lunedì 8 novembre 2010

Mistranslations

"Io vi aspetto dove stanno suonando i bambini".
"Va bene".

Che fa la madre cretina la domenica pomeriggio, quando alle 17 comincia il suo corso da sommelier in centro e vorrebbe esserci alle 15 per prepararsi tutto con calma, per una volta? Decide di concedersi un'oretta di parco/mercatino con i bambini, cercare di vedere le amiche espositrici calate dal profondo nord, mezz'ora andare, mezz'ora tornare, un'oretta in giro e vabbé, diciamo che se faccio l'ultima spesa e trasporto tutto adesso anche se arrivo alle 15.30-15.45 va bene lo stesso.

Eccetto poi perdersi un figlio al mercato e litigare di brutto con l'altro. Tutto per una traduzione sbagliata.

Eppure sembrava una roba idilliaca: preso l'ultimo parcheggio libero nel raggio di km. e pure vicino a un ingresso del Westerpark. Figlio 1 deve immediatamente fare la cacca e troviamo pure un bagno immediatamente. Figlio 1 e 2 decidono di mettersi a giocare a pallone su un campetto in linea retta in direzione mercato e ci accordiamo che io vedo a vedere dove sono le amiche, loro non si spostano dal campetto e li vengo e riprendere fra poco. Persino la madre sconosciuta degli altri bambini non ci trova nulla di male.

Solo che il mercatino è un sacco più grosso di quanto pensassi e manco a farlo apposta incrocio il figlio di una mia amica che la cerca.
"Fermo qui che le telefono".
"Ma no, tanto stiamo con i parenti e so dove stanno loro, ci ritroviamo lì" e scappa.

Prima che si perdano i miei me li riprendo e ovviamente li stacco dal pallone a prezzo di ricatto.

"Venite, ci sono cose bellissime e ci prendiamo da bere e forse da mangiare".


Orso offeso rifiuta i sanissimi succhi di carota e more perché vuole la coca cola. Poi vuole le fragole. Poi si offende perché la moneta ai tre ragazzini (meno di 40 anni in tre) che suonavano la chitarra e stavano cantando i Weezer (e non solo gli veniva meglio di Twist and Shuot che hanno fatto dopo, ma ci si fermava un mucchio di gente, tutti quarantenni nostalgici come me che vedere tre cuccioli suonare i nostri oldies goldies vende sempre bene, of course) gliela voleva dare lui.

Poi se dio vuole me li trascino e ci sono anche cose carucce, facciamo tre code agli hamburger (abbandonati quando ho visto che per la ressa li impaninavano mezzi crudi) e altro cibo che ci piacerebbe ma si fa pure fatica a mettersi d'accordo e non perdere il posto in coda con Orso che fa il diavolo a 4 perché dice di avere sete ma insiste per la cocacola, che mi rifuto di compragli con tre bottiglie di tre succhi diversi smezzate in borsa e beva prima quelli (li ha poi finiti il capo a casa).

Le amiche non si trovano, Ennio dice la frase in incipit, massì, mi fido e poi orso è una lagna, lo capisco che voglia farsi i fatti suoi, ci sono 60 mt. di bancarelle e Orso ha appena accettato il compromesso di comprar fragole, due cestini a € 2,50 in un sacchetto trasparente e ci avviamo con calma verso i ragazzini che suonano. Ho ancora 25 minuti e magari ci rifermiamo a giocare.

Ennio non c'è. Lo cerchiamo avanti, indietro, per il mercatino, dov'è, lascio Orso ad ascoltare i ragazzini per muovermi meglio, ma poi mi viene il patema che si perda anche lui.

Non sono veramente preoccupata che gli sia successo quaclosa di brutto, piuttosto che non ci trovi e vada in panico. Il panico nel frattempo lo faccio venire a Orso. Alla fine mi rassegno a tornare al campetto da calcio, perché non so dove cercarlo, non so cosa fare, è sempre più tardi e magari devo andare dalla polizia più vicin, così se poi lo ritrovano mi possono avvertire.

