martedì 4 ottobre 2011

Ricapitolo per me e Orso


Intanto ho chiesto un appuntamento alla nostra direttrice per giovedi pomeriggio, appena abbiamo fatto tutti i colloqui, e le ho anticipato che vorremmo prendere una decisione importante.

"Capiscimi, la terapeuta, donna di vita e intelligenza e scienza ha detto di non poter fare più niente per lui, una maestra eccezionale come Laura non ne viene fuori, a questo punto tocca mettere in gioco l' artiglieria pesante. E se veramente dovrà andare in un altro tipo di scuola a quel punto il momento ideale, lo sai anche tu, è dopo le vacanze di ottobre e abbiamo solo 20 giorni".

Ora dovrei un attimo fare mente locale sul percorso fuori casa di questo figlio mio, così mi ricordo i momenti salienti da rievocare se la discussione/le discussioni dei prossimi giorni lo richiederanno.

A 8 mesi è entrato al nido e mentre io spogliavo e coccolavo il fratello in piena crisi isterica lui se ne è gattonan-gattonando andato sotto la sedia di Tjeerd e raccoglieva i pezzi di cracker e di mela che lui faceva cadere e se li mangiava tranquillamente, seduto a terra come un papa sul trono di San Pietro. L' ho guardato e mi sono detta:
"Io di questo figlio non mi dovrò mai preoccupare, se la cava benissimo da solo".

Quando è che è andata male e abbiamo iniziato a non fidarci del suo modo di risolversi le sue cose?

A due anni forse, quando al colloquio all' asilo la maestra sfogliando la sua lista mi fece:
"Ah, e un' altra cosa che abbiamo notato un po' tutti [NdM- nota della madre: oltre a giocare per conto suo, non interagire e parlare tra sè e sè in una lingua di sua invenzione -che sarebbe italiano, ma vabbè] lui non ti guarda mai negli occhi".
"Si, me lo avete detto esattamente due anni fa anche per il fratello, io vi ho spiegato che probabilmente è un mix di timidezza e buona educazione dell' Italia meridionale, e infatti adesso Ennio andando a scuola non lo fa più, non mi preoccuperei di questo".
"Ah, già, è vero".
Che il sospetto autismo, ci eravamo già passati.

Mettevo in ordine e rileggevo l' altro giorno la cartella di addio del nido, con le foto, i disegni, i collage e le osservazioni della santa maestra Anouk, suo unico e grande amore, che poi lo scorso anno si è ritrovata anche al doposcuola.
" Orso, scriveva Anouk, quando penso all' indirizzo didattico del nostro asilo, tu per me sei l' incarnazione del bambino autonomo e pieno di iniziativa. Ti vedo ancora sdraiato per terra, mentre posi attentamente un tappo di plastica in cima a una discesina che ti sei fatto con una scatola e lo fai rotolare giù. O mentre versi l' acqua da un contenitore all' altro, o fai un disegno, o giochi con i tuoi amici e inventi storie piene di fantasia".

Io all' epoca mi ero commossa leggendo come queste maestre avevano colto e assecondato il modo di fare di Orso.

E proprio lo scorso anno, in uno di quei pomeriggi irragionevoli, arrabbiati, sfacciati e testardi nel riprenderlo dal doposcuola, ho guardato sconsolata Anouk e le ho chiesto:
"Senti, ma almeno tu in questi giorni ne cavi qualcosa da Orso?"
"Effettivamente ha dei momenti che veramente non lo so".

Era una fase pure quella, lo scorso anno, poi ti è passata quando ti abbiamo iniziato a spiegare chiaramente che se siamo in gruppo bisogna collaborare e non fare troppo i testoni. Tocca ricordarcelo tutti i giorni, ma diciamo che va meglio.

A tre anni Anouk e Bianca mi dicevano che eri sempre preso da qualcosa, preferibilmente per conto tuo. Ti prendevi il treno e costruivi binari e svincoli e raccordi, poi ti stufavi e prendevi un libro e te ne andavi sul divano a riposare e guardartelo, poi magari un bambino faceva qualcosa di interessante e ti univi, poi un piccolo nella sdraietta si metteva a piangere e passavi a fargli una carezza in testa.

La mattina bisognava lasciarti in pace, che tu hai i rsvegli lenti e per questo ce la prendevamo con calma e ti portavo dopo aver lasciato Ennio a scuola, ed entravamo e già dietro la porta a vetri le tue amichette, Charlotte, Marit e Ghislaine cominciavano a saltellare e chiamarti con quelle vocine acutissime: Orso, Orso, Orso e tu nascondevi la testa nelle mie ginocchia tappandoti le orecchie e facevi: mi fanno male le orecchieeee.

