giovedì 30 luglio 2009

Avviso ai naviganti anonimi

No, così, che a volte repetita juvant. Io non ho nulla contro i commenti anonimi, specie se affettuopsi e costruttivi, o comunque propositivi.

So anche che qualsiasi commento con pseudonimo è di fatto anonimo, perché che ne so io chi sei, che fai e perché mi scrivi? però concorderete in parecch che è tutta un'altra cosa. Specie se questi pseudonimi rimandano ad altri blog, perché leggersi vuol dire conoscersi.

I commenti negativi in cui mi si fanno osservare i miei errori di 'grammatica' (consiglio di leggervi la descrizione di questo blog, se non l'avete fatto, tutto in alto in mezzo), mi chiedete se io e gli altri commentatori siamo al delirio puro, se non mi sento sola a credermi un messia, dico: dimmi chi sei e ne parliamo.

Ma se mi venite a scrivere commenti critici su chi frequenta questo blog, su post vecchi, e tornarci siopra perché non vi vedete pubblicati, spiego tutto adesso: io i commenti anonimi antipatici li casso al volo. Personalmente li leggo con attenzione e ne traggo le mie conclusioni, ma non sperate che vi dia un palco per spiegarmi perché voi, anonimamente, siete meglio di me ed altri che qui siora ci stiamo con nome, cognome e faccia.

E se non si è capito: io qui parlo di tante cose, talvolta persino di politica e credo che leggendomi un po' spesso si capisca persino quali siano le mie convinzioni nella vita.

Ma non mi metto a fare discussioni se silvio Belrsusconi sia davvero così bravo e bello o se è solo un complotto delle destre e delle logge massoniche. Semplicemente la persona SB non mi può interessare più di tanto, i danni che un politico, qualsiasi, reca al mio paese si. Ma non ne parlo con sconosciuti.

mercoledì 29 luglio 2009

Talento in boccio


No, dico. Mi distraggo un attimo al telefono e lo Gnorpetticcolo di Vic, 20 mesi scarsi, prende la macchinetta fotografica, la accende (ci ho messo alcuni giorni io per capirlo) e scatta il capolavoro qui sopra.

Che per quanto mi riguarda riassume benissimo quelloa che è la mia aspirazione di vacanza estiva. Anche cromaticamente.

Complimenti, Spinacino. Se la faceva tuo zio subito tutti a dire che pensiero profondo sottende la ricerca formale che si fa simbolo solare. A te ti sarà uscita un po' a caso, ma quando uno cià occhio cià occhio.


Ritratto dell'artista da cucciolo (che è poi un titolo rubato a Dylan Thomas)

Vecchi amici



Ultimamente ho riflettuto molto su come funzioni l'amicizia, non solo perché sono rientrata a Tortoreto abbastanza a lungo da rivedere alcune vecchie amiche e farmene di nuove. Ma anche perché ho guardato a cosa succede quando persone che stanno bene insieme mettono insieme anche i propri figli.

Sulle vecchie amiche posso essere breve: da bambina e da ragazza sono stata sempre molto solitaria, nel senso che facevo fatica a incontrare persone a cui piacessero le stesse cose che piacevano a me. Ero un po'un pesce fuori dall'acqua e facevo fatica ad inserirmi nei gruppi, in cui restavo, almeno nella mia percezione, sempre un po' marginalmente.

Ci pativo, tanto, ma mi dicevo sempre meglio sola che male accompagnata. cioè, accettare in nome del gruppo tutto e tutti intorno al gruppo dato, in qualche modo mi andava stretto e preferivo scegliere di volta in volta quello ch mi stava bene.

Adesso mi sono accorta che ci sono persone che ho lasciato 20-30 anni fa e ci ritroviamo comunque con grande spontaneità, come quand dici: sembra ieri. Magari quel piacere e quella spontaneità vengono anche fuori dal fatto che appunto, nel frattempo, non ci siamo dovuti stare addosso, condividere progetti e impegni, e quindi il tutto può mantenere benissimo il bello che c'è stato, senza le interferenze del quotidiano.

Poi ci sono le amiche nuove: persone che conosco da poco, ma con cui condivido abbastanza esperienze e paturnie da creare il senso di contiguità e il piacere di stare insieme.

Poi c'è la mia migliore amica, Vic, con cui per la prima volta dopo anni di distanza e visite frettolose e poco affidabili da parte mia, siamo insieme per alcuni giorni insieme ai bambini e anche se tra lavoro e figliolanza non ci sono mai quei cinque minuti per parlarsi a cuore aperto delle cose di cui possiamo parlare solo insieme, va bene uguale, ce le passiamo per telepatia.

E i nostri figli, che forse si saranno visti 4 volte in vita loro, ogni volta si ritrovano con enorme piacere. Persino il cucciolo di 20 mesi non fa altro che chiamare Orso e Ennio.

E qui entra il discorso figli: a mettere insieme i nostri figli, anche loro sembra che si siano lasciati solo ieri. Istintivamente 'si prendono', si cercano, si ritrovano. Capiscono al volo che noi genitori stiamo bene e rilassati insieme e fanno quindi subito ad accettarsi.

E questo vale anche per me, con i figli degli amici dei miei genitori, con una differenza fondamentale: sono rapporti più incidentali, quindi il rivedersi dopo trent'anni ha il piacere del nostalgico, ma finisce un po' lì.

martedì 28 luglio 2009

domenica 26 luglio 2009

Figli ed epitelialità

Ieri sono andata al concerto di Mimmo Locasciulli, e ho assistito a una cosa, molto tenera peraltro, che mi ha dato da pensare ai privilegi della parentalità.

Cioè, ho notato Locasciulli che, abbandonato il piano, andava a prendersi un altro strumento vicino al contrabassista, e gli toccava un braccio mentre gli diceva qualcosa. Che la mia prima sensazione è stata un po' seccata, il bassista stava suonando e io mi chiedevo: ma non gli stai dando fastidio?

Perché per un attimo mi sono sentita uno degli Gnorpoli attaccato al braccio destro mentre io sto cercando di concludere qualcosa al computer per potergli dar retta, e questa cosa di lavorare con la palla al piede è un argomento che sento molto vicino.
Però evidentemente dava fastidio solo a me, il ragazzo ha sorriso e continuato a suonare.

Al ritorno per restituire lo strumento uguale e poi mi sono improvvisamente ricordata che quel ragazzo lì era suo figlio, e allora tutto quel dialogo corporeo di gesti, toccarsi, magari lanciargli un'indicazione al volo sul prossimo pezzo, da cui, gli altri due musicisti, pur inclusi in tutto il resto della comunicazione funzionale al concerto, erano esclusi.

E mi è venuto in mente di quanto sia grande, universale ed esclusivo il diritto all'epitelialità con i nostri figli. Quel poterceli toccare, spupazzare, sbaciucchiare, finché ce lo revocano loro forse questo diritto ("Mamma, adesso sono un' uomo" disse un pomeriggio il figlio bquidicenne della mia amica sottraendosi alle stesse coccole che fino a quella stessa mattina andavano bene, però dopo pare gli sia passata).

Ma forse non ce lo revocano: mia madre e le sue sorelle, già donne fatte e madri a loro volta, consideravano la cosa più bella del mondo, durante le vacanze, infilarsi a letto con la mamma per chiacchierare e dormire insieme. Ed è una cosa che tra sorelle ancora fanno.

Io stessa, trovo che nei momenti bui dormire con la mia mamma sia la medicina migliore. E la cosa più tenera verso miei genitori che con quel gesto lo accolsero definitivamente in famiglia, fu quando il capo una mattina si unì a me e mio fratello sul loro lettone, lui magari discretamente appollaiato a uno spigolo, per il nostro rituale di colazione a letto della domenica mattina.

Ecco, ieri vedere i Locasciulli non perdersi questo loro rapporto speciale in un momento di alta professionalità mi ha riconsolato. Perché a me, memore dell'esperienza dell'amica, mi viene già adesso il magone per quando 'sti due Gnorpoli mi diventano adolescenti, o peggio ancora, mi si fidanzano, e allora sarà qualcun altro ad avere i diritti esclusivi di intimità con la loro pelle.

Perché una cosa che so da anni e mi deprime è che invecchiando proprio questo ci aspetta: che sempre meno persone ci toccano affettuosamente. E allora la carezza, il grattino alla schiena, il solletico, diventano beni rarissimi.

