martedì 31 gennaio 2012

Liberiamo una ricetta: zuppetta di savoiardi in crema chantilly perplessa


Per chi me l' ha chiesta ecco la foto della mancata torta del compleanno di Ennio. E poi una ricetta di Giulia per utilizzare alcuni scarti, tra cui quelli della zuppetta.

Per la crema
-6 tuorli d' uovo
-180 gr. di zucchero
-150 gr. di farina 00
-1 lt. di latte
-1 bacchello di vaniglia
-1 buccia di arancia bio
-(facoltativo) un cucchiaio di acqua di fiori d' arancio da pasticceria (nei negozi marocchini)

-1 confezione piccola di panna da montare
-savoiardi ad libitum

per decorare:
-fragole secche nella foto oppure:
-scorzetta di arancia candita e buccia di cedro candito a cubettini piccini

Chi sa fare i conti si accorgerà che questa è paro paro la ricetta della crema pasticcera del Talismano della felicità raddoppiando le dosi, mentre l' uso improprio è tutto mio.

Mettere a scaldare il latte con dentro un baccello di vaniglia tagliato in due. Sbattere in una ciotola con la frusta tuorli e zucchero, poi incorporare la farina e mentre continuate a sbattere, aggiungete un poco di latte caldissimo (anche di micoronde) purché togliate il baccello di vaniglia prima. Rimettete insieme in una caseruola, tegame a fondo doppio, quello che volete, io sono troppo impaziente per il bagnomaria, ma chi lo ama, ha pazienza e vuole stare sul sicuro perché no? Fatelo a bagnomaria nella ciotola.

Nel frattempo avrete unito la buccia di arancia o, come faceva mia nonna, di limone, fate voi, e continuate a sbattere con la frusta in modo che non faccia grumi. Chi da piccola mi costringeva a fare la besciamella a bagnomaria mescolando piano piano col cucchiaino, non ha capito che con la frusta si fa meglio e prima. Il minipimer poi, è l' ideale, infatti ce l' avevo a portata di mano per il primo sgrumamento grosso, poi sono andata avanti con la frusta in silicone che è più flessibile e stacca la crema dal fondo.

Un attimo prima che si attacchi tutto di brutto togliete il tegame dal fuoco, versate in ciotola e fate raffreddare. Lì ho commesso il mio errore, perché mi sono messa a montare la panna con il minipimer e siccome con quello non controllo bene la velocità ho forse smesso che era ancora un po' morbida, per evitare che mi finisse in burro. Poi l' ho aggiunta ala crema che era ancora troppo calda. voi se volete rifare la zuppetta fate uguale, se volete una crema chantilly come si deve fate raffreddare il tutto e poi con delicatezza incorporate (quindi la panna la montate solo a crema fredda). Da qui il nome crema chantilly perplessa, perché non ho capito bene come la voglio rifare la prossima volta.

A questo punto bagnato per bagnato ci ho aggiunto a occhio dell' acqua di fiori d' arancio che la userei pure per farmi la doccia se potessi. Poi ho versato nelle coppette la crema, ci ho infilato due savoiardi e una fragola secca e ho servito e ce lo siamo sbafati con enorme passione. Mi avanzava ad ogni buon conto mezza e più ciotola grande con la crema e allora ci ho messo dentro direttamente uno strato di savoiardi, ho coperto con la pellicola e l' ho lasciato una notte in frigo. Il giorno dopo alla festa del cognato mi sono sbarazzata dei pietosi resti versandoli a cucchiaiate in coppettine e decorandoli con una barretta di arancia candita arancione e dei cubettini verdi di cedro candito a cubettini appunto, entrambi offerte speciali di natale del supermercato che avevo comprato e non ci stavo facendo niente. Sono piaciuti moltissimo anch' essi.

Per dire che la crema chantilly è come il maiale, non si butta via niente, Tantevvero che con i bianchi avanzati e altri due tuorli ci ho fatto i pannenkoeken domenica sera, ovvero le crepe grasse e spesse che fanno gli olandesi.

Vi è piaciuta la storia di questa ricetta? perchè le storie sono per chi le ascolta, le ricette per chi le mangia. Questa ricetta la regalo agli amici. Non è di mia proprietà, è solo parte della mia quotidianità: per questo la lascio liberamente andare per il web, e infatti mi è rimbalzata dalla mia amica Giulia in questa forma, che andrebbe anche benissimo per far fuori gli albumi avanzati dalla chantilly:

Mini frittatine con quello che si ha in casa

Uova, formaggio (chiaramente va bene tutto quello che si ha in casa), erbette fresche o surgelate, bacon o salumi a scelta

Prendere uno stampo per muffin in silicone o metallo. Imburrarlo leggermente. Nel frattempo sbattere le uova in una ciotola aggiungere le erbe e il formaggio. Schiaffare il bacon in una padella antiaderente senza olio fino a che non diventa croccante (in alternativa prosciutto, pancetta o quello che si vuole). Prendere le fettine di bacon deporle negli stampini foderandoli e versare la miscela di uovo e formaggio. Infornare a 200 gradi per circa 25 minuti fino a che la superficie sarà bella dorata.. Estrarre, far raffreddare e servire su un bel piatto. Fanno la loro porca figura e non costano niente. Chi vuole far la preziosa le può rinominare mini quiches au fromage.

Categoria: finger food.

lunedì 30 gennaio 2012

Pensa se mi sposavo una stronza olandese


Questo mese abbiamo avuto visite, amici, sconosciuti, mia mamma, partiva uno e arrivava l' altro. la casa è un disastro e il maschio patisce una serie di stress suoi extramoenia, ma quando torna trova il casino e non riesce a rilassarsi (sapesse io che non lavoro fuori e corro tutto il giorno pensando: appena ho due minuti sgombro di qua, aggiusto di là, macchè).

Insomma tornavamo dal compleanno di famiglia a Rotterdam e mi chiede:
"Ma ti va di parlare con me?"
"Ma lo chiedi?"

E mi si sfoga un po' sul lavoro, che mi fa sempre bene sentire che si fida di me e di quello che li posso dire per relativizzare le cose. Poi ci diciamo che tocca volerci più bene e coccolarci di più e sistemar casa che così stiamo meglio.

"E adesso non viene più nessuno?"
"Non che io sappia".
"No, perché l' altra volta mi sono ritrovato nudo di sopra in bagno e loro sono rientrati e io non sapevo bene che fare, insomma a volte mi manca un po' di privacy, anche se poi mi è piaciuto molto conoscer gente, e ci hanno cucinato quelle cose buone e abbiamo chiacchierato. Ma va bene così, non credere che voglia dire che non, pensa se invece mi sposavo una stronza olandese, poi mi toccava stare in casa con lei'.
"Invece ti sei sposato questa stronza qui e ti tocca stare con lei".
'Si ma mi piace".

L' idillio viene interrotto sal sedile posteriore:
"Mamma, papà, io so per certo che voi due fate sesso qualche volta".
Risposte simultanee:
"Certo amore, ci mancherebbe altro, ci amiamo, ci piacciamo, perché non dovremmo?"
"Orso, che schifo, ma come ti viene in mente una roba del genere?"

Poi che una si chiede l' effetto che può fare ai figli vivere con noi due. Magari con la stronza olandese rischiavano di meno.

Keep calm e ricordatevi: i figli sentono tutto. Specie quello che non è rivolto a loro.

domenica 29 gennaio 2012

Ora che le scosse sono al nord, gli amici partecipi consigliano:

Intanto vi devo portare a conoscenza di questa iniziativa bellissima. Su Facebook un' amica ha rivolto un appello agli aquilani che hanno vissuto il terremoto per mettere insieme una lista di informazioni dedicata a chi in questi giorni vive a casa sua scosse e sciami sismici e si preoccupa. Il gruppo si chiama: L' indispensabile in caso di sisma.

Questa cosa l' avrebbe dovuta fare la Protezione Civile nel momento stesso della sua fondazione, ma a casa nostra i protocolli di emergenza e le esercitazioni non esistono, e così muore o si ferisce gente che a saperlo prima, un minimo di precauzioni le prendeva. Cosa che ha anche un valore rassicurante, secondo me, sapere che ci sono cose oggettivamente utili che puoi fare in prima persona, specie con l' andazzo per cui il terremotato va esiliato e ridotto al silenzio e all' impotenza per non rovinare le inquadrature al tiggi della macchina mediatica. Eccovi la pagina, chi sta su Facebook la legga con le discussioni e la linki, quando ne verrà distillato un documento definitivo vi posterò anche quello.

Quando ho sentito delle scosse di terremoto in nord Italia sono andata con il cuore a tutti gli amici, reali e virtuali e soprattutto questi ultimi, che sono molto più numerosi, che vivono in quelle zone e dopo essere andata da loro con il cuore sono andata con il mouse nei profili facebook. Io Facebook ce l' avevo giusto perché una volta Gino mi ha mandato una foto e io che manco sapevo cosa fosse e come fosse e non è che avessi voglia di approfondire, ho cliccato e prima ancora di capire cosa stava succedendo, passo passo mi sono ritrovata un profilo. che ho lasciato lì.

Poi il 6 aprile 2009 alle 3.32 (buffo, certe cifre non serve neanche tatuarsele perché ce le hai tatuate nel cervello, aspettavo il traghetto l' altra sera, per esempio e sul tabellone il conto alla rovescia dei minuti che mancano all' ultima corsa, arriva a 3.33 e sorrido pensando che ho catturato per caso quel secondo lì perfetto, poi segue 3.32 e mi si ferma il mondo intorno e non sono più ad Amsterdam in una notte di gennaio 2012, sono in una terra di nessuno e le orecchie mi ronzano), dicevo quella notte lì finisce un pezzo di mondo che ho potuto condividere nella vita, e per sapere cosa è successo, fare l' appello, capire chi c' è e chi non c' è e dove sono andati a finire mi sono attaccata a Facebook e non mi sono staccata più.

E anche a questo giro una fa l' appello su Facebook, solo che adesso lì ho un bel circolo di amici reali e virtuali che mi tengono informata delle più ottime e svariate cose, e tra loro Bianca, che se non avessi scritto Statale 17 e non lei non l' avesse letto, e non mi avesse fatto chiamare da sua cugina che era in Piazza Duomo il venerdì santo 2010 per Fahrenheit e non me l' avesse passata al telefono, e non avessi linkato tutta una serie di aquilani, che conosco, che avevo conosciuto, che non conosco ancora, tra cui Matteo Grimaldi, giovane scrittore, e non avessimo fatto il Viaggio all' Aquila lungo la Statale 17 a ottobre, e non avessi visto Bianca di persona e scoperto en passant che era pure la zia di Matteo, non che sia rilevante, ma succede, il clan, che ve lo devo ripetere, ecco è successo così, che io su Facebook ci trovo tutto, compreso il link alle intercettazioni Bertolaso-Stasi che il 30 marzo 2009 riuniscono la Commissione Grandi Rischi non per valutare la situazione e dire qualcosa di concreto alla popolazione terrorizzata, ma come operazione mediatica per far star zitti i rompicoglioni.