A quattro anni hai iniziato scuola con la maestra Lizette di cui ti sei innamorato di colpo. Pativi un pochino quella classe rumorosissima e scatenata, tu che sei sempre stato troppo sensibile ai rumori molesti, e a volte urlavi anche tu per coprirli, ma dopo tre mesi i grandi se ne sono andati in terza e siete rimasti quelli un pochino più tranquilli. Tu continuavi a volerti sdraiare, ma nulla, a scuola non si può.

A cinque anni ti sei stufato di dover impiegare le tue energie migliori nello star fermo, zitto e seduto, ma non c' era verso, questa è la scuola. Hai cominicato a protestare, fare le boccacce, disturbare, ti è venuta una carica di energia fisica che non si sapeva da dove l' avessi presa, le maestre si sono inventate di mandarti ogni tanto a fare dei servizietti in giro così tu camminavi e ti levavi di torno e loro riuscivano a spiegare quello che dovevano senza sabotaggi. Ti anno dato il cuscino morbido per aiutarti a stare seduto e la presa larga per la penna, che tu continuavi ad afferrare a piena mano e non con le tre dita.

Alla fine di quell' anno ho scoperto che alla Montessori avevano in classe apposta i materassini per quelli come te, che pensano sdraiati sulla pancia, e avrei voluto pasarti lì ma non avevano posto per tutti e due voi e sapevo che saresti finito in classe da Laura, di cui ho una fiducia enorme.

Infatti in terza sei partito benissimo, hai iniziato a leggere e scrivere seriamente e goni giorno tornavi raccontandomi le parole nuove, e poi mi hai chiesto di aprirti un blog tuo in cui scrivere ogni giorno la parola che avevi imparato. La prima settimana hai stupito tutti chiedendo spontaneamente se potevi andare in corridoio a lavorare perchè gli altri ti distraevano.

A dicembre la maestra ci convoca e ci dice che non fai assolutamente niente, nulla, nada, rien. Che nessun tentativo di motivarti è riuscito, sei passivo. Non disturbi, non sei impertinente, ma non fai niente. Cobtemporaneamente cominci a lamentarti che non hai amici perchè ti dicono che puzzi e robe del genere. A scuola ci vai, non mi fai le scene da malato immaginario di tuo fratello, ma ti sei rassegnato.

Provi a fare lo stesso al coro, non ascoltare, stare sdraiato passivamente o fare il clown distraendo gli altri, ma lì ti parliamo seriamente dicendo che o ti ridimensioni o ne esci. Scendi a patti con te stesso e a parte i momenti di distrazione al coro non dai più fastidio.

A febbraio scopri lo sci.

Comntinui a fare il testone e le scenate di rabbia, ma piano piano, con l' aiuto della terapeuta da cui nel fratempo vai anche tu, impariamo un paio di trucchi. Ti parliamo seriamente. Ti cerco un' altra scuola tra giugno e luglio, ma non so neanche io perchè la cosa muore lì e non se ne fa niente. Forse troppi casini, forse ti volevamo dare l' opportunità di venirne fuori da solo, che ne so. So solo che no ero contenta che fossi finito in una classe mista 3/4 perchè se già ti anoiavi in terza tua, figuriamoci adesso che ti tocca sentire i piccoli imparare le cose che sai già.

Però intanto in estate prendi il diploma di nuoto e ti fa un gran bene al morale. Le vacanze ce le godiamo. Ricomincia la scuola e il primo giorno sei già in castigo. Continui a non fare niente.

Io mi sono fatta un' idea chiarissima da qualche parte, a un certo punto, tu hai deciso che la scuola non ti prende troppo sul serio. Che devi fare compiti ripetitivi e per te inutili e a te la ripetitività senza aggiunte creative ti ammazza. Tu sei un inventore e hai bisogno di sfide continue e anche di saggiare il tuo confine verso l' alto, sapere che arrivi fin lì e non oltre.

Ora, farti osservare dall' ennesima pedagoga 28-enne, piena di buona volontà e sicuramente competentissima per identificare una dislessia, un deficit di attenzione, sospettare situazioni che prevedano un test approfondito da parte di uno psichiatra, mi sembra una stazione passata che manca di rispetto a quello che stai cercando di comuniocarci. E la scuola che alla mia richiesta di appuntamento mi risponde che prima dobbiamo passare di lì e poi ci incontriamo per parlare, dopo che io mi sono resa conto di averla firmata un po' troppo in fretta quella liberatoria anche questa la trovo una mancanza di rispetto nei miei e nei tuoi confronti.

Mi stanno dicendo fra le righe che visto che io sono lka madre isterica che dice le cose e ci ripensa il giorno dopo, meglio far fare a loro che sanno quello che fanno? Bene, ti dirò, nei sei anni che ho a che fare con questa scuola non ho mai avuto, se non a livello individuale e occasionale con qualche maestra, l' impressione che i genitori vengano rpesi troppo sul serio, a meno che non siano del tipo che non molla e tiene duro e si fa valere.