Interrompo qui, devo andare a fare un grattino alla mia mamma.

Benvenuto Arturo

Arturo è nato nel periodo in cui non ero online, quindi lo voglio salutare adesso.

È sempre bello quando una cara amica partorisce e fa un bambino splendido e tanto voluto. È ancora più speciale quando lo fa con tuo cugino e suo amore da spiaggia dei sedici anni.

Il tutto dopo che entrambi hanno avuto il tempo di farsi una vita per conto loro, e poi incontrarsi da grandi con la consapevolezza che è proprio insieme che vogliono riprodursi.

Insomma, un bambino nuovo nuovo al mondo, un nipotino per me e il capo e un nuovo cuginetto per gli Gnorpoli.

Quest'estate non me la rovina più nessuno.

PS: la cosa più carina me l'ha detta la neononna: le sono piombata in casa stamattina quando ho visto che sono venuti a riaprire la casa al mare per quando arriveranno genitori e pupo dalla Francia per i rallegramenti, che come tutte le nonne sprizza gioia da tutti i pori, soprattutto perché, diciamocelo fuori dai denti, ormai ci avevamo messo tutti una bella pietra sopra all'idea che la mamma in supercarriera l'avrebbe poi fatto 'sto bambino.

"Signora, ma si rende conto che sono diventata zia di suo nipote? Siamo quasi parenti".
"Si, ma in fondo lo eravamo anche prima, perché tutte le amiche di mia figlia sono un po' anche le mie bambine".

Queste principesse del foro, non le freghi mai senza la battuta giusta al momento giusto. Auguri anche ai nonni tutti, allora.

sabato 25 luglio 2009

Vita da spiaggia


Può essere che tutte le volte che potrei fare una cosa facile me la complico? Nello sforzo di italianizzazione dei figli quest'estate ho voluto esagerare.

Intanto li ho iscritti alla colonia con l'idea che parlino italiano con gli altri bambini. I risultati si vedono, vanno al mare la mattina, a pranzo rientrano alla scuola materna dove una delle cuoche è Susanna, la sorella di una mia amica che già si è fatta fare tutti gli aggiornamenti del caso senza neanche che io sia riuscita a vederla.

Li riprendo tra le 17 e le 18, andiamo magari a farci un altro bagno, che la colonia è ottima ma no stai a mollo tutto il santo giorno, come da mia idea della vacanza al mare.


Che bello, dice uno, ho la giornata libera per lavorare. Invece no, perché prima di iniziare la colonia avevano già iniziato a fare nuoto. La mia fortuna è che piscina e colonia sono confinanti, ma anche così mi sento in dovere di prenderli e riportarli io, hanno due turni diversi e il risultato è che le mattine le passo a bordo piscina con il caldo becco, ma si legge e ci si abbronza.


Chi apprezza i miei sforzi? non loro. Orso all'inizio tutte le sante mattine protestava contro la piscina, voleva andare al mare, o al massimo alla piscina di Ofena. Ennio invece dopo alcuni giorni, si è stufato della colonia, non si sono fatti grandi amici, i ragazzini piu grandi fanno i prepotenti.

Devo quindi tutto al talento di Carla, l'istruttrice di Orso, che nel frattempo lo ha talmente entusiasmato che non solo va con la testa sott'acqua, ma ripesca persino l'anello dal fondoalt=""id="BLOGGER_PHOTO_ID_5362417606372910290" />

Oggi, che la colonia era solo al mattino, siamo andati a farci dopo il nuoto il bagno con la nonna, ci siamo presi l'aperitivo all'Odeon e più tardi andiamo a trovare a casa gli amichetti di colonia per vedere se si riesce a fraternizzare ai giochi.

Decisamente, una vita da spiaggia che mi si addice completamente, anche se è un po' l'ultimo giorno dalla settimana prossima ho anche dei clienti da seguire in zona e la mia routine si complica.

Mimmo Locasciulli a Colonnella


Ieri ho portato la babcia-madre e gli gnorpoli suoi nipoti a Colonnella, ridente paesino del teramano al confine con le marche, sospeso tra Val Vibrata e Val Tronto.

Che dirvi, è un posto bellissimo. non riesco a capire come abbiamo fatto a vivere qui vicino per tanti anni senza mai esserci andati. Poi adarci di notte, con quel bellissimo sistema di scalinate che hanno in centro per salire a Piazza del Popolo, tutte illuminate e bellissime.

Vero è, come commentavano alcune turiste polacche che abbiamo incrociato per le scale, che magari c'era gente in giro per via dei concerti e che forse di solito dev'essere molto più vuoto e tranquillo.

Però, ecco, è uno dei posti in cui, se potessi, mi piacerebbe comprar casa. No, per dire, ho una casa in un posto pittoresco, bellissimo e completamente trascurato, mentre qui l'amministrazione comunale organizza in questa piazzetta carinissima concerti jazz e serate teatrali (va bene, anche il solito, onnipresente teatro dialettale, che solo quello tira in Italia). Ed è pure a uno sputo dal mare, dall'autostrata e dagli spacci aziendali, che ci vuoi di più, il panino con la porchetta?

Insomma, in questa bomboniera di vecchie case di mattoni, scalinate, vicoli e una torre dell'orologio che batte i sospiri notturni, piazzette e terrazzini che si affacciano su una delle due valli, una torre misteriosa messa in cima a tutto e che a dirla tutta a me sembra una torre dell'acqua, una roba tecnica, insomma, non necessariamente architettonica, ma bellissima e in mattoni anche lei, stasera viene Mimmo Locasciulli.

Si, proprio quello di Pixi, Fixi, Dixi, che non tutti magari lo sanno, ma è nato a Penne, in provincia di Pescara.

E allora io stavolta cerco di andarci senza seguito, che ieri i bambini saranno pure stati estatici, Orso immobile con le gambine tirate su, nella sedia di plastica come in un nido, che fissava immobile il palco, Ennio che a un certo punto mi ha chiesto di mettermelo in braccio, e guardava, contemplava, respirava piano e ovviamente commentava e faceva domande, e che poi ha dichiarato mal di testa e mal di pancia, io mi illudo che sia l'impressione della musica, ma secondo me è solo che al contrario del fratello no ha dormito il pomeriggio ed è schiantato in macchina.

E mia madre alle 21:15 comincia a sbadigliare, e non funziona con concerti che ufficialmente iniziano alle 21 ma devi aspettare sempre quei dieci alle dieci, che poi il pezzo d'inizio viene sempre coperto dalle campane dell'orologio, che vanno per conto loro.

Io se posso li mollo a casa e vado da sola. Ma proprio sola soletta, mi sa che non avverto manco le amiche. e poi comunque proprio in piazza c'è un'enoteca carinissima con un tendone fuori, hanno vini buoni e un procsciutto favoloso, posso sempre imboscarmi lì. Però ci vuole compagnia. Vedremo.

Mimmo Locasciulli, 21:30, Piazza del popolo, Colonnella

All'uscita dell'A14 Val Vibrata-Alba Adriatica, salite la prima a destra dalla rotatoria verso l'Iper, superatelo e salite in collina finché non arrivate. Poi alla salitona dritta parcheggiate e vi fate le scale a piedi. E se anche voi ve ne innamorate e ci comprate casa, propongo uno scambio vacanze per quando verrete ad Amsterdam.

Le foto le ho rubate dal web e dal sito di Mimmo Locasciulli, se ho fatto male ditemelo e le tolgo.

venerdì 24 luglio 2009

Il giro d'Abruzzo (TE e AQ)


Ieri ho scoperto che l'ordinanza che regola la ricostruzione delle case classe E, quella nostra di famiglia, è uscita e quindi mi sono recata dalla costa, dove comunque tira un bel venticello frescolino, al forno d'Abruzzo, perché questo è il nomignolo di Ofena e se lo merita tutto, credete a me che ci ho passato un mucchio di estati.

All'ultimo momento mia madre decide di non venire e quindi parto sentendomi in vacanza, con l'idea segreta di fare una ricognizione a un paio dei miei spacci aziendali preferiti in Val Vomano (La perla e Bassetti, ma mica per darmi a spese folli, no quanto mai, solo per vedere se ci sono ancora).

