Comincia così, io l'8 maggio sono all'Aquila dalla mia libreria Colacchi a presentare Statale 17. E il 9 e 10 è festa a Onna e mi hanno invitata anche lì.
Io sono felicissima, onorata e tutto, ma anche terrorizzata. Finora andare a presentare il libro in giro era per me soprattutto una scusa per raccontare l'Abruzzo, in particolare quella zona dell'Abruzzo interno, e per raccontare del prima e del dopo, che lo volessi o meno, perché tanto la gente me lo chiedeva. Ho fatto vedere il video in piazza Palazzo di alcune settimane fa quando i cittadini hanno aperto le transenne e finalmente dopo mesi sono entrati nella zona rossa.
Sabato scorso a un'altra presentazione (con degustazione di Montepulciano d'Abruzzo) con mio orrore e vergogna mi sono messa a piangere. Io non so se ce la faccio.
Ma adesso il punto è: a quelli dell'Aquila, a quelli di Onna, chi sono mai io per andargli a raccontare qualcosa? Con tutto che lo farei con piacere non tanto per parlare io, ma per sentir parlare loro. Insomma dubito, una parte del mal di testa era sicuramente quella e così ho girato la domanda a un paio di amiche aquilane.
Questo mi ha risposto ieri la cucciola, quella che vi dicevo ha mollato la carriera a Milano per rientrare. Mi ha risollevata splendidamente, perché lei ha scelto di rientrare all'Aquila e sta rifacendosi una vita lì, ha deciso che né il terremoto né la sua cattiva gestione possono toglierle il diritto di vivere adesso e qui e come vuole lei e fare dei piani per il suo futuro.
Questa risposta io la trovo un enorme inno al futuro e non ve la voglio togliere, anche se ancora non le ho chiesto il permesso di pubblicarla.
E sono orgogliosa di lei e di tutti quelli come lei. Perché la cosa peggiore che potesse succedere all'Aquila era toglierle i ragazzi, o perché sono costretti a cambiare università, o perché non ce li fanno rientrare, o perché nessuno ha pensato alle loro esigenze specifiche, o perché sono adesso nell'età per farsi un futuro, e che futuro vuoi che si sia all'Aquila in questo momento? E una città o una qualsiasi comunità senza la parte giovane, forte, ottimista, ingenua e intraprendente che futuro ha, me lo sapete dire?
Cavolo, è persino mia cugina. E adesso ricordatevi che questa è una risposta privata a una domanda specifica scritta senza avere l'idea che la leggessero altri e le maestrine e i maestrini dalla penna rossa andassero a farsi un giro per piacere, che non è roba per i loro stomaci delicati. E anche quelli che parlano del Miracolo Aquilano. Il vero miracolo è questo.
"ciao mamma orsa, fossi in te non mi preoccuperei proprio di non trovare parole, semmai di trovarne troppe!!!voglio dire, ci sarà pure un motivo se tanti si sono specchiati e nel tuo diario di viaggio/vita, che poi è il tuo specchio...direi che hai filtrato la realtà proprio con gli occhi di chi sanguignamente ha vissuto questi luoghi e ha respirato questa aria...e io ti capisco perfettamente visto che qua sento pienamente di essere me stessa...quindi revè revè che abbiamo bisogno di un fiume in piena come te e zia margherita!!!
la ricostruzione...è un termine così vago che e così denso allo stesso tempo che è difficile capire quanto ognuno ci sta mettendo del proprio..si fa con una carriola, con una tazza al boss (il giovedì orami è d'obbligo!!!), con una camminata sul vialone della croce rossa-il nuovo corso imbacuccato di neve(martedì sera sembrava di essere in siberia o alaska), col caffè al torrone del bar nurzia (praticamente nocciole intere e cioccolato fuso inumidito dal caffè), si fa coi pellegrinaggi a roma del sindaco per elemosinare qualche soldo in più a tremonti, si fa con la dannata e benedetta voglia di voler continuare a vivere sospesi, ma a ben vedere molto più consapevolmente di un tempo e forse di altre realtà che sembrano normali...io nn ho partecipato alle rivolte domenicane, perchè credo che il problema sia molto complesso (leggi, finanziamenti, accordi interistituzionali bla bla bla) ma riconosco che sono stati momenti fondamentali per la cittadinanza, per la riconnessione sociale, per il rinsaldamento delle speranze, per rivedere quelle vie spoglie popolate e sorridenti...
