martedì 13 aprile 2010
Figlio mio, parliamone
"Mamma, ma se io muoio prima di te tu che fai?"
Domanda delle 18.40, fermi all'ultimo semaforo prima di casa.
Ogni tanto anche a otto anni la vita diventa troppo pesante e con Ennio abbiamo fatto un patto, che a suo tempo avevo anche con i miei: se una mattina non ti senti di andare a scuola me lo dici, e nei limiti del possibile ti tengo a casa.
Io so benissimo cosa pesa a Ennio, nonostante il capo minimizzi e relativizzi come solo lui sa fare (e ringrazio il cielo che siamo in due a tirarli su): non è solo che sia estremamente intelligente (per le madri ovviamente tutti i figli sono la reincarnazione di Einstein) ma lo frega una sensibilità estrema.
Che lo porta a offendersi, vergognarsi, sentirsi stupido anche per cose che magari un altro neanche ci fa caso. Che lo porta a voler disperatamente essere accettato dai suoi amici per rassicurarsi che anche lui è nella norma, anche lui è come tutti, anche lui non ha niente di diverso che si noti.
E allora fa il clown, è estremamente socievole, si butta in mezzo a tutte le cose e generalmente si diverte pure. Tranne che ogni tanto percepisce lo scollamento, o gli viene la botta d'ansia. Tranne che per mantenere questa facciata spreca una quantità immane di energie a monitorare, guardare, esaminare, cercare di capire come reagiscono gli altri a lui. Per adattarsi.
Energie che invece quando dedica a qualcosa che gli piace davvero, in cui non ha bisogno di relazionarsi agli altri, ma può sfruttare per quello che sta facendo, fa cose strabilianti e che non gli pesano neanche. Per dire, quest'inverno ha imparato a giocare a scacchi con suo padre e all'inizio ci ho fatto un paio di partite purché mi ricordasse lui quale pezzo muove come, che io proprio mi scordo di volta in volta.
Non è che nel frattempo abbia fatto chissà quante partite, ma ha cominciato a mettere in difficoltà il padre. No, dico, il capo, quello logico-matematico organizzato, quello che a un test online aveva fatto un IQ tra i 150 e 160 (che sua madre a cui ho immediatamente telefonato per comunicarglielo risponde: lui 150? Non ci credo neanche se lo vedo). Messo in crisi da un pischello di 8 anni che pensa a mosse che lui neanche vede.
E vabbé, uno dice, l'abbiamo capito che la famiglia di geni come la vostra un'altra non c'è, e allora cosa vuoi, di che ti lamenti?
Io lo voglio esattamente così com'è e mi lamento soltanto perché non lo vedo completamente sereno. Perché ci sono dei ragazzini molto intelligenti che sono perfettamente inseriti, riescono a fare un mucchio di cose tutte bene, hanno un sacco di amici, fanno sport e tutti li apprezzano, gli vogliono bene e li capiscono. come il mio compagno di liceo Piero L., per esempio.
E poi ci sono quelli come lui e come me che stanno sempre a mettersi in discussione e si danno delle grandi martellate negli stinchi e anche se fanno tante cose in qualche modo se le godono di meno, sono scollati da quelli che li circondano.
Allora l'altra mattina, quando è rimasto a casa perché preferisco curargli preventivamente il mal di pancia o il mal di testa che si farebbe venire se lo mandassi a scuola a tutti i costi, e devo dire che non ne approfitta per niente, anzi, a volte, basta che dica: hai davvero bisogno di stare a cosa, o facciamo colazione, giochiamo e poi magari ci provi ad andare a scuola? E lui dopo un po' fa: ma si, ci vado.
Invece è rimasto a casa e ho provato un pochino a sondare cosa c'è che non va. nulla, dice lui, ma l'amica insegnante che studia questi bambini da 30 anni e mi conferma che ce ne sono parecchi, con genitori disperati e scuole che assolutamente non sanno prenderli mi dice che a volte fanno finta di niente per proteggere noi genitori, per non farci dispiacere.
"Ennio, ascolta, se qualche volta tu sei triste o c'è qualcosa che non va, tu puoi sempre dirmelo, anche se hai paura che poi divento triste io. Se ne parliamo insieme poi sappiamo cosa fare e anche parlare aiuta, sai?"
Mica gli ho detto che se me ne parla a me non fa male.
E allora ieri alla domanda, cosa farei se lui morisse prima di me, ci ho pensato, ma neanche tanto, che le sfighe della vita me le sono già esaminate tutte nelle notti insonni e quindi sono preparata.