Veramente non so cosa devo fare. E spero di nascosto che abbia fatto un colpo di testa e stia di nuovo al campetto. Ein effetti sta lì a lanciare palle e inseguirle insieme al cagnolino di una signora caruccia.

"Sta lì, per fortuna".
"Mamma, ma che stronzo".
"No, Orso, non dirle queste cose" (però, penso, ha ragione, stronzetto infame, guarda come si sta divertendo il bastardo mentre noi qui con le piccole morti).

Io arrivo con la faccia da tempesta, i nervi scossi, il timer spento da un pezzo, vorrei mettermi a piangere di sollievo e contemporaneamente tritarlo con queste mie mani. Vorrei che al solo vedermi gli venga il senso di colpa istantaneo e fulminante, ma manco mi si fila. E allora oltre a tritarlo vorrei farne puré.

Mi incazzo.
"Ma te l'ho detto che venivo qui".
"No, tu mi hai detto che stavi dai ragazzini che suonavano".
"Non è vero".

Cavolo, ha ragione. Suonare e giocare sono spelen tutti e due. Mi cascano le braccia. Lui mi aveva detto che ci aspettava dai bambini che giocavano, non quelli che suonavano.

"Hai ragione, ho capito, ma mi sono messa paura lo stesso e pure gratis e adesso è tardissimo e andiamo che devo lavorare e sono in ritardo MUOVETEVIIIIII".

Orso adesso si è messo lui a lanciare le palle al cane. Poi si rifuta di seguirmi. Poi fa opposizione passiva e lancia la giacca per terra. Poi mi incazzo io e lancio il sacchetto delle fragole per terra. Poi la crisi isterica viene a lui, per via delle fragole e io le recupero e lui si smuove.

Attraverso la strada urlando come una pazza in italiano dietro una famigliola felice nonni e nipoti che si vede che mi ignorano il più possibile, ma chiamerebbero volentieri la neuro. Orso piange per la metà di fragole che ho abbandonato nell'erba.

Poi è andato tutto benisimo, eh. Al corso ci siamo divertiti da matti, c'erano dei vecchi che ormai sono amici, e c'erano dei nuovi che spero lo diventeranno. E quando sono rientrata i reprobi erano stati messi a letto ma facevano ancora casino.

"Il punto è che tu sbagli a fidarti perché non tieni sufficientemente presente che sono dei bambini e che potreste non capirvi".
Io taccio e penso che la formulazione poteva essere più felice, ma che ha ragione pure lui. Oh, non ha torto nessuno qui, ma mi sfinisco io alla fine.

Difficilmente stamattina in bagno potevo dar torto al capo, ma tra lo scapicollarmi per fargli fare un'ora di parco al sole e uscire all'una per fatti miei, divertirmi da sola in santa pace al mercato e arrivare con calma al lavoro mentre loro marcivano in casa dietro al computer e il capo lavorava, onestamente, continuerò a lottare contro il tempo e a urlare per strada quando le cose vanno male. Perché insieme la maggior parte delle volte ci divertiamo pure.

È tutta una questione di traduzione insufficiente, in fondo. Per questo ultimamente mi diverto di più a fare lezioni di vino che traduzioni.

3 commenti:

Mammamsterdam ha detto...

Ma sai, qui hanno le elementari fino a 12 anni, e in effetti quei tre potevano essere sui 13, poi 'kind' si usa in certe cose anche fino a 16 anni e quindi no, di quei tre avevamo già detto in anticipo che erano bambini.

E comunque devo smetterla di farmi parlare in olandese dai besti.

stefafra ha detto...

Io vedo solo la tua risposta,forse mi hai cancellato, forse é un disguido.
Non volevo offendere, é che un tredicenne non lo vedo come "bambino" neppure io che ho 40anni.
Neppure in olandese o inglese, che sono le lingue che parlo con i congiunti acquisiti batavi.

stefafra ha detto...

Ah, avevo postato il commento dalla parte sbagliata, ecco perché non lo vedevo.
Sará l'etá che avanza piú rapida del previsto.