Matteo oggi ha postato una sua riflessione, lui che con i suoi il terremoto e soprattutto l' inumana e incompetente gestione da parte della Protezione Civile e il governo mediatico, lui, giustamente, sente l' intercettazione e prova una gran rabbia.

Io volevo reagire a quel post, mi sono accorta subito che mi si stava scatenando il pippone e ho pensato bene di trasferirlo qui per non intasare il suo commentario. Eccolo.

Che quella riunione della commissione grandi rischi fosse una barzelletta lo abbiamo saputo quella settimana dopo, quando è cominciato il coro dei perché e ci avevano detto subito che già solo la durata delle riunione, ridicolmente corta, non poteva essere servita a fare il punto di una situazione in quel momento seriamente preoccupante. con una città con i nervi scoperti che a ogni scossa scappava in strada o dormiva in macchina, con la scuola elementare De Amicis che chiudeva ogni due per tre, visto che oltre a non essere antisismica se ne stava cascando per conto suo e anche senza sciame sismico forse andava evacuata e basta.

Con i ragazzi della casa dello studente, e quanti futuri ingegneri non ci stavano lì dentro, che chiedevano perizie e rassicurazioni e si disegnavano su carta tutte le crepe che mano a mano gli si andavano disegnando sui muri delle camere e magari uno di noi vede una crepa e non ci pensa, mentre uno che proprio in quel momento sta studiando per un esame la vede e capisce altre cose, e suona l' allarme e nessuno gli da retta, e cosa sia successo alla casa dello studente e agli studenti che c' erano dentro non ve lo devo raccontare più io.

Semmai chiedetelo a quei turisti ferragostani che ci si andavano a fare le foto sorridenti davanti, che per chi l' ha fatto con la Costa Concordia si sono scatenati anatemi, mentre allora erano solo gli aquilani a spezzarsi il cuore, ma cosa fai, vai lì e gli dici che sono stronzi? Lasci perdere.

Tutte queste cose noi le sapevamo e le intuivamo anche prima delle intercettazioni, ma quando ci sei dentro fino al collo e lotti ogni giorno per arrivare a sera senza perdere la testa, anche quello che sai non lo assimili del tutto. Al massimo te lo annoti.

A noi bastava farsi un giro per le tendopoli, bastava leggersi le ordinanze (ve la ricordate quella clamorosa che a piazza d' Armi era proibito il consumo di coca cola, caffè e cioccolata? Per non eccitare chi giustamente poteva pretendere un trattamento civile anche da sfollato e non la sospensione dei più elementari diritti umani. Ve lo ricordate che non si poteva fare volantinaggio per le riunioni dei comitati cittadini, non si poteva andare a trovare o cercare un parente se non avevi il pass, genitori e figli privati della possibilità di vedersi, il tutto mentre le scosse continuavano, si preparava il circoBarnum del G8 e Obama, col cazzo che ci ha dormito all' Aquila, ci sono i tracciato di tutti i voli degli elicotteri che ogni sera lo riportavano di nascosto a dormire a Roma alla sua ambasciata, ma Vespa non ci farà mai un plastico. In compenso cifre a troppi zeri che potevano servire a fare una cosa utile sono stati usati per fargli nella caserma della guardia di finanza un campetto di basket, mai usato da nessun ragazzino aquilano.

Le porcate che hanno fatto all' Aquila e che stanno emergendo con il tempo, ma mai abbastanza da far ribaltare il punto di vista di chi l' operazione mediatica se l' è puppata tutta senza avere la possibilità o la voglia di vedere con i propri occhi, e l' Italia che dice: adesso state tutti bene e vi hanno ricostruito tutto, vero?

Bertolaso che come uno scolaretto al primo appuntamento chiedeva udienza alla famosa massaggiatrice brasiliana dello sporting club se poteva venire a farsi curare la cervicale, e come cambiano le operazioni mediatiche anche l' anatomia del corpo umano, io una cervicale ad altezza cavallo pantaloni non l' avevo mai vista o sentita, ma non sono medico come Bertolaso. Che poi con lo status da eroe che si era fatto con la gestione mediatica, sai quante donne in tutta la provincia gliel' avrebbero data gratis, ma se è per amore e non ci guadagna nessuno almeno la promessa di un appaltino, evidentemente non è abbastanza erotizzante per certa gente.

Le infiltrazioni della camorra nelle ditte a cui è stata affidata la ricostruzione senza gare e senza controlli, quelli che ridevano alle 3,35 quando da Roma sentivano la scossa e sapevano già gli appalti che gli sarebbero andati.

Una città sistematicamente militarizzata, dimenticata e massacrata, la borghesia aquilana in doppiopetto e collier d' oro menata dai celerini mentre volevano dimostrare davanti a Montecitorio.

Tele2che ha preso la palla del terremoto al balzo per fare licenziamenti che da anni tentava di fare, ma non ne avevano gli estremi.

Il perverso e unico meccanismo di tassazione per cui cornuti e mazziati, privi dei più elementari servizi, della benché minima prospettiva sul futuro, gli aquilani stanno pagando tasse che non eran mai state imposte a nessuno a così breve tempo da un evento distruttivo, e ditemi voi di attivita produttive in città cosa ci sia rimasto.

L' università, dio buono, l' università che era già allora il motore principale della vita ed economia aquilana che va avanti solo per la lealtà degli studenti che senza strutture, mensa, abitazioni o altro continuano ad iscriversi per faticare di più e questa università eroica, che ha i suoi martiri negli studenti uccisi dallo stato, ecco, qualcuno ha avuto la bella idea di intestare l' università a Gianni Letta, aspetto solo che in Sudtirolo qualcuno proponga di intestarne una ad Adolfuccio e poi stiamo a posto e il cerchio si quadra.

(E bene hanno fatto quei genitori che hanno rifiutato i funerali di quello stesso stato dove ora, abbiamo saputo, Berlu era tutto seccato perché ci sarebbero stati ai funerali pure Napolitano e altri personaggi che rischiavano di offuscarne l' aura mediatica, perché non vi scordate che questa è sempre stata un' operazione mediatica, ditelo ai vigili del fuoco e ai volontari della Protezione Civile che sono andati a rischiare le penne per aiutare, diteglielo che non sono degli eroi ma solo delle comparse di un circo Barnum, e quindi a quei funerali alla fine Berto ha salvato capra e cavoli mettendo il Berlu in mezzo ai genitori e meno male che Napolitano non ha insistito per starci anche lui o costui si sarebbe fatto issare sopra una delle bare, che per uno piccoletto in effetti garantisce la visuale migliore).

Comunque, vi ringrazio sentitamente se siete arrivati fin qui senza perdervi tra le secondarie (c' era una frase principale da qualche parte? Forse) e anzi mi complimento con voi.

Comunque capite quante cose saltano fuori con nuove scosse e con una Protezione Civile che neanche dopo l' Aquila è stata capace di fare un decalogo misure di sicurezza, ci stanno pensando adesso gli aquilani e spero che chi vive in zone interessate (cioè tutta l' Italia) lo legga. Interessante anche leggere i botta e risposta, e se sapeste quante volte in questi giorni ho letto su facebook: amici del nord, non fidatevi della protezione civile.

Perché adesso che quella stessa commissione grandi rischi sta sotto processo per omicidio colposo e dai media che a loro si, vengono ancora messi a disposizione, alzano alti lai di vittimismo, dicendo: come fanno ad accusarmi di omicidio se i terremoti non si possono prevenire? è in malafede ora come allora, perché appunto questo è il fondamento dell' accusa.

Come mai, in una riunione durata manco 40 minuti + pranzo, in una situazione che il più fesso dei sismologi avrebbe definito anomala e preoccupante, come hanno fatto a prevedere che il terremoto NON ci sarebbe stato? E detto agli aquilani: fatevi un bel bicchiere di Montepulciano e andate a dormire?

Così che gente che nei mesi precedenti a ogni botta andava a dormire in macchina, quella sera, dopo la scossona di avvertimento dell 23 invece di fare quello che avevano sempre fatto, si è fidata, sono tornati a letto certi che una commissione Grandi Rischi mica si riunisce e delibera alla cavolo, sicuramente sapeva quel che faceva.

Questa gente poche ore dopo si è ritrovata a tirar fuori i propri bambini cadaveri scavando con le mani nelle macerie, mentre i camion dei vigili del fuoco si fermavano per strada perché non avevano più benzina. Ecco perché i membri di quella commissione sono sotto giudizio per omicidio colposo, se avessero detto allora (e non adesso): non possiamo prevedere nulla, fate un po' voi, che è quello che dicono adesso, la gente sarebbe uscita, il terremoto ci sarebbe stato lo stesso e i morti pure, ma qualcuno si sarebbe salvato e altri non vivrebbero adesso con la rabbia di aver creduto a gente che stava facendo iun' operazione mediatica.

Insomma, c' è tanta paura e rabbia in giro per il net e tra i cuori di chi allora o adesso sente le scosse, e io spero che sia un falso allarme pure questo. perchè di tutto quello che hanno detto finora, io credo a una sola cosa: i terremoti non si possono prevedere. Peccato che l' Italia sia zona sismica.

venerdì 27 gennaio 2012

10 (oddio dieci, ma quando è successo?)

Da due giorni gli abruzzesi di Amsterdam o mi fanno cazziatoni o mi offrono dei gran begli aiuti gratis, spesso entrambi e io sono di nuovo sotto raffreddore di testa, oh, yeah.

C' è che per una commistione astrale di cose che forse ho detto ma non mi ricordo perché avevo la testa ovattata, il naso che cola, la gola che brucia e gli abruzzesi incazzati alle costole, oh yeah.

E ieri avevamo iniziato a fare i sacchetti di popcorn da offrire a scuola, ma mi faceva incazzare solo vedere come li riempivano e il pop corn sparso a chili per casa, per cui mi sono scordata di finirli e stamattina di corsa fai 24 sacchetti e portali a scuola ed entra in extremis e litiga con il padre dei tuoi figli prima di uscire che ci si sta tra i piedi e il disordine, ma lo capisce lui che sto lavorando come una disperata, e ho il raffreddore di testa e devo organizzare una roba di abruzzesi che non me l'ha chiesta nessuno, l' ho decisa io e ben mi sta? (Il budget però, piccolo, ma lo hanno creato).

