venerdì 8 gennaio 2010

Dove andremo a finire? (ditemelo voi)

Mi scuso da subito perché so che questo è un post molto di pancia, ma spero di lanciare un paio di dubbi nella speranza che chi di voi che sa formulare meglio le cose a mente fredda e con praticità mi aiuti a capire le domande che vorrei farmi.

Che quando ci sono questi momenti tellurici sotterranei in genere è:
1) farfalle nella pancia e siamo felici
2) farfalle nella pancia del genere quinto mese + che è la vibrazione tellurica più bella che mi ricordi, sfortunatamente preclusa a non incinti
3) maledizione di Tutankhamon (e sceglilo meglio il ristorante, porca miseria, che l'uomo è tanto quello che mangia)
4) paura pura e semplice
5) paura del futuro che non riesco a spiegarmi logiamente ma mi fa paRura lo stesso.

Come vedete sono una persona semplice, in questo momento non me ne vengono in mente altre. Questo post cerca di definire l'oggetto di una vibrazione di tipo 5, e lo fa prendendola alla larga.

Ovvero. Mia madre, santa donna, si ritrovò decenni fa a dovermi spiegare il terrorismo. Come, quando, a che proposito non lo so più, ma mi disse: il problema è che uno può anche agire per ideologia, ingenuità, il desiderio tutto normale in una persona giovane di voler cambiare il mondo con le proprie mani. E fin qui va bene. Uno raramente comincia col dire: entro nelle BR perché ho una gran voglia di prendere un'arma in mano e gambizzare qualcuno (traduzione mia).

Però cominci a volantinare o organizzare un'assemblea studentesca e un po' alla volta, a piccoli passi, alla fine non sai neanche più come ci sei arrivato, ti trovi in un giro da cui non sai più come uscirne. E magari vorresti tanto uscirne prima che la spirale peggiori, ma ci sei dentro, sei ricattabile, o magari sai che ti fanno fuori direttamente, da una parte o dall'altra.

Ecco, a me il discorso dei cattivi maestri è quello che mi è rimasto più impresso di tutti. Perché tutto comincia con un piccolo passo di cui spesso non puoi prevedere l'esito.

Io per esempio (divagazione nr. 2) avevo iniziato un blog per mia mamma, mio fratello e un paio di amici lontani. Adesso le foto dei miei figli stanno sbattute ai 4 venti. È pericoloso? E che ne so. So che lo fanno un sacco di blogger. Che si mettono in piazza con la faccia e quella dei figli e tanti dettagli, che uno li scrive a pancia, un po' qua, un po' là, che te lo scordi, ma chiunque può metterli insieme ed entrarti in casa, volendo. Ho un sacco di amici che si rifiutano di mettere checchessia su internet. Non fanno nulla di male, ma i fatti loro sono loro.

A me sembra esagerato rifiutare facebook a priori. Come mi sembra esagerato rifiutare il telefonino a priori. O la gelatiera elettrica, a priori pure quella.

Epperò, rispondigli a chi la pensa così. Magari sotto sotto ti rendi conto che tutti i torti mica ce l'hanno.

Domanda quindi: se qualcuno ci chiedesse: tu i fatti tuoi privatissimi, a parte il confessore di turno, a chi li racconteresti? Nessuno dice: a cani e porci, ma poi è quello che facciamo.

Ora leggo di Roberto Cotroneo una bella osservazione sul fatto che mostrarci senza vestiti a un estraneo lo si fa a cuor leggero se l'estraneo lo fa nell'esercizio delle proprie funzioni e solo in quell'ambito. Sanitario, doganiere al body scanner, chi ci pare. E che il problema è che nessuno ci garantisce che fine faranno le immagini al body scanner.

E allora uno pensa a tutti i pezzetti di cazzi propri e privacy che cediamo per vanità, per paura, per ingenuità e fiducia nel mondo, per "tanto non ho niente da nascondere" (scusate, ho letto troppi thriller e Malausséne per non credere che chiunque mettendo insieme i puntini sparsi della vita di qualcun'altro nel modo sbagliato non riesca a disegnare un elefante invece di una pulce).

