giovedì 26 giugno 2008

Il privato è pubblico?


Colgo l'occasione di pubblicare uno stralcio di e-mail a firma Anna Ciriani (sto cercando di controllare l'autenticità della mail arrivatami, ma siccome sottoscrivo in toto alcune delle cose che leggerete, non mi interessa più di tanto conoscere il contesto di questa mail), e mi piacerebbe fare un paio di commenti, come al solito interculturali con quello che so io della vita in Olanda e quello che sento arrivare dall'Italia. Anche qui, conto sulle reazioni di chi legge.

Anna Ciriani è purtroppo nota (e dico purtroppo, perché mi sembra che abbia pagato molto caro con un esagerato sputtanamento pubblico) perché nell'ottobre 2007 ha visitato la fiera di Berlino e alcune sue immagini in tale occasione sono state messe in rete. A seguito di ciò è passata alla storia del giornalismo nazionale come la Sexyprof (o peggio) ed è stata sospesa per 7 mesi dal suo incarico di insegnante. Ora è stata reintegrata.

Questo lo stralcio che mi interessa riportare (grassetto mio):

"Ritengo ingiusto che io abbia pagato così a lungo, per un fatto avvenuto nella mia vita privata e al di fuori del mio lavoro. Io, a scuola, sono sempre stata professionale e morigerata nel comportarmi e nel vestire.Agli studenti ho sempre trasmesso tutta la mia preparazione e la mia educazione. Ritengo che sia più nociva l’azione di un docente poco preparato o che toglie autostima e sicurezza ai ragazzi con il sarcasmo, la mancanza di sensibilità o di obiettività di giudizio.Ai miei alunni non è mai interessato ciò che faccio al di fuori delle mie ore di lavoro.Tuttora, quando mi incontrano, mi salutano con grande rispetto e gratitudine. Ho sempre cercato di insegnare la necessità di un profondo rispetto per la libertà altrui e la tolleranza nei confronti di tutti. Quanto accaduto a Berlino esula da tutto questo, perché riguarda esclusivamente la mia vita privata. Gli orientamenti e le scelte sessuali sono una questione che riguarda la vita privata dell'individuo.Ricordo gli articoli di legge 675 del 1996 e soprattutto il D.L. 196 del 2003 art. 22 comma 1che sancisce che un dipendente pubblico non può essere sospeso per gli atteggiamenti che riguardano la sua sfera sessuale. Ribadisco che non sono una pornostar, come riportato erroneamente da molti giornali che non conoscevano nulla della vicenda, e non sono stata io a immettere nel circuito internet i filmati o le foto che mi ritraevano.Penso di essere io l'unica vittima di tutta questa vicenda, che ha leso la mia dignità di donna, di libera cittadina e la mia immagine professionale, in quanto i miei comportamenti privati non possono essere messi in discussione da nessuno, dal momento che non ho mai commesso alcun reato né a scuola né fuori, e dal momento che non sono stata io a rendere pubblici e a divulgare tali comportamenti".

Ecco, io trovo che tutto questo si commenti da sé. E basterebbe per aprire molte linee di discussione: dalla proprietà delle proprie immagini, che purtroppo negli ultimi anni, con la diffusione di massa di sistemi di riproduzione è scomparsa, ma è giusto rivendicarla quando questa viene esposta senza il proprio consenso sui media, all'ipocrisia di chi giudica i comportamenti privati degli altri o di chi pretende di imporre la propria morale sessuale al resto del mondo, ai danni che gli insegnanti sbagliati possono infliggere ai propri alunni creandogli paure e insicurezze che poi si portano dietro per tutta la vita, al ruolo dell'educatore e come la scuola (tutte le scuole, non solo quella italiana) cerchi sempre la via ideale tra istruire ed educare. Ma potrei andare avanti all'infinito.

Mi limito, sul tema specifico dell'ingerenza della scuola nella vita privata dei suoi insegnanti, a segnalare il bellissimo libro di Lalla Romano, Un caso di coscienza (ed. Bollati Boringhieri). Allora il motivo della sospensione di un'insegnante era stato il suo rifiuto, da Testimone di Geova, di far praticare una trasfusione a un suo figlio (me lo ricordo bene? Devo controllare, l'ho letto tanti anni fa) ma il punto non era neanche nel libro quello, era proprio il dubbio di coscienza della collega chiamata a portare avanti l'azione disciplinare.

Cosa sarebbe successo in Olanda in una situazione del genere? È vero che abbiamo un governo tanto protestante (e tenete presente che in questo paese qualche apertura domenicale di negozi, enormemente irregimentata per di più, è cosa recentissima, a causa dell'opposizione di chi insiste ad imporre agli altri il suo giorno del Signore) ma è vero anche che proprio sulle questioni di orientamento sessuale non è bon ton impicciarsi dei fatti degli altri.

Le saune sono miste e non vi si indossa costume da bagno, il topless è accettato ovunque, anche nelle piscine all'aperto e nelle spiagge, insomma, non è un ciuffo di pelo pubblico a smuovere gli animi, almeno non ad Amsterdam e nelle città grandi in genere.

Insomma, dal mio modesto osservtorio direi che magari un pochino di scalpore mediatico il fatto lo avrebbe anche suscitato, ma secondo me si risolveva con una discussione interna alla scuola, magari insieme ai genitori. O forse neanche quello. Certo non con una sospensione dal lavoro. Parlo però esclusivamente delle scuole pubbliche.

Quelle confessionali è un altro discorso, fanno quello che gli pare, accettano e rifiutano gli alunni che vogliono loro e vengoo pure finanziate con soldi pubblici. I paradossi di questo paese così emancipato e così baciapile.

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