Volevo fare una torta, ma poi anche no, e domani una cena di pesce, ma non cucino io, e Ennio vuole smettere con il coro perché è stanco, ma io ancora non riesco a parlare con la direttrice e sono due settimane che ce lo trascino di peso, ma oggi anche no, oh yeah.

(E siete contenti che vi risparmio l' amarcord del parto? oh ariyeah).

Insomma eravamo tutti a casa presto, il maschio alfa che finita la faticosa gestione degli abruzzesi et dona ferentes, e li amo, 'sti stronzi col senso del clan, che bello il clan mi fa: ma non avevi detto che facevi la torta?

Eh, l' avrò detto. Dico tante cose.

E abbiamo letto tre cartoline bellissime

e detto alla nonna in Francia in visita ala sorella che Ennio ha detto che le manca,

e lei allora domani prende il treno e torna da noi, perché le manchiamo anche noi,

e ho apparecchiato la tavola con la tovaglia ricamata, i bicchieri di cristallo molato, le posate d'argento non lucidate e il servizio dei compleanni di mia mamma, ora nostro e usato per la prima volta, con la fascia d' argento intorno e pochi piatti rimasti (e ne ho pure spaccato in due uno da dessert, ma di quelli ne avevo di più)

e mangiato le penne al pesto

e due fettine di salmone affumicato io e il capo

e la crema pasticcera con i savoiardi dentro, con la roba che avevo comprato per la torta

(poi Ennio ha preteso e ottenuto anche tre mini-pizzette surgelate come ammazzacaffè)

e ha messo un dito nel soave di Battistella, lo ha leccato e ha detto: buono!

e detto noi: che bello, dieci anni, proprio una cifra tonda. Fra altri 10 anni ne avrai venti (and all that sort of things)

Ma glielo aveva già detto il programma del giardino dei numeri su Internet, a cui lo ha iscritto la scuola per giocare imparando e che nella finestrella dei suoi dati ci ha scritto il suo nome e 10 anni e ogni tanto sullo schermo del gioco passava un aereo con lo strisicone:
"Ennio, 10 anni, auguri, eh?"

Perché come dicevamo con Elena WorldWideMom in Carpe Diem, io mica me li ricordo granché i primi anni, c' era troppo da fare.

Ma ho la fermissima intenzione di ricordarmi quelli dopo.

mercoledì 25 gennaio 2012

Il taxi che vorrei

Il taxi che vorrei ce l' ho a Cracovia. L' ho scoperto negli anni in cui ci abitava mio fratello. A Cracovia le compagnie di taxi oltre ad avere il numero di telefono facile, offrono una tessera di fidelizzazione. Con quella, se prenoti telefonicamente, non solo ti fanno lo sconto soci, ma ti offrono un sacco di carinerie, sanno chi sei, dove vai, che fai.

Un tassista mi raccontava di una signora che era rimasta chiusa in casa, perché il marito uscendo aveva automaticamente chiuso una serratura di sicurezza uscendo, che si poteva aprire solo dal di fuori, e la centrale le ha mandato un tassista che ha raccolto al volo la chiave lanciata dalla finestra, è salito nel palazzo e le ha riaperto. O gli anziani che si fanno mandare a prendere le medicine in farmacia.

A Cracovia, dove davanti casa di mia madre il posteggio taxi è più vicino della fermata dei mezzi, quando siamo in 3 o in 4 conviene rispetto all' andare in centro con il tram. Se i tassisti fossero meno stronzi converrebbe anche ad Amsterdam, dove in certi punti i mezzi neanche arrivano.

A Cracovia quell' anno che prenotavo con la tessera di mio fratello, manco dovevo finire di dire l' indirizzo, lo sapevano. E a me con i tassisti polacchi mi piace parlarci.

"Signora, ma mi sbaglio o lei ha un accento straniero?"
"Si, in realtà sono italiana".
"Ah, ma allora è per caso parente di quel signore che viaggia con noi che ha l' agenzia viaggi in via X?"
"È mio fratello, allora lo conosce".
"Non mi dica più niente, ho capito dove deve andare" (non mi ricordavo l' indirizzo e avevo iniziato a dare indicazioni approssimative).
"Perché suo fratello un periodo lo andavo sempre a prendere all' indirizzo Y, ma ha traslocato?"
"Si, lì era casa di mia nonna, adesso abita a Z".
"Ah, ma adesso che mi ricordo allora ho conosciuto anche sua madre, a quell' indirizzo lì".

Insomma, erano tempi precedenti alla normativa sulla privacy, ma se fossi stata la moglie gelosa e un po' furba di mio fratello avrei saputo in men che non si dica tutti i posti dove si andava ad ubriacare, visto che è dopo cose del genere che ti conviene prendere un taxi.

Che poi, una dritta utile, a Cracovia se vai a o vieni dall'aero[porto ti chiedono se vuoi passare per la tangenziale o la via normale, e uno pensa: "per la tangenziale faccio prima". Si, ma per 300 metri che esce fuori zona e poi ci rientra, paghi una tariffa superiore. Questo, inutile dirlo, me lo sono fatta spiegare da un tassista.

Bella cosa, l' abbonamento. Io non capisco perché gli olandesi che sono tanto furbi non si inventino anche loro una roba del genere. Perché se io potessi pagare i taxi un po' meno e potessi prevedere un po' in anticipo quanto mi costano e chi mi carica, quanto sarebbe una bella cosa, li userei molto di più.

E se avessi l' abbonamento, potrei anche andarmi a far prendere i bambini da scuola in situazioni di emergenza, tipo sei bloccata in tangenziale e il doposcuola sta per chiudere. O una volta che mi è morta la macchina mentre stavo per uscire e ho dovuto prenderlo lo stesso perché in ritardissimo, ho pagato una corsa doppia mentre a me ne serviva una singola.

Un' altra volta che stavo male, ricordo nel delirio di aver avuto l' intuizione geniale: ho chiamato il doposcuola, chiesto se c' era qualche genitore che conoscevo e di passarmelo. Ho chiesto al genitore in questione, spiegando la situazione, se mi faceva la carità di chiamare un taxi, caricarci i bambini sopra (4 e 6 anni all' epoca), rassicurare il tassista che ero sulla porta di casa ad aspettarli con i soldi e dargli indirizzo e mio telefono, ed è andata benissimo. Ovviamente se esistesse come prodotto ad hoc non dovrei contare sugli amici che capiscono che voglio e mi caricano i figli a bordo, basterebbe farsi dare dalla centrale il codice del tassista, comunicarlo al doposcuola dandogli l' autorizzazione per telefono, e via.

Ora un po' di taxi e tassisti stronzi li ho beccati a Roma, ma anche ad Amsterdam. Secondo me è questo uno degli effetti della iberalizzazione che si scateneranno ancora di più. La liberalizzazione qui c' è stata qualche anno fa, prima quando hanno autorizzato una seconda compagnia di radiotaxi e c' era la discussione se potessero usare i posti dell' altra (parlo di quando alle fermate dei taxi c' era ancora un telefono da chiamare si ti serviva una corsa).

Veramente ci sono state storie di gruppi di tassisti che si mettevano a menare i concorrenti, o gli andavano a sbattere addosso, o tentavano d buttarli fuori strada. Gli argomenti erano gli stessi di adesso in Italia e la licenza è la mia pensione e ho fatto un mutuo per comprarla, eccetera. Non so come il comune abbia risolto, con qualche forma di compenso credo. Comunque alla stazione è sempre il selvaggio west, c' è stato un periodo che c' erano un vigilante e uno spartitraffico messi apposta per regolare l' ordine di salita, certe volte saltellavi da un taxi all' altro prima di capire chi era quello che aveva diritto a partire per primo.

Fatto sta che da allora i prezzi sono aumentati, i taxi pure e se sali su uno che non appartiene a una compagnia riconosciuta, ti capita di tutto. Gente che non parla inglese ma spesso neanche olandese, i giri fatti apposta per perderti, il tassametro spento ' per sbaglio', la ricevuta che non hanno il blocchetto, tutti i classici motivi per cui uno evita come la peste di prender taxi se solo può. il tassista che sei in ritardo e disperata e si rifiuta di prenderti perché è troppo vicino e perde il posto alla stazione dove gli può capitare il turista pollo da spennare. L' ho denunciato allo sportello apposta.

Io ad Amsterdam mi difendo in due modi: innanzitutto cerco di prendere solo i taxi 7x7, ovvero la compagnia TCA che ha come numero di telefono 020-777 77 77. Ho fatto un paio di volte dei reclami o segnalazioni e mi hanno risposto sempre molto correttamente, mi ha chiamato il capo in persona con il suo bell' accentone locale e gli ho spiegato che non mi puoi far pagare una corsa 30 euro senza darmi la ricevuta da scaricarmi e fare storie se insisto. Purtroppo non avevo avuto la presenza di spirito di segnarmi il numero del tassista, per l' incazzatura, ma la ricevuta me l' hanno spedita comunque. E mi ha suggerito di prendere sempre nota del numero del taxi perché conviene anche a loro che chi è scorretto venga ripreso.

Cosa che avrei dovuto fare una volta che per la fretta e il ritardo ho preso un taxi per l' Hilton, un tragitto che dalla stazione in quel periodo facevo spesso (oh, ci quasi abitavo all' Hilton all' epoca) e mi spara 25 euro per un tragitto che normalmente costa sui 16. Alla mia domanda mi spiega che è perché lui ha l' auto da 6 posti. Eh, ma io sono sola, mica te l' ho chiesta, sono stata costretta a prendere il primo taxi alla fermata della stazione.

Da allora, specie se è di sera, anche se devo prendere un taxi dalla stazione, chiamo il 7x7 e gli chiedo di caricarmi lì accanto, perché proprio a causa della proliferazione selvaggia di tassisti non professionali, i tassisti del TCA, che ha un controllo interno e sono corretti, non fermano volentieri alla stazione proprio per via dei colleghi scorretti che ci stanno. Quindi o attraverso e li cerco alla fermata davanti all' Hotel Victoria, o mi cerco un punto in cui aspettare e me lo faccio mandare.

Ma onestamente, il taxi che vorrei è un mini-taxi o un mamma-taxi.

Il mini-taxi è una smart o tipo una Peugeot 107: la maggior parte delle corse in città sono fatte da una persona sola e senza bagaglio, quindi una macchina piccola costa di meno da comprare e ammortizzare e meno di consumi, deve per forza riflettersi nel prezzo della corsa.