Poi il destino mi punisce e in una botta di distrazione esco invece a Giulianova, un'uscita (e una valle) prima. E invece di rientrare in autorstada e proseguire, mi avvio verso le colline, in direzione Notaresco, decisa quella valle successiva a raggiungermela tratturo tratturo (è un modo di dire).

Bello questo tuffo in un paesaggio che mi mancava. Con il finestrino aperto, annusare ora il fieno tagliato dalle trebbiatrici a distanza, ora il profumo di un macchione fi fichi e a me l'odore dei fichi, specie le foglie, è la madeleine di tutta un'infanzia estiva tra la pianta secca e la pianta di fichi, dove abbiamo fatto cose terribili (tipo legarci i nemici per poi fucilarli a elasticate alle gambe lanciate da armi improprie, tipo una tavoletta di legno con sopra inchiodata una molletta per i panni e un chiodo che tende l'elastico, dolorosissimi, credete a me, ma non ne ho mai avuta una perché l'operazione di smontare, inchiodare e rimontare una molletta dei panni supera le mie capacità motorie pure adesso. Io i nemici li menavo a mani nude, tranne i vigliacchi che mi cominciavano a tirare i capelli e lì non c'era storia).

Allora decido di prendere il bivio per Castellalto, non ci sono mai salita ma so che dal lato opposto c'è Castelbasso, sede di un festival estivo che amo molto e di cui quest'anno, a parte i cartelloni che indicano che stanno esponendo Burri, nessuno ha il programma di musica e teatro e temo proprio che non ci sia, non se ne parla perlomeno.

Peccato, ci ho visto anni fa Marco Paolini e i mercanti di liquore, ci ho ascoltato un sacco di gruppi, ma temo che la crisi e i finanziamenti colpiscano duro.
Vi regalo un' immagine delle mura da dietro, da dove chi va ai festival in genere non passa.


Poi, scendendo, ho visto questa piccolissima pinciaia, sono delle casette da contadini che venivano costruite in terra battuta e mischiata a paglia, e poi intonacate, e ne sono rimaste davvero pochissime. La cosa bella era che con il mutuo soccorso dei vicini e la guida di un capomastro, ci si poteva costruirle da soli con la sola spesa dei coppi del tetto, che si compravano alla fornace.


Insomma, piangendo piangendo, mi sono salita e scesa un numero improbabile di colline, tutte verdi e gialle, in piena attività agricola, con lo sfondo del Gran Sasso alle spalle. Poi, mancati tutti gli spacci che ormai era tardi, ho preso l'autostrada del traforo, che venendo dalla costa ha sempre questa splendida vista della montagna che si avvicina sempre di più.

Automaticamente esco ad Assergi e l'idea originaria era di salire a Campo imperatore e scendere dall'altra parte, ma Carola mi chiama per sentire quando arrivo e deido di prendere la strada normale, cioè scendere verso paganica, prendere la statale 17 e farmi il tratturo, quello vero stavolta, anche se totalmente sfregiato dagli ecomostri e gli incroci e altre cose brutte che hanno fatto a una statalina di campagna tranquilla per farla sembrare la tangenziale di Bologna.

Solo che la via è bloccata, eh già, abbiamo avuto un terremoto, prendo la deviazione per Filetto che non ci sono mai stata, mi preoccupo dopo 10 minuti di guida su montagne deserte, poi scendo, passo quel paio di case crollate e tendopoli che ormai fanno parte del paesaggio, chiedo conferma che vado bene alla protezione civile veneta che fa foto, esco sulla via che passa dietro paganica, un ingorgo mostruoso tra camion di inerti, mezzi dell'esercito, un pullman gran turismo che cosa cazzo ci stia facendo qui, spero per loro che si siano persi e non stiano facendo un disastro-tour e riesco, dietro a un camion dell'esercito a passo d'uomo e che dietro la cava solleva una gran polvere, di fronte al bivio di Onna, che ormai si è capito che se ci passo è meglio che non lo guardo che mi fa impressione.

Arrivo talmente tardi che con l'amica d'infanzia architetto che deve spiegarmi come fare le pratiche decidiamo di vederci dopo pranzo. A questo punto il termometro dell macchina mi dice che fuori ci sono 43 gradi, le cicale friniscono e il paesaggio ha colori totalmente diversi da quello delle colline

(La macchinetta che uso è quella dei bambini (contenti che non ci ho appiccicato un cerotto, o un paio di baffi, o un grugnetto da maiale?Solo perché non so come si faccia e dovrei ciedere a orso), la luce quella a picco del mezzodì estivo, quindi fateci voi la cresta sulle foto e i colori. il giallo delle stoppie vira quasi al viola, a un color rame, non lucido, non brunito, ma decisamente rame).

A questo punto l'unica per un po' di refrigerio è andare a mangiare alla sorgente, in un vecchio mulino, che era iniziata una ventina d'anni fa con una tettoia di cannucce fuori dal mulino e adesso ne hanno fatto un bel posto fighetto, con la vista sul fiume e le sorgenti.


La cosa buffa e scenografica, che prima era una cannula all'aperto che usciva, e invece adesso hanno fatto le cose per benino, è la fontanella di acqua sorgiva dentro, che se hai sete ti vai a riempire la brocca qui. Due mestieranti della politica al tavolo accanto, che nominavano D'Alema ed altri come se ci facessero colazione tutti i giorni, erano deliziati, che ai romani in trasferta nel bush-bush queste cosine qui ci vanno pazzi.

Poi, quel paio d'ore a guardare la casa con i tecnici, l'ingegnere è un ragazzo simpatico e, da ignorante, direi competente, che si arrampica su tetti e solai. Sarà una cosa molto lunga, ma si può fare.

La sera concerto jazz a Colonnella, che ha un centro storico delizioso a scalinate e case in mattoni a vista, tipiche, ad ascoltare Signorelli, Tavolazzi e Barbieri, di cui mi è piaciuto molto il brano Figlio della primavera.

Ennio, per la stanchezza e la delusione di non uscire si è fatto venire una crisi isterica, stamattina ha detto che alla colonia non ci vuole più andare, insomma, siamo d'accordo che lo prendo prima, dormiano nel pomeriggio e stasera ci andiamo a sentire il quintetto di Lusi e Manzi con Kyle Gregory.

Bisogna andarci: questi piccoli festival estivi sponsorizzati dai comuni, in questi borghi bellissimi e sconosciuti, danno una dimensione umana e intima al contatto artisti-pubblico, e ce ne sono sempre di meno, che non possiamo perderceli.

(Avrei fatto molte più foto, ma ragazzi, faceva troppo caldo).

giovedì 23 luglio 2009

Iscrizioni a scuola come statement

Volevate il mommy-blogging? Bé, allora vi tocca pure la discussione sulle iscrizioni a scuola. Uno dirà: l'asilo è molto peggio, e lo so benissimo.

Quello che però volevo condividere è che in questi mesi post-terremoto, sentire un genitore aquilano, finora per me le madri, dire:

"Io per settembre l'ho già iscritto a scuola"
nasconde tutto un mondo che l'occhio ingenuo potrebbe trascurare.

Perché la domanda che ti spiega tutto è:
DOVE?

All'Aquila? Allora è una dichiarazione, di principio, di guerra, di cocciutaggine, di disperazione, di ottimismo.

Soprattutto se te lo dice, che so, l'estetista ad Alba Adriatica, sfollata qui, che ha ritrovato un lavoro, forse una casa, ma che rifiuta di mettere radici, che le sue radici sono lì. Anche se lei è nata altrove, e l'aquilano è suo marito che però ha paura a rientrare a casa loro, inagibile, classe E oltretutto, ma sulla casetta antisismica ha ceduto. Lì ha meno paura. E hanno iscritto i bambini per settembre.

Caro Bertolaso, lei ascolti bene, qui c'è gente che ci crede e a settembre ha iscritto i bambini a scuola, quindi spicciatevi con quelle casette. O col cavolo che pensate di fare per togliere la gente dalle tende.

Poi ci sono quelli che i bambini li hanno già iscritti altrove, che provvisoriamente sverneranno nella casa al mare o appoggiandosi a parenti o amici, chi ce l'aveva, che è un ambiente che conoscono, ma solo d'estate e quindi quell'iscrivere i bambini nella scuola sulla costa presuppone tutta una fase di integrazione. Adesso non ci stiamo più qui di passaggio, per le vacanze, per scherzo. Abbiamo iscritto i bambini a scuola. Ci crediamo. Siamo dei vostri. Accoglieteci come tali, non come gli sfollati temporanei.

