quest'ottica, se la controparte è la morte, hanno pure ragione.

Adesso l'ho detto, dimenticatevelo e soprattutto non parlatene mai alla mamma. Però tenetene conto.

Ora, se tanto mi dà tanto, cominicare fin dall'inzio della gravidanza a capire un pelo come funzionano i processi logici di una neomadre secondo me è un passo bellissimo per immedesimarvi, ma non a chiacchiere, proprio anima e corpo, in quella che è la gravidanza. La vostra.

Appena vi parlerò dell'Haptonomia, capirete meglio anche come metterla in pratica questa cosa, ma siccome viene meglio dal quinto mese in su, fra un po' parlo anche di altre cose. Che a noi l'invidia della pancia ci fa un baffo. Quasi come quella del pene. Perché se le cose si vivono insieme, cosa ci sarà mai da invidiare all'altro/a?

5 commenti:

Burde.it ha detto...

mi ci rivedo abbaSTANZa nell'uomo che fa i progetti invece di star dietro ai bisogni attuali della mogle quandoè in cinta però vorrei solo specificare che almeno per i sommelier, finch+ il piccolo non esce dalla pancia è IMPOSSIBILE diventare padri. Poi appena lo vedi il mondo cambia (in meglio) e ti rendi conto di essere padre ma prima a me tutta la roba tipo sentire la pancia, il cuoricino e anche un pò l'ecografia non mi avevano scaldato più di tanto...

LaRitale ha detto...

Gran bel post.
Da non mamma (che peró conta di diventarlo) mi ripropongo di recuperarlo e tradurlo alla controparte ;)

Do minore ha detto...

Ciao. Grazie del link, mi ha fatto piacere. Il tuo post è molto interessante. Anche se già tre volte padre, seguirò le prossime puntate!
A presto. Do minore (di "Impromptu").

desian ha detto...

Ok Ba, ti rispondo solo oggi, settimana 'emmerda. Non censuro, anzi!
Io l'haptonomia non la conoscevo prima d'ora,quindi non l'abbiamo praticata. Il mio monumento alla paternità l'ho costruito quindi su idee astratte e molto "volontaristiche". Pur avendo fatto tutte le visite ginecologiche, amnio, eco, tracciati, parto all'ossitocina con travaglio semestrale e vacuum con decine (dico decine) di punti di sutura. Ero lì, anche se le infermiere volevano cacciarmi via "se ne vada, non è un bello spettacolo, poi altrimenti si porta via un ricordo brutto". Ero lì. Non ho potuto fare un beneamato cippo. La tua compagna soffre come un cane. Io non ho avuto nemmeno la prontezza di chiamare il 113.
Il monumento arriva dopo: quando il fagottino (la donna grande alla nascita pesava poco più di due chili) te lo porti a casa.
Lì la realtà si dimostra e ti mette alla prova. Io la prova l'ho toppata, sbarellato, impreparato a quel volontarismo. Non bastava volerlo, ora toccava farlo, esserci di notte (quasi mai successo), occuparsene. Poi abbiamo anche scelto di farne un altro.
La prova toppata, oggi, non è più ripetibile (anche se non si può mai dire, ma non avremmo intenzione di un terzo) e questo è oggettivo.
Allora le vie sono due: o uno molla tutto e fallisce definitivamente oppure si mette all'anima che è ora di tirarsi su le maniche e cominciare una strada nuova. Non so cosa si veda di me leggendo il mio blog ma il mio percorso, dopo la fatica del fallimento, è stato lungo e faticoso. Faticoso e lungo.
Oggi sono sereno, innamorato, la mia famiglia è un universo fantastico, i miei figli mi divertono. Però quanta fatica.
Allora, se oltre ad una dimensione emotiva ed affettiva, si riuscisse anche a recuperare la dimensione di cosa vuol dire vivere quell'esperienza, a renderla sociale e condivisa anche dai padri sarebbe un buon modo di diffondere pratiche di buona vita. Condividere tasselli di vissuto adulto che nessuno mai t'insegna, se non nelle battute più o meno sarcastiche.

Mammamsterdam ha detto...

Caro Desian, grazie. È più o meno la mia esperienza di madre, aver toppato e solo dopo aver capito alcune cose.

Con tutta l'impreparazione del rientro a casa con un fagottino doppio (i miei alla nascita pesavano 4300 e 4750, quindi ogni volta che me ne mettono in braccio uno nella norma, mi intenerisco tutta, io uno così leggero in mano non l'ho mai avuto).

E hai ragione a fare il genitore a priori non te lo insegna nessuno, meno che mai i manuali. A posteriori capisci alcune cose, io in questo manuale, a cui cerco di non negare i tratti umoristici, voglio solo portare quella che è stata la nostra esperienza.

E poi lo scrivo con tre amiche in mente, e i loro uomini, e forse mi rivolgo un po' troppo a loro, per poter avere un tono generale.

Quello che ho imparato è che con tutta la buona volontà, a volte i neogenitori parlano di cose diverse convinti di star parlando della stessa cosa.

Il che non semplifica una situazione che già di suo è fisicamente e mentalmente faticosa.

Spero che quello che scrivo possa in qualche modo essere utile o far soridere qualcuno, e soprattutto, ma mi sono scordata di dirlo all'inizio, spero che chi legge lo prenda cum gabo salis senza scambiarmi per la maestrina con la penna rossa, che è un personaggio irritante.