domenica 8 novembre 2009
Tutto gratis, ovvero la riprova del mio cattivo gusto musicale
C'è a chi je piace o blues, ma a me oltre al blues piace un sacco anche il gospel, però quello d'annata, non le puttanate alla sister act. Il capo, poveretto, Beethoveniano, underground e metallaro ha sempre praticato la comunione dei beni musicali, tranne che tutti i miei CD di gospel li ha sempre tenuti in quarantena su uno scaffaletto a parte, che si vergogna si pensi sono suoi. E vabbé, sono gusti.
Io devo dire che provo anche a cantarlo e nei miei primi anni ad Amsterdam avevo anche il solista africano di non so più quale chiesa nera nel Bijlmer che lo chiamavano in tournee con il suo trombettista anche in Germania, e costui mi chiamava sister che sono soddisfazioni.
Poi che dire, la maternità, gli ormoni, la vita vissuta e una mi decade nel sentimentalismo più becero, specialmente quando si ascolta No charge, che ho pedestramente tradotto con tutto gratis e per i filologi tra voi ho messo sotto il testo, che però riassumo per Emily che ha il trauma dell'inglese ed attualmente anche quello del figlio. Ecco, quando io ascolto questo pezzo, che peraltro non è neanche che lo possiamo includere tra i gioielli del gospel (datemi allora How I got over cantata da Mahalia Jackson oppure Oh when the saints di Brother Satchmo ovvero Luigino), ecco, a me viene da piangere. Potrebbe essere la menopausa incipiente, non dico di no.
E penso che come compito per casa ai figli bischeri delle volte gli si potrebbe pure far tradurre questo. Poi se troviamo una band trash o hip-hop che ne fa una versione musicalmente più gradita alle giovani leve, ecco, io sto aspettando. (Che il periodo che facevo dei workshop di gospel al coro chiesastico dell'amica Silvia - gesù, pure questo ho fatto, e loro sicuramente cantavano meglio di me -, gli ho fatto ascoltare tutta una serie di versioni di Amazing grace tra cui appunto una metal-trash con tutte le chitarre elettriche impazzite che a mio avviso era bellissima).
Insomma, in breve, questa madre che sta a farsi il culo e mentre cucina (mentre cucina, notare il tempismo, una cucina pensando a spicciarsi, che poi almeno forse riesce a mettere a letto i figli un po' in orario e non dico sedersi finalmente sul divano con i piedi alzati o fare la pipì con calma, ma almeno sta tranquilla a lavarsi i piatti e passare lo straccio, ecco perché io non sparecchio mai se non prima di mangiare, tanto cui prodest?) arriva il figlio con il conto dei servizietti fatti, falciare il prato, prendere una buona pagella, giocare con il fratellino mentre lei va a fare la spesa.
E mentre lei guarda le vengono in mente tante cose che potrebbero venire in mente anche a me e a chiunque, sia pure obnubilata dall'amore materno (e come dice lei con il suo accentino del sud a thousand of mempories came to MAH mind, onestamente, quella sciacquetta di Tammy Wynette se lo sogna, oh, l'ho detto che ho cattivo gusto). E queste cose gliele canta:
"I nove mesi che ti ho portato, le notti insonni a curarti e pregare, tutto quello che sai e i giocattoli e le spese e soprattutto le spese del college che è ben per quello che una si fa il culo, far studiare 'sti stronzi di figli, per averti soffiato il naso ecc. ecc." ed è inutile che stia qui a farvi la traduzione letterale, metteteci voi quello che vi viene in mente personalmente,
TUTTO GRATIS, figlio mio. Il mio amore è gratis.
E alla fine lo stronzetto capisce l'antifona e sul suo consuntivo ci scrive Interamente corrisposto (rimessa diretta, ci metterei io) e il conto è chiuso.