Perché L'Aquila in fondo è da un po' che ci stava stretta, perché tanto la nostra quotidianità non ce la ridarà più nessuno e allora forse fa meno male ricominciare daccapo altrove, perché i bambini sono piccoli e strapazzati e allora è meglio aspettare e vedere. Perché tornare a dormire in quel letto da cui sei già scappato via una volta, perché venivi scosso come se qualcuno ti stesse facendo uno scherzo, ma non era uno scherzo, no, non ce la fai. Perché tutti questi mesi sospesi senza certezze sono troppi e allora le certezze ce le diamo da soli. Perché lavoravi in proprio e adesso il lavoro non ce l'hai più, i committenti neanche.

"ABBIAMO ISCRITTO I BAMBINI A SCUOLA".

L'obbligo scolastico come dichiarazione del tuo programma di vita. Li iscriverei pure io, se potessi.

mercoledì 22 luglio 2009

Le nostre vacanze


Finalmente le prime vacanze con figli relativamente autonomi e ragionevoli (insomma, Orso ci ha provato per i primi giorni a fare le storie, non voleva mettersi le scarpe e i vestiti da solo, ma poi si è subito ridimensionato e sparecchia, persino).

Gli altri anni ci facevamo qualche giorno di mare dagli amici o in albergo da Anna e i soldi che risparmiavamo li investivamo nei lavori di ristrutturazione della casa a Ofena, dove io mi accampavo con i bambini per la loro italianizzazione forzata.

Invece dell'appartamento, muratori, idraulici ed elettricisti, invece del pareo del mercatino, bidoni di pittura. Il nostro budget vacanziero finiva in mattoni e calcina, anche se a Ofena non succede molto, senza macchina sei morto e i bambini sono pochi, tutti più grandi e laconici come tutti i maschi locali che ignorano chi gli rivolge la parola perché fa figo ("Bambino, vieni a giocare a pallone? Ci vieni? Giochi a pallone? Dici si o dici no?" Ennio a 3 anni che cercava di socializzare).

L'anno in cui allattavo Orso ogni tre ore e mi alzavo alle 4 del mattino per sverniciare migliaia di strati geologici abbandonati da 50 anni della ringhiera delle scale con la sostanza più tossica ed urticante del mondo, tanto per non rischiare che Ennio la trovasse e ci pasticciasse (e per avere il tempo di raschiare via tutti i trucioli molli di vernice imbevuta).

L'anno in cui siamo stati una settimana a calcolare con il muratore quale falda di tetto potevamo permetterci di riparare, rimandando le meno urgenti all'anno dopo e incrociando le dita che non venisse una nevicata come quella che ha fatto crollare pochi anni prima il tetto del garage.

L'anno in cui ho torturato il povero Roberto, di formazione elettricista ma che un pomeriggio si è improvvisato carpentiere per montare la porta scorrevole del bagno, perché i muratori ovviamente avevano messo la soglia troppo alta e non ci entrava, ed entro due ore mi sarebbero arrivate due signore per il corso di cucina e mica potevo presentargli il bagno senza porta?

I due anni che ci ho messo a convincere mia madre che si, la camerina sopra al cortile si poteva dipingere in rosso (il capo, perplesso, si asteneva dalla discussione, tanto ormai la vernice l'avevo comprata). E intanto la vernice stava lì paziente, e poi però mi hanno dovuto dar ragione tutti che il colore era perfetto (sul verde salvia scelto il primissimo anno ho talvolta dei dubbi) che io ero un disastro a disegno, però la prof Elvezia Corsi mi riconosceva un gran senso cromatico, signorsì.

Poi terremoto, casa inagibile, mia madre esule di ospite in ospite da tre mesi che moriva dalla voglia di riempire un armadio con le sue cose e far tappa in una casa sua e che mi annuncia: ho affittato un appartamento dalla comare Giuseppina per luglio, e noi che volevamo rinunciare alle vacanze, alla fine siamo venuti a Tortoreto, che visto che questa follia l'ha fatta, tanto vale approfittarne.

Insomma, sono tornata a Tortoreto, ridente località balneare dell'Abruzzo, in cui sono vissuta dai 3 ai 26 anni e da cui me ne sono andata sbattendo - ma piano - la porta.

Che dire, fa effetto. Vivere dall'altro lato del tuo ex-giardino, stessa spiaggia stesso mare, i vicini che incontro per strada e ci aggiorniamo. Monica che mi presta la sua connessione ed ho così la scusa per andarla a trovare, Paola che mi porta alla serata di teatro dialettale e alla rassegna jazz di Colonnella, Gabriella che taglia i capelli a tutta la sacra famiglia, i bambini in meno di un minuto e mezzo e in piedi e gratis. Gisa del forno che mi regala i biscotti.

La signora gentile del comune che mi iscrive i bambini alla colonia marina, anche se ormai restano solo 12 giorni. La maestra della colonia che conosco da quando eravamo piccole, anche se eravamo in sezioni diverse. Carlo e Domenica dell'Odeon, che allo stabilimento hanno fatto un restyling che lévati, ma loro non sono cambiati di un grammo.

Belviso dell'Antares, che quando ho disdetto l'ombrellone che tanto i bambini stano in colonia tutto il giorno e io lavoro, mi trova sempre un ombrellone vacante quelle volte che veniamo a farci un bagno al volo.

Paolo che gli fa i corsi di nuoto con una facilità anni luce dalle liste di attesa che abbiamo ad Amsterdam. Il capo e le belve che dormono di pomeriggio. Io e mamma che in una serata e mezzo facciamo in casa le bottiglie di pomodoro che il capo riporta poi a nord.

Gli arretrati di Nathan Never che arrivano per tempo. Le bancarelle sul lungomare, maledetti, che mi sono già comprata di tutto, due ciondoli di vetro (e faccio le poste a un anello in similturchese a forma di cuore), un camicione, un costume e il pareo gratis che era fallato. Le macchinine tutte le sere da Donato, che entra talmente nella parte e con sombrero e microfono fa la radiocronaca dei rally e molla sempre qualche gettone in più a tutti gli habitué (ed Ennio che sfacciatamente glieli chiede). O il trenino e i gonfiabili.

Orso che arriva persino a fare i pisolini del pomeriggio nella serena certezza che così la sera si esce ed è tutta vita. L'ha fatto persino oggi in colonia, che Ennio chiama ancora polonia perché è una parola che conosce meglio. E mangiano a mensa l'insalata, che a casa nostra per loro è tabù.

Rossana che vive al piano di sopra e siamo nate a due giorni di distanza perché i nostri genitori per festeggiare il viaggio di nozze dei miei hanno aperto e si sono scolati una bottiglia di Pedro Jimenez, che all'epoca il compare Pietro lavorava con la Spagna, e noi due, manco a farlo apposta, abbiamo entrambe due maschi che si spostano di pochissimi mesi e che già fraternizzano.

Da quando ho i figli mi rendo perfettamente conto del perché gli italiani tornano sempre in vacanza negli stessi posti. Cavolo, tutti quelli che conoscevo da piccola o stanno già qui con i figli, o stanno per arrivare. O non si sono mai spostati, ma va bene uguale.

L'unico che vediamo pochissimo è mio fratello che oltre a quello che aveva ha preso un secondo bar in gestione e lavora moltissimo. Allora siamo andati ad aiutarlo.

Dimissioni



Il grosso merito del terremoto dell'Aquila sarà pur stato quello di aver aumentato le tirature del Centro, il quotidiano abruzzese. Io e tanti che per anni ci rifiutavamo di leggere un quotidiano di pettele, come dicono a Pescara, o di vernecchie, come dicono a Tortoreto (pettegolezzi, per i non iniziati), adesso ci aggrappiamo al nostro quotidiano locale che lui si che capisce quali sono le notizie che ci interessano, e non ci delude dedicando da mesi tutte le prime pagine alla situazione post-terremoto.

Così un paio di giorni fa ho esultato al titolone "Cialente restituisce la fascia" e ho rinunciato all'acquisto di Repubblica preventivato per quel mattino.

Questo perché nela mia ingenuità credevo che il sindaco dell'Aquila avesse deciso di dimettersi intanto che si faceva chiarezza sulla quetione dell'appalto poco chiaro concesso dall'alto a una ditta che ancora non si capisce se abbia o meno i requisiti, e su cui il PDL lo sta mettendo in croce. Ma quando mai.

