venerdì 6 maggio 2011

Case in cui ho dormito da giovane


A maggio sono stata in Abruzzo per svuotare casa e aiutare mia madre a traslocare. A Ofena ho dormito come un sasso, poi ho aiutato mamma ad impacchettare le sue cose. Quando abbiamo finito pioveva, sentivamo le gocce rimbalzare sulla tettoia del cortile. Allora sono andata all' Aquila per sentire cosa stava succedendo all' assemblea cittadina, adesso che gli hanno restituito il tendone in Piazza Duomo per riunirsi.


Ogni volta che parcheggio alla Villa mi dimentico che adesso non si paga più il parcheggio. le macchinette stanno tutte al loro posto, ma non funzionano. Vorrei vedere il comune di Amsterdam quanto tempo ci metterebbe a fallire se d' improvviso non si pagasse più il parcheggio in centro. Ne ho approfittato per farmi un giretto a piedipiazza e ho visto che via dell' Arcivescovado era aperta e l' ho seguita. E poi ho visto che anche via delle Bone Novelle era aperta, e sono scesa.


Ora su via delle Bone Novella devo spiegare una cosa, ci sono passata infinite volte, tutti i giorni perchè dal mio secondo anno di università un gruppo di mie amiche ci trovò casa. Era qui, al 17.


Da quella casa un pomeriggio io e Massimo Piunti, che dovevamo rientrare prima per cucinare, restammo chiusi fuori e allora io gli feci da scaletta, lui mi salì sulla schiena e entrò da questa finestra sulla strada che dietro le persiane accostate era stata lasciata aperta apposta. E pare lo sia anche adesso, ma chi chiedo se ci entrerei.



L' anno dopo le mie amiche presero l' appartamento a fianco, che non solo aveva una camera in più e comunque erano camere molto più spaziose, ma era persino munito di corridoio. Perchè questa case aquilane antiche per studenti erano spesso tutta un' infilata di stanze una dietro l' altra e la privacy te la raccomando.


Il numero 13

e il numero 11 davano e danno entrambi sul cortile di Palazzo Zuzi, che adesso è completamente puntellato, sembra un bosco di pali, ma prima c' era il pub.


E dietro l' angolo, in via di Piscignola, ci abitavano già altri miei amici.


Qui il primo anno ci abitavano due miei amici di kung-fu che erano venuti a fare l' ISEF per diventare insegnanti di ginnastica ed è il motivo per cui per i primi sei mesi di università uscivo sempre con quelli dell' ISEF, che si divertivano assai e infatti andavamo a ballare. Poi un po' è successo che c' era tra loro un veterano della missione di guerra in Libano con i postumi da SSPT che aveva deciso di innamorarsi di me in modo pesante e mi sono tolta di torno (che poi era della Val Peligna mi pare, gente da evitare a prescindere, so quello che dico, ho i cugini lì), un po' io non facevo l' ISEF e a me toccava studiare, un po' avevo finalmente conosciuto un po' di gente, tra cui Antonio e Giuseppe che abitavano allo stesso portone, accanto ai nostri e che sono rimasti insieme a Carla i miei amici dell' università, insomma, ho smesso di uscire con quelli dell' ISEF.

Comunque il portoncino è sempre quello, anche se l' attico adesso prende il fresco dal tetto che non c' è più.


L' anno dopo conobbi anche un gruppo di studenti del Conservatorio che abitavano qui, al 25, e anche lì abbiamo fatto alcune belle feste, fino a che al termine di una di queste, la mia saggia amica Caterina, che aveva qualche annetto più di me, mi chiese perchè li frequentassi, visto che erano tipi di tutta un' altra pasta. E aveva tanta ragione. I musicisti hanno delle dinamiche sociali tutte loro, che non sono le mie.


Se tante volte vi ci trovaste, e volete farvi anche voi un giro per via delle Buone Novelle, tenete presente che dovete cercare questo cartello qui. A suo tempo ci passavo così spesso, oltre che per via degli amici, anche perchè era il percorso migliore per andare a mensa. Ma è inutile che cerchiate la mensa adesso, che stava sotto Casa dello Studente, quella che è venuta giù perchè i pilastri erano di sabbia invece che di cemento.

Insomma, con Caterina che era la mia compagna di casa e lavorava all' ospedale, la facemmo un sacco di volte quella via, e si parlava della vita, del mondo, degli uomini, delle sòle che detti uomini ti appioppano e signora mia che valle di lacrime. Fino a che lei disse: "Ma hai notato che ogni volta che passiamo per via delle Bone Novelle qui è tutto un miserere?"

E ci venne tanto da ridere che cambiammo argomento di conversazione per derive più ottimistiche, che si faceva prima che a ribattezzare la via Via delle Male Novelle. Per quanto adesso, la bona novella è ancora tutta da cercare....