Penso a tutti quelli che vedono un blog come un nemico da abbattere. Penso a tutta la gente che deve sfogarsi su qualcuno, preferibilmente più debole o meno all'erta.

E poi penso a quante belle persone e cose mi sono capitate grazie a questo blog. E poi penso all'amico blogger che a un certo punto si ritrovava a ricevere tra i milioni d'insulti di gente frustrata, l'annuncio che gli avrebbero violentato la ragazza, e il blog l'ha chiuso.

E poi penso che ultimamente si dicono e si fanno tante cose che finiranno per chiuderci tutti in una casa di vetro con quattro serrature e buttata in fondo al mare, come fa il djinn delle Mille e una notte con la propria sposa di cui è gelosissimo, e io in fondo al mare nella cassa di vetro con le 4 serrature non è che mi divertirei e non sono neanche il tipo come la sposa del djinn, che alla faccia sua e della cassa lo ha comunque tradito con 100 uomini diversi da cui si è fatta dare l'anello ed ha cento anelli per vendetta.

E mi chiedo in quanti piccoli passi ci arriveremo e se esistono anche i passi indietro.

(E poi aggiungo, che non c'entra niente, Emma for president).

20 commenti:

supermambanana ha detto...

pensieri sparsi che probabilmente dovrei mettere in ordine prima, but anyway, ci provo.

Sul sacrificio della privacy per aumentare la sicurezza: ci sono molti rischi che ci prendiamo, sacrificando qualcosa per un'altra cosa, e a volte e' solo questione di capire un po' cosa ci interessa come priorita'. Esempio classico, la salute. Conosco una che si fa una TAC all'anno tanto per sicurezza che non ci siano tumori in agguato. La TAC non e' che sia una cosa da poco in quanto a radiazioni. Lo stesso, ma in modo meno drammatico, si puo' dire di altri test radio/eco etc. Accettiamo questo rischio (o non ci pensiamo affatto) per la sicurezza di non esser malati. Il rischio che una TAC ti procuri danni al fisico (o una ecografia o una trasnucale o una amniocentesi porti danni al bimbo che hai dentro) e' probabilmente della stessa magnitudine del rischio che i seguenti fatti accadano al contempo: (a) una tua foto al bodyscanner non venga cancellata al momento giusto (b) la foto venga presa da qualcuno (c) quel qualcuno voglia far del male proprio a te, guarda che combinazione e (d) quel qualcuno ti trovi a casa tua. Direi anzi che per il bodyscanner il rischio sia negligibile confrontato alla TAC, perche' nella TAC le radiazioni te le becchi con certezza. Si tratta, insomma, di capire a cosa teniamo veramente. Purtroppo i media o la politica fanno a gara per dirci a cosa dovremmo tenere veramente, da cui le reazioni un po' sopra le righe.

Stesso dicasi per facebook, io ho messo le foto dei bimbi, le ho messe accessibili solo ai friends. Firmo anche di norma il permesso alla scuola di usare foto dei miei figli per esposizione in bacheca, o in opuscoli. Se qualcosa succede ai miei figli e' perche' c'e' un lunatico la' fuori, non perche' io ho esposto una foto. Sinceramente mi rifiuto di obbedire alla legge del terrore, e' importante dare ai vari fattori il peso giusto.

Sui blog: credo che un errore di fondo qui sia quello di pensare che sia una stanza privata, come un diario. E in effetti, ora che ci penso, c'e' una strana idiosincrasia nei bloggers, da un lato alcuni scrivono come se stessero parlando a se stessi davanti allo specchio, dall'altro lato non possono negare che ci sia una audience davanti a loro, e vi si concedono, magari anche inconsciamente. Difficile conciliare le due cose. Il tener sempre presente che un blog e' un posto pubblico mi pare importante quando si scrive. Non per censura, ma proprio perche' uno non puo' aspettarsi di uscire sul balcone e gridare al mondo i fatti propri e poterlo fare senza che nessuno gli lanci un pomodoro, se sta dicendo una cazzata. Io non riesco a credere totalmente che un blog che mantenga un minimo di cortesia verso chi passa e di comprensione per opinioni contrastanti (non si tratta di censurarsi, ma di evitare di offendere a priori per esempio) possa ingenerare reazioni drammatiche. E se le ingenera e' perche' magari il blog diventa 'in', diventa di tendenza, e ci sono fans buoni e fans lunatici, come tutti i personaggi famosi sanno perfettamente.