Cialente protestava invece sullo scandaloso regime fiscale per cui, cornuti e mazziati, gli aquilni devono cominicare a restituire le tasse a partire da gennaio. Con cosa debbano pagare i piccoli imprenditori e liberi professionisti che oltre alla casa, la quotidianità e forse anche delle persone care, hanno perso tutto quello che gli dava un lavoro, mistero.

Come le stesse piccole aziende verranno aiutate a risollevarsi, e quando, e con che mezzi, e a quali condizioni, mistero ancora maggiore. Quindi, applauso a Cialente che su una cosa così importante per i suoi concittadini comunque punta i piedi.

E al solito PDL-ista che lo contesta anche su questo, sul fare politica con le sceneggiate, ricorderei che il PDL sulle sceneggiate politiche non ha niente da imparare da nessuno, con la piccola differenza che da loro col cavolo che anche chi avrebbe ottimi e grvi motivi per farlo, si dimette. Op prenda posizione su checchessia di utile ai cittadini.


Invece apprendo, sempre dal Centro, e con gran dispiacere, che un altro sindaco, che ho avuto il privilegio di conoscere a maggio, ovvero Giancaterino Gualtieri di San Benedetto in Perillis, si dimette per dare un segno dell'impotenza in cui viene tenuto. Di questo paesino ne avevo parlato qui e qui postando alcune foto.

San Benedetto è il comune più vecchio d'Italia, come età media della popolazione. Ci sono rimasti solo i vecchi. E adesso questo sindaco, che si presenta come agricoltore, ma è anche docente universitario, quest'uomo con gli occhi buoni e tristi ci sta dicendo che lui non riesce a fare più nulla. Persino per far mettere in sicurezza la chiesa dopo il sisma, ha dovuto penare per settimane. Tutto il centro storico è fortemente lesionato.

E sto parlando di un gioiellino di paese medievale. Con le serrature in legno che vedete sopra, e che si trovano solo in Egitto e Sudan. Ma per motivi incomprensibili, questo paese non è finito nel cratere dei comuni da aiutare. Intanto, se vi trovate in zona, andate a visitarlo: sta tra Navelli e Popoli, subito dal bivio sulle svolte di Popoli, dove in estate fanno il rally.

lunedì 20 luglio 2009

Orso dubita fortemente

"Mamma, mamma, Orso ha un dente che dondola".
"Fai vedere".
Apre la bocca e c'è un dente leggermente stortignaccolo.

Mezz'ora dopo lo ritrovo a piangere con suo padre:
"Orso, ma ti fa male?"
"No, ma mi dondola, e la trovo una cosa tanto grave".

Poi il capo ha uno dei suoi lampi di genio:
"Orso, ma lo sai che se ti cade il dente, poi lo mettiamo sotto il cuscino e la fata ti porta un soldo?"

Smette immediatamente di piangere, interessatissimo.
"Davvero?"
"Certo".
"Ma no, è mamma quella che mi mette il soldo".

Ecco, secondo me i prossimi Sinterklaas e Befana ci penserà Orso a disilludere il fratello maggiore. E adesso come li terrò a bada con i ricatti tra dicembre e gennaio?

Ha ragione Graz, andrebbero congelati quando sono piccoli, teneri e innocenti. Poi crescono ed è tutta un'altra storia.

Da allora però abbiamo dei nuovi soprannomi in famiglia:
Ennio è Ennioman;
Orso è Wiebeltandje, ovvero Dentedondolo
Il capo è Knuffelpapa ovvero Papàcoccolo.

Solo io sono sempre io, anzi Barbara.

"Ma il bambino che era con te ieri di chi è" mi chiede il contadino Chicchirichì di Salino (si chiama davvero così) da cui prendiamo la frutta e i pomodori da imbottigliare.
"Il mio grande".
"No, perché ti chiamava Barbara".

Fa così quando vuole che gli dia retta.
Piccoli mostri crescono e da stamattina sono pure in colonia. Forse è la volta che questa settimana finisco di scrivere il libro.

Ma chi me l'ha fatto fare

Il mio risultato al Test sul fattore C = quanto sei calvinista è il seguente:

your C-Factor36%
You are somewhat of a Calvinist. Some of your points of view make you look like a Calvinist. However, you live your life in a lighter way than Calvinists do, which allows you to enjoy it more.

Work 43% Really, you don't have a Calvinistic working ethos. You mainly work for yourself, and you don�t see a reason to work much harder (alla domanda: pensi di dover lavorare di più, ho detto ovviamente no, io già lavoro moltissimo, il miglior risultato di due anni di introspezione è stato di rallentare, e adesso questi vogliono vanificare lo sforzo?)

Strictness 20% You know how to enjoy life. You don't always spend your time in a useful way. Mind the balance! (L'ultimo commento mi sembra tanto calvinista, saranno fatti miei?)

Sobriety 50% You were not born to be a Calvinist. Catholicism suits you better slightly hedonistic, loose and emotional. (Slightly? Ma di più).

Relationships 0% In your relationships you are not very reserved. One might say: uncalvinistic. You let yourself go too easily to be a Calvinist. (Hooray!)

Beliefs 40% You are an unconcerned believer, who doesn't worry too much.

Ecco, e proprio io dovevo andare ad abitare in mezzo a questi batavi del cavolo, con un cervello che funziona come un sistema binario e non conosce le sfumature, che temono le esternazioni emotive e dove piove sempre? Un masochismo tale dovrebbe fare di me un calvinista ad honorem.

Comunque, chi volesse farselo, il test in inglese sta qui (poi però ci dite il vostro risultato, eh?)

Moira, Lenin e Che Guevara

Avrei tante cose da raccontare, se avessi una linea nelle ore morte della giornata, ma questa riflessione me la porto dietro da troppi giorni e quindi inizio da questa: sta arrivando il circo di Moira Orfei e mezza provincia è tappezzata dal solito faccione di Moira, con lo chignon di amianto laccato nero, sempre lo stesso da 40 anni (quelli che mi ricordo io).

A me da piccola faceva paura. Però adesso noto che questa effige intramontabile ed inossidabile, quasi come la mummia di Lenin, della Moira è stata fotoshoppata, evidentemente per adeguarsi alla grafica di oggi, al trucco un po' meno demodé. Lo chignon da solo si fa segno ed icona.

Un destino, una faccia che diventa logo, che finora, a livello così ampio e popolare, è toccato solo alla faccia del Che con il basco.

Maledetti comunisti, li trovi veramente dappertutto.

giovedì 9 luglio 2009

Vivere ad Amsterdam senza senza farsi le canne

Nel post precedente Pech si fa delle domande a cui rispondo volentieri, perché così adesso ho anche tutto il discorso canne, sostanze psicotrope et varia come termine per far ritrovare il blog.

Premetto che io non ho mai fumato neanche una sigaretta in vita mia perché mi fa un po' tanto schifo mettermi in bocca certa roba che puzza, che ho sposato un non fumatore e che la maggior parte dei miei amici non fuma. Poi rimando anche alla risposta di Monica al Pech nel post precedente, che parla di tutt'altro, così tanto per far parlare una che mi conosce da una trentina d'anni.

"Salve, sono capitato qui girando a caso per vari blog e, leggendo qualche suo post mi sono fatto delle domande:

Perchè non parla mai di canne?"

Perché non me ne può fregare di meno, non è un articolo che tratto. Però non parlo neanche di Nietzsche (ho appena chiesto a Monica lo spelling preciso, appunto), di buddismo tibetano, fisica delle particelle e svariati altri argomenti, che per pura mancanza di tempo, interesse e soldi non posso introdurre nella mia vita.

"E soprattutto, si riesce a condurre una vita normale anche fumando White Weedle e orange tutto il dì?"

Bisogna chiedersi cosa sia una vita normale, la mia, mi dicono, non lo è per niente e come avrai capito non fumo né assumo niente di più forte della caffeina, quindi che ne so?

Posso dirti che conosco gente che manda vanti un lavoro e una famiglia fumando moltissimo dall'adolescenza, ma che non ha mai preso la patente e si fa scarozzare ovunque dalla mogli, perché proprio perché fuma da tanto non solo non è in grado di ricordarsi il codice della strada abbastanza a lungo da fare l'esame, ma anche in bicicletta è meglio che stia molto attento. La mia domanda quindi è: ma se divorzi, che fai, resti a casa? e, vale la pena di limitarsi la vita per così poco?

