venerdì 21 maggio 2010

Della prostituzione

Roberta ha scritto un bel commento al post precedente e mi sembra un peccato non proseguire il discorso.

Senza fare moralismi inutili, io trovo che chiunque, uomo o donna, abbia il diritto di prostituirsi se lo desidera, se i vantaggi gli sembra che superino gli svantaggi. Il corpo è mio e lo gestisco io in questo caso mi sta benissimo.

Poi che la maggior parte delle prostitute che ci sono in giro non ha scelto liberamente è un fatto. Che a me è tutto l'indotto intorno alla prostituzione che dà fastidio e basterebbe leggersi Giorgio Scerbanenco, per esempio in Milano calibro 9, e che dati i tempi non si poneva troppo il dubbio di creare personaggi politicamente corretti, semmai iperrealisti, per capire che sulla prostituzione girano tanti e tali interessi che l'idea di fare la libera professione in modo indipendente è un mito.

In Olanda ci hanno provato a normalizzarla, la situazione lavorativa, ma da una quindicina d'anni la situazione è desolatamente dominata dall'illegalità, come conferma purtroppo anche il sito di De Rode Draad (il filo rosso), un'associazione fondata da (ex) professionisti del sesso nel 1985 per difendere i diritti della categoria.

Vi ho linkato il sito in inglese se siete interessati, ci sono anche altre lingue, soprattutto quelle di paesi da cui provengono le prostitute illegali e sfruttate. Non l'italiano (per fortuna, o non ancora?)

A questo proposito ho un nanetto dell'amico X, che lavorava in finanza tanti anni fa, viveva in centro e nel tempo libero frequentava (diceva di) il miglior bordello di Amsterdam, lo Yab Yum. E su questo suo hobby, chiamiamolo così, io mi sono fatta i peggiori patemi sul suo conto. Perché X è davvero una personcina deliziosa, educata, discreta, spiritosa, un autentico gentiluomo per quei pochi che frequento. Uno che fa il baciamano alle signore, ma non per darsi delle arie, proprio perché l'hanno tirato su così.

E il mio patema era: ma come, è tanto un caro ragazzo, gli sono affezionata nonostante faccia cose che io considero moralmente riprovevoli? Perché è così che considero chi paga per avere sesso.

E da quel poco che sono riuscita ad estorcergli (perché poi a me interessava, come no, per una volta che conosco uno che ammette serenamente di andare per bordelli, quando mi ricapita), mi dà l'idea di essere quel tipo di cliente meno apprezzato di quello che le sue intenzioni vorrebbero, quello che si sforza davvero di piacere e di dar piacere alla sua partner di letto, anche quando la paga.

Che se poco poco vi siete mai letti qualche memoria di prostitute (consiglio Le ragazze di madame Claude) saprete che una ragazza che lavora mica ha tempo da perdere con uno così. E però, il marketing è marketing e il customer service in certi settori è ancora una cosa seria, e allora un cliente assiduo, solvibile e che non crea rogne, che fai, ogni tanto il secondo giro gratis glielo fai fare, anche se lui lo crede una manifestazione di gradimento per lo sforzo.

Perché è comunque vero che molta gente le donne le paga per semplificarsi la vita o che altro ne so di motivo, ma preferisce fingere che si tratti di un rapporto alla pari. Tanto non lo è ed è meglio che ci mettiamo tutti l'animo in pace su questo.

Comunque X ha anche avuto i suoi tempi d'oro in cui per tutte le buone qualità che gli ho sempre riconosciuto le donne che gli strappavano spontaneamente le mutande le ha pure avute, solo ad Amsterdam per qualche motivo alle olandesi non dava affidamento. Poi si è sposato ed è diventato un noioso padre di famiglia come tutti, forse rispetto ad altri a donne non ci va più perché adora la moglie e se la fa bastare.

Ecco da chi ho quindi il seguente aneddoto, vi prego di tener conto del contesto. X abita in centro, va al lavoro in bicicletta con i suoi doppiopetti di sartoria e la sua valigetta da bancario e di fianco a casa sua c'è una vetrina occupata spesso da una ragazza, che lui saluta sempre con un cenno della mano se rientrando a casa la vede dietro la finestra. Che i vicini si salutano anche se non hai intenzione di frequentarli. Hai visto mai che ti finisca lo zucchero in un momento cruciale? E poi X è un ragazzo educato, l'ho già detto. E la vicina saluta di rimando.