E questo mi porta al pensiero finale: mi piace molto la tradizione luterana delle case senza tende, dove non c'e' nulla da nascondere. Perche' se TUTTE le case sono senza tende, allora e' come se tutte ce le avessero, non c'e' piu' lo stimolo a guardare dentro. Insomma, piu' persone ci sono su internet, piu' persone partecipano alle social networks, piu' bloggers ci sono, etc etc etc piu' e' probabile che tu diventi solo uno dei tanti, uno dei centomila che passeggia sul corso e lancia un commento en passant ad una vetrina: nessuno ci fa caso se non chi ti sta a braccetto.

francesca ha detto...

Io anche ho iniziato per mia mamma mio fratello ed un paio di amici lontani...ora pero` mi diverto a far foto, cucinare, passeggiare pensare e sceglire cosa mi e` piaciuto e scriverci su un post.....e non e` poco ....ho cercato per tanto tempo qualcosa che mi piacesse fare....c'e` chi con questo ci guadagna anche, e non ci vedo niente di male. Spesso mi sono chiesta se non stessi facendo una cavolata a mettere in piazza la mia vita privata e su internet i miei figli. Non so se e` sbagliato, ma e` certo che e` nella mia liberta` di farlo! Fin ora (8 mesi di blog non sono tanti) non mi sono ancora capitati commenti o situazioni spiacevoli ma mi rendo conto che puo` succedere e che i pazzi esistono....ma non e` sempre cosi` in tutte le cose che facciamo, ed in tutte le situazioni della vita!!
Francesca
Io anche Emma for president

Giuliana ha detto...

prima di tutto emma for president.
poi. la questione che poni non è per niente banale. quello che dice cotroneo è vero, ma è pur vero che a uno può non fare piacere (per esempio io non impazzisco all'idea). ma non è per i pezzetti di privacy, o meglio, è una cosa diversa dai pezzetti di privacy che spargiamo in giro con i nostri blog. io mi sono data delle regole, alcune per intuizione, altre perché l'agenzia in cui lavoravo era molto seria su queste cose, e quando si parlava con i clienti si sapeva esattamente cosa consigliare e cosa escludere, proprio in relazione allo spargimento di pezzetti di identità degli utenti in giro per la rete.
credo che ormai abbiamo l'anzianità per sapere cosa si fa e cosa è meglio non fare. poi a volte prendiamo delle cantonate (io per esempio ho offeso una mia amica attraverso un post, ma né volevo farlo, né tuttora mi capacito che lei si sia potuta offendere), e vabbé, fa parte del vivere.
ultima cosa, e scusa la lunghezza. da adolescente ho letto un libro, "io, l'infame" di patrizio peci, in cui lui raccontava la sua esperienza con le br. ed è proprio come diceva tua mamma.

Mammamsterdam ha detto...

E qui vi aspettavo, voi e un altro paio che prima o poi passeranno. Supermambanana, grazie perché su a te pensavo circa l' esporre con chiarezza scientifica la mia pancia.

Giuliana, tu senza volere l'amica l'hai offesa con il post, io invece le ho scritto il post quando ci ho chiuso definitivamente perché capisse esattamente quanto mi ha fatto star male. Francesca, alla fine si, anch'io faccio lo stesso.

mamikazen ha detto...

Emma e Supermambanana for president. Facciamo una diarchia, va'.

emily ha detto...

x un attimo ho pensato che stesi parlando della mia emma, la mia mitica e adorata emma marcegaglia...ma ti passo anche la bonino, una bella tipa tosta.
nn ho opinioni sulla privacy, credo che ci siano migliaia di situazioni potenzialmente pericolose di cui nn ci rendiamo conto...

mamikazen ha detto...

