È iniziata così, un'amica in partenza mi ha incastrata con un'opera pia, andare ad aiutare un padre e figlio italiani il giorno dell'operazione contro lo strabismo del bambino, perché parlano pochissimo olandese. E dati gli impegni di questi giorni e l'ora antelucana, ci sono andata davvero di malavoglia, lo confesso (come direbbe Eio: sono una persona orribile).
"È un bambino simpaticissimo, vedrai, ed è così spaventato".
Così mi fregano sempre, con i bambini spaventati.
Così alle 8.30 entro scapicollata in Pediatria, mi annuncio come interprete premettendo che non conosco né ho il numero della famiglia. Mi fanno la ola tutte le infermiere e la receptionista, avevano trovato una signora che parlicchiava italiano e così li trovo, nella stanzina per le famiglie, il padre su una sedia, lui su un divano rosso e la signora accanto che lo abbraccia, ma piena di sollievo saluta e se ne va, perché il suo italiano, in effetti, non si sentiva molto sicura.
"Ciao, sono l'amica di Cecile, ti ha parlato di me e anche a me mi ha detto di te".
Rigido, nel camicione da operazione e i calzini. Gli do la mano, gli dico il mio nome, mi siedo accanto a lui ma senza toccarlo troppo, in fondo manco sa chi sono.
L'infermiera davanti a noi comincia a fare le domande di rito, se è a digiuno, allergie ecc. Poi gli spiega che gli mette subito due cerotti anestetici sul dorso delle mani, così fra un poco l'ago dell'anestesia non gli fa troppo male. Evito la parola ago che fa paura a me e magari la fa a lui.
"Mi dai la mano?" fa l'infermiera. Allunga una manina magra e tremante.
"Seti, ti posso fare una foto" fa il padre cercando di scherzarci sopra "Stai benissimo con il camicione".
Fa segno di no, un po' infastidito.
L'infermiera annuncia che fra poco gli spiega bene cosa gli faranno e gli farà vedere i materiali che useranno.
"Hai freddo nel camicione?" fa l'infermiera.
"Gli massaggio un pochino la schiena e chiedo se vuole qualcosina da appoggiarsi sulle spalle. Non risponde, continua a guardar fisso avanti (anche se standogli di fianco non ho capito bene dove guarda un bambino strabico).
"... così lo sai e almeno non ti devi preoccupare di questo" aggiungo io.
L'infermiera apre la mano in cui ha dei blister.
"Adesso devo darti la premedicazione, preferisci le supposte o le pasticche?"
"Che ne dici, ce la fai a ingoiare bene le pasticche con l'acqua? Perché a certi bambini mettono anche le supposte - nel sedere", aggiungo chiedendomi se conosce la parola supposta, visto che è nato e fino a due anni fa cresciuto in un paese e con una mamma di lingua spagnola e la chiarezza non è mai troppa.
Vuole ovviamente le pasticche, l'infermiera gli spezza quella grande - enorme - e commenta che è un peccato che non riescano a farle più piccole.
"Dammi pure il bicchiere, o forse vuoi prima finire l'acqua?" chiedo.
La finisce d'un fiato.
"Sai che anch'io da piccola sono stata tanto tempo all'ospedale? Alla fine mi piaceva tanto il cibo da ospedale e mi portavano i paloncini. Tu li vorresti o non te ne importa?"
Non li vuole, scherziamo, ha 10 anni, è grande.
L'infermiera apre un classificatore con foto plastificate e gli illustra passo passo tutto quello che succede: che aspettano la telefonata e poi lei lo porterà di sopra con tutto il letto nell'ascensore.
"Ma dai, che figo, a me non mi ci hanno mai portata in ascensore con tutto il letto, poi me lo racconti com'era?"
Poi c'è la foto della sala operatoria, gli tira fuori da una scatolona colorata il grembiule e la cuffia per capelli che dovrà mettersi papà per accompagnarlo.
Poi tira fuori i sensori che gli metteranno per controllare il battico cardiaco e la respirazione glieli fa toccare e gli fa vedere la foto con un bambino sul lettino che li porta.
