Gli ultimi 3 giorni sono stata rinchiusa in una saletta a fare da interprete per un CAE (comitato aziendale europeo) nelle, non dico peggiori, ma terzultime peggiori si, condizioni lavorative per un interprete. Ne ho ricavato dei grandi mal di testa e due pranzi in mense da dimenticare.
Però a me piace sempre un sacco lavorare per i CAE. Innanzitutto perché i rappresentanti dei lavoratori delle grandi aziende europee provengono da tutte le funzioni, e spesso ci sono tanti addetti alla produzione. Gente con i piedi nel fango, come si dice qui, e dice le cose come stanno, evitando il inguaggio fumoso che insegnano ai piccoli manager fin dall'università.
Sono gruppi con un grande spirito di corpo anche se tra loro si vedono una volta l'anno, e anche noi interpreti siamo immediatamente inglobate nel gruppo. Spesso, se non sempre, alla fine ci ringraziano pubblicamente e ci fanno l'applauso, una cosa che non manca mai di imbarazzarmi e commuovermi.
Parlano di cose e problemi concreti, licenziamenti, sicurezza sul lavoro. Poi quando arrivano i grandi capi, vedi questo mondo di differenza. Parlano delle stesse cose, delle stesse persone, della stessa azienda, ma non si capiscono. Poi magari arriva un commento inaspettato e improvvisamente chi organizza e dirige si rende conto in che modo le misure che lui/lei vede in un modo vengono recepite (o non recepite, o mai trasmesse dai vari tirapiedi) dai destinatari in modi inimmaginabili. Chi ha passato gli ultimi mesi a incazzarsi per misure e riorganizzazioni repressive, si rende conto improvvisamente che l'idea originaria in fondo era a suo favore. Però santiddio come ce l'hanno spiegata male.
Vengono da tutta Europa e tutto quello che ho imparato in teoria e pratica di interculturalità, lo vedo direttamente, applicato, sotto i miei occhi. Posso solo dire: datemi quello che vi pare, ma mai più un presidente finlandese. Di quelli che dicono una parola al quarto d'ora. Che a me la gente lenta mi tira fuori di testa, ma loro sono così, flemmatici. Sono anni che non me ne capita uno, però. (Magari io a un finlandese nel giro di 30 secondi procuro un emicrania, non lo escludo).
A volte ci sono delle direzioni di una stronzaggine, di una malafede, di un sabotatore, che li appenderei per le palle alle pale del ventilatore. Li manderei in miniera. Gli direi: brutti stronzi, va bene che siete costretti per legge ad avere un CAE, ma invece di considerarlo un abbligo, un mal di denti, una palla al piede, perché non vi servite della motivazione di questa gente per fare il bene dell'azienda? Che magari non sono dirigenti ma il lavoro e i prodotti e i clienti ce li hanno tra le mani tutti i giorni e magari sanno dirvi un paio di cose che nei vostri rapporti e resoconti non troverete mai? Che tanto i soldi sempre li dovete spendere per questo.
Invece stavolta, con gran piacere, c'era una direzione intelligente. Per carità, i licenziamenti li faranno comunque. Il giochetto sul suolo di consultazione (e non trattativa) e informzione (mai spiegato nella direttiva cosa si intenda per dovere di informazione da parte dell'azienda) se serve lo portano fino in fondo. Ma sono stati anche ad ascoltare. Un paio di cose hanno deciso di cambiarle in base ai suggerimenti emersi.
E anche stavolta, magari mancava il finlandese, ma quei bei sindacalisti inglesi usciti paro paro da un film di Ken Loach e che io faccio sempre tanta fatica a capire che mi stravolgono tutte le vocali, c'erano anche loro.
Insomma, per una botta di Loach-feeling, mi tengo pure il mal di testa.
1 commento:
quelle poche volte che mi è capitato di lavorare come traduttrice in convegni, sono tornata a casa con un gran mal di testa! per caso gli inglesi erano di Birmingham o di Hull? sono quasi incomprensibili...soprattutto adesso che ho nell'orecchio l'inglese canadese e americano! :-)
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