venerdì 24 luglio 2009

Il giro d'Abruzzo (TE e AQ)


Ieri ho scoperto che l'ordinanza che regola la ricostruzione delle case classe E, quella nostra di famiglia, è uscita e quindi mi sono recata dalla costa, dove comunque tira un bel venticello frescolino, al forno d'Abruzzo, perché questo è il nomignolo di Ofena e se lo merita tutto, credete a me che ci ho passato un mucchio di estati.

All'ultimo momento mia madre decide di non venire e quindi parto sentendomi in vacanza, con l'idea segreta di fare una ricognizione a un paio dei miei spacci aziendali preferiti in Val Vomano (La perla e Bassetti, ma mica per darmi a spese folli, no quanto mai, solo per vedere se ci sono ancora).

Poi il destino mi punisce e in una botta di distrazione esco invece a Giulianova, un'uscita (e una valle) prima. E invece di rientrare in autorstada e proseguire, mi avvio verso le colline, in direzione Notaresco, decisa quella valle successiva a raggiungermela tratturo tratturo (è un modo di dire).

Bello questo tuffo in un paesaggio che mi mancava. Con il finestrino aperto, annusare ora il fieno tagliato dalle trebbiatrici a distanza, ora il profumo di un macchione fi fichi e a me l'odore dei fichi, specie le foglie, è la madeleine di tutta un'infanzia estiva tra la pianta secca e la pianta di fichi, dove abbiamo fatto cose terribili (tipo legarci i nemici per poi fucilarli a elasticate alle gambe lanciate da armi improprie, tipo una tavoletta di legno con sopra inchiodata una molletta per i panni e un chiodo che tende l'elastico, dolorosissimi, credete a me, ma non ne ho mai avuta una perché l'operazione di smontare, inchiodare e rimontare una molletta dei panni supera le mie capacità motorie pure adesso. Io i nemici li menavo a mani nude, tranne i vigliacchi che mi cominciavano a tirare i capelli e lì non c'era storia).

Allora decido di prendere il bivio per Castellalto, non ci sono mai salita ma so che dal lato opposto c'è Castelbasso, sede di un festival estivo che amo molto e di cui quest'anno, a parte i cartelloni che indicano che stanno esponendo Burri, nessuno ha il programma di musica e teatro e temo proprio che non ci sia, non se ne parla perlomeno.

Peccato, ci ho visto anni fa Marco Paolini e i mercanti di liquore, ci ho ascoltato un sacco di gruppi, ma temo che la crisi e i finanziamenti colpiscano duro.
Vi regalo un' immagine delle mura da dietro, da dove chi va ai festival in genere non passa.


Poi, scendendo, ho visto questa piccolissima pinciaia, sono delle casette da contadini che venivano costruite in terra battuta e mischiata a paglia, e poi intonacate, e ne sono rimaste davvero pochissime. La cosa bella era che con il mutuo soccorso dei vicini e la guida di un capomastro, ci si poteva costruirle da soli con la sola spesa dei coppi del tetto, che si compravano alla fornace.


Insomma, piangendo piangendo, mi sono salita e scesa un numero improbabile di colline, tutte verdi e gialle, in piena attività agricola, con lo sfondo del Gran Sasso alle spalle. Poi, mancati tutti gli spacci che ormai era tardi, ho preso l'autostrada del traforo, che venendo dalla costa ha sempre questa splendida vista della montagna che si avvicina sempre di più.

Automaticamente esco ad Assergi e l'idea originaria era di salire a Campo imperatore e scendere dall'altra parte, ma Carola mi chiama per sentire quando arrivo e deido di prendere la strada normale, cioè scendere verso paganica, prendere la statale 17 e farmi il tratturo, quello vero stavolta, anche se totalmente sfregiato dagli ecomostri e gli incroci e altre cose brutte che hanno fatto a una statalina di campagna tranquilla per farla sembrare la tangenziale di Bologna.

Solo che la via è bloccata, eh già, abbiamo avuto un terremoto, prendo la deviazione per Filetto che non ci sono mai stata, mi preoccupo dopo 10 minuti di guida su montagne deserte, poi scendo, passo quel paio di case crollate e tendopoli che ormai fanno parte del paesaggio, chiedo conferma che vado bene alla protezione civile veneta che fa foto, esco sulla via che passa dietro paganica, un ingorgo mostruoso tra camion di inerti, mezzi dell'esercito, un pullman gran turismo che cosa cazzo ci stia facendo qui, spero per loro che si siano persi e non stiano facendo un disastro-tour e riesco, dietro a un camion dell'esercito a passo d'uomo e che dietro la cava solleva una gran polvere, di fronte al bivio di Onna, che ormai si è capito che se ci passo è meglio che non lo guardo che mi fa impressione.

Arrivo talmente tardi che con l'amica d'infanzia architetto che deve spiegarmi come fare le pratiche decidiamo di vederci dopo pranzo. A questo punto il termometro dell macchina mi dice che fuori ci sono 43 gradi, le cicale friniscono e il paesaggio ha colori totalmente diversi da quello delle colline

(La macchinetta che uso è quella dei bambini (contenti che non ci ho appiccicato un cerotto, o un paio di baffi, o un grugnetto da maiale?Solo perché non so come si faccia e dovrei ciedere a orso), la luce quella a picco del mezzodì estivo, quindi fateci voi la cresta sulle foto e i colori. il giallo delle stoppie vira quasi al viola, a un color rame, non lucido, non brunito, ma decisamente rame).