Ovviamente, essendo una fgrossa rimpicoglioni di mio, ti chiederei pure: ma cos'ha la tua vita che non va se hai bisogno di stordirti tutti i giorni fumando? cioè, un uso ludico della canna, alle feste, tra amici, c'è un sacco di gente che lo fa (e a me a quelle feste lì non è mai sembrato di divertirmi meno di loro) ma farsi condizionare il funzionamento quotidiano per arricchire le grandi multinazionali dela droga, caorra etc. perché mai?

"Ovviamente do per scontato che qualunque persona si trasferisca ad Amsterdam lo faccia anche per poter fumare qualche cannetta in santa pace...."

E qui posso solo risponderti come James Bond: never say never.

E torando al discorso per cui mi danno fastidio le canne e la gente che non ne può fare a meno: perché sembra un modo per limitarsi la vita. Cioè, uno viene ad Amsterdam, che è un posto che offre infinite occasioni per vivere, divertirsi, creare ecc. ecc. e l'unica cosa che dai per scontato è che la gente venga per fumare in pace?

Boh, secondo me questo si commenta da sé, ma sarà che io ho 42 e tutto quello che volevo fare di bello nella vita l'ho fatto. E anche tutte le cose brutte che mi sono capitate nella vita, e sono state parecchie anche quelle, me le sono risolta da sola e con la spalla degli infiniti amici a cui ho rotto l'anima.

Sarà che sono i rapporti umani costruttivi, la mia vera droga.

Comunque, da testimonianze dirette, io per chi viene ad Amsterdam a farsi le canne, raccomando il coffeshop Basjoe (un giorno racconterò come e perché) all'angolo tra Kloveniersburgwal e Rusland. E per gli adolescenti in vena di trasgressioni, vi volete perdere la foto davanti al Bulldog storico, quello in Ouderzijde voorburgwal (o era Achterburgwal?)

Insomma, quando torno mi informo e dopo quello sui sex-shop vi faccio anche un bel post sui coffe-shop.

lunedì 6 luglio 2009

Nikolaj ha una famiglia (e pure un pisello)

Ricevo in extremis questa bella notizia e voglio condividerla con tutti voi che a dicembre avete sentito della storia di Nikolaj.

"Desidero comunicare a tutti che Nikolaj è arrivato in Germania con la sua nuova famiglia. La dottoressa che lo aveva seguito in Germania, con il marito e il fratellino sono andati a prenderlo un paio di giorni fa a Kiev e, terminato l'iter faticoloso dell'adozione, hanno potuto portarlo con sé in Germania.

È tutto finito bene! Ha un fratellino di un anno più grande, due genitori che gli vogliono bene e potrà fare con calma, anno dopo anno, i 'ritocchi' chirurgici di cui ha bisogno.

Grazie a tutti coloro che hanno seguito con affetto la sua storia e contribuito, traducendo e/o diffondendo la fiaba di Natale, a far sì che Nikolaj ottenesse la salute e ora anche una famiglia. Appena ricevo una foto attuale, ve la spedisco!"

domenica 5 luglio 2009

Check-list

- Bagagli miei? Fatti, manca quello a mano.
- Bagagli dei bambini? Fatti, compresi i libri e i giochini per intrattenerli per strada.
- Bagagli del capo? Fatti.
- Arretrati di Nathan Never? Ordinati, con recapito all'indirizzo delle vacanze.
- Camera di Ennio per l'ospite home-sitter? Riordinata, letto bonificato, tutti i lego ficcati nella scatola apposita.
- Lavatrici? Fatte innumerevoli, ne mancano due.
- Pulizie di casa? Non esageriamo, ma diciamo che i topi non dovrebbero mettersi a scorrazzare.
- Vestiti vecchi, macchiati, allentati e generalmente impresentabili, miei e dei bambini? Non tutto, ma buttati un bel po'.
- Pagamenti? Fatti.
- Provviste per il viaggio? Pronte.
- Varie ed eventuali? Siamo pronti a tutto.

Italia, stiamo arrivando. Poi essendo le connessioni Internet in vacanza quello che sono, sentirete ancora parlare di me, ma in modo meno compulsivo del solito.

E ci vediamo all'Aquila, spero almeno il 10 luglio.

Amsterdam d'estate

Ad Amsterdam venerdì hanno chiuso le scuole e si vede. C'è meno traffico in giro, più silenzio, sui saldi finalmente il gioco comincia a farsi duro (ma non per tutti).

Siamo andati a fare spese per il capo ieri, che per quanto riguarda i vestiti estivi sta ormai con le pezze al culo e persino con i bambini in fibrillazione si stava tranquillini. tranne che per la viabilità.

Infatti il periodo tranquillo è il momento buono per fare tutte le grandi manutenzioni senza rendere il traffico ancora più caotico di quello che è. l'Ijtunnel, quello che passa sotto al Nemo, il museo disegnato da Renzo Piano di fianco alla stazione, resta chiuso fino a fine agosto e per noi andare in centro in macchina è un giro impossibile, resta quasi solo la tangenziale. Che per fortuna è tranquilla.

Anche la rotatoria di fianco a Waterlooplein, dove si affacciano le tre sinagoghe storiche con annesso il museo ebraico, il TunFun che però ha dvuto rinunicare al posteggio per bici e la scuola di cinematografia che sta facendo il festival degli esami finali, verrà tutta risistemata e ogni giorno non sai quale corsia sarà quella chiusa che ti costringe a fare deviazioni strane per passare.

Alla fine siamo andati a parcheggiare sul'Ouderzijds Voorburgwal, che originariamente era appunto il confine del centro, e che sarebbe il canale che passa nel quartiere a luci rosse, ma solo all'inizio. Superata la Damstraat diventa una delle mie zone preferite ad Amsterdam, che finisce al complesso universitario Crea e la cappella Agtietenkapel.

I miei figli ormai hanno le loro pietre miliari in centro. Quando siamo passati sul Nes si sono subito ricordati che più avanti verso il dam, di fronte alla piazzetta del centro culturale fiammingo De Brakke Grond, c'è la fontanella con le scalette.

Sanno dov'è il gelato più buono di Amsterdam (da Landskroon, sul Singel poco dopo lo Spui) ma si sono accontentati del secondo più buono, da Australian sul Koningweg angolo Singel.

Nel negozio di vestiti per maschi alti e possenti, come dice il nome, hano fatto un gran casino finché non mi è venuta l'idea di raccontargli qualcosa. Con Ennio ha funzionato, con Orso no, ma da solo ha fatto meno danno.

Il capo è così riuscito a comprarsi due paia di bermuda, uno di pantaloni e due camice in lino che l'ho costretto io, che a me il lino piace tanto per come si stropiccia, e a lui non piace perché si stropiccia. Ma si sta abituando.

Poi le scarpe da Van Lier, quelle almeno, per fortuna, in saldo.

Così, vestito e calzato, sta finendo di sistemare le ultime cose, e poi, se va tutto bene, domattina si parte presto.

Il pomeriggio, con i bambini, sono andata a due feste di compleanno: una in giardino d Amstelveen, stile Bollywood, dove chi poteva si è messo sari e shameez, e chi non poteva si è limitato a sbafarsi il favoloso buffet indiano (questo capita ai compleanni degli indologi).

Orso che ha fatto una scenata prima di uscire poi si è addormentato in macchina, si sono subito fatti ipnotizzare dalla TV ed è andata bene così.

Il secondo compleanno non era per bambini, ma ce li ho portati uguale visto che si era fatto tardi e loro erano sveglissimi, ci siamo divertiti, e devo dire che stare sul balcone con vista muino, è una cosa che possiamo goderci solo qui.

sabato 4 luglio 2009

Lessico Enniesco

"Che aereo era, Ennio?"
"Un aereo supersTonico".

"E cosa fuma zio Italo?"
"Le ghisarette, ma gli fa male".

E poi siamo passati per Leeuwaarden, che lui chiama Leeuwe-naarden. La sega elettrica o kettinzaag che lui dice tekkingzaag.

Il capo si diverte a fargli domande per fargli dire le parole incriminate.