Non è questa la scuola a cui pensavo di affidare i miei figli, quindi ancora di più, prima vi tolgo di lì meglio è.

9 commenti:

LGO ha detto...

Guarda, non so che dire. Mi rendo conto che non è un gran commento, forse lo scrivo solo per far passare il messaggio che continuo a leggere quello che scrivi e che Orso è un gran bambino :-)
Onestamente, non credo che l'intelligenza in sé sia una sfortuna, dipende da tante altre cose. Ci sono bambini intelligenti che riescono a ricavare i propri spazi creativi anche in un ambiente piatto e bambini intelligenti che si sentono soffocati. Quello che scrivi delinea un quadro, ma da lontano sembra incompleto, oppure non ho abbastanza strumenti per capire come riempire i buchi. E poi mi sento coinvolta, come madre di figli non semplicissimi ma anche come insegnante. Ti dico solo che questo anno scolastico lavoro con una collega di sostegno, che segue una ragazzina in una delle mie classi. E che lo sguardo costante di una persona adulta e attenta è un aiuto preziosissimo, anche per le situazioni "normali".
Ecco, l'avevo detto che non era un gran commento...

Anonimo ha detto...

Sto riflettendo su quello che hai scritto sul tuo bimbo.
Una situazione simile ma meno preoccupante la sta vivendo mia figlia piccola.
Mi spiace non riuscire, come fai tu, a scriverne (ci ho provato in questi 3 gg.ma non ho la dote del scrivere...).
Mi fa bene leggerti perchè io il disagio di mia figlia nel relazionarsi all'interno della classe, con i compagni di sport...l'ho capito ma mio marito si ostina a rifiutarsi di ammettere che c'è un problema. Lei è affettuosissima con noi ma ha scatti d'ira sia con coetanei che con adulti e sempre quando si rende conto che questi non capiscono o fanno discorsi inutili. A scuola si comporta bene, esegue i lavori dati,fa i compiti a casa da sola (è molto autonoma per avere 8 anni) ma è un continuo lamentarsi ed arrabbiarsi che è tutto noioso, che non ha amici...D'altronde è' finita in una classe senza stimoli, con una competività che si riduce a chi fa meglio le cornicette...
Il tuo percorso l'avevo fatto a suo tempo con figlia grande alla scuola materna, cambiato scuola, risolto il problema!
Per la mia piccola il discorso è più ampio e mio marito non vuol sentir parlare di psicologi, terapeuti ...
Grazie
Lorma
La

Mammamsterdam ha detto...

LGO, grazie, perchè tu da insegnante mi dai anche uno sguardo dal di dentro su queste situazioni.

lorma, lo capisco benissimo tuo marito, noi ci abbiamo messo un bel po' ad abituarci alla parola terapeuta, ci devono essere cumuli di post in proposito lì nel mucchio e anzi mi meraviglio che ci sia ancora chi ha voglia di starmi a sentire su questo. poi, ma è un mio modesto parere non suffragato da prove scientifiche, su queste situazioni i padri preferiscono mettere un po' la testa nella sabbia, a loro tutto il discorso gestione emotiva bisogna spiegarglielo con i disegnini e i peresempio e quello che mi ha aiutato a me è stato un commentatore che mi ha detto: se ti rompi la gamba vai dall' ortopedico vero?

Quello che bisogna far capire è che non è un semplice bisticci tra bambini che ce ne sono tanti, ma che una bambina piccola che di volta in volta sente che non la capiscono, che i suoi giochi e i suoi scherzi non vengono condivisi, che non ha amici, fa subito a credere di essere lei ad essere fatta male e cresce con quest' idea. Ma non è così e noi genitori che ci stiamo a fare? Aiiuta, a me ha aiutato, parlarne con il medico di famiglia o il pediatra di fiducia che, se è una persona sensibile a queste questioni, potrà spiegare che si tratta di una cosa che oggigiorno è possibile e davvero fa la differenza enorme nella felicità di crescita dei nostri figli e quindi perchè non farne uso? In fondo una volta ai bambini veniva dato uno sberlone ogni volta che aprivano bocca non interrogati, ma noi mica lo facciamo più, e i motivi sono gli stessi.

Io infatti lunedi vado a parlarne con il mio medico.

Isabella ha detto...