"Se tu morissi io avrei un dolore enorme, quasi da morirne. Ma non morirei. Piangerei tanto questo si. Però poi alla fine ricomincerei a vivere, per papà, per Orso, per me e anche un po' per te. cercherei di godermi la vita anche per te che non ci sei più e non te la puoi godere con noi".
OK, è più difficile di quanto pensassi.
"Perché io ti voglio un bene da morire e non ci posso pensare che tu muori prima di te, anzi, già solo a parlarne mi viene un po'da piangere".
"Ma se me lo hai detto tu che te le posso dire le cose".
Te l'ho detto, si. Ma la maternità è un processo empirico. Dico solo che dobbiamo poter parlare di tutto. Poi di volta in volta cerchiamo di capire come e cosa.
Orso in tutto questo taceva e pensava ai fatti suoi, ma sono sicura che ha assorbito ogni parola e prima o poi mi tirerà fuori la sua interpretazione. Orso da fuori è un duro fino a che non abbassa gli aculei, perché sotto è tenero come tutti noi.
Ma ha un vantaggio rispetto al fratello: intanto è il più piccolo e quindi si sente più protetto da tutti noi che gli stiamo intorno. E poi non so come dire, ma lui basta di più a sé stesso. Non ha bisogno dell'approvazione generale e incondizionata del mondo. Gli basta quella dell'amico alla volta con cui ha a che fare. È più sicuro delle sue scelte e le difende con le unghie e con i denti, fino a farsi venire i famosi accessi di rabbia.
Ennio se contrastato si demoralizza, Orso è più cocciuto, se contrastato combatte. non dico che sia una soluzione nella vita ma in questo momento mi dà meno problemi.
Tutto sommato un modo bisognerà trovarlo per Ennio, immagino che tenerlo a casa da scuola per parlare e fare cose insieme sia una soluzione, magari non definitiva, ma mi chiedo se portarlo da uno specialista, come ci suggerì la sua maestra quando aveva 5 anni. Che era anche lei una ragazza estremamente intelligente ed empatica e peccato che si sia trasferita, ma a me e al capo all'epoca rivolgerci a uno psicologo per una cosa del genere sembrava esagerato.
Però mi sto informando per le scuola Leonardo e forse varrebbe la pena fare una prova lì. Solo che sta fuori Amsterdam ed è tutto da vedere. Intanto parliamo che secondo me già si risolve parecchio.
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21 commenti:
bel post...sai mi sembra un pò la mia famiglia quando io e mio fratello eravamo piccoli, e nonostante siano passati gli anni quando ci sono le "botte d'ansia" il rimedio migliore è ancora parlarne!
Non so che psicologi ci siano in olanda, però ad esempio un cognitivo-comportamentale può aiutare molto ad imparare a non rimuginare e/o ruminare continuamente (quello che tu chiami martellate negli stinchi). O ad autorilassarsi da soli di fronte a cose che d'istinto ci mettono ansia (preventivare il mal di pancia).
Rende solo più veloce ed indolore cose che prima o poi si imparano da soli, ma con tanto disperdio energetico ed evitabilissime quanto inutili atoflagellazioni.
Francesca
Io Ennio lo capisco, solo che quello scollamento lì l'ho percepito più tardi, nell'età delle medie (con tutta la questione del corpo che cambia e la mia famiglia devastata dall'ictus di mio nonno... che casino!).
Non so se un aiuto professionale mi avrebbe aiutata, ma andare in una scuola dove quelli come me erano in maggioranza (un liceo classico) mi ha aiutata immensamente: mi sono sentita finalmente normale anche se tendenzialmente eccellevo. Ancora meglio al master, dove altri eccellevano e io andavo alla loro rincorsa con un sollievo che non t'immagini.
Lui però ha 8 anni, è tutta un'altra età.
Francesca, grazie veramente tanto, mi hai chiarito una cosa importante, adesso chiamo l'amica psicologa (ma non la potevo chiamare prima? No, perché sennò le pippe mentali come me le faccio?) e sento se ha qualcuno da consigliarmi.
Lanterna, la storia della mia vita, io pure ne ho cominciato a uscire all'università, al liceo purtroppo mi hanno messa allo scientifico per fortificarmi il carattere e non rendermela troppo facile ed avendo anc'io il demotivamento facile ho lasciato oerdere a priori. Cioè, tutti mi sembravano geniali perché capivano matematica, anni dopo ho capito che ce n'era di gente mediocre in classe con me e che la pippa mentale aveva colpito ancora.