Finché un giorno lei esce un attimo dalla porta, lo ferma e gli fa:
"Ma tu per caso lavori in finanza?" che le divise da lavoro, specie in un posto come Amsterdam, si riconoscono.
"Si, perché?"
"No, perché studio economia e commercio e per questo esame mi sono incartata sui future, mi chiedevo se me li puoi spiegare?"
"Non c'è problema, dimmi quando e dove, da me o da te?"
"Meglio da me, il mio ragazzo si secca se vado da sola a casa di un uomo".

Lì, giurava l'amico X, lui si è detto: questa non l'ho capita. Però paese che vai usanze che trovi. Poi si sono fatti questo caffé, lui le ha spiegato i future, lei ha raccontato di essersi comprata due case con questo mestiere e appena arrivava alla terza smetteva, tanto poi voleva laurearsi.

Ora, io manco ci provo a spiegarmi le motivazioni di questa ragazza. Vanno bene per lei, vanno bene per il suo ragazzo, che non mi sembra stia lì a sfruttarla, ma è sanamente geloso di altri uomini che le possano piacere fuori dal lavoro ed evidentemente sia come coppia che come singola lei sa farsi le sue distinzioni tra frequentazioni di lavoro e quelle private, che siano con il vicino o meno. Dico solo come possono stare le cose. Fin qui il lato normalizzazione.

Ma che la prostituzione resti uno di quei mestieri un po' al margine se ne sono anche accorti in Olanda quando anni fa hanno dato un giro di vite a tutta la normativa sui sussidi di disoccupazione. Lí ci è stata tutta una discussione su questo.

Perché delle due l'una, o fingi che prostituirsi sia equiparabile allo stare dietro la cassa del supermercato, o ti tieni alla larga dall'idea che chi riceve un sussidio e deve essere obbligato anche ad accettare lavori diversi dalle proprie qualifiche se vuole mantenere certi diritti, non possa essere costretto ad accettare un lavoro nel settore, perché è una scelta un po' diversa.

Voglio dire che se sono una ballerina disoccupata mi può star bene essere costretta a insegnare danza ai bambini, ma devo poter rifiutare di andare a fare lap dance in mutande in un bar del quartiere a luci rosse. E che questa non è più una questione di soldi. È una questione che investe altre motivazioni che vi salto a piè pari.

Proprio ieri leggevo dell'inchiesta in Veneto per cui ex-operaie disoccupate, causa crisi si prostituiscono raccontando ai figli o in casa che fanno la badante o la barista. Io trovo atroce che si debba arrivare a questo punto, che nel nostro paese gli ammortizzatori sociali non esistano proprio, proprio noi che non abbiamo fatto un amato tubo per intervenire nella crisi, ma ci dicono che la crisi è una cosa percepita, di non preoccuparci, di spendere e spandere.

E il commento di un lettore che dice: troppo facile prostituirsi, lavare i pavimenti negli ospedali non va bene lo stesso? Ma dove viviamo? Trovalo tu a 45 anni un lavoro del genere, vai tu a fare la badante di notte. A un certo punto uno si fa i suoi conti e anche un bambino capisce che con lavoretti del genere non ci paghi un mutuo e non ci mantieni dei figli. Che l'umiliazione a cui ti sottopongono per trovare e fare dei lavori del genere non è inferiore a quella di andare con uno che non conosci e non devi frequentare e allora scegli quello che paga di meno?

Guardate che per le pulizie gli italiani preferiscono gli stranieri o gli sconosciuti, perché secondo loro una del posto va a raccontare i fatti suoi al panettiere.

(Il che potrebbe aprire un altro discorso. ovvero, perché gli emigranti lo fanno? ma questo è argomento di un prossimo post, quindi ci torno).

Ma si diceva della prostituzione. Io trovo in parte riduttivo giudicare la gente che sceglie per questo in base al telefonino, il macchinone ecc. È vero che in questo momento il messaggio che circola tra le ragazze e aspiranti veline in genere è: studiare non serve a niente, fai il calendario, sposati il calciatore che così sei sistemata.

Ma è proprio questo il punto pericoloso: una sana attività di prostituzione in proprio - ammesso che sia possibile e che non ti vengano subito a far visita i protettori - con un obiettivo specifico (come la studentessa di cui sopra) e per un periodo limitato mi sembra il minore dei mali per una ragazza.

