venerdì 23 novembre 2007

Siamo italiani, piangiamoci addosso

Cito dalla newsletter di Paolo Marchi, noto e attivissimo giornalista, esperto e guru eno-gastronomico, perché mi sembra ponga un interessante problema di interculturalità. Intanto parla delle nuove guide Michelin e pare che a Tokyo i ristoranti tre stelle siano otto.

"Giusto o sbagliato che sia, è inutile che noi italiani ci chiediamo perché la Michelin ci penalizzi perché i suoi responsabili non pensano affatto di mortificarci, al di là del gusto tutto francese di guardarci dall'alto verso il basso. Sono infatti perfettamente convinti che noi nell'alta cucina, per come la intendono loro, si vale meno della Germania e di Tokyo, altrimenti ci darebbero altri voti. Siamo noi i grulli che ci aspettiamo generosità totale da una realtà francese, il cui fine ultimo è contribuire alla gloria della cucina di Francia (e non della nostra)."

Scusatemi, ma a me sembra che la Michelin cuochi italiani fuori dall'Italia li premi, o no? Allora, siamo noi i grulli forse che non sappiamo fare sistema, siamo noi i grulli che preferiamo la mangiatona abbondante alla trattoria della Sora Cecia a 4 soldi piuttosto che aprire il naso e le papille a qualcosa di nuovo e migliore pagandolo il giusto, siamo noi che per primi non sappiamo apprezzare la cucina come una forma d'arte. Guardiamoci anche i vantaggi di ciò: abbiamo una cucina casalinga e popolare di ottimo livello. Siamo fortunati. Per questo ci accontentiamo. Sbagliamo.

A me non sembra che la Michelin, pur con tutti i presupposti per cui è nata e come funziona, stia lì per contribuire alla maggior gloria della cucina di Francia. È lì per distinguere professionisti che lavorano in un certo modo (un ristorante Michelin, sicuramente un tre stelle, non è solo per la cucina) e se da noi non ci sono ce ne possiamo dispiacere o possiamo chiederci se quel certo modo di fare ristorazione ci interessa davvero, ma non stiamo per favore a dire: tu non mi fai giocare e allora mi invento io un giochetto mio. Non rendiamoci ridicoli pensando a inventarci la contro-Michelin solo per questo. Per altri motivi migliori magari si, ma non per questo.

Anche la ristorazione italiana, vogliamo farla diventare adulta?

4 commenti:

Andrea Matranga ha detto...

Ciao,sono uno chef ,non di quelli che al solo pronunciare le iniziali tremano i muri,ma uno dei tanti che con molta modestia e discrezione lavorano in giro per il mondo.Per cui credo di essermi fatto un' idea in merito e con molta umiltà vorrei esprimerla. All'estero, in qualunque settore vi è una serietà onestà e professionalità incredibile. In Giappone, il primo ministro si è dimesso poco tempo fa per un reato che in Italia è paragonabile ad un furto di caramelle. Il ministro dei trasporti Nipponico, a fine anno, ha chiesto scusa (a reti unificate) al popolo giapponese perchè i treni giapponesi, nell'anno appena trascorso, avevano accumulato un ritardo di qualche ora ( in Italia lo stesso ritardo si accumula solo sulla tratta Roma Milano in un solo giorno.....e amia memoria non risultano scuse da parte di nessuno.non lo fanno neanche per cose ben più gravi..... .). Da qui è facile intuire perchè gli Chef o ristoratori italiani quando vanno all'estero sono eccellenti solo perchè vengono messi nelle condizioni di potersi esprimere al meglio. Quando questo avviene i nostri "amici" stranieri si in...zano perchè perchè, e questo ti fa ancor più rabbia , noi rispetto al resto del mondo siamo avanti anni luce in fatto di creatività e immediatezza nel risolvere qualsiasi imprevisto(purtroppo l'Italia fa da scuola)e poi non per ultimo ma non ultimo il gusto... anzi il "buon gusto" .....Avrei tanto ancora da dirti ma se mia suocera continua ad accendere lo scaldino e mi fa saltare la luce io rischio di dover riscrivere questo discorso per la terza volta!!. Per rispondere alla tua ultima domanda penso che noi non diventeremo mai adulti perchè ...siamo già vecchi...nel senso che ,noi abbiamo fatto da nave scuola al resto del mondo, noi siamo in possesso di 21 ricettari no regionali ma nazionali cioè abbiamo 21 cucine che per collocazione geografica per motivi storici si differenziano tra loro come se fossero 21 nazioni che confluiscono in un unica cucina formando quella Italiana. Fondamentalmente è questo che ci invidia il mondo.Come narra il detto: il Signore da il pane a chi non ha i denti....
Ciao

Mammamsterdam ha detto...

Ciao Andrea,

scusami, mi rendo conto che la mia ultima frase non è molto chiara. Per adulta intendo non in termini di qualità, che come spieghi tu e come sappiamo benissimo tutti, lì ci siamo e non abbiamo bisogno di nessuno che ci insegni, ma in termini di sicurezza in quello che siamo e dove andiamo. Se la Michelin non ci premia e vabbé, se sappiamo chi siamo e che facciamo bene il nostro lavoro, che ce ne importa? Non stiamo a confrontarci con i paesi che prendono più stelle di noi, se quello non è un termine di valutazione in cui ci riconosciamo.

Che poi all'estero i professionisti italiani spalancano le ali non perché siano più bravi che in Italia, ma perché esiste un sistema fatto apposta per valorizzare i talenti e non per mortificarli, vabbé, questa è la cosa fondamentale che volevo dire nel post. Uno di questi professionisti lo sono anch'io, quindi vuoi che non mi renda conto del poco che avrei fatto in Italia e del gran mal di fegato che mi sarebbbe venuto, se fossi rimasta al paesello? Nella vita è tutta una questione di scelte e di sicurezza nelle tue capacità. Allora, a tutti i grandi professionisti che più coraggiosi di me seguono la loro strada in Italia traendone successi e soddisfazioni, dico solo: non state lì ad aspettare l'approvazione dei francesi, se non vi serve, ma non dimenticate anche di imparare da chi una cosa la fa meglio di te. Senza piangersi addosso, che questo non porta da nessuna parte.

flavia ha detto...

Grazie Barbara per avermi segnalato l'argomento, che come sai bene mi sta molto a cuore. Sono d'accordo con tutti e due e c'è un altro aspetto che vorrei segnalare. La nostra cucina nasce dal cuore e dalla tradizione: siamo essenziali e autentici. La cucina è nel nostro dna e ci viene spontanea e allora non stiamo a fare tutte quelle tazzine sulla immagine e il marketing, (hanno principalmente quello)cosa che i francesi( e adesso anche gli spagnoli) sanno fare molto bene e da qui, aumento esponenziale della visibilità.... e forse è meglio così, almeno ci possiamo permettere di non brutlizzare le nostre ricette e di goderci l'autenticità dei nostri sapori. Grande è il business delle "stelle": ma ne vale veramente la pena?

MarinaV ha detto...

Sì, siamo noi i grulli... e l'erba del vicino è sempre più verde.