come sai sto lavorando al XXXXX, e mi vedo tutti i giorni passar sotto numeri freddi e malauguranti, persone che sbroccano per la lentezza delle pratiche, dipendenti alla frutta per l'ambiente lavorativo e le difficoltà oggettive, assedi dei commercianti, degli ambulanti, dei cassintegrati, beghe fra politicanti e persone di buon senso che lavorano seriamente e onestamente..è un piccolo affresco dell'italia, solo che molto più concentrato e quindi più facilmente incendiabile...però (e giuro che nn uso stupefacenti) sono e continuo ad essere imperterrita nel mio ottimismo, perchè la ricostruzione parte da ognuno di noi (oddio che banalità) e soprattutto dai piccoli gesti di ognuno di noi (magari anche un dito medio alzato ogni tanto quando chiaramente qualcuno mostra meschinità e egoismo)....e comunque...meglio il turismo intellettuale che l'immobilismo dei sensi..o del buon senso....
ci vediamo a colacchi...!!!!!!!"
Che dirvi, il premio Nobel subito.
7 commenti:
Sono stato al L'Aquila solo di passaggio è una citta che purtroppo non conosco bene, ma anche io credo che ci sia una ricostruzione pubblica ma è importante la ricostruzione personale, che parte dal di dentro, dai rapporti sociali, è un processo di cui si parla poco è anche la ricostruzione più sofferta
Questa volta voglio esserci!
cara barbara, non conosco personalmente nessuno di questa città. conosco a voce alucni clienti e le loro non risposte al loro telefono nelle giornate immediatamente sucessive ci hanno fatto male. da lontano però, non con il cuore e con la consapevolezza di aver perso tutto. gli spot partiti a favore della protezione civile da subito mi hanno subita resa orgoliosa e poi sospettosa. gli appalti chiusi come dicevano le aziende romagnole, il tam tam mediatico, mi hanno allontanata dal problema. fino a quando sono ricapitata sul tuo blog e ho lettera la lettera della signora con la carriola e il tuo libro e il tuo modo di affrontare le cose. quindi sono sicura che servano le tue parole. a l'aquila e dovunque le vorrai portare. io nel mio piccolissimo ho aderito al progetto 99 colombe, a te, grazie
silvia
Che bello, spero di conoscerla da Colacchi. Quando sento parole così da persone così mi risollevo dallo scoraggiamento.
Vic
Infatti l'ottimismo dopo tutto questo immobilismo è la terapia migliore, a me ha fatto un gran bene leggere questo.
Eniko, veramente, se non ce la facciamo questa volta quando mai?.
Moglieda e Gunther, purtroppo uno non uò leggere sempre tra le righe come faceva tanto bene la gente in regimi di dittatura dichiarati. noi crediamo sempre che ci informino al meglio e in fondo abbiamo già sempre il nostro daffare a segire quello che ci succede dietro casa.
Però il progetto 99 colombe ci sto lavorando anch'io (SOLO CHE NELLA FRETTA DEI GIORNI SCORSI HO CAPITO MALE E SALTATO UN PASSAGGIO)e Gunther, prova a cercarlo, mi sembra tanto una cosa per te il tuo blog Papille vagabonde.
ti ringrazio per avermi considerata nonostante gli errori commessi nel commento. la fretta appunto. e le parole che arrivano a ondate. credo che non esista un meccanismo preciso per le 99. i voli sono liberi no? l'importante è trovarsi il 6.
ma come sono felice che arrivi, spero di riuscire a vederti, magari facciamo un salto tutti insieme, x claudia sei un faro nella notte.
stai tranquilla, io nn conosco nulla di quei posti e il tuo libro mi ha incuriosito, mi ha emozionato, mi ha fatto sorridere.
sarà così x tutti
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