Dura la vita delle madri di maschi. Ho appena superato il trauma della fase pipitto del mio grande, che la primavera scorsa solo di quello parlava e sempre a sproposito, e già mi ritrovo con le domande difficili.
Mentre lo aiuto in bagno dalla logopedista, che fra un attimo dobbiamo riuscire e c'è un tempo da lupi, e si va in bici fino a casa ed urge quindi infilare la canottiera nelle mutande, la maglietta nei pantaloni ecc. mi parla del suo pipitto.
Io dall'epoca del trauma, sono sempre parecchio laconica, in proposito. Incoraggiante ed entusiasta si, che non si dica che l'ho represso, il complesso di castrazione eccetera, il tuo pipitto amore è bellissimo ma è una cosa tua privata, ma sono sempre dell'idea che nel momento in cui un maschio al bagno si arrangia da solo, sua madre deve intromettersi il meno possibile con suo pipitto, salvo motivi igienico-sanitari.
Insomma, mi descrive i fenomeni mutatori del suo pipitto per chiedermi a bruciapelo: perché tu no? Poi ci ripensa e fa: ah già, tu non hai il pipitto. Ma come si chiama quello che hai?
Gesù, e come si chiama quella che ho? Io non ho avuto la mamma italiana, quindi in italiano non la chiamavamo (anzi non si nominava, devo dire l'innominata?) Cosa dicono le mie amiche madri di femmine? Ecco, Daniela dice passerina.
"Si chiama passerina", dico poco convinta. Al maschio viene da ridere di cuore. "O rosellina" aggiungo debolmente, che sto pensando a 3000 e mi ricordo mia nonna diceva così e a me rompeva tanto come nome. Ma almeno è letterario, rosafrescaulentissima prima o poi glielo devo leggere. Ma già non mi dà più retta ed esce dal minibagno.
Vabbé, sono una madre pedagogicmente incapace. Però meglio così. In fondo il suo amichetto N. anni fa in una fase in cui il nostro manco faceva le frasi di due parole, o le faceva a fatica, ma N. aveva già tre anni, ci spiegò un giorno, sempre in bagno che sono ambienti che stimolano la conversazione: il mio papà ha il pipitto e la mia mamma la vagina.
Io e il capo ci guardammo, un po' ci veniva da ridere, un po' ammiravamo l'enorme proprietà linguistica del cucciolo. Ma vagina ha dei suoni tanto freddi e duri, porca miseria, proprio non posso, non mi viene con mio figlio di 5 anni.
Di qui un appello: femmine italiane, voi quando non la chiamate vagina, come ve la chiamate?
6 commenti:
La mia mamma era casertana ed io sono molto fiera del mio 50% campano. In dialetto si chiama in molti modi tra cui 'patana' (patata) e da qui è derivata la 'patanella' (patatina) delle bambine della nostra famiglia. A me è sempre piaciuto e l'ho sempre usato.
Rido ancora oggi però al ricordo della faccia stupefatta ed orripilata di mia figlia di tre anni quando una volta la nonna, per farle mangiare una minestra diversamente poco gradita, la rimbambiva con una specie di filastrocca 'mangia la menestrella 'a nonna, ch'è accussi 'bbona, nonna l'ha fatta apposta per te, ci ho messo le zucchine, le patanelle, il brodo ....'. Ciao, graz
anche a casa mia si è sempre chiamata "patatina" o, molto più poeticamente "rosellina"
Grazie per il giro sul mio blog
A casa mia si chiamava più poeticamente "rosellina"
da Toscana mi verrebbe da citare Benigni e dire sventrapapere, però mi sa che non è molto adatto al contesto. patatina o passerotta forse sono i termini più comuni.
alla fiera del libro di pisa ho comprato un libro carinissimo che tirerò fuori al momento delle domande imbarazzanti, si intitola "piselli e farfalline" e spiega molte cose in meniera divertente. mi sa che farebbe bene anche a molti adulti. be', forse agli olandesi no.
Io sono piemontese e dalle mie parti l'ho sentita chiamare anche "bignola".....
Ciao!
Sissi
Che bello il piemontese, adesso mi ricordo anche "ciorgnietta" che avevo letto in un libro buffo dal finale stilisticamente ndato a puttane, ma sembre buffo e carino, che si intitolava "l'ultima ceretta". Grazie a Pinuccia che mi ha segnalato e tradotto il lemm, io dal contsto credevo significasse una roba tipo ragazzina (pars pro toto, mi ricorda il capo.)
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