"E dobbiamo portarci le medicine, se ne prendiamo, un sacco a pelo, il pigiama e i vestiti in una valigia e una borsina con lo spazzolino da denti e il dentifricio. E un libro o un giochino".
Ennio dopo i drammi e la pausa di riflessione ha chiesto proprio lui senza stimoli o messaggi subliminali di tornare al coro dei bambini. Gli ho detto che poteva, di corsa, ma che doveva pensarci bene ed essere convinto. Giovedi scorso ha ricominciato, ieri ha fatto la lezione al conservatorio senza drammi, sa che da dicembre il venerdi non ha più il doposcuola (e il conflitto di interessi tra il restare lì a giocare e il doverne uscire subito per la lezione col coro).
Giovedì ai giardinetti mi attacca discorso la madre di un altro bambino che ci va da un paio d'anni. E così scopro che il weekend prossimo hanno un weekend di canto, partono venerdì sera e tornano domenica. Ancora non so cosa faranno, eccetto cantare e forse un concerto.
Da un lato mi fa piacere, dall'altro siamo ancora così poco inseriti nel coro, non conosco gli altri genitori e gli altri bambini, lui in fondo neanche, non so se magari venerdì notte gli viene nostalgia. Non ha mai dormito fuori per due notti se non dai nonni o da amici vicino casa. Questi invece me lo portano a Nunspeet, che sta pure fuori provincia.
Lui è tutto felice ed eccitato, io sono convinta che gli faccia bene per capire se in questo coro vuole starci o no e sono contenta che ci vada e abbia voglia. Aspetto mi arrivi la lettera con i dettagli e il bollettino di pagamento della quota di partecipazione. Ma sono sempre la madre chioccia e ansiosa.
"Vuoi il sacco a pelo di papà? "chiedo, che è l'unico che abbiamo "E un cuscino? E magari un pupazzo da abbracciarti, che se vuoi lo nascondi nel sacco a pelo?"
Si, mette a ridere, mi abbraccia e mi si stringe contro nella macchina.
"Questo, voglio" e mi guarda.
Mah, io che dicevo sempre che i miei figli un oggetto di transizione che sia uno non l'hanno mai avuto, mi scopro promossa a pupazzo da abbracciare. E mi fa piacere che mi stia aiutando lui a lasciarlo andare in questo primo volo in autonomia.
5 commenti:
Nessun pupazzo da abbracciare neanche per i miei...solo io , profondamente, a volte anche stancamente io.
Ma non solo fisicamente .
Wow che bella esperienza, si divertirà un sacco! Pensa che io la mia prima gita fuori porta da sola l'ho fatta a 5 anni. Sono andata a Roma (da Venezia) per 5 giorni di congresso dei Focolarini, non so se hai presente, e mi sono divertita da matti. Non preoccuparti, non farà neanche in tempo a sentire la nostalgia di casa!
Che bello, che bello il coro, che bello che li portino a cantare fuori, che bello che lui ci voglia andare! Mi sa che te lo devi trovare tu un oggetto transizionale!
Emy, ci massacrano, altro che stanchezza fisica. a me basta un omeriggio fuori casa con loro er essere assolutamente svuotata di energie. Ma anche ricca di gioia, che contraddizione.
Giorgia, ma i foclarinia 5 anni? Signore benedetto!
Ba, mi sa che l'oggetto transizionale mio è Orso, ma anche l'altro mi va bene.
Barbara, eh che ci vuoi fare, nonna ipercattolica... ma comunque fanno cose separate per i bimbi, al congresso c'erano bambini da tutto il mondo dai 3 ai 10 anni, si facevano giochi, canzoni, video a cartoni animati. Un po' come andare alle attività in parrocchia insomma.
Ed era ben prima che il raziocinio fosse abbastanza sviluppato da permettere riflessioni sulla scelta di essere credenti o meno.
Posta un commento