Io noto questo gusto per la metatesi, che chissà, magari vuol dire qualcosa.

venerdì 3 luglio 2009

Prendiamoci il bello dalla vita dove si può

**(L'ho dovuta sistemare, c'erano tanti di quei refusi che davano fastidio persino a me, a rileggerli) ***

Ogni genitore lo sa, si arriva alla fine dell'anno scolastico assolutamente esausti. I bambini stanchi e demotivati, piangono o rognano o litigano ogni due per tre e non riesci a proporgli niente.

I genitori che tra colloqui, festa della scuola, saggi e anche quel paio di fatti loro (tipo riunioni di coordinamento prima che vadano tutti in vacanza, compiti per le vacanze, varie ed eventuali, chiudere casa prima di partire) si vedono rosicare anche il poco tempo che gli è rimasto. Gli amici compleannizzanti. Le cene, a cui non andiamo, (ma neanche ci invitano, a dire la verità). La casa, che davvero ci dovrebbe passare la ruspa.

Quest'anno con il trasloco, la casa ancora da finire, la cucina da campo che diventa sempre più faticosa e ho sempre meno idee di cosa si possa cucinare di sano ed equilibrato con un unico fuoco senza stare le ore in casa. Lo scazzo generale, la roba che ti serve persa in qualche scatolone chissà, i lavori per durante/dopo le vacanze, il libro che dovrei scrivere ma mi sono tanto arenata su un paio di questioni formali e concettuali, che avrò tanto da dire ma se non mi risolvo quelle come le dico?

Il capo che si alza alle 4-5 del mattino per portarsi in pari con il lavoro, causa colleghi che se ne vanno e lavoro di casa (la mia amministrazione, che gli tengo troppo male e gli faccio perdere tempo).

Le cose non dette, che si accumulano in attesa del momento buono per parlarne serenamente e in modo costruttivo, e il momento buono non c'è mai e allora prima o poi sai che sta arrivando la sfuriata distruttiva, e cammini sulle uova e anche questo costa energia.

Tutti ottimi motivi per organizzare una festa in giardino, mi sembra, visto il caldo che c'è. Cioè, il giardino dietro, quello con la privacy e più spazio fa schifo, e allora si fa in quello davanti, piccolo e sulla strada, ma bellino, fiorito e diserbato per quello che dura.

Due fili dei panni stesi tra balconcino e albero dei vicini, i rami che sporgono da noi. Per appenderci con le mollette dei gran foulard, che fanno allegria, riparano dal sole e se necessario dagli sguardi indiscreti. Una fila di bandierine colorate. Due cavalletti e uno sportello messo sopra, che a spostare il tavolone è uno sbattimento immane e poi bisogna anche rimetterlo a posto.

Per terra l'imbottita da pic-nic e uno stuoino in tinta fresco di lavatrice con dei cuscini sopra, il fatboy, un paio di cassette dell'acqua che gli ospiti si sono portati da dentro casa per sedercisi.

Un po' di verdure crude, un'insalata di riso condita con yogurth e olio al posto della mayonese, un pane turco, fettine di salame, una frittata a quadretti, una ciotola di cubtti di formaggio, un cocomero e per i bambini due riprese di poffertjes, frittelline ricoperte di burro fuso e zucchero a veo (pronte dal supermercato e riscaldate nel microonde).

Succhi di frutta, Cedrata tassoni (ho trovato la cedrata Tassoni ad Amsterdam da Novitalia) e chinotto, un termos da campeggio quelli con il rubinetto, pieno di thè alla menta fresca con miele, limoni spremuti e acqua. Silviotta che tenta di fare il tiramisù e le chiare non si montano per il caldo, allora buttiamo tutte le uova e ricominciamo. Spazzolato fino all'ultima briciola.

Il freezer che attacca l'allarme acustico perché sovraccarico, bigné e altri dolcini dal supermercato, surgelati e riprendentisi a temeratura ambiente, il vino portato dagli amici, i bambini completamente a piede libero per tutta casa che poi si scopre facevano le gare di lancio del cocomero nel giardino dietro. I piccoli che gattonano o si rotolano sulla coperta.

Italiani che si conoscevano virtualmente e si salutano in corridoio come gemelli separati fnalmente ritrovati.

Chiacchiere fino a notte, al fresco, sdraiati sulla coperta con superSilvia (siamo strapieni di Silvie da queste parti) e Ruvy miei del cuore. Le bandierine che garriscono.

Orso che si affaccia per l'ultima volta alla finestra di camera sua per dimostrarmi che non dorme e io lo ignoro e me lo ritrovo dopo nel letto del fratello con i calzini antiscivolo ai piedi, circondati da piumini e sudatissimi, che ronfano silenziosi.

Il capo che torna dal lavoro, partecipa, poi se ne va a finire di lavorare e lo ritrovo stronco a letto.

E stamattina, primo giorno di vacanza, posto questo e ce ne andiamo in piscina con Lotte e la sua mamma e fratellino a carico.

Buone vacanze a tutti.

giovedì 2 luglio 2009

Fecero due conti in tasca, e videro che...

A volte mi scordo che informazioni che io, pur da Amsterdam, ho di prima mano, in Italia non le sa nessuno.

Anna scrive un bel post, con reazioni interessanti sui conti del terremoto. E dalle reazioni mi rendo conto, che tutti donano e si interessano e si danno da fare, ma non si rendono conto di cosa significhi economicamente essere un terremotato con casa inagibile.

Significa che o ti fai mettere nel ghetto del campo, privo delle più elementari libertà umane (e quelle immaginatevele da soli, i disagi in tenda sono l'unica cosa di cui parlano i media) e civili, come il divieto di assemblea, l'impossibilità di informarsi. Quando ero in Abruzzo il mese scorso era appena uscita l'ordinanza che, per evitare che si agitassero troppo, diceva di non dare più vino, caffé e cocacola alle mense della tendopoli. al che mi è sorta spontanea la domanda: evidentemente il bromuro glielo danno già, perché sennò non si spiega.

Oppure dici che ti arrangi e ti assegnano NOMINALMENTE € 100 al mese, mai ancora versati. Intanto le tasse le devi pagare e magari tutte le pezze d'appoggio per sgravi vari ce le hai sotto le macerie, quindi non puoi nemmeno togliere quello a cui hai diritto: devi pagare tutto e subito.

Significa che finché puoi ti appoggi ad amici, parenti (mia madre si fa ospitare a turno da cugine e mio fratello, per non pesare troppo su nessuno. Significa che non ha quasi nulla delle sue cose sottomano e vive come una profuga, con una valigia e basta).

Significa che chi aveva la fortuna di avere una seconda casa ci si ritrova tutta la famiglia, spesso persone che non hanno mai davvero vissuto insieme e un appartamento al mare va bene per unmese al mare che vivi in costume e stai fuori tutto il giorno, non per una normale vita quotidiana per mesi interi con tante persone e poco spazio. E dioneliberi se piove e i bambini ti sclerano.

Stare in albergo sulla costa, dopo un po'significa che sei vsto come un peso, come un approfittatore, da gente che vive già lì e si divide le scarse risorse, anche lavorative, che ci sono. adesso oltre agli immigrati stranieri ci sono anche gli aquilani e tutti puzzano e fanno schifo e pretendono che li si compatisca, dice la vulgata.

Chi aveva la fortuna di un lavoro dipendente che può continuare a fare, si fa quei 150-200 km. al giorno pur di andare a lavorare, che ti dà quel minimo di routine e normalità. Mia madre, che è andata a fare l'assicurazione della macchina in una roulotte provvisoria, mi raccontava dell'impiegata che era scappata con il bambino senza poter recuperare neanche un paio di mutande e che usciva dall'albergo alle 6 di mattina per rientrare alle 8 di sera. E la mia prima domanda è stata: ma il bambino chi glielo tiene?

E tutti gli amici liberi professionisti o imprenditori: ce ne sono di competenze in giro che si potrebbero mettere al lavoro per la ricostruzione, e farli lavorare per la loro città, ma per questo non è stato creato nulla.

Intanto i mesi passano, i risparmi si assottigliano, il morale peggiora, la città si svuota e non se ne vede la fine. e il resto del mondo va avanti, convinto che tanto tutto èstato organizzato benissimo, perché, come dice Bertolaso ogni volta che può, la Protezione Civile è una macchina splendidamente oliata.

Lo è, forse, ma sono i ragionamenti alla base di questa macchina che sono arrugginiti. e la Protezioen Civile c'è per gestire il primo mese di emergenza, non per sottrarre poteri alle autorità locali e lavoro e posti letto agli abitanti delle zone colpite per mesi e mesi.