Ho scritto un post che, anche se parla d'altro, in realtà mi sembra spezzi una lancia a favore della circolazione si internet proprio dei dati personali.
Sicuramente ci sono motli rischi, ma qualche volta fa strani miracoli.

LGO ha detto...

Ma una un po' più giovane di Emma?

Vabbè.
Mi è arrivata una richiesta di amicizia su FB da una blogger (che non sei tu ;-)) che evidentemente sa come mi chiamo. Per qualche giorno mi ci sono arrovellata sopra, poi ho lasciato perdere. Io mi censuro parecchio, in realtà, e un po' mi dispiace, però mi sono data dei limiti, che riguardano la salvaguardia della privacy delle persone che mi sono molto vicine. Per il resto, confido nella legge dei grandi numeri. Più è affollata la rete, più è probabile che il mio angolo resti invisibile ;-))

_SaRaksha_ ha detto...

Io credo che piu' che farlo, il problema sia come lo fai. E' vero che I puntini possono essere uniti, forse, ma ci vuole qualcuno molto motivato a farlo e spenderci del tempo. Altra cosa e' se metti in piazza proprio tutto, non tanto perche' l'occasione faccial'uomo ladro, ma perche' colpirai chi e' male intenzionato gia' da prima.
Cmq mi sono piaciute molto la logica luterana e quella di non aver paura. Cautela, questo si', ma paura no.

graz ha detto...

Mi vengono in mente diverse cose ma la prima è questo 'management by fear' che i governi tutti - ma non solo - sembrano aver imparato dalle grandi organizzazioni aziendali.

Io faccio resistenza, cerco di non cascarci. Anche se so che corro dei rischi, potrebbero aver ragione 'loro' e potrei pentirmene.

Per dire, la coppia più figa del creato non ha messo il nome sul campanello. Per sicurezza, dicono. Abitano in una villetta a schiera. Ma chi ci deve stare lì, dico io, oltre a te che entri ed esci tutti i giorni? Boh ...

Poi l'altro giorno sono andata da un'amica ricca in grande condominio di ricchi: tutte le volte prima di salire debbo telefonarle perchè non c'è modo che io ricordi la combinazione di lettere, numeri e simboli che debbo pigiare per farmi aprire i due cancelli. Ed hanno pure il videocitofono. Ma fatemi il piacere ...

Tornando al web ed all'unire i puntini, secondo me dipende da quanto sei disposta a cedere e da quanto ti convince il management by fear. Sei convinta che il caos che regola il mondo metterà proprio sulla tua strada fisica il pazzo che ti ha incrociata sulla tua traccia elettronica? Sei convinta che valga la pena limitarti nel come e nel dove e nel quanto per via di un rischio che ritieni realistico?

Se la risposta è sì allora hai il dovere di proteggerti, di rinunciare a parte o tutta la tua notorietà, e di camuffare il chi, quando e dove preservando il cosa ed il perchè. Che poi sarebbe pure un bell'esercizio di stile letterario.

Ed io che faccio, ad esempio, oltre a predicare? A me affascina proprio la dimensione di anonimità che mi dà la piazza elettronica. Mi piace l'uno nessuno centomila, ed è per questo che conservo questa forma di anonimato anche se so bene che ha le gambe cortissime. Ne deriva che non desidero la popolarità e che il contatore degli accessi mi serve solo per rassicurarmi che la mia nicchia teoricamente sconosciuta tale rimanga.

Domani cambiasse dovrei chiedermi se la rete sta ancora dandomi quel che voglio o se quel che voglio è cambiato.

/graz

Mammamsterdam ha detto...

Onestamente, il pazzo che mi rintraccia è in un certo senso l'ultimo dei miei pensieri.

E la cosa della targhetta - che non ho, perché dal trasloco ancora non abbiamo avuto la testa di farla, tanto la posta mi arriva lo stesso) posso capirlo se sei un personaggio veramente famoso.