L'ho capito il giorno che il più geniale di tutti, ma veramente, ha detto di me sul tema della maturità: è che tu hai una testa. Io, e lui allora?
Che bello il confronto, lo dico sempre.
Eh, questo voler piacere a tutti lo conosciamo, liberalo, liberalo il prima possibile (trova uno psicologo bravo). Ci si può riuscire anche a 40 anni ma si fa più fatica e intanto ci si è persi un sacco del divertimento.
Bellissimo questo post e incredibile la tua risposta, di una delicatezza, un equilibrio, un desiderio di sincerità che non sia spietata che non so come hai fatto. A me sono venute le lacrime a leggerla.
Uscire all'università, beata te. Io comincio a uscirne adesso.
Giuliana
Bella storia, il casino del bambino dotato quando vorrebbe solo essere come tutti gli altri.
Il casino del bambino sensibile pure, rischi che per difendere te si carichi tutto lui sulle spalle.
Ecco, qualsiasi cosa tu riesca a fare per impedire che il nostro si chiuda dentro il suo privato mondo di ansie, FALLA. E mi pare che tu faccia già molto.
Altro dire non so. Con il bartender non è che io abbia fatto meraviglie, francamente (effettivamente le circostanze a sfavore erano parecchio pese, però ...)
/graz
Ecco allora faccio, e se con lui mi libero definitivamente io grasso che cola. Chissà se ci fanno uno sconto famiglia?
graz, io non credo che tu possa ancora valutare i tuoi risultati con il bartender, che ancora sta crescendo e cercando la sua via, e come diceva mio padre: chi prima, chi dopo e chi un po' alla volta. A me per quei trenta secondi che l'ho visto e quello che ne dici tu ha fatto una gran bella impressione e ho l'impressione che lui abbia i suoi tempi per metabolizzare quello che gli dici.
Se nel frattempo non si costruisce un impero finanziario a San Francisco ho idea che qui ad Amsterdam prima o poi me lo ritrovo in giro. Solo che essendo tu la madre la soddisfazioe di dirgli: te l'avevo detto toccherà sfogarsela con le amiche.
Grazie, grazie a tutte quante, io che mi preoccupavo di non capire il piccolo mi ritrovo invece a patire perché credo di capire fin troppo bene il grande.
E meno male che gli ho dato il padre ideale, che se solo fosse un pelino meno scettico sulle cose che sostengo....
Quando parli di Ennio mi sembra di vedere SuperT.
Ha solo 3 anni e ho ancora tempo per capire come crescerà e come sarà la sua esperienza a scuola.
Questi trasferimenti non so se lo aiuteranno ed è sempre un pensiero fisso.
Ho letto due volte il tuo post e mi è venuto anche un certo magone. Hai risposto in modo giusto e spero un giorno di ricordarmi queste tue parole. E credo tu abbia scelto il modo giusto per affronarlo.
Io da piccola ero molto insicura e mi ricordo benissimo che quando andare a scuola diventava un'angoscia anche mia madre mi diceva lostesso. E ti assicuro che anche da adolescente avrò forse bigiato 1 volta, perchè i miei genitori mi hanno subito fatto capire che se c'è qualcosa che non va posso parlarne e non cìè bisogno di dire bugie o approfittarne.
Sei una grande mamma.
Ennio pare il mio piccolino. E Orso il mio grande. Per dire che l'ordine non conta :-)
ho fatto lo stesso col mio ragazzo ma non credo di averlo aiutato poi tanto. non ho approfittato del consiglio dello psicologo, pensavo di far da sola e di far abbastanza. non vero. troppo sensibile lui. troppo figlio unico. troppo mamma io. e per fortuna che ha fatto buca ogni tanto, sarebbe stato troppo diverso altrimenti. e che me l'abbia raccontato poi mi ha fatta felice.
sai scrivere e condividere alla grande.
penso che che con tutti i lutti da Voi ultimamente,lui ha avuto paura che Tu ,o qualcuno di famiglia strettamente Vostra puo morir e non sapeva se avrebbe retto la cosa , evoleva sapere da te come reagire.La risposta e' stata perfetta,penso che l'abbia calmato i suoi timori. (il transfer ?si dice cosi?
Mamma di mammamsterdam
Si mà, me lo sono immaginata anch'io soprattutto perché mentre aspettavo che riprendessero le loro cose mi sono fermata a parlarecon la mamma di Joakim e sentire come stanno, e quindi lui evidentemente ha collegato la cosa.