Avere doti particolari è sempre una medaglia con due facce, e gestirla da bambini non è da tutti. Quando Ari scrisse che l'uomo è un animale sociale ci ha preso, se ci sentiamo diversi dagli altri e siamo trattati da diversi, specialmente mentre stiamo imparando - addirittura imparando a stare al mondo - non aiuta. Fai bene a starci dietro con la consapevolezza dell'adulto senza svicolare e senza desistere.
Se posso permettermi, non trascurare che: la psico ha detto "IO non posso fare nulla di più", non "è un caso senza speranza". Forse l'ha detto per cortesia, ma forse ammette il suo limite personale. Ci può essere qualcuno più bravo di lei per il caso specifico, così come non tutte le scuole sono uguali, e fai bene a cercarne una adatta al bambino, invece di stroncarlo perché lui si adatti alla scuola. In fondo, mi par di leggere che non ha compiuto atti così gravi. Sono sicuramente un po' drastica, ma il fatto è che ultimamente ho spesso contatto con insegnanti primari cui in Italia, con classi standard popolate da bambini dal background standard e, confrontando i loro racconti con quello che hai raccontato tu di Orso, la metà dei bambini standard di queste scuole (e anche di più, se si considerano solo i maschi) dovrebbero stare in terapia, eccome!... Non mollare!

Mammamsterdam ha detto...

Isabella, sono tanto d' accordo con te, fossero tutti questi i casi preoccupanti della vita staremmo a posto (e viceversa, se in un mondo perfetto ogni bambino a scuola e fuori potesse contare sull' approccio che meglio gli permette di esprimere le sue potenzialità e i suoi talenti, quantobello sarebbe).

Diciamo come sempre che il blogging compulsivo e lo sfrantecamento di maroni amici e sconosciuti con me funziona al meglio per permettermi di chiarirmi le idee e smetterla di iperventilare. e anche questa volta mi siete stati tutti utilissimi, del che vi ringrazio.

Mammamsterdam ha detto...

Coda, la nostra terapeuta ci ha spiegato che lei non essendo psicologa deontologicamente non può azzardare ipotesi o diagnosi che non le competono, ma deve segnalarci una situazione che le dà da pensare invitandoci a far eseguire le diagnosi dalle persone competenti. ieri ci abbiamo parlato e lei sottoscrive tutto, compreso il fatto che anche secondo lei la scuola si pteva muovere 10 mesi fa (adesso pare lo facciano e domani ci spiegano come).

Io pur apprezzando sempre e comunque molte persone che si sono occupate dei bambini da noi continuo a pensare che manca una visione pedagogica trasmessa dalla direzione o chi per essa a tutti gli insegnanti e che venga chiaramente comunicata in pensieri, parole e fatti. Altre scuole, magari ancora a uno stadio rpecedente di crescita della nostra, questa visione ce l' hanno eccome.

Oggi parlando con la direttrice della nuova scuola ci ha detto che lei è fortemente contraria agli insulti e alle parolacce e che tutti i bambini lo sanno alla perfezione. I nostri di bambini, cosa ne sanno di quello che dice, pensa o sostiene la nostra direttrice?

Questo intendo con visione, tu sai dove vuoi arrivare come scuola non in termini solo di cifre e numeri, ma soprattutto in termini del bagaglio che i bambini si portano dietro quando escono da lì. come direttore e insegnante se non hai ben chiaro questo, come fai la mattina ad andare al lavoro?

Anonimo ha detto...

In Bocca al Lupo per il ragazzo!
Cambiare fa sempre bene..

mammainrenania ha detto...

Eh sì.Pensavo stasera nella vasca,guardando un pò mesta le mie carni mestamente piegate alla legge della gravità...i bimbi ti fanno provare il de finibus...I labili confini tra gli opposti,il bene e il male, l'amore e la sottomissione(parafrasando Oxa: "non so più a che punto sta la netta differenza tra il più cieco amore e la più stupida pazienza") Quando smettere di aver fiducia nei propri bimbi e inserire elementi correttivi? Ogni tanto sono stata richiamata dalle insegnanti.In Germania era troppo reattiva,in Italia troppo autonoma.Per i miei genitori troppo capricciosa e io troppo condiscendente,per i suoceri troppo rigida. La creatura se l'è sempre cavata ovunque. Coi soliti mesi di aggiustamento. Scaricando i nervosismi su di me. Ovvio. Ha la risposta pronta. Non fa nulla se non c'è un motivo. Drammatizza. Sghignazza. Non assomiglia né a me né al padre. E' tutta lei. A me basta che rispetti le regole, al minimo comun accettabile, del vivere in una collettività.Le ho spiegato che la scuola dell'obbligo si chiama così mica per niente. Poi...aspetto fiduciosa.
(lo so,è una femmina...)

Anonimo ha detto...

Ciao Barbara ne approfitto per mandarti un grosso bacio. Visto che sembra che prima o poi tutti siamo destinati a essere etichettati "strani" per qualche motivo ti invio un link per una lettura "strana" che, anche se non ci credi, ti rassicura sapendo che c'è sempre gente più "strana" di te! Elisabetta
(http://www.ilgiardinodeilibri.it/__libri/_spiritualita/_bambini_indaco/?pn=71&gclid=CI-J06LH7KsCFUlItAodQBeA8A