Il secondo palazzo a destra qui di via Celestino V invece è stato il mio primissimo indirizzo aquilano, affittavo una stanza con pianoforte antico e scordato in casa di Mario Signora, all' ultimo piano abitava una signorina Mucci di Castel del Monte che si scoprì compagna di gioventù di mia nonna, nell' appartamentino a fianco dei ragazzi che nel tempo divennero uno mio padre putativo, poi ci andò ad abitare mio cugino che l' anno prima stava anche lui in via delle Bone Novelle, poi c' era Daniele, a volte, che era musicista e quando non suonava altrove passava per l' Aquila, poi Fabrizio che si era innamorato di Maria Paola del piano di sopra e mollò ingegneria per restare all' Aquila con lei, ed erano gli unici di questa casa che in qualche ritorno sporadico vedevo, perchè avevano dei negozi in cui a volte passavo a salutarli. Adesso non so dove siano.

Insomma, ogni volta che torno all' Aquila da un lato non cambia niente, dall' altro con la velocità della deriva dei continenti, ogni tanto riaprono 50 centimetri di strada alla volta. Con quali criteri non si sa, visto che sono strade che lo scorso anno stavano esattamente così come adesso e non è che sia cambiato nulla.

In compenso:
1) se vi serve uno zerbino quasi nuovo, andatevi a fare un giro che ce ne sono infiniti, dappertutto, anche nuovi
2) ho scoperto un posto che mi dà l' idea che se dovessi trovarmi in panne all' Aquila, basterebbe essere muniti di sacco a pelo per andarci a dormire tranquilli e all' asciutto.
3) se fate il corso da sommelier e fate fatica a distinguere i famosi aromi di pietra o polvere, fatevi un giretto all' Aquila che lo capirete benissimo.
4) in via del Guastatore hanno aperto una pizzeria.
5) Al bar Nurzia a Capopiazza comprare sempre dei torroni, anche se hanno pure miele, dolci, liquori alla genziana, salamini e altre cosette, che la vita è una valle di lacrime ma mangiare consola.

Ho salutato Anna al volo che l' assemblea cittadina era ancora in corso, sono una vigliacca perchè in pubblico mi vergogno a fare foto alla città, ma quando mi sono imboscata nei vicoli in cui il silenzio era pesante come le pietre e la mia voce nel rispondere a una telefonata rimbombava con l' eco non ho potuto fare a meno di cedere a questo mio personalissimo pellegrinaggio.

Altre case in cui ho dormito seguiranno quando mi riaprono pure quei vicoli lì.

Poi sono andata alla pizzeria Vesuvio con zio Giovannino e Titti, che meno male che i parenti all' Aquila ancora ce l' ho. Che per fortuna gli aquilani sono testardi, come tutti i montanari e col cavolo che li schiodi. Titti è la mia cuginetta che alcuni mesi dopo il terremoto ha mollato il lavoro sicuro in banca a Milano (tra le incomprensioni dei fratelli, quello che sta a Milano e quello che stava all' Aquila e voleva andarsene da lì) per tornare all' Aquila a fare la volontaria della Croce Rossa e mi diceva: " Loro non lo sanno che ho più bisogno io di loro che loro di me".


A cena Titti ci aggiorna:
"Mio fratello mi ha mandato il bando del concordo alla Banca d' Italia, ancora non si rassegna a cercare di pilotare la mia carriera".
"Tuo fratello non l' ha ancora capito che da qui non ti schioda nessuno".
"Ecco, l' hai capito meglio tu che stai in Olanda".

Aquilani, che vi dicevo.

(Io Intanto stasera vado dalla Lanconelli a Faenza per due giorni di Festival di Musica nelle Aie, che è sempre meglio che sbronzarsi e basta per dimenticare).

4 commenti:

graz ha detto...

Leggo dalla clinica dove si sta ricoverando il batavo. crescente di insofferenza per tutta sta figaglia che gira qua. Crescente desiderio di girare l'aquila con te o per lo meno venire per aie con voi. Merde (non voi, alla francese mi adeguo alla figaglia)
/graz

lerinni ha detto...

non riesco a non provare un'orribile sensazione di "groppo" allo stomaco...

barbara ha detto...

Ancora non so se l'ultima foto mi ha risollevato o mi ha dato il colpo di grazia.

Mammamsterdam ha detto...

Ba, è esattamente la sensazione che ha fatto a me. Propendo per la prima, ma quanto tempo puoi resistere e remare contro con tutti i problemi pratici e finanziari che ognuno si deve risolvere da sé? E la burocrazia che continua solo a dar mazzate? E i soliti noti aquilani che pensano soltanto alle piccole clientele e favori personali invece di capire che una situazione eccezionale ha bisogno di un respiro ampio di progettazione e organizzazione?

Per quanto tempo si può continuare a credere che i singoli motivati possano farsi carico di un' intera città e comunità da rimettere su? Poi è chiaro che io faccio presto a parlare, non sono io a starci in mezzo.