Comunque posso dirlo? Una ola per la mia mamma che finalmente ha imparato a postare i commenti al prossimo giro facciamo pure un profilo. Brava Malgosia.
che meraviglia! nonne,madri e figli ... tutti voi ! sto al lavoro (certo, non sembrerebbe!)e non ho potuto far a meno di "scricchiolare"quando ho letto il tuo post... Anche io ho due meravigliose figlie 6/3 anni con caratteri molti simili ai tuoi e non finisco mai di stupirmi e di sperare di trovare gli strumenti neccessari per crescere con loro. La questione dell'autoaccettazione ,sic! comincia proprio da noi genitori e per me a volte diventa proprio complicata ...ma oggi me lo hai ricordato tu : PARLARE! proprio il giorno in cui ho "saltato l'appuntamento" con il dialogo.
grazie e baci a voi tutte/i
Adriana
La cosa più frustrante è che viviamo nel paese della medietà elevata a valore supremo (tranne che sempre più spesso diventa un peana per la mediocrità).
Un detto olandese sostiene che i papaver che crescono più in alto del campo di grano vanno falciati, così tutto resta alla stessa altezza.
Ed è assolutamente vero, quindi avere figli intelligenti in questo paese è una stimmata da celare (dice tutto il commento di mia suocera, pediatra, no? Lei dei bambini sa tutto, non venirmi a dire che non ti sei mai accorta che hai dei figli sopra la media e non ce nè uno, dico uno, che lo riveli nella carriera lavorativa).
Non è che i papaveri crescano solo in Olanda, eh. E questa cosa della mediocritas (non aurea, ché quella era un'altra cosa) che fa tanto bene perché poi è più facile comandare, governare, vendere e infinocchiare, se meno gente fa uso del proprio cervello, è piuttosto diffusa. Quindi viva gli Enni, Enni di tutto il mondo unitevi (uniamoci), viva i bimbi che si fanno domande e pensano e immaginano e gli adulti che si danno il permesso di continuare a farlo. E viva anche chiedere aiuto, ad amici e allo psicologo, quando c'è bisogno.
E una grossa ola per la mamma di mammamsterdam! :)
Lascia perdere Piero L. che me lo ricordo pure io. Banale. bravo,bello eccetera, con tutti che sembravano amici. ecco, appunto, sembravano. Io ho sempre oscillato tra il sentirmi una disadattata e il sentirmi accettata, anche se a volte penso mi abbia soccorso il mio ego smisurato. Mia cugina da quando è diventata psicologa mi da un sacco di consigli. Uno per esempio è quello che adotterò: mi ha detto di far raccontare al piccolo i suoi sogni (quando potrà verbalizzare) e anche disegnarli. Aiuterà il futuro adulto con la gestione delle emozioni e lo aiuterà parecchio con le malattie, perché mia cugina lavora sulle psicosomatica e dice che tutto parte dalle emozioni represse e non espresse, che poi fanno i danni.
io per quello che può contare non ho mai sopportato piero l. né i fighetti come lui. per quello che può contare, sei sempre stata migliore di loro, a mio avviso. della tua classe mi era simpatico antonello, un altro disadattato mi sembra. gli altri me li ricordo poco, per non parlare dei miei compagni di classe...
Mica sto dicendo che vorrei avere Piero per figlio, dico solo che i bambini/ragazzi intelligenti ma adattati se la passano a volte meglio di quelli più geniali di loro ma disadattati come dici tu. E di disadattati eravamo in parecchi. Uno no però, Sabatino appunto. Che è una di quelle menti matematiche che tu ti chiedi: ma esistono? E se esistono da dove vengono? che però appunto non si è mai fatto impressionare da questa cosa, è riuscito persino a farsi bocciare un anno ed è sempre stato uno socievole, divertente e gradevolissimo.
Mi sono spiegata male. Dicevo solo di non prendere a modello di socievolezza Piero L. , mentre Sabatino me lo ricordo molto poco. I figli tuoi vanno bene così come sono, perché sono figli tuoi e non potrebbero essere altrimenti (correggo, figli vostri). E meno male che sono dei bambini sensibili ed attenti. Prova eventualmente con i quaderno dei sogni, che pare abbiano un filo logico, alla lunga, che ci racconta qualcosa di noi.
se tu muoiono i genitori sei orfano, se ti muore il marito sei vedova.
Se ti muore un figlio non sei niente.
L'ho vista in una pubblicità progresso.
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