Quello che mi preoccupa è lo 007 imbecille (perché nel frattempo l'abbiamo capito che tanto delle cime non sono) che mette insieme il post, qui, il commento di là, il prelievo con il bancomat all'estero, lo spam che mi arriva con gli indirizzi visibili e nella mia casella mail si ritrova il recapito di qualcuno che non conosco ma abbiamo evidentemente un mittente comune, altri tre cazzi, e via, l'avete bello che capito che a tirare il famoso Duomo ero io, che poi mi sono smaterializzata e sono ricomparsa qui, ecco perché dell'attentatore non si parla più. Non possono dirlo che è andata così.

Tirato per le palle? Si, ma l'ho detto che leggo tanti thriller, stanotte ancora "Muro di fuoco" di Mankell.

E poi ho l'esempio dell'amica viaggiatrice, che si è girata mezzo mondo facendo i giri ed le coincidenze aeree più strane, e da quando ha fatto uno scalo di mezz'ora in Siria non può entrare più negli Usa per andare in Messico, o fare scalo ad Israele per andare in Australia che cominicano a depilarla, interrogarla, cercare di capire perché un'italiana lavora in Olanda come trainer, va in Cina con lo zaino, trova lavoro per un paio di mesi in Tailandia o in Finlandia ecc. ecc e capisci che al solo controllo dei passaporti diventa la persona più sospetta del mondo. Meno male che alla fine le sono finite le pagine dei visti e si è dovuta rifare il passaporto vergine ed intonso, ma lo capisci comunque che storia?

Fosse andata in Tailandia come pedofila, capisci che non le rompeva le scatole nessuno. ecco, cose del genere.

Non mi spaventano i pazzi, mi spaventano gli stupidi. E sempre di più prendono decisioni che mi riguardano.

Mammamsterdam ha detto...
Questo commento è stato eliminato dall'autore.
Dude ha detto...

Piu` che nella realta`, il pazzo rompe le balle costantemente e virtualmente con la sua energia bassa e negativa...finche` ad un certo punto ti poni la domanda di chi te lo faccia fare...e sei scrivi un blog per comunicare te stesso e condividere oppure per fare fronte contro l'imbecillita`.

*Vale* ha detto...

Anche a me un po' spaventa l'idea che un pazzo possa risalire a me dalle informazioni che lascio sul mio blog... per questo censuro i nomi di persone e di luoghi e cerco di essere il più possibile vaga... però mi piace raccontare qualcosa di me, ma ancora di più mi piace leggere gli altri blog, leggere di altre persone, di altre famiglie, di altre vite... mi piace commentare, sorridere e gioire con altre persone e mi piace l'idea che magari, in futuro, l'amicizia virtuale si trasformi in reale... mi piace l'idea che se un giorno dovessi andare nelle vicinanze di una città in cui abita una bloggher amica, potrei scriverle per dirglielo e magari incontrarci.
per quanto riguarda il body scanner, non mi interessa particolarmente che un estraneo possa vadermi a raggi x, però mi urta l'idea che le immagini potrebbero inavvertitamente venire diffuse (si sa mai...). ma più di tutto, mi preoccupano le radiazioni e e ripercussioni sulla salute... ma d'altra parte, siamo circondati da radiazioni, onde elettromagnetiche e mille altre cose che sono almeno potenzialmente dannose per la nostra salute...
"è un mondo difficile" diceva una canzone...

Unknown ha detto...

Il commento del 9 gennaio delle 18 e 33 lo sottoscrivo in pieno. E' un po' per questo che scrivo su un blog chiuso al pubblico, ma aperto alle persone che conosco personalmente (che poi sarebbe msn spaces). Avevo una volta un blog pubblico, ma mi arrivavano tanti di quei messaggi allucinanti da parte di persone di sesso maschile al quale sembra che il blog sia in realtà un mezzo per attraccare (non sono tutti così, ovviamente, ma alcuni lo sono abbastanza da avermi costretta ad abbandonare). Ecco, il pensiero dello 007 che per avere il suo attimo di notorietà (perché ormai siamo tutti vittime della notorietà) possa mettere insieme due o tre battutine (come glielo spieghi che so' battute??)e farmi la festa...brrr Kiara

lerinni ha detto...