A questo punto l'unica per un po' di refrigerio è andare a mangiare alla sorgente, in un vecchio mulino, che era iniziata una ventina d'anni fa con una tettoia di cannucce fuori dal mulino e adesso ne hanno fatto un bel posto fighetto, con la vista sul fiume e le sorgenti.


La cosa buffa e scenografica, che prima era una cannula all'aperto che usciva, e invece adesso hanno fatto le cose per benino, è la fontanella di acqua sorgiva dentro, che se hai sete ti vai a riempire la brocca qui. Due mestieranti della politica al tavolo accanto, che nominavano D'Alema ed altri come se ci facessero colazione tutti i giorni, erano deliziati, che ai romani in trasferta nel bush-bush queste cosine qui ci vanno pazzi.

Poi, quel paio d'ore a guardare la casa con i tecnici, l'ingegnere è un ragazzo simpatico e, da ignorante, direi competente, che si arrampica su tetti e solai. Sarà una cosa molto lunga, ma si può fare.

La sera concerto jazz a Colonnella, che ha un centro storico delizioso a scalinate e case in mattoni a vista, tipiche, ad ascoltare Signorelli, Tavolazzi e Barbieri, di cui mi è piaciuto molto il brano Figlio della primavera.

Ennio, per la stanchezza e la delusione di non uscire si è fatto venire una crisi isterica, stamattina ha detto che alla colonia non ci vuole più andare, insomma, siamo d'accordo che lo prendo prima, dormiano nel pomeriggio e stasera ci andiamo a sentire il quintetto di Lusi e Manzi con Kyle Gregory.

Bisogna andarci: questi piccoli festival estivi sponsorizzati dai comuni, in questi borghi bellissimi e sconosciuti, danno una dimensione umana e intima al contatto artisti-pubblico, e ce ne sono sempre di meno, che non possiamo perderceli.

(Avrei fatto molte più foto, ma ragazzi, faceva troppo caldo).

5 commenti:

Anonimo ha detto...

ciao, è da un pò che ti leggo, ma non credo di aver mai lasciato un commento, ma questa volta non posso esimermi perchè...se passavi alla sorgente stasera ci incontravamo.
sarò lì con mio marito e mia suocera per la nostra consueta cena estiva a Capestrano.
tutti gli anni apriamo e chiudiamo la nostra estate a cena alla sorgente, è una specie di rito, anche se quest'anno siamo decisamente in ritardo tanto che quasi quasi la chiudevamo senza aprirla.
ti ringrazio per tutta la pubblicità che fai alla nostra regione. io sono di pescara e per fortuna il terremoto non ha toccato le nostre case, ma ti assicuro che le aziende (come la nostra) ne hanno risentito. noi ad esempio lavoravamo tanto con l'aquila e dintorni.
siamo stati in gran pena per i nostri amici/clienti fino a quando non siamo riusciti a rintracciarli, hanno tutti voglia di ricominciare ma non è facile anche a causa dei mega affitti che chiedono quei pochi locali rimasti in piedi e adesso gli dicono pure che a breve dovranno ricominciare a pagare le tasse.
gli hanno fatto tante promesse, ma credo che la gente si accorgerà presto della realtà, quella vera e non tutte quelle frottole che raccontano.
scusa la polemica, il mio commento non voleva essere affatto così.
scusami ancora
ele

Mammamsterdam ha detto...

Ele, mannaggia, ma ci vogliamo dare un'altra occasione? Se mi mandi una mail a orsovolante(chiocciola)gmail.com ti mando il mio numero e ci sentiamo.

Ciao,
ba

Andrea Pagliantini ha detto...

Barbara, colpo sotto la cintura quello dato con questo post.
Parli di luoghi belli e normali, non plastificati e diventati arroganti di opulenza come dalle mie parti.
E la foto della casina di paglia-fango-tegole vecchie con lo sfondo di vigna e olivi è un ributolamento di pensieri continuo.

Mammamsterdam ha detto...

Guarda Andrea, che la plastificazione incombe ovunque e l'unico motivo per cui certi posti sono rimasti belli e normali è che sono praticamente spopolati e io temo il momento in cui qualcuno interverrà per ripopolarli.

Perché la Chiantishirizzazione è iniziata anche qui, solo che a mio avviso è ancora il male minore.

Che dirti, vendi tutto quello che hai a Vertine e vieni a rifarti una vita agricola qui :-)

Insomma, la costa l'hanno tanto sfregiata come quasi ovunque, ma l'entroterra è abcira così natio borgo selvaggio (uno capisce perché pur di no allontanarsi c'è chi non esce dalle tendopoli).

Andrea Pagliantini ha detto...

Allora se quello che temi è l'arrivo dei fetusi che sono arrivati da queste parti, non parlarne, non dire niente, parla di quei luoghi clandestinamente!!!!!!!
Meglio spopolati che pieni di stronzi..... appena posso ci verrò clandestinamente e in silenzio in cerca di posti non di plastica.