Perché forse anche questa è una di quelle cose chiare solo a me: saltare la fase due e tenere tutti nelle tendopoli signifca prolungare fino almeno alla fine dell'anno la gestione straordinaria della protezione civile. Significa la militarizzazione della vita delle persone che vivono nei campi maggiori. Significa incertezza, impossibilità a prendersi in mano la propria vita e spreco di risorse umane, prima che materiali.

Significa anche, battezzandolo Terremoto d'Abruzzo, che la stragrande maggioranza delle strutture turistiche in zone non colpite e perfettamente funzionanti hanno un minimo storico di prenotazioni quest'anno.

Per questo io vado in Abruzzo a luglio e ci trascino mio marito che non voleva andarein vacanza, e il mio corso di cucina, che anche se adesso non ci guadagno una lira perché devo affittarla, la struttura in cui lo tengo, mi porta degli olandesi a Navelli. E invece di fare vacanze organizzo un corso di italiano per stranieri, portandomi dietro altre persone che altrimenti potevo mandare a Todi, guadagnandoci in tempo e riposo.

E così spero anche di voi.

(E grazie, Mariano, per avermi offerto casa tua in Veneto sapendo che la mia non è agibile, e manco ti ho chiamato per dirti che ti ringrazio, ma non quest'anno meglio che torni giù).

Festa e piscina

Oggi festina estemporanea in giardino per festeggiare l'ultimo giorno di scuola, così Orso, che ultimamente i miei figli si sono appassionati alla mia scatola delle perline e hanno cominciato ad infilare collane, potrà regalare a Lotte quella che spontaneamente ha deciso di farle, inserendoci il grosso Di-amante, uno strass di plastica ovale, e altre cose. Dolce e fedele nelle amicizie, questo mio figlio.

Domani piscina all'aperto a Flevobad, c'è bel tempo e per fortuna ci godremo questo acconto di vacanze.

Con il fatto che sono cresciuta al mare, le mie vere autentiche vacanze erano le estati a Cracovia dai miei nonni, e a un certo punto si partiva la mattina un gruppone di bambini dei palazzi circostanti, quelli soliti con cui giocavamo dalla mattina alla sera fuori, armati di panini, asciugamano, un paio di zloty per ingresso, pepsi (in Polonia si trovava solo la Pepsi, sarà per questo imprinting che la preferiscco tutt'ora a quell'altra) e ciambelletta.

Partivamo insieme, tornavamo insieme facendo un percorso lunghissimo a piedi, i maschi a volte ti buttavano in acqua se non volevi, ci scorticavamo sedere e costume sullo scivolo di cemento e rientravamo rossi, stanchi morti e felici.

Qualcuno si meraviglia che ancora oggi amo le piscine di città (poi se mi regalate un bel mare caldo da starci sparapanzata tutto il giorno a mollo, scoglio o sabbia per me pari sono).

La piscina in Flevopark, comunque, è al capolinea dei tram 7 e 14, e nei giorni particolarmente caldi chiude alle 19, negli altri alle 17. C'è un baretto che fa patatine e schifezze varie, ma io mi porto coperta, libri e panini e ci facciamo un grasso picnic.

PS abbiamo poi torvato un kucchio di amici e compagni di scuola, abbiamo fatto insieme il picniccone sotto l'albro, poi si è scatenato un temporale, che dopo un'ora è pure finito, ma a quel punto eravamo già a casa e le patatine ce le siamo mangiate da Manneken Pis sul Damrak, a trecento metri dalla stazione verso il Dam.

Tutta colpa dei giudici comunisti

Ogni tanto succedono piccole cose, ma che ti danno il senso che non sia tutto inutile. che forse riusciamo a tirarci su e ridiventare un paese civile. Da un gi:otto all'altro succedono tante cose: tra cui un terremoto, un risarcimento danni ridicolo, ma insomma, accordato) a una delle vittime della polizia del gi:otto precedente. De Gennaro per cui si chiedono due anni.

Chissà, nononostante la temporanea chiusura Schengen (grazie tante, adesso voglio vedere quanto tempo ci metteremo alla frontiera, sembra di essere tornati ai bei tempi della cortina di ferro con code che duravano tutta la notte), il fatto che entrambi i caselli autostradali dell'Aquila li abbiano chiusi alcuni giorni fa (arigrazie, torno ai bei tempi delle nause sui tornanti delle Capannelle, per andare in montagna).

Insomma, nonostante tante chiusure piccole, grandi e abnormi degli ultimi anni ("la crisi? tutta colpa dei media, noi stiamo tanto bene, allegri e spendete") comincio a intravedere uno spiraglio.

Certo, lo spiraglio nella testa della gente si farà più fatica ad aprirlo, ma mi consolo che gli elettori che ci hanno portato a ciò lo abbiano fatto per puro opportunismo e calcolo bottegaro, basta che il calcolo si riveli sbagliato persino a loro, e forse ci mettono rimedio.

Come lettura per le vacanze consiglio: Carlo M. Cipolla, "le leggi fondamentali della stupidità umana" in Allegro non troppo, riedito con i disegni di Tullio Pericoli, che solo per questo me lo dovrò ricomprare, visto che quello che avevo al momento latita.

Sugli stupidi al governo, posso solo accusarlo di lungimiranza: ma passerà, paserà pure questa. Il brutto è che per passare dura gli anni migliori della vita di un sacco di gente, anni delle volte sprecati, a meno di non fare sacrifici dai costi personali enormi. Come ad esempio tutti i ricercatori italiani che lavorano bene e con soddisfazioni all'estero.

mercoledì 1 luglio 2009

Chi va in vacanza in Italia?

In Olanda ci hanno provato, a dire che per superare la crisi bisogna andare in vacanza nel proprio paese e i soldi spenderli lì.

Considerato che questa settimana ci avertono di coprirci bene e metterci il cappello, che il sole picchia a forza 8, forse qualcuno che ci casca lo trovano pure.

E diciamocelo, le vacanze estive in città ad Amsterdam sono godibilissime, in fondo un peccato che a scuola ci diano solo 6 settimane, perché prima dei figli luglio e agosto in città, non sembrava neanche di lavorare, tanto era bello.

In fondo l'importante è che non piova. E su quello non puoi mai metterci la mano sul fuoco.

Comunque i politici non vogliono dare l'esempio: alcuni si, passeranno come sempre le vacanze nei paesi Bassi. Un grosso gruppo se ne andrà i Francia, da sempre una delle mete preferite degli olandesi in vacanza, anche se i francesi non li capiscono né li capiranno mai.

In Italia ne verranno almeno 6:

il ministro della sanità Ab Klink che ha una seconda casa per le vacanze. Tra l'altro non è l'unico, perché da un po'di anni sempre più olandesi comprano o affittano una casa al mare.

Sharon Dijksma, Pubblica Istruzione, viene anche lei. che poi uno può anche chiedersi come mai alla pubblica istruzione ci trovi più facilmente una donna, che non in ministeri tipo, che ne so, difesa. Non sempre, eh, i suoi predecessori erano maschi.

il segretario di stato per gli affari europei Frans Timmermans porta la famiglia in Toscana (dove per altro anche la famiglia reale ha una casetta al mare, come appresi da un mio corsista di tanti anni fa, che veniva appunto come addetto alla sicurezza e aveva deciso di imparare un po' di italiano)

pure Piet Hein Donner, di previdenza sociale e occupazione, ce lo ritroveremo intorno. di lui spero che non prenda esempio da noi su come gestire il proprio ministero, perché questa è una delle cose che gli olandesi si sanno organizzare meglio di noi.

E Tineke Huizinga, Traffico e acque, che si rallegra fin da ora per tutta la cultura e lo splendido cibo che la aspetta dalle nostre parti (spero non resti delusa, che ogni volta che rileggo una di quelle riviste per operatori turistici, è un pianto amaro da oltre 15 anni che non siamo più ai livelli di una volta per la ristorazione)

e concludiamo con Eberhard van der Laan ministro alle abitazioni, quartieri e integrazione. che di lui, anche qui, non gli venga in mente di adottare il nostro modello di integrazione, che con tutti i suoi difetti questoche hanno non è male, anche se con me non gli è venuto molto bene.

Trattatemeli bene, mi raccomando.