Il Mamma-taxi invece la vedo come un' estensione del concetto dell' auto condivisa, ovvero auto non di lusso con autista donna e abbonamento in modo da conoscersi tra società e utente. Utile per spedire i figli a qualche attività dove tu stessa li scaricheresti davanti al cancello per poi venirteli a riprendere dopo, per le donne che la sera preferiscono un autista più rassicurante dell' energumeno tatuato che non parla olandese e risponde a grugniti, per gli anziani che devono andare dal medico ma nessuno dice che lo debbano fare in mercedes. Insomma, il servizio che alle famiglie di solito procura la vicina gentile o la mamma appunto, che non lavora fuori casa, a un prezzo più ragionevole. E anche per le signore autiste l' abbonamento consente di sapere chi si caricano a bordo, perché il sistema reclami funzionerebbe in due direzioni. Il passeggero molesto viene estromesso dal servizio.

E non ci dimentichiamo che invece di pagare ogni volta, capire se ho i soldi o se dobbiamo fermarci (a pagamento, ovvio) al bancomat prima e aspettare la ricevuta se te la danno, arriva a casa ogni mese una fattura delle singole corse che ti fai pagare direttamente dal conto.

Il problema è che per come sono le regole adesso, mi spiegava un tassista che studia economia e vuole scrivere la tesi proprio sul suo lavoro, ci vogliono macchine di una certa cilindrata e di un certo tipo per fare questo lavoro. La licenza per la 107 non te la daranno mai. Il che dimostra che finché ci sono i protezionismi di qualsiasi tipo non è possibile inventarsi i servizi a misura delle esigenze dei clienti, non è possibile liberalizzare davvero i prezzi e le regole che si cercano di mettere per garantire un minimo di uniformità spesso sono regole meccaniche.

Allora a me piacerebbe una regolamentazione non per le auto ma per i tassisti. Visto che tutti abbiamo un navigatore più o meno aggiornato e che tutti lo usano (a un tassista giovane e timido che si vergognava di usarlo perché dei clienti lo avevano ripreso e mi aveva spiegato che siccome avevano bloccato un paio di strade grosse per cui non si ricapava, ho suggerito di spiegare ai clienti che lui lo usa per una questione di correttezza e trasparenza in modo che il turista capisca che non sta cercando di fregarlo facendo i giri tortuosi. Perché adesso che i telefonini ce li abbiamo, i sistemi computerizzati di prenotazione auto ci sono, i navigatori anche, perché non usarli per creare un servizio più comodo, invece che più bizantino?

E invece di catalogare le auto cataloghiamo i tassisti. Diamo la licenza a persone simpatiche, che conoscano la propria città, che guidino rispettando le regole del traffico e della umana cortesia, che non ti attacchino pippe contro gli stranieri, contro i tifosi dell' altra squadra e contro il governo. Che parlino se interrogate e che siano gentili con i passeggeri e flessibili nelle richieste, che non si impermaliscano se devo fare meno di 2 km. alla tariffa fissa di € 7,50 e che siano profondamente consapevoli che la mancanza di lavoro non deriva dalle liberalizzazioni, ma dalla brutta immagine del servizio che uno usa solo se proprio non può farne a meno a costo di sbudellarsi.

Datemi un taxi a misura di mamma e vedete se poi non lo prendo con piacere e non lavoriamo meglio e lavoriamo tutti. E se mi copiate adesso l' idea del min-taxi o del mamma-taxi prima che trovo qualcuno a cui venderlo, sappiate che vi passo sopra con la greenwheels. Anche se siete sulle strisce.

martedì 24 gennaio 2012

Manuale di gestione dei neononni olandesi

Ultimamente si è parlato di prima nonnitudine batava sia con la mia amica Rita (auguri, futura nonna) che si chiedeva perplessa di certi atteggiamenti dei consuoceri, sia con i consuoceri di mia suocera che stanno per diventare nonni per la prima volta (dall' altro lato).

E parlandone mi sono ricordata di altre prime nonnitudini interculturali, per esempio annissimi fa, prima dei miei figli, di quella di V, ma anche la mia, che i Santisuoceri santi subito, ma sempre olandesi sono, ci abbiamo messo del tempo per assestarci su svariate posizioni, e poi come sapete io ho questa immunodeficenza da confessionale, nel senso che chiunque sia iniettato del virus dello scaricarsi la coscienza, adesso, subito, con la prima arrivata, becca sempre me, che quindi sono perfettamente aggiornata sui fatti di semisconosciuti che poi non vedrò mai più, perché confessarsi nell' attimo dell' attacco è una cosa, ma che non si presupponga sia l' inizio di una frequentazione, o dioneliberi amicizia, che già è abbastanza imbarazzante sapere che qui fuori c' è qualcuno che non hai pagato che sa dei fatti tuoi intimi innominabili (e mi pagassero, almeno, se serve a togliergli il patema, non diventeremo amici, ma almeno ho emesso fattura).

Ora, non è che i nonni olandesi siano queste creature angelicate, discrete, magari un po' distanti, si, però almeno dei modelli di discrezione e facciamoci i fatti nostri. Magari. La distanza emotiva o formale non ha mai impedito nessuno a venirti a dire nel momento meno adatto dove sbagli e cosa dovresti fare secondo loro. Il nonno e meglio ancora la nonna, si impiccia per definizione, cambiamo i modi e le aspettative, ma quello è. E non ci scordiamo che per gli olandesi il massimo dell' amicizia e dell' affetto consiste nel ventilare le proprie opinioni (in questo paese DEVI avere un' opinione su tutto, in genere infondata) e dirtelo però che proprio sbagli e che te lo spiegano loro come si sta al mondo.

Qui però vorrei parlare di quel caso di nonnitudine interculturale specifica di madre straniera e padre e nonni olandesi. Perché non crediate che le commari non abbiamo ragione quando dicono: si però quando il/la nipotino/a è figlio di tua figlia è tutta un' altra cosa, è quasi un po' di più il tuo bambino. È perfettamente vero e nonostante che l' esperienza della maternità vissuta con la propria madre vicino è anche l' occasione d' oro per regolamenti di conti madre-figlia rimandati da decenni, è spesso anche l' occasione per riavvicinarsi o capirsi meglio in nome della condivisione del ruolo. Il tutto in un mondo ideale.

Ora, tanto per darci come pietra di paragone la situazione piana, limpida e recoaro, vi cito due nonnitudini tutte olandesi opposte.

1) La prima è quella di Cugino preferito e la sua compagna, che hanno insieme due bimbe deliziose di 2,5 e 4 anni (la seconda ci è un po' uscita per caso prima del previsto) e un mutuo elevato, ma non si sono sposati. Entrambi lavorano e sono carrieristi, ma lei ha un part-time da 4 giorni e lui il lunedì lavora da casa e si gestisce bene la piccola tra sonnellini, pranzetti e passeggiate per prendere e riportare la grande da scuola, e poi recuperando la mattina presto e la sera dopocena, quel po' di ore di lavoro ci stanno. Da quando è nata la grande i nonni tutti, a turno ogni due settimane, guardano le bimbe per un giorno.

Quindi i nostri zii, di cui lei è infermiera e lavora ancora mentre lui è in pensione e vivono a 160 km. di distanza, da 4 anni, ogni due settimane si prendono il mercoledi libero, anzi, partono il martedì sera, vanno da amici a una trentina di km. da Amsterdam che altrimenti non vedrebbero mai, cenano e si divertono, pernottano e la mattina alle 8 sono sulla soglia per prendere le consegne. Il pomeriggio alle 18 risalgono sul treno e tornano a casa. La settimana dopo viene la nonna materna. Per loro è una gioia e un' occasione per vederle crescere queste bambine, e la fatica e lo strapazzo lo hanno trasformato in positivo. Tutti gli anni le sacre famiglie, ovvero genitori, bimbe, suoceri, consuoceri e cognati si imbarcano e vanno insieme a sciare.

Siccome sono tutti olandesi ognuno conosce perfettamente le distanze di sicurezza che l' affetto, la buona educazione e le convenzioni consentono e in caso di dubbio sonda il terreno con i propri figli/genitori per capire se è il caso o no.

2) La mia amica M invece ha una suocera anziana, del tipo calvinisto-rigido-si vive secondo le regole, e con un figlio fortemente autistico che vive con lei, quindi tempo, disponibilità e voglia non ci sono. Vengono da mondi completamente diversi e la suocera in svariate occasioni le ha proprio detto in faccia: "eh, si, ma se lui è felice con te ci dobbiamo rassegnare, e ti sopportiamo per questo".

Il marito ci tiene giustamente a mantenere i contatti e le feste comandate anche se sa che sua madre è una stronza inacidita. Proprio perché è il figlio eternamente trascurato in favore del fratello bisognoso, e di conseguenza fa più del suo meglio per far vedere che anche lui, tutto sommato, un briciolo di bene se lo è meritato.

M con il tempo si è rassegnata, a volte va a trovarla, a volte si prende un weekend per fatti suoi mentre i maschi stanno da sua suocera in visita. Hanno preso atto, neanche troppo serenamente ma il tempo fa molto, di non avere niente di buono da dirsi e che l' energia che costa mantenere le apparenze non vale lo sforzo. Quindi M si sente liberissima di partecipare o declinare, ma fondamentalmente ha lasciato la gestione di sua madre al marito che è giusto, essendo il figlio, che se la spupazzi lei, anche se poi le scorie se le becca tutte la moglie, ma succede nelle migliori famiglie e le amiche ci sono per riscaricare in modo indolore le scorie scaricabarile.

In mezzo a questi due esempi tutto è possibile, ma in genere è opinione accettata che uno finché non ti chiede dei soldi, anche se è tuo figlio e tu sei il nonno dei suoi nipoti è libero di farsi la sua vita e non sta bene che tu interferisci o commenti o ti impicci più di tanto. Almeno con il diretto interessato.

Questo nel bene e nel male, ovvero anche in situazioni in cui un genitore si preoccupa da morire, si tiene alla larga e parla solo se interpellato, per discrezione.

Per esempio altri conoscenti con un figlio che una volta uscito di casa per andare all' univarsità si è stranito e poi è risultato aver avuto una brutta depressione. Grandi patemi, grandi sensi di colpa, grandi interrogazioni sul che faccio o non faccio, posso aiutarlo o la vive come un' interferenza inaccettabile? Quello che avrei fatto io, ovvero un pronto intervento che gli piombi in casa per parlarci, vedere come puoi aiutare e fare/imporre un piano di battaglia per aiutare, che ti piaccia o meno tu adesso non sei in grado di valutare serenamente le cose e io sono tua madre e ho dei doveri nei tuoi confronti, tipo prenderti a calci in culo se è quello che ti aiuta, qui ha tempi decisionali molto lunghi e forse non avverrà mai.