Pura, semplice partita doppia e sensi di colpa, così si tirano su i figli. Che se sanno fare l'addizione dei sodli che gli dobbiamo fanno altrettanto bene quella di ciò che devono a noi, a farceli ragionare sopra. Stronchiamoli di sensi di colpa costruttivi, non la lagna, ma proprio metterli di fronte alle proprie responsabilità. Poi che debbano andare da adulti 20 anni dallo strizzacervelli per i sensi di colpa che gli ha inculcato la madre, beh, saranno tanto fatti loro, sono grandi nel frattempo.
Eccolo qui il testo di No charge (poi vabbé, è gospel, tutta la parte su gesù cristo nel mio CD non c'è e francamente va bene così).
My sister's little boy came
Into the kitchen one evening
While she was fixing supper
And he handed her a piece
Of paper he'd been writing on
And after wiping her hands on an apron
She took it in her hands and
She read it and this is what it said
For mowing the yard, five dollars
And for making up my own
Bed this week, one dollar
For going to the store, fifty cents
And playing with little brother while
You went shopping, twenty-five cents
For taking out the trash, one dollar
And for getting a good report card
Five dollars, and for raking
The yard, two dollars
Total owed, fourteen seventy-five
Well, she looked at him
Standing there and expecting
And a thousand memories
Flashed through her mind
So she picked up the pen
And turned the paper over
And this is what she wrote
For the nine months I carried you
Growing inside me, no charge
For the nights I sat up with you
Doctored you, prayed for you
No charge
For the time and the tears and
The cost through the years
There is no charge
When you add it all up
The cost of my love is no charge
For the nights filled with dread
And the worries ahead, no charge
For advice and the knowledge
And the cost of your college
No charge
For the toys, food and clothes
And for wiping your nose
There's no charge, son
When you add it all up
The full cost of my love
Is no charge
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5 commenti:
In effetti spesso i figli vengono "pagati" o lodati in modo eccessivo solo per aver fatto il loro lavoro. Magari uno inizia con le buone intenzioni, sai l'idea anglosassone del well-done-stickers per intenderci, per indirizzarli sulla via della collaborazione e dell'assumersi le proprie responsabilità. Poi può finire che ci prendano la mano, e che ti presentano il conto a fine giornata. Il Vikingo è ancora troppo piccolo e non ci siamo trovati in questa situazione. Ma se dovesse capitare, ora so come comportarmi: sfodero un bel gospel ;)
La prossima volta mettici un disclaimer: Sentimentali prego astenersi (o per lo meno assicurarsi di avere il fazzoletto).
Mica lo so perchè ci sono certe cose che finiscono dritte sul tallone di achille emozionale.
Bah ..
/graz
Graz, te lo potrei spiegare io con la mia psicologia dell'acqua calda. Vabbé, la prossima volta vedo di pensarci al disclaimer (o, ma l'; ho detto che a me fa piangere, che vuoi. Ti dovevi fermare lì).
serena, è un po'la mia idea: accudire i figli piccoli benissimo, renderli autonomi pure. La famiglia è una società per azioni e ognuno fa la sua parte, poi che io non riesca a far vestire Orso da solo al mattino, ci stiamo lavorando (ho fatto il tuo test, sono entrambi al limite massimo del molto vivace, ma non apmplificati grazie a dio).
ahahahha grazie mammam x avermi sempre in mente eheheheheh
quella dei soldi è un argomento su cui devo ancora rifletterci, forse c'è una mistica poco realistica su questo discorso, soldi e sesso sono argomenti tabù nelle famiglie!
se si guadagna dei soldi con dei lavori in ufficio, poi può spenderseli come gli pare?
scusa la divagazione, tu mettevi l'accento su un discorso più intelligente e io mando tutto in vacca eheheh
Forse la psicologia da banchetto di Lucy può servire .. o forse basta un banale sentimentalismo da soap opera ... nel mio caso propendo verso la seconda che ho detto ... :-)))
/graz
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