io non metto le foto sul blog. no. e non lo faccio proprio perchè il pazzo che mi perseguitava mi ha già trovata, in passato. ma è uno che mi conosce bene: non temo lo sconosciuto.
quanto al body scanner... non mi secca che mi vedano nuda (non so cosa sia il senso del pudore), ma mi par strano che sia proprio proprio innocuo... ora, io, che volo 4-5 volte l'anno, posso anche freghicchiarmene, ma penso a una persona cui voglio molto bene, che due volte la settimana si fa il suo voletto all'estero, per tornare dalla famiglia. e mi rode.
ma ho sonno, ora. (e ho finito il tuo libro. bbbello. già pubblicizzato in giro!)

Chiara Trabella ha detto...

Ho aperto il Mignolocolprof per allegria, per segnarmi le cose buffe che faceva mio marito e quasi subito l'indirizzo è circolato in famiglia, senza problemi. Se perlopiù fai battute e pubblichi qualche foto di qualche gatto, non ti stai a fare menate sulla privacy.
Quando è nata la mia prima figlia, non sono riuscita a trovarle uno pseudonimo, l'ho messa dentro così com'era. E ho proseguito con Ettore.
Ho pubblicato pochissime foto dei miei figli, ma più perché non mi va di gestire io un loro diritto (il diritto di immagine): non voglio che tra 3-4 anni mi vengano a dire che non vogliono le loro foto in Internet, piuttosto al limite il contrario.
Non mi preoccupo più di tanto di essere rintracciata, perché non penso di suscitare chissà quali follie: pubblico stupidaggini e riflessioni serie ma niente di erotico o che possa stuzzicare la fantasia del maniaco medio, non credo di suscitare particolari invidie come certe blogstar loro malgrado, mi è capitato che un troll mi abbia fatto mettere dei paletti nei commenti del blog serio ma niente di più.
Certo, sono consapevole dei rischi. Non mi sognerei mai di pubblicare una mia fantasia erotica o una foto in cui posso suscitare certi pensieri (anche in modo innocente: una mia amica ha pubblicato una foto di sé mentre allatta ed è stata subissata di maniaci), cerco sempre di tenere a bada i toni e i modi delle mie esternazioni.
Credo che non sia un atteggiamento molto diverso da chi evita di uscire sul balcone in mutande o evita di andare in giro con la gioielleria addosso.
Insomma, anche senza Internet è facile unire i puntini: non dobbiamo comportarci in modo diverso da come faremmo nella vita reale, secondo me.

Chiara Trabella ha detto...

Dimenticavo: Emma for president tutta la vita!

Micol ha detto...

In un momento in cui ho pensato di scrivere a briglia sciolta sul mio blog leggo ciò che scrivi tu e mi pongo delle domande, le solite preoccupanti domandi. Su Internet niente è certo, io sono letteralmente un'imbranata ma so che con particolari conoscenze in materia potresti non avere davvero più segreti.
Ma cosa fare? Come dici tu rinchiuderci? Evitare ogni tentazione "internettiana"? E perché quando nella vita reale ci sono le stesse probabilità di essere invasi nella propria privacy.
E poi come scrivi giustamente tu ogni cosa negata a priori non va bene. Prima conosci poi giudichi, vero.
Tramite il blog ho incontrato splendide persone. Questa è si una cosa stupenda e all'inizio stentavo a crederci.
Scusa questo commento prolisso ma... questo tema così attuale fra proteggerci da attacchi terroristici, body scanner (non voglio immaginare le facce delle persone preposte negli aeroporti a guardare la tua immagine sul monitor....è imbarazzante ) e Internet mi ha preso la mano.

Mammamsterdam ha detto...

Micol, evidentemente ce lo chiediamo in molti, ma finché ce lo possiamo permettere, non censuriamoci a priori (o meglio, io mi censuro continuamente perché non tutto è pubblico,ovvio) e andiamo avanti con il motto, ingenuo forse, del male non fare paura non avere.