"Senti, puoi sempre fargli lo scherzo che smetti un attimo di respirare e vedi cosa succede. Secondo me si mettono tutti a gridare, aiutooo, chiamate i pompieri, emergenza e poi tu gli dici che era uno scherzo". Ok, una battuta veramente del cavolo, complimenti Summa, finisci di impensierirlo che già è terrorizzato di suo.
Hai voglia a dirgli, come gli ripetiamo tutti, che non è niente, che ne fanno tante di operazioni e manco se ne accorgerà.
"Però lo capisco che anche se lo sai, tu un pochino ti preoccupi, in fondo sei tu che vieni operato".
"Dai fa il padre, vedi che mi hanno preparato la cuffia e il camicione? Vyuol dire che ti opero io, sono già d'accordo con il dottore" deve essere uno scherzo che già hanno fatto, lui sorride un po' assente.
Mentre l'infermiera rimette a posto il materiale informativo e gli chiede se magari ha domande su cose che lei potrebbe aver dimenticato, gli chiedo io, tenendolo un pochino per il braccio.
"Senti, ma tu lo sai se c'è una cosa che magari ti preoccupa un pochino di più?"
"Che tagliano", fa sottovoce.
Guardo l'infermiera mentre traduco, non è che loro hanno una risposta standard per questa cosa? No, e lui capisce abbastanza olandese da non poterlielo chiedere in maniera esplicita.
"Eh, lo sappiamo, purtroppo è proprio quello il motivo per cui ti operano, ma sai, lo fanno sempre, sanno benissimo come si fa e poi tu dormirai, non ti accorgi proprio di niente" mi sto arrampicando sugli specchi pure io e poi che ne so se non è proprio l'idea dell'anestesia e del buco di ricordi dell'operazione di cui magari è consapevole e che lo spaventa?
"Però, fa l'infermiera, in genere tu hai una cosetta qui all'angolo dell'occhio che ti tira adesso e forse ti fa anche un po' male, ma dopo non la sentirai più e non ti dà più fastidio". Brava, speriamo lo rassicuri.
"E se non mi addormento?"
"Sai, le medicine per non sentire niente le dà un dottore speciale che fa solo quello, si chiama anestetista, e io ne conosco anche uno che mi ha detto che loro conoscono tutti i trucchi e riescono sempre a far addormentare le persone. Magari se ci sono dei signori grandi e grossi che proprio fanno fatica, gli danno una martellata in testa e pace - STO SCHERZANDO -, ma per i bambini non succede mai che non si addormentano". Decisamente potrei fare di meglio.
Poi andiamo in una cameretta a tre letti dove c'è un altro bambino coetaneo in camicione che invece zompa, e contento, si diverte.
L'infermiera gli fa vedere che il letto si alza e si abbassa e questo lo incuriosisce molto, i maschi e le questioni tecniche, dio li benedica.
"Adesso porto prima quest'altro bambino che tocca a lui e poi torno a prenderti con tutto il letto, sdraiati pure e se vuoi puoi guardare la TV".
L'altro ragazzino zompa letteralmente nel letto e ride forte. Spero che lo tranquillizzi un po'. Poi mentre lui si guarda i serpenti su National Geografic io scambio due parole con il padre, scopro che per ancora un mesetto abitano vicino casa nostra e ci mettiamo d'accordo per conoscerci, ha una sorellina coetanea di Orso, cercano casa e fanno una gran fatica a trovarla perché devono lasciare dove sono a febbraio, azz, pure queste rogne qui.
Dico di telefonarmi quando esce così cerco di passare durante la visita, comunque se tutto va bene dopo tre ore lo dimettono e può anche mangiare di nuovo.
"Dai, fa il padre, adesso che andiamo sopra e mi fanno mettere la camicia e la cuffia, ci facciamo fare una foto e la mettiamo su facebook".
"Ti posso dare un bacio?" ma sta guardando lo schermo e sembra più sereno, probabilmente isolarsi un pochino per assimilare il tutto gli serve. gli carezzo i capelli e se oggi mi chiamano ad un momento buono mi porto magari Orso a conoscerlo.
Io tutto questo sistema di coinvolgere un bambino parlando con lui nel dare spiegazioni, e darle apposta a lui con le foto e il materiale con cui verrà in contatto proprio non lo conoscevo e mi sembra fantastico. Da voi come sono i reparti di pediatria?