Il velinismo invece è pericolosissimo perché ti rende ricattabile, perché non hai autonomia, perché dipendi davvero dai Lele Mora e giù nella gerarchia di ometti sporchi. Perché dà nobiltà a una professione nella quale per definizione non devi saper fare niente. (Cercatevi su youtube il balletto di Gioca Jouer con Cecchetto 20 anni fa - non il Lago dei cigni con Nureyev - e ditemi come sapevano ballare quelle ragazze lì rispetto alle nostre idolette attuali).

Non mi venite a dire che Belen è una donna forte che esercita il proprio potere e fa le sue scelte, per cortesia. Preferisco la D'Addario allora.

In questo, se vogliamo, mi è piaciuto moltissimo come Silvia Avallone in Acciaio descrive il reclutamento della quattordicenne per il gilda e la prostituzione. È terrificante pensare quante ragazzine ci sono in giro senza certezze, senza autostima, e preda di qualsiasi squalo che - quelli si - sono bravi a fare la bella vita fruttandole.

È terrificante pensare come il tessuto di sostegno sociale stia fallendo in questo momento, come i genitori, la scuola, gli esempi, le pressioni esterne stiano modellando una cultura del de-merito. Come dice giustamente Roberta, questa serena convinzione per cui non serve sbattersi, non serve essere onesti, non serve rispettare le leggi. Basta vendersi, e non mi riferisco solo al sesso, per avere successo nella vita.

Qui, altro che normalizzazione della prostituzione, qui siamo finiti nella prostituzione della normalità, non sappiamo come sia successo e ci stiamo pure chiedendo se ne verremo mai fuori.

A questo punto il condannare le escort che amano la bella vita facile scusate, ma mi sembra sparare sulla croce rossa.

3 commenti:

Anonimo ha detto...

e la cosa più triste è che questo morbo: il "sii bona e basta" non è diffuso solo tra le ragazzine ma è ormai stato assorbito anche dalle donne dai trenta in sù. Che dire della signorotta ammiccante "dietro liceo e davanti museo" (definizione di un mio amico emerito puttaniere)in tacchi e minigonna che cerca di far la ragazzina appollaiata sui tavolini di un bar del centro. Mai vista? ce ne sono parecchie specie nelle piccole città. Adesso non è più concesso invecchiare dolcemente, serenamente no no... la carne appassita e incartapecorita dalle lampade viene esibita sbattuta in prima fila. Tutto in linea con questa Italia dove tutti urlano, si scoprono, si mostrano in una specie di bolgia dantesca. Come sarebbe bello poter tirare l'acqua ed eliminarli per sempre!

Pentapata ha detto...

Mi inserisco pure io nella discussione. Dividerei in due la faccenda o meglio il punto di vista del puttaniere e della prostituta.
Il puttaniere è un omuncolo, perché ormai in Italia al potere ci sono gli omuncoli gente di poco valore e non perché abbia dei vizi, perché quelli li hanno tutti anche i grandi, ma proprio sono dei mediocri, occupano cariche importanti perché hanno portato voti o nascondono nefandezze di altri. Gli omuncoli il coraggio di andare a mignotte non ce l’hanno ( vergogna?paura di essere beccati?chissà), ma se gliela pagano beh a quel punto non è colpa loro “era lì e sai com’è ha fatto tutto lei”. Hai ragione quando dici che poi il politico che accetta la prostituta è iperricattabile, ma qui parliamo di ometti gente che non vale più di quello che ha nelle mutande, io me li immagino davanti alla mignotta, loro che magari una bellagnocca l’hanno solo vista da lontano tutta la vita, la mignotta nella vita borghese non li degnerebbe di uno sguardo. La prostituta invece se è professionista si comporta come tale dà e prende, se è dilettante lo fa per avere in cambio qualcosa, la d’addario voleva un permesso edilizio, e in generale desiderano fama, denaro facile per di più subito e tutta questa roba alla fine è solo un’altra complicata maniera di cercare approvazione. Non con lo studio, il lavoro e la fatica, ma con il culo….ognuno nella vita mette quel che può e quel che sa.
Ed è questo che deve passare, la prostituzione può anche essere una scelta, disperata per alcune di casi della vita per altri, ma deve essere ben chiaro che per le varie sgallettate è una scorciatoia poco nobile, da sfigate da gente che non può fare altro che quello perché più che lì non arriva. Gente da compatire.

cristina

Nicoletta ha detto...

Brava Babbbara, belle e giuste riflessioni.
Nuvoletta