domenica 23 agosto 2009
Van Woustraat mon amour
Ieri con un paio di scuse-comissioni ho passato la mattinata in van Woustraat. Prima cosa, mi serviva una Wasserette di quelle con le lavatrici grosse, per lavare il tappeto, che dopo un inverno a proteggere il parquet sotto il tavolo da pranzo (le piastrelle e la cucina arriveranno, a breve spero) era spataccato come manco se l'avessi usato in garage sotto la macchina.
La wasserette, tenuta da un signore pachistano, aveva tutte le lavatrici in funzione, ma dopo la mezzoretta che ho usato per comprarmi il detersivo e l'antimacchie, massaggiare amorevolmente l'antimacchie agli enzimi su ogni singola patacca, la macchina era libera e vai di schiuma.
La cosa bella della van Wou è che come in altre vie commerciali, il parcheggio è limitato a un'ora alla volta durante l'apertura dei negozi, ma costa solo 10 centesimi l'ora, invece dei soliti 2-3 euro a seconda della zona. Quindi basta, tra una commissione e l'altra, rimettere un biglietto e ci stai un paio d'ore. E l'altro vantaggio quindi è che si trova posto.
Poi volevo una consulenza e una vernice base adatta al mio Oil-Eggshell di Farrow and Balls, che una vuole le vernici inglesi fighette, ma ho avuto la pessima idea di usare due barattoli già aperti precedentemente e la porticina dello stipo mi è venuta brufolosa come mai. Visto quindi che adesso tocca alle porte, scrastate (scartavetrate0 con tanto amore per tabto tempo, mica vogliamo usare il prodotto sbagliato? Scopro così che anche il fondo meglio abbia il colore della vernice.
Questo negozio, De Ru, lo adoro. Ha vernici, carte da parati bellissime, pigmenti, caseina, cere varie, tutte nell'armadione di legno antico coperto di barattoloni, che sembra una bottrga di speziale. Specie la scaffalatura dei pigmenti è bellissima, mi verrebbe voglia di comprarli tutti e provarli, anche se non ho la minima idea di come si faccia. So solo che sui colori e le vernici potrei perdermi.
Mi sono portata via alcuni depliant delle carte da parati Eijffinger, chiedendomi perché non sono riuscita a farmi neanche una stanza nello stile della foto (quella che mi piace è quella rossa, ma sul web non rende).
Poi mentre aspettavamo la lavatrice mi sono infilata in un negozio di vestitini bellini, più su, in direzione del mercato, che ha quest'insegna Itchy Bitchy, ma in realtà ha un'altra ragione sociale. Ha molta roba indiana, che non è al 100% il mio genere, ma anche una serie di cosine di una stilista locale senza nome, che usa diverse stoffe colorate e non fa mai più di due pezzi uguali.
Erano tutti bellissimi, tutti di misure comode, cioè taglia unica che entra persino a me, e la tipa alla fine non solo mi ha convinto a comprarmi un vestitone lungo, che io da qualche anno ho chiuso con le cose lunghe fino ai piedi, ma io ho convinto lei a far vedere alla sua socia alcuni dei collier e braccialetti di pietre dure che da questa primavera mi è venuta la fissa di fare per vedere se me li vendono.
Poi siamo passati davanti al Coffee Company, una catena che è diventata il barometro della gentrificazione degli ex-quartieri popolari di Amsterdam. Non appena apre un Coffee Company (mia madre si spaventa sempre quando vede cosa costa un espresso da quelle parti) sai che aumenta anche la percentuale di bici-carro cariche di bambini biondi e spesso fornita di secchiello per tenere in fresco il prosecco attaccato al telaio. Quelle vie lì.
(Significa anche che un po' alla volta cominciano a sparire le wasserette, le tavole calde surinamesi e i fornai turchi, che in primo luogo rendevano così carini questi quartieri, ma è il progresso, baby).
Poi abbiamo incontrato Renata al semaforo con cui ci siamo fatte un aggiornamento velicissimo sulle vacanze, e poi 40 metri dopo ci ha fermati Giorgio per un saluto e Ennio che si chiedeva perché tutta questa gente che mi parla in italiano. E si chiedeva pure perché conoscesse bene la zona.
"Perché in quella traversa lì c'è il teatro di mamma (senza spiegare che fra un po' lo trasferiscono e non ci stiamo più) e più avanti la pizzeria di Sebastiano".
E perché c'è il mio mercato preferito, l'Albert Cuypstraat, e perché ci abitano tutta una serie di amici e c'è anche il Sarphatyprk, che non glielo potevo ricordare allora altrimenti avrebbero insistito per andarci, ma è il loro parchetto preferito.
Perché avrei voluto abitarci in questo quartiere, ma la mancanza di parcheggi e i prezzi non ce lo consentivano. E soprattutto non ce lo consente il fatto che la maggior parte delle case qui hanno pochi metri quadri e non ce l'avremmo mai fatta.
È andata a finire che a sera con papà siamo ritornati in pizzeria da Sebastiano, giusto in tempo per evitare l'ora di punta delle famiglie con bambini, una pizza ad orario italiano per uno di questi ultimi weekend luminosi d'estate, a cantare con il titolare Mi piaccion le sbarbine e altre cose.
Poi, mentre il momento di calma stava per finire e cominciavano ad arrivare gli avventori figliodeprivati, siamo tornati a casa a dormire.
Pizza Taxi da Paolo e Seba: Ceintuurbaan 121
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2 commenti:
Intanto grazie a Panzallaria ho scoperto il tuo simpaticissimo blog e poi una nuova pizzeria da testare quando siamo in trasferta da Almere ad Amsterdam. Grazie !
E poi magari tra una trasferta e l'altra, fammi un fischio che ci conosciamo. Il bello di Pizza Taxi è che ci puoi andare con i bambini italiani urlanti, non si formalizzano.
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