lunedì 6 febbraio 2012

Passo a Mammamsterdam.net

Io intanto mi trasferisco di là, la conversione ha i suoi tempi e poi dovrò risistemare tante cose, che sto imparandolo dal reale al virtuale, che quando traslochi meglio buttar via roba che non serve, riordinare, ridipingere.

Se intanto vi volete cambiare l' indirizzo nei feed, e volete passare a darmi un bacino virtuale di là, a me fa sempre piacere, lo sapete.

venerdì 3 febbraio 2012

Amsterdammerung: canta, lotta, prega, ridi, lavora e ammira



Oggi una full immersion di Amsterdammitudine che levati: prima sono andata a farmi i capelli da Mario e il venerdì mattina è pieno di donnette che si rifanno la permanente o il colore. E chiacchierano. Mi sono scialata perché un po' perché le sciure dal parrucchiere, tutto il mondo è paese, un po' perchè lo humour sarcastico degli Amsterdammer doc delle volte mi ricorda certe battute che fanno a Roma (aritutto il mondo è paese), un po' perché una discussione tra marito e moglie ultrasettantenni, lei fresca di capello che comincia a dire che deve prendersi anche lui un appuntamento, lui che protesta che i capelli se li fa una volta all' anno, mentre manco alza gli occhi dal giornale (e oggettivamente essendo moderatamente calvo con una chierica dietro alle orecchie e sulla nuca, manco ha torto), lei che insiste che è tutto spelacchiato, lui che sostiene che è inverno e la peluria sparsa gli fa caldo, Mario che fa: avrei un buco alle quattro, lei:
"Allora segnati Luuk alle quattro", lui sempre imperturbabile alza gli occhi dal giornale e specifica:
" È Lucas, non Luuk",
"Oh, ma che rompiscatole che sei" (lei).
"Non ho mai visto un bel matrimonio come il vostro" (Mario).

Quella che rideva sotto i baffi mentre continuava lo scialle iniziato la settimana scorsa al Social Crochet ero io invece.

Che poi tutte le sciure a farmi i complimenti, che non si vede più nessuno lavorare la maglia e io a dire che ho imparato con un filmino su youtube, perché spiegare il Social Crochet che è una roba inventata da Roberta Castiglione su facebook, che ci si mette un dato giorno e ora, in genere la sera alle 21.30, con alcune foto che spiegano il lavoro (la lista dell' occorrente viene postata prima) e tutte a smanettare e commentare, poi chi finisce posta anche le foto del suo capolavoro e si chiacchiera e si cazzeggia, ecco, mi sembrava un po' troppo da spiegare.

Mario che mi fa un caschetto cortissimo e tutto sfilato dietro, visto che ho la testa piatta e lo scalato semilungo mi si appende e non è un bel vedere, e quando osservo che il maschio alfa non è molto felice quando mi rivede con i capelli troppo corti, mi suggerisce di mandarlo a parlare con lui. Che il maschio alfa lo scorso sabato mi si è fregato l' appuntamento e ci è andato con Ennio, che non se li vuole tagliare i capelli, ed è tornato sostanzialmente con quello che aveva prima e il padre era perplesso e un po' pentito di non essere intervenuto e aver detto di togliere qualcosa in più.

Che Mario i suoi clienti li protegge dai familiari invadenti e se il capo sta da lui io non sono autorizzata a entrare in negozio perché un uomo ha diritto a quell'oretta di pace senza la moglie fra i piedi, e un bambino ha diritto al taglio che vuole senza che i genitori si intromettano.

Poi sono scappata alla prova del coro, perché è partito un progetto nel mio quartiere che si chiama la Via della Musica e oltre a mandare Orso alla band di bambini il mercoledì ci sono un coro del martedì sera strapieno e quello del venerdi mattina che ci ho messo dei mesi ad aspettare che ci fossero abbastanza iscritti e sissignore, mi sono di nuovo ritrovata con un branco di sciure che più Amsterdammer non si può. che quando sono arrivata stavamo cantando i Beatles e va bene. E poi hanno attaccato con Ramses Shaffy.

"Tanto la canzone la conoscete tutti, no?"
"Ehm, io veramente no".
"Massì, fa la cicciona più anziana di tutte, tanto quando la senti la riconosci".

No, non l' ho riconosciuta. Ma ho capito leggendo la prima strofa che era una di quelle canzoni che per motivi misteriosi mi fanno piangere come un vitello.

E comunque il ritornello:
canta, lotta, prega, ridi, lavora e ammira,
ma non senza di noi

è la classica mazzata alla nuca che non vi voglio togliere.

"Vero che la conoscevi?"
"No, ma sai, noi stranieri, però mi ha commossa".
"Eh, Ramses l' ha pure cantata con Liesbeth List".
"Ah, allora va bene, Liesbeth List mi fa piangere sempre".
"Allora ci vediamo venerdì prossimo".

Quando sono uscita aveva iniziato a nevicare di brutto.

"Ma dove devi arrivare? Stai attenta con la bici, eh?" mi fanno le due sciure Indisch, quelle di origine indonesiana.
"Si, tanto guardate, e inchiodo, fa ancora attrito".

Poi mentre freno davanti casa mi supera un' altra sciura in bici, sconosciuta, che mi fa:"ma che bella giacca".

Guardo in mezzo alla neve ma è già lontana, però mi sa che ha la stessa che ho io.

Perché il discorso giacca calda, ma antivento, elegante, ma pratica,, taglia 50, ma femminile e che ci si possa andare in bici, la mia mamma ha tagliato la testa al toro e me ne ha presa una di Marina Rinaldi in saldo, taglia conformata 25. Di un colore bordeaux con riflessi aranciati, che quella nera di Claudia Strater, sempre in saldo, costava la metà, era lunga il doppio e aveva il cappuccio ma era nera, di una stoffina triste e con il pelo finto di gatto morto attorno al cappuccio, anche se mi slanciava di più. Ma siamo pur orgogliose del nostro 25 conformato.

Che io solo perché ero partita con il discorso voglio una giacca definitivamente buona, ma la voglio in saldo e guai se costa troppo, manco l' avevo guardata. Che, dice mamma, poi vai tre volte al ristorante e spendi gli stessi soldi, almeno per i prossimi 5 anni hai una giacca invernale.

"È bellissima, mamma, luccica", fa Orso, il mio fashion advisor.

Sono sull' ottima strada per diventare una sciura con tutti i crismi tutti pure io. Sarà l' ormone imoazzito pure stavolta.

(Orso però sono andata a prenderlo in macchina sotto la bufera di neve, e al ritorno abbiamo preso una spalaneve e il sale per il vialetto. Appena smette di nevicare spalo e salo).