Non ci scordiamo poi che il concetto di privacy e fammi tanto fare i fatti miei che sto meglio è reciproco: certi nonni olandesi, attivi, in gamba e con una gran voglia di godersi la pensione per caricare il camper e togliersi di torno per sei mesi l' anno potrebbero non aver affatto voglia di spupazzarsi i nipoti solo perché i genitori hanno deciso di avere così tante necessità materiali da dover lavorare entrambi. Hai voluto la carrozzina? (per citare un gran bel libro che andrebbe regalato a tutti i neogenitori). Pedala. O magari i nonni lavorano e se devono prendersi un part time lo fanno per dedicarsi ai propri hobby, visto che la parte loro l' hanno fatta con i figli, ma se mi inviti al compleanno del bambino vengo e gli faccio un bel regalo.

Alle nuore straniere ed alle eventuali consuocere certe derive di questo tipo creano perplessità. Insomma, ti impicci o non ti impicci, come devo valutare questo tuo intervento? Te ne frega qualcosa di questo nipote o mi stai dicendo: crepa? So di una ragazza perfettamente realizzata nella professione, che è andata col marito dallo psicologo per capire come gestirsi la suocera, peraltro santa donna, persino discreta e ragionevole a modo suo, e che non sa nulla di tutto ciò.

La loro soluzione è stata quella di non accettare nessun tipo di aiuto ma dichiaratamente ("la casa è troppo piccola ma va bene, non voglio che ci prestiate dei soldi o altrimenti mi sento ricattato"), non dargli mai i bambini - vero è che l' unica volta che l' hanno fatto la suocera ha pestato con i piedi il loro desiderio di non dargli dolci spiattellandogli davanti un gelato per dessert con la scusa che stavano tutti insieme a mangiare e non potevi fare questo al bambino, fargli vedere gli altri che lo mangiano e lui no. A parte che gli altri erano tutti adulti e potevano aspettare per il dessert visto che il pupo cascava dal sonno e dopo il gelato è andato di corsa a dormire, a me è sembrata una scusa smaccata, loro hanno accettato tranquillamente la spiegazione e col cavolo che gliel' hanno mai più lasciato. Lei non l' ha capita, e manco capisce bene sua nuora e si è rassegnata, se la fanno andar bene e pace.

Però in genere la cosa che salta all' occhio è che al primo nipote i nonni olandesi almeno di facciata si tengono. Poi si fanno tutte le pippe degli altri, ma provano a mantenere un contegno, tipo si, normale, diventiamo nonni, ah, è la vita naturalmente, niente di speciale, si, siamo felici, che bello. Il tutto detto con la solita espressione facciale impassibile con cui direbbero: si vede che sta arrivando la primavera, già spuntano i crochi. Cresce la panza, oh, magari divento nonno.

Insomma, alla cena di Natale io che non posso farmi i fatti miei ho chiesto alla consuocera che vedevo per la seconda volta in vita mia: ma che bello un bambino e che effetto le fa diventare nonna? Ah, si niente di che, i crochi.

Poi è saltato fuori che aveva già lavato e inamidato generazioni di vestitini di famiglia, compresa la vestina del battesimo che è vero che non battezza più nessuno ma hai visto mai? messo la foto dell' ecografia nell' album di famiglia e programmato le future vacanze intorno alle date salienti del pupo, insomma, niente di che, le solite cose da nonni che fanno tutti, spuntano i crochi che ci vuoi fare? Sarà primavera. Il fatto che passavano almeno due giorni alla settimana al superoutlet neonati dall' altra parte dell' Olanda a studiarsi camerette e carrozzine era anch'esso un dettaglio.

I suoceri di V, peggio. Al lieto annuncio, tanto per far vedere che non perdiamo mai la testa né il controllo (c' è da dire che V che è una donna organizzatissima aveva deciso che doveva avere un figlio al più presto, che delle volte alle donne viene così, quella fame viscerale di figlio hic et nunc ecchissenefrega se ci vogliono nove mesi operativi. E per tre mesi ha praticamente abusato del marito di notte e di giorno, purchè in zona ovulazione, fino a che l' inseminatore ha fatto il proprio dovere ed ovviamente erano fuori di testa dalla gioia).

"Bello, però pensate subito a prenotare il nido perché noi, qualche sera che volete andare al cinema si, ma mica pretenderete che ci mettiamo a fare i babysitter fissi perché non ne abbiamo il tempo".

Lei, da brava napoletana, ci è rimasta di merda (lui da bravo olandese pure). Ma chi c**** vi chiede niente, per forza che abbiamo già un posto al nido, non si dimentichi che io sono la donna organizzatissima, ma un pelo più di entusiasmo no? Ma vuoi vedere che se ti da così fastidio nella pianificazione questo nipote non lo vedrai mai e pace?

Insomma, ci sono voluti tutti gli ormoni della gravidanza per appianare le cose e ovviamente alla nascita tutto era seppellito. Non per i nonni, che mentre io e mamma, non annunciate, il giorno che V è rientrata dall' ospedale già eravamo lì a far salotto con i nonni napoletani e rallegramenti e le foto del parto e tutto l' ambaradan e io sentivo il neopadre al telefono con i suoi:
"Mamma, guarda che è tuo nipote, ma venite quando vi pare, mica mi dovete chiamare per chiederci il permesso di far visita? Tanto stiamo a casa, vieni e basta quando ti si crea".

La vendetta per i nonni troppo distaccati ed educati. Poi di nipoti se ne sono ritrovati 5, io credo che dopo la prima si siano un po' sciolti. E comunque ogni volta che i miei altri due carrierissimi avevano viaggi di lavoro, fiere e cose varie ci pensavano i nonni napoletani, con o senza invito, a piazzarsi in casa a tenere il forte così che i genitori potessero lavorare, ma i nonni olandesi nel paesino accanto non sono mai venuti meno alla promessa delle serate cinema, questo a onor del vero va detto. Poi quando è nato il maschio e l' hanno chiamato come il nonno si sono completamente rincoglioniti anche loro, ma è normale.

Insomma, già il nonno olandese tipico di suo ha tanto bisogno di abituarsi all' idea e di sciogliersi, e se qualcuno gli da una spintarella affettuosa alla schiena gli viene meglio. Già qui hanno il complesso che è brutto spendere soldi e fare regali costosi, quindi quando poi ci fai caso che i nonni stranieri rinunciano a 6 mesi di pensione per comprare il passeggino figo superattrezzato, allora si lanciano e comprano le camerette più belle che il reddito e i figli gli permettono, sempre dopo essersi consultati. E se trovano un modo, qualsiasi, per comunicare con la nuora, forse riescono anche a godersi profondamente i nipoti.

Io vengo da una famiglia in cui le nuore si sono sopportate ottimamente suocere stronze ed impiccione, in cui ci si urla contro ma ci si vuole tanto bene e in cui ci si può permettere di chiedere aiuto. Se ho avuto bisogno a mia madre ho chiesto di venire in un paese di cui non parla la lingua, mettendo da parte i suoi eventuali progetti, per stare ad aiutarmi con i neonati per quei 4-5 mesi di emergenza. Sempre rendendomi conto del gran culo di venire da una famiglia in cui queste richieste si possono fare (mia nonna polacca non solo è stata un anno in Francia per aiutare mia zia che studiava e lavorava, ma per un altro anno si è portata mio cugino in Polonia, per questo il disgraziato era quello di noi che parlava meglio polacco).

Mia suocera da un lato era abbastanza inorridita dai cazziatoni che facevo a mia madre quando questa si allargava, tutto ciò prima di mettermi a lavorare sul perché certi consigli saggi di mia madre mi scatenavano reazioni inconsulte. Quando ne sono uscita fuori ho potuto parlare con lei da donna a donna sul nostro modo di gestire figli e nipoti e ancora adesso mi ringrazia per averla aiutata a capire dove sbaglia(va) con me e mio fratello. Ma per mia suocera è impensabile la comunicazione costruttiva a urlacci.

Dall' altro visto che non conosco altra maniera anche lei l' ho sempre coinvolta fin dall' inizio in tutte le grandi decisioni o patemi dei bambini, ho accolto più facilmente che con mia madre i suoi suggerimenti, mediando con il capo che invece essendo suo figlio reagiva da figlio, e trovo che in genere, essendo sia mia madre che mia suocera due ragazze intelligenti, disponibili e di buona volontà, abbiamo trovato un nostri modo. Grazie anche alla mia fantastica psicologa, c' è da dire anche questo, nulla è gratis nella vita.

Questo coinvolgerla in modo meno olandese di quanto sia abituata lei ha portavo a derive per cui i miei amici olandesi veramente reagivano inorriditi: ma come si permette tua suocera di dirvi o farvi queto? boh, che ne so, a me sembra tanto normale. Ma magari è normale per me. poi è vero che anche se non condividiamo tutto sui bambini, anche se certe cose trovo sia tempo sprecato a spiegarglielo e magari sbaglio, parto dal presupposto che se a me fa comodo che mi tenga i bambini nella settimana di vacanze non posso imporle il mio modo di gestirseli, fa lei a modo suo, vuol dire che quando rientrano ci mettiamo quel paio di giorni a capire che: il burro d; arachidi a colazione pranzo e cena MAI. Il dessert non è un diritto ma un privilegio occasionale (a casa di tua nonna, per esempio). Tanto i bambini mica sono scemi, al massimo ci provano.

Quello che voglio dire è che nella vita, con un po' di buona volontà, affetto e rispetto dei confini altrui, e se serve anche un buon consulente per l' anima o per l' educazione dei bambini, che qui ci sono questi ambulatori pediatrici che insegnano ai genitori a gestire le piccole e grandi fasi della crescita dei figli (ma io per quello ho già mia suocera che lo fa di mestiere e a cui spesso e volentieri telefono prima ancora di chiamare il medico di famiglia) i nonni si possono imparare a gestire al meglio. Persino quelli olandesi

(E pure le nuore, straniere e non. Che poi lo so che mia suocera, adesso che anche la piccola di casa le si è accoppiata, non vede l' ora che pure sua figlia decida di riprodursi. Ma da brava suocera olandese sta zitta, non si impiccia, la dovessero prendere male, e così al suo ragazzo gliel' ho dovuto chiedere io se hanno intenzione a breve di metter su casa insieme. Pare di si, prima di quanto pensiamo. Adesso che lo dico a mia suocera chissà com' è contenta).

lunedì 23 gennaio 2012

Un mese in immagini


I canali di Utrecht sono tanto diversi da quelli di Amsterdam. Questa e la prossima foto scattate in occasione della Fiera Vacanze a Utrecht dal 10 al 15 gennaio.


La torre del duomo do Utrecht, costruito tanto grande che a un certo punto è crollata una parte, quella che univa la chiesa al campanile, che è rimasto di lato per conto suo.


Cenettina carina degli Umbri - quest' anno per la fiera Vacanze ho lavorato solo per loro, a pagamento e gratis - per dei giornalisti che si sono commossi, un evento così intimo non gli capita spesso. Ne approfitto per organizzarne uno io a breve per un altro committente.


I famosi diamanti d Amsterdam (l' Ufficio del Turismo belga sta ancora nero, perché il vero mercato europeo dei diamanti sta ad Anversa, come gli addetti ai lavori sanno benissimo, ma gli olandesi sono stati più abili a costruirci intorno un prodotto turistico). Come ci sono arrivata ai diamanti? Fatto è che i miei primi lavori ad Amsterdam sono stati nelle fabbriche - turistiche - degli stessi. non ne ho ricavato granché ma so distinguere a occhio un biancazzurro da un bianco commerciale, meglio di niente. Ogni tanto fa bene andare a rifarsi gli occhi.


La mia ex-collega Monica in postazione diamantifera. Mi è capitato infatti come spin-off di un altro lavoro di fare da guida turistica - una cosa che nella sua forma solita non faccio da decenni, mi limito a procurarle a chi all' ultimo secondo si ritrova senza. E mi sono ricordata che davvero dovrei definire finalmente un mio prodotto turistico, le visite guidate di Mammamsterdam, perché i miei ospiti erano professionisti del turismo, ad Amsterdam ci sono già stati diverse volte, eppure i posti in cui li ho portati, le storie che ho raccontato e i negozi in cui abbiamo fatto shopping ancora non li avevano mai visti. ci riesentiamo presto su queste pagine con la cosa ben definita. Stay tuned.


Un aggiornamento Orsesco per chi ha seguito con tanta simpatia e affetto la telenovela dei mesi scorsi, secondo me abbiamo fatto bene e sta bene dove sta. Dopo le vacanze è cresciuto, è responsabile, si incazza di meno, aiuta a fare tanti servizietti in casa, al contrario di suo fratello che invece è in piena paturnia, meglio uno alla volta d' altronde, sta sereno, mangia e dorme. Gli mancano ancora gli amici intimi a scuola nuova ma invitiamo parecchi di quelli vecchi. Una volta sola recentemente ha dichiarato di voler tornare definitivamente alla scuola vecchia perché " qui vogliono che lavori". eh, queste maestre irragionevoli che vogliono anzi pretendono che tu a scuola faccia qualcosa. La sua nuova maestra applica in dosi ben assestate il metodo bastone und carota e funziona. Non si è lamentato più e fa quello che deve fare. qui fa un giochino a scuola alle 8.20, prima che suoni la campanella, poi l' ha rimesso a posto e io sono uscita dalla classe.


Si diceva degli umbri, ho dato una mano a una conoscente che ne sta facendo la promozione, ospitando tre personcine carucce per un paio di giorni di conferenze in Olanda, e mi hanno portato questa cosa buonissima, il pan pepato che non conoscevo, fatto dalle sante manine della sorella di uno dei tre. ottimo, me lo sono sbafata quasi da sola. E a giorni arriva un' altra mia amica umbra, è stato il gennaio degli umbri, a trovarmi, carica spero di ciauscolo e tartufo, senn`ø sembra brutto per il maschio alfa che è vegetariano, se non porta anche qualcosa per lui. Cioè, glielo imposto sennò la lascio, fuori, speriamo non mi abbia preso sul serio e venga comunque, basta che porti se stessa.


Infine, Orso dal parrucchiere Mario dietro l' angolo, già da qualche mese figaro del capo e di Ennio. Qui al lavaggio ("è la prima volta in vita mia, aaah aah, il collo").


Qui Mario gli ha fatto le prove di cresta, ma alla fine è stato drastico. Mario inoltre quando ci va il capo mi caccia dal negozio perchè sostiene che un uomo ha il diritto di stare un ora fuori dalle grinfie della moglie almeno quando si fa i capelli. Ma giovedì lo inauguro pure io e vi farò sapere. Il punto è che io sono pigra e i capelli me li facico il meno possibile, mentre il maschio ha un lavoro di rappresentanza ed è bene che si faccia mettere in ordine spesso.

E con questo chiudo che oggi Orso era a casa e ci siamo fatti una giornatona assolata e gelida in visita per Amsterdam, prima con una lettrice blog da poco traslocata con cui abbiamo deciso di consocerci e andare a fare un giro al Noordermarkt, dopo in biblioteca e infine a riprenderci Ennio da scuola, giocatona al parchetto davanti la stessa e rientro a casa causa incipiente congelamento di chiappe. E adeso stiamo tutti e tre sul lettone a leggere e scaldarci, ma di quello non ho foto.

sabato 21 gennaio 2012

Imparare le parole difficili


Prima una pausa pubblicitaria per l' ultima creazione di Orso per il regalo di compleanno per Belle, il coniglio di zia A. Così, l' ha fatto e l' ha riportato a casa, perché in questo periodo di compleanni (la famiglia Diga tende a riprodursi nelle vacanze estive e quindi affoghiamo nei compleanni di questi tempi).


Questo invece è il regalo di compleanno che Ennio ha chiesto e che gli ho preso stamattina. Adesso comincio con il post vero e proprio invece.

Uno dei miei progetti a cottura lenta, non so se ve l' ho detto, è il Ricettario delle parole difficili e siccome le parole difficili sono quelle che incroci per sbaglio, non quelle che ti metti a cercare sul dizionario, si capisce perché ci vorrà del tempo. Mi sto ancora chiedendo se la carne cruda all' albese tagliata a mano, per esempio, ci stia alla voce: scotomizzazione. Voi che vi intendete più di me di carne all' albese o di scotomizzazione cosa mi dite?

Per questo sono evidentemente sensibile all' effetto che fanno le parole nuove o che ti piacciono o che ti colpiscono e del momento in cui provi a vedere se hai capito proprio bene cosa significano per poi usarle a proposito. Da ieri Ennio mi ha sorpresa con due delle sue.

Costrettolo a seguirmi al centro commerciale per comprargli scarpe nuove ("Ma me le compri tu, vai da sola" e io "No, ti devo far guardare la misura, infatti, quasi 37) ci ricompensiamo con un giro di ricerca e reperimento regalo di compleanno (la foto era per mandarla al padre e vedere se era d' accordo, lo era) e poi un hamburger lui e una tortina grassa e dolce alle nocciole e meringa io, che se non fosse di fabbrica potrebbe causarmi pure orgasmi spontanei, ma vabbè meglio di niente. Siccome siamo alla caffetteria dell' HEMA, sfoglio distrattamente il depliant delle offerte speciali, sorvolando su una pagina di reggiseni. Mi ferma al volo:

"Aspetta, ma allora un BH è un reggiseno?" l' ha letto alla rovescia sul depilantino.
BH che si pronuncia behà è il diminutivo di Bust Houder ovvero reggiseno ne più ne meno.

"Si perchè, non lo sapevi?"
"Io ho sempre pensato che fosse una di quelle case dove si va a fare sesso".
"No, quello è un bordello, ma si chiama anche casa chiusa in italiano".

Continuiamo a masticare e chiacchierare.

"Senti ma tu allora con il terzo bambino hai avuto un aborto spontaneo?"
"Io? No, non mi pare di averne mai avuto uno" non stiamo a sottilizzare a meno di 10 anni o quasi 10 anni, come volete, sui predictor che prima dicono si e poi dicono no il tutto alla 6-7 settimana che quindi a rigore ricade in quelle famose percentuali che lo dico sempre io che alle nostre generazioni ci ha rovinate il rpedictor, altrimenti sotto al terzo mese, ignorance is a bliss, una si faceva i fatti suoi.

"Ma tu la parola aborto spontaneo come la conosci?"

Lo dico anche a voi, ci sono due parole molto diverse in olandese: abortus è l' intervento di interruzionen di gravidanza, miskraam con kraam che afferisce a una serie di vocaboli intorno a maternità, puerperio, puericultura eccetera, e quindi sta per tutto ciò che ti va male. Ecco lui ha detto miskraam.

"Abbiamo letto un racconto a scuola".
Proprio quello che mi interessa, ma più di tanto non ne tirerò fuorio, quindi semmai chiedo alla maestra lunedi.

******
Oggi. In olandese.
"Mamma, ma nel milaans "chiùl" vuol dire culo, vero?"

Non gliel' ho chiesto come lo sa, scusatemi. Perché è proprio vero che ai bambini le lingue straniere gli saltano addosso come le pulci ai cani, ma il milanese, santo cielo, come ci arriva un figlio mio al milanese? Secondo me mi ha spiato qualcosa su Facebook o non si spiega.

E con chiùl che ci faccio, la ricetta del prosciutto in crosta?

mercoledì 18 gennaio 2012

Meno male che non scrivo thriller

Perché nessun editore me l' avrebbe accettato. Il primo problema ovviamente è il titolo:
Capitani coraggiosi? C' è già. L' ammuntinamento del Bounty? Pure. Prima le donne e i bambini? Grazie Elena Gianini Belotti. Allora vediamo meglio? Il lupo di mare? Ettipareva Jack London. Crociera low cost? Ma pure Paolo Villaggio ci si mette. La felicità ad ogni costo? No, quella crociera lì era in Egitto. Uomini e topi? No, era in terraferma.

Dura la vita dei lettori cresciuti a pane e tigrotti di Mompracem e capitani che affondano con la nave. Abbiamo una visione distorta della realtà. Ma mai come gli scrittori di thriller, quelli si che da una realtà semplice e lineare riescono a fare cose inconcepibili, che però per la magia del plot e la relativa suspension of disbelief ci fanno credere che tutto sia possibile. Un po' come certi libri di Marco Travaglio.

Meno male che non scrivo thriller, ho pensato stanotte prima di chiudere gli occhietti un po' prima delle 2.

Intanto perché tanto si è bello che capito che dei prossimi casini politico-finanziari che ci attendono riusciranno a far passare di tutto e ci pupperemo tutto senza domande e senza mezza voce critica perché staremo tutti li (ci stiamo già, io per prima, fateci caso) a contare i minuti, gli spuntoni di roccia, gli eroi del mare e anche i suoi cattivacci, le animatrici prestate ai pompieri che salvano 15 bambini 15 tenendoli per la collottola uno per ogni dita delle mani e di uno dei piedi (l' altro piede gli serve per solcare le onde) e soprattutto in questa merda infame cercheremo disperatamente eroi, e cercandoli li troveremo.

Basta che uno nel normale svolgimento delle sue funzioni sbrocchi contro uno stronzo e gli dica un paio di parole, che tutti lo acclameremo e lo vorremo per tante cose, da presidente del consiglio ad allenatore dell' Inter, mica per provate capacità, come quasi sembrava ci fossimo abituati con il governo tecnico, noooooo, come al solito, per acclamazione popolare. Dieu le veut. Che poi riavere al comando uno che quando serve l' impropero energico o la bestemmia-calembour le sappia dire, diciamo la verità, un po' ci mancava in tanta distinzione.

Meno male che non scrivo thriller perché se ne scrivessi mi chiederei una cosa basilare: ma le vere intercettazioni, quando ce le fanno sentire? Perché per quanto belle, colorite e argomento del giorno, così non pensiamo ai ratings di Standard & Poor, che renderanno la nostra povertà ancora più standard di quanto fosse, quello che a me davvero piacerebbe sapere è: a chi ha telefonato il comandante mentre gli ufficiali maturavano l' ammutinamento, e che cosa si sono detti?

Perché capitemi, io non sono una scrittrice di thriller e quindi magari dico sciocchezze perché non me ne intendo, in un casino del genere se non agisci automaticamente con le procedure d' emergenza, che i protocolli esistono proprio perché nelle emergenze non hai tempo per i massimi sistemi, ma tocca agire, a me viene da dire: perché questi automatismi non sono scattati? A meno che non tocchi pensare a una copertura. Quelle telefonate lì, che mi sembrano fondamentali per capire un paio di cose, le intercetteranno mai? E se lo faranno, vedranno mai la luce del giorno o qualcuno le cancellerà per errore?

Ma meno male che non scrivo thriller, perché se lo facessi adesso mi dovrei fare un gran culo a studiarmi il diritto marinaro e soprattutto le polizze assicurative. Cosa che non ho la benché minima voglia di fare e non essendo una diva delle case editrici non ho neanche a disposizione un Research department pieno di gente che non solo certe cose le appassionano, ma sanno anche dove cercarle. Dovrei studiarmelo da me e naaaaah, mica ho tempo o voglia. Però basterebbe rivedersi quel film bellissimo che è Muro di gomma, di Marco Risi, sulla strage di Ustica, per ricordare la scena in cui l' addetto dell' assicurazione dice che non c' è grano per polli. Perché se è errore umano l' assicurazione non paga, ovvio. Per Ustica poi abbiamo dovuto aspettare un sacco, ma se c' è un dubbio, quasi una certezza, emerso fortissimo in questi anni è che appunto NON è stato un errore umano. Ma ormai, vai badando, dopo tutti questi anni? E poi io non scrivo thriller.

Perchè se scrivessi thriller, e a questo punto thriller di successo, potrei permettermi una macchina e pagare l' assicurazione. E quindi crederei, ingenuamente, che capisco qualcosa di assicurazioni. Scordatevelo, le assicurazioni per tutto quello che non è Acts of God ma ci si avvicina funzionano in modo molto diverso da come ragiona, vive e si assicura un comune mortale. Nooooo. Ma sapete quanti soldi si risparmiano se è un errore umano o non altra causa? Io non lo so perchè non scrivo thriller, non ho una macchina e non so come funzionano le grandi assicurazioni delle grandi aziende con stuoli di avvocati, commercialisti e fiscalisti che gli spiegano come fregare il mondo e tenersi i soldi tutti loro. Ma state sicuri che c' è gente che lo sa e quando c' è un guaio bisogna telefonare a loro per primi.

Mi piacerebbe essere uno scrittore di thriller? Be, se lo fossi mi ricorderei quanto tempo ci è voluto per scoprire, dopo la strage di via d' Amelio, le false piste di gente che si autoaccusava per corpire i veri mandanti ed esecutori che erano molto più in altro di loro nella scala. Ora se penso alla famosa lettera del sindaco che ringraziava per l' opportunità sventolamento fazzoletti ai crocieristi, se penso alle compagnie che ti promettono tutti i paesaggi del mondo dalla tua cabine e fanno manovra davanti a San Marco a Venezia (si, quello dell' ecosistema fragilissimo e l' acqua alta) per un Kodak moment che è il loro Unique Selling Point, se penso che non sei nessuno e quindi più di tanto non ti possono portar via ma ti possono togliere tanto, e se ti promettono avvocati e buona condotta e cazzi e mazzi e soprattutto tanti soldi e la promessa che anche se hai perso una carriera non ti mancherà nulla lo stesso, be forse fai quello che ti dicono perché non puoi fare altro. Mi riferisco ovviamente ai sacrificabili della strage di via d' Amelio, che avete capito?

Poi meno male che non scrivo thriller per Chiarelettere, perché a parte che lo scriverei solo tra vent' anni ma mi toccherebbe parlare delle ondate di suicidi inesplicabili, o incidenti d' auto, con cui i protagonisti chiave della vicenda muoiono come mosche prima di dire tutto quello che sanno. E siccome personalmente non amo pensare alla morte di nessuno, è chiaro che io questo thriller non lo posso scrivere perché me ne mancano voglia, capacità e fegato.

E se scrivessi thriller, comincerei a farmi le domande sui framing in atto: quello più interessante è quello che ci hanno fatto passare, a cui ho creduto io per prima fin dal primo secondo, che abbiamo un uomo finito, colpevole di una cosa talmente grossa che passerà il resto della vita a pagare, che ha perso tutto e sinceramente chi glielo fa fare a continuare, tantevvero che in carcere lo tengono sotto controllo perché potenzialmente a rischio suicidio.

Ora, come ci dicevano all' università: se in un film o un libro all' inizio fai vedere un chiodo, non si sfugge, entro la fine il protagonista ci si dovrà essere attaccato per suicidarsi (non che io sia una scrittrice di thriller, intendiamoci, però mi piacerebbe).

Ora a noi a inizio del film cosa ci hanno fatto vedere? Uno in un mare di merda che invece di fare le cose normali e logiche fa cose assurde (io dicevo: porello, la consapevolezza di aver fatto una cazzata che pagherà solo lui gli da il panico). Uno che in carcere lo guardano a vista perché se non è a rischio suicidio lui, chi altro. Uno che in galera sta con altri due che non sapremo mai chi sono e se stanno lì per mandargli a dire qualcosa. Poi di botto gli danno i domiciliari. Così se a casa sua c' è il famoso chiodo non lo vedrà nessuno. Ma lo scrittore di thriller pur sang l' ha già visto.

Il facile dello scrittore di thriller è che non ha a che fare con persone vere, quindi gli può far passare le peggio sfighe senza sentirsi in colpa. Beato lui.

Perchè se le cose andassero come le vede lo scrittore di thriller ci sarà qualcuno che dirà subito: va bene, ma nella sua situazione non poteva fare altro e magari sarà stata una liberazione, e vedete, questo è il motivo principale per cui sono contenta di non scrivere thriller, perché io dire o pensare una cosa del genere ai danni di qualcuno anche che non esiste, e in nome dei soldi, la trovo terribile e mi rifiuto di entrarci. Però nel framing già ci sono dentro, se solo lo nomino, cosa che sto facendo in questo preciso momento. Non se ne esce, diventa labirintico. Mi sto già sporcando le mani e non voglio, perché io non scrivo thriller, io scrivo ricette. E guide sentimentali. E pipponi vari.

Per questo non lo scriverò questo thriller. Ma non posso fare a meno di pensarci e costruirlo mano a mano che escono sempre più dettagli. Datemi le intercettazioni delle 4 telefonate del capitano e forse ci ripenso.

Ma non lo posso scrivere, nessun editore lo vorrà mai. Troppo inverosimile e tirato per le palle. E poi i titoli buoni sono già presi.

martedì 17 gennaio 2012

Impagabile

Andare a scuola in macchina la mattina con la primaluce, ascoltando Albachiara e tenendo per mano Orso tutto il tempo, così che alla rotatoria sono entrata in terza facendo freno e frizione per rallentare senza dovermi staccare per scalare la marcia, tanto a quell' ora è deserta: impagabile.

Che Orso sarà cresciuto più spaventosamente di quanto ci accorgiamo noi che lo vediamo tutti i giorni, porta il 33 di piede, è secco secco, ma conserva ancora un residuo di manina paffutella e liscia che mi stronca (si, Bisca, lo so, è colpa mia, Ennio lo tratto più da pari mentre a Orso sto troppo addosso, oh, sono la mamma, mica il postino, ma come faccio a scordarmi che è il mio cucciolo quando comunica a bacetti e ha quelle manine lì, me lo spieghi? Te lo mando un mese ad aiutarti con l' orto, fagli venire i calli che risolviamo).

Tornare dal doposcuola in macchina con Ennio ascoltando Faccio il militare I e II facendone l' esegesi così capisce tutto.

"Ma questa è la traccia 5".
"Si".
"Ma che fa, la ricantano?"
"Si, ma la segnano come un' altra canzone".
"Comodo. Ma come è già finita?"
"Si".

E a cena:
"...e se ci portano via le armi? Come la facciamo la guerra, dimmi, con i bastoni?"
"... non lo so, io piango e basta".
(Le vocine nasali ce le mettete voi, OK?

Comunque, qui un passetto alla volta ci stiamo dando una calmata. Da un paio di giorni Orso è in uno stato di grazia, aiuta, ascolta, se si incazza si fa ricordare la proposizione del nuovo anno suggerita da suo padre di cercare di aspettare un pochino prima di incazzarsi e capire se serve. Mangia chili di spaghetti. Inizia ad addormentarsi la sera.

Ennio sta cominciando da oggi pomeriggio ad essere allegro, anche se ha le occhiaie fino ai premolari, anche se la sera non dorme, e ogni mattina ha una paturnia che bisogna massaggiargli l' anima, farlo ridere e farlo mangiare e cacciarlo a calci da casa per mandarlo a scuola che la pelandrite non è una ragione di assenza giustificabile, Adesso gli dico che se si è stufato del coro smettiamo, anche se lo trovo un peccato enorme, comincerò a guardarmi tutti gli allenamenti di calcio del mercoledi da bordo campo anche se rischio l' assiderazione e vediamo se si sente preso abbastanza sul serio sulla cosa che piace a lui da decidere di non smettere quall' altra che gli piace pure ma gliel' ho suggerita io.

Signore che disastro i quasi rpeadolescenti. E a me che sembrava di aver già donato con la prima infanzia.

Meno male che posso aggrapparmi al Vasco.

lunedì 16 gennaio 2012

Io che sono ignorante mi chiedo due o tre cose

Sono due o tre giorni che penso a tante cose.

Penso alla mia amica che ha fatto la trainer per un anno e mezzo sulle navi da crociera, raccontando di giornate di lavoro da 14-16 ore, turni serrati, ma soddisfazioni enormi, bello spirito di corpo tra colleghi, tanti amici, tanti posti visti da vicino o da lontano, tante belle esperienze umane. Poi in un giorno di crisi personale si mette a piangere e subito la spediscono a terra con ingiunzioni di farsi vedere da psicologi, psichiatri e quant' altro. Poi la silurano al volo. Capirai, mica ti puoi permettere il benché minimo rischio che ti esca di testa una che lavora a quei ritmi? Chiedersi se lavorare a quei ritmi sia un rischio professionale per uscire di testa no, eh? Tanto gente disperata e disposta a fare quel lavoro, lontana dagli affetti e dalla famiglia, e in un guscio di noce dove inevitabilmente non puoi evitare nessuno, gente disposta ne trovi sempre, specie in certi paesi.

Penso al padre di Lidia, comandante in pensione, che non ha mai fatto la carriera che avrebbe potuto perché a ogni ingaggio cambiava armatore. Chissà, forse perché da sardo testardo si rifiutava di fare tutte le cazzate che ti chiedono di fare senza dirtelo per iscritto, e per lui la priorità era di riportare equipaggio, nave e carico sani e salvi in porto e non le puttanate di marketing o omaggi al potente.

Poi penso a Benjamin Malaussene, noto capro espiatorio di professione e penso anche all' odore delle 4000 tonnellate di merda che il capitano della Costa affondata avrà sentito arrivare su di sé nel momento in cui ha capito che ci sarebbe andato di mezzo lui e solo lui. E ti meravigli che gli venga l' attacco di panico? Io sarei saltata già aggrappata a un maniglione. Errore umano? Ce lo vogliamo chiedere il concetto di errore umano per uno che lavora a quei ritmi ed è responsabile di 4000 persone, ma non può decidere in completissima autonomia se passare al largo o allo stretto, visto che gli fanno capire che bella cosa è la tradizione di sventolare la manina ai turisti?

Oh, intendiamoci, al manina ai turisti l' ho sventolata pure io diverse volte perchè un bestione del genere che attracca e fa manovra davanti casa tua comunque è uno spettacolo imponente e io guardo tutte quelle persone minuscole affacciate ai parapetti e penso che stanno per partire per una vacanza tanto desiderata, e mi immedesimo e gli faccio ciao, divertitevi, non strapazzatevi troppo, non scopate con l' equipaggio che per contratto non può, ma quando ognuno si tiene nel suo gruppo di appartenenza, allora si che si aprono i boccaporti, Love Boat non si inventava niente, tutt' altro.

Dal 2000 vivo appiccicata o di fronte al Passenger's Terminal delle navi da crociera ad Amsterdam, dove attracca spesso la Costa per chi vuole andare sui fiordi norvegesi. Per anni alle 7 di mattina di domenica mi svegliavano le sirene, tre volte, che devono annunciare urbi et orbi che stanno partendo, e a me viene da dire: ma toglietevi di torno con discrezione, stronzi, che già così date fastidio. Poi voi andate in vacanza e io è l' unico giorno che potrei dormire e già solo per questo mi state antipatici. Ma faceva parte dell' atmosfera di vivere vicino al porto crociere e io a quel fascino lì portuale sono sempre stata sensibile.

Poi però quando questi mostri galleggianti, che superano in altezza tanti palazzi del quartiere, devono partire e fare la manovra per girare la nave in un tratto poco più largo della lunghezza della nave stessa, mentre senti gli altoparlanti di bordo che danno le istruzioni ai passeggeri in tante lingue, e Orso vede il tubo tondo dello scivolo della piscina e solo per quello mi chiede da anni di fargli fare una crociera, e se non mi siluravano Laura io un pensierino di vedere se un suo sconto parenti, anche 3-4 giorni da qualche parte, potevo metterlo insieme e ce lo stavo facendo, ecco, lì tanta ammirazione.

Anche se poi......

Anche se poi tutte le campagne aria pulita che ha fatto il comune di Amsterdam cadono nel nulla, che punti a fare a ridurre l' utilizzo delle macchine se una sola nave di quelle attraccata accanto a casa mia mi fa peggio che se fumassi 40 sigarette al giorno per 40 anni? Perché una nave così deve continuare a mantenersi in moto anche se sta all' attracco e quindi i rumori dei generatori cantano la ninna nanna a tutto un quartiere, e la puzza pure. E perché non tirano un cavo a terra e gli fanno delle prese apposta al Passenger's Terminal, come fanno tutte le barche e barchette attraccate ad Amsterdam? Perché per alimentare una sola nave del genere e a volte ce n' erano tre, adesso si vede che la crisi ha colpito, ci vorrebbe una piccola centrale elettrica.

Anche se a me questi passeggeri del piffero mi hanno tanto fatto incazzare la volta che le compagnie hanno preteso e ottenuto dal comune di Amsterdam che venissero messi dei cancelloni tra il ponte che da casa mia va alla terraferma e l' attracco, così che la nostra bella passeggiata sul lungofiume senza traffico dovesse subire una deviazione indesiderata proprio quando vuoi andare in centro. Perché? E, non sia mai che i turisti vedano una botta di vita vera, di adolescenti in skateboard che vengono alla pista davanti la scuola dei miei bambini, che agli americani dopo l' 11 settembre facevano paura tante cose, e a me veniva da dire: shtetev' a la cas'.

Però portano soldi e il comune cala le braghe. Solo che i soldi a chi li portano, esattamente? Il mio negozio preferito di design, quello che vende souvenir prodotti dai designer olandesi di punta che sta proprio attaccato al terminal, vende praticamente solo ai locali. Noi delle navi da crociera vediamo solo i pullman che li prelevano in aeroporto e li scaricano a bordo. Ma è giusto che ognuno passi le proprie vacanze e spenda i propri soldi come crede. Solo che ecco, io i passeggeri di quelle navi faccio fatica a vederli come i soliti, normali turisti ad Amsterdam. Mi sembra che si perdano qualcosa.

Ecco, io voglio dire che in questi giorni ho pensato molto a chi voleva farsi la vacanza di una vita e si è preso uno spavento del genere, a chi si fa un gran culo a lavorare sulle navi e poi gli tocca sbarcare con procedure di emergenza, nave inclinata e scialuppe che non possono scendere in mare perché inclinate sbagliate un branco di gente imbranata, perché diciamocelo, pure io che nel turismo ci ho lavorato tanto, quando sono io in vacanza e mi date un capogita, divento un pecorone che segue la folla e fa domande cretine pure io (il capo no, chissà come mai), e ci credo che ci fossero i bischeri a fare le foto col telefonino invece di seguire le istruzioni e cavarsi di culo.

Dite quello che vi pare, io sono ignorante e so pure contare poco, ma se di 4000 persone se ne sono salvate 3978 a me sembra un ottimo risultato, qualcosa qualcuno deve pur averlo saputo fare.

E pensare che lavori una vita per poi, qualunque sia il motivo, ti trovi a fare il capro espiatorio per una grossa azienda che batte bandiera panamense e quindi se ci inquina il Tirreno con il carburante e sfrutta i mezzi di soccorso pagati dalle nostre tasche, ecco, un' azienda che fa di tutto per non prendersi la benché minima responsabilità sociale, lavorativa, professionale o altro e che ha batterie di avvocati e assicuratori, ecco, io a qualsiasi titolo non vorrei stare nei panni di quel comandante che lo hanno scaricato a mare fin dal primo secondo e adesso pare sia responsabile pure della seconda rotazione consonantica, e lo ha capito subito, e tante care cose a chi ci si è trovato di mezzo e indipendentemente dagli eventuali rimborsi che ci saranno o meno, lo spavento l' ha vissuto ed è tutto suo.

domenica 15 gennaio 2012

Cooking from scratch: la verdura biologica a casa



Dalla mia amica Gina ho imparato a suo tempo l' espressione cooking from scratch, che vuol dire che compri solo gli ingredienti di base e tutto il resto te lo fai tu. Una specie di Kapla o Lego della cucina. Quindi una volta che ho in casa olio, conserve, uova, farine varie, legumi e verdure, il resto viene da sé.

C' è da dire che il mio background abruzzese montagnardo e marino aiuta. Sono cresciuta in un ambiente che più autarchico non si può, neanche un buon mercato per le verdure c' era perchè naturalmente, tranne noi, tutti avevano l'orto.

Mia nonna era il frate cercataro grazie alle sue infinite amiche, tutti i pomeriggi usciva di casa dopopranzo e o andava ad aiutare nonna Gisa e nonna Argentina al forno, che il pomeriggio facevano i biscotti e i pan di spagna, o andava dalla commare Laurina da cui tornava con qualche finocchio, che erano la nostra passione ma non avendoli mai comprati era una passione perennemente attizzata e mai interamente soddisfatta.

D' estate si facevano le bottiglie di pomodori, tutto il vicinato insieme e a turno, così la callara e le varie attrezzature passavano di casa in casa, di garage in garage e di aia in aia. Che poi l' unica aia che c' è rimasta era ed è quella dei Biancò, due fratelli che con mogli, figli miei coetanei e l' ultranovantenne zia Cannella, una vecchiettina tremolante sempre attaccata al termosifone o al camino, visto che in queste case di campagna ammodernate entrava il salone con pianoforte ma il camino in cucina restava, grande, d' angolo, in modo che ci si potevano far asciugare le salsicce appendendole nella cappa. Tutto intorno cresceva il boom edilizio degli anni '70 e '80 che ha reso irriconoscibili i nostri paesetti sulla costa, fatto sparire le vigne che arrivavano al mare e i gelsi, ormai ridotti a rarità e solo nelle campagne più interne, sulle colline.

I fratelli Biancò a un certo punto su alcune delle terre hanno costruito palazzine di appartamenti, le due famiglie separarono il quotidiano, ma visto che una delle caratteristiche generazionali è che si cresce e si figlia tutti insieme, alcuni anni fa con Ennio piccolissimo, andai a trovare Santina per rivedermi sul' aia un mucchio di ragazzini del vicinato a giocare a pallone, tutti in qualche modo imparentati fra loro e con me o per sangue o per battesimi atavici. A me comunque sono rimasti impressi quei pomeriggi passati a giocare su un carretto di quelli dipinti che chissà che brutta fine ha fatto quando si è ampliato il garage, sull' aia coperta di schiazze di pietra, liscia come il pavimento di una pista da ballo e dove in estate si spargeva ad asciugare granturco e dove al balcone si appendeva un setaccio su cui i chicchi venivano fatti saltare in modo da separarli dalle impurità.

E dove