Oggi ho perso un'amica. Fa la stessa sensazione di un buco da qualche parte. Un buco che sto riempiendo di lacrime. Perché non avrei voluto perderla, questa amica.
Avrei voluto divertirmici, giocarci, ascoltarla, raccontarle, esserci per lei quando è giù e poterla chiamare quando lo sono io. Avrei voluto continuare a costruirci i nostri favolosi castelli immaginari. Avrei voluto continuare a volerle bene. Così com'è, con tutto il suo libretto di istruzioni complicato, i suoi lati negativi, i suoi percorsi, le sue sovrastrutture tanto inutili e stancanti.
Perché la mia amica è bella, è generosa, è calda, è vorticosa, ha tante idee carine, è energica, è tenera ma non vuole lo si sappia in giro, è proprio una ragazzina commovente. Sa fare tante cose, chiacchiera tanto, è una diva. È ipocondriaca, somatizza. Riesce a convincere chiunque di qualunque cosa. La mia amica è una persona fantastica.
È autolesionista e non se ne accorge. È egocentrica, insopportabile, non ascolta nessuno, urla, ti aggredisce quando ti fa un torto (e te ne fa tanti, ma va bene anche così, non è che se ne accorga, è veramente una ragazzina commovente). È dominante, duplice, stronza, ti smerda convinta di aiutarti, non ti ascolta, ti mette continuamente sotto i piedi, non rispetta le tue scelte, il tuo tempo. È una manipolatrice. La mia amica sa tutto meglio di chiunque altro, per questo non ascolta nessuno. Non ne ha bisogno. C'è già lei.
Non telefona, convoca, manda mail dicendo: telefonami. Sparisce, latita, poi ritorna per convocarti di nuovo.
Se cominci ad ignorarla, si fa viva, circuisce, rientra a forza nel giro che ha appena snobbato. Si capisce, ha il terrore che il mondo possa fare a meno di lei. Le voglio tanto bene per questo. Perché voglio in qualche modo rassicurarla, che lei è importante per me, che vedo i suoi piccoli trucchi ingenui in trasparenza, ma che non importa, non ha bisogno di farne. La capisco lo stesso. La sento nelle sue fragilità, e sto sempre a attenta a girarci intorno.
Ogni tanto provo anche a dirlo. Sento che a volte si lascia ingoiare dai dettagli e perde di vista lo scopo primario delle cose e vorrei salvarla da se stessa, dirle, torna indietro, non serve, riposati, ci sono qui io. Ma lei tanto non ascolterebbe. Questo me lo dimostra sempre. È coerente, la mia amica, ma solo in questo. Non ascolta mai gli altri, solo sé stessa. E quello è il suo metro.
Adesso so esattamente come prenderla la mia amica. Da una settimana. Giuro che funziona. Ma mi costa un po' troppo. Non il tempo, che per lei l'ho sempre trovato. Non le frustrazioni, quelle ci sono abituata. Non le sfuriate, non mi piacciono ma avrei dovuto dirlo anch'io sempre, ogni volta e con coerenza. Non l'ho fatto, capita.
Quello che mi costa è un piccolo pezzo di dignità. Il dover fare il suo gioco, identico e speculare. Quello con lei funziona benissimo. Ma è un gioco che non mi piace, tutto qui il problema.
E poi mi ha rovinato un pezzetto di me, una cosa che avevo scritto con affetto e con piacere. L'ha appiattito. Banalizzato. Gli ha tolto la musicalità. Mi ha diseredata. Non capisce perché mi arrabbio per questo. Secondo lei il testo l'ha migliorato. Ma nessuno ha diritto a migliorare una cosa mia. Mi sfregia in una cosa importante a fin di bene, perché secondo lei io non sono capace. Lei si. Io non sto al gioco. non ci sto più a questo gioco.
E lei rifà la sua cosa prevedibile. Grida. Analizza le cose sbagliate. Dice: ma guardatele le due versioni, io ho solo migliorato. Invece lei delira. Lei sta facendo un linciaggio morale. Lei si rifiuta di stare al mio gioco. Allora non gioco più neanch'io.
Ho un figlio di 3 anni che queste cose le dice tutte le settimane: "Non gioco con te perchè non sei più mio amico". A me invece viene la nausea. Perchè 3 anni non li ho più da un pezzo.
Io oggi ho perso un'amica. Ma era un'amica immaginaria. Come Hobbes lo è per Calvin, secondo i genitori di Calvin. E i genitori ne sanno più dei bambini.
Ma io mi sento tanto piccola e mi viene da piangere. Perché l'ho persa davvero e nel mio cuore adesso non c'è più posto per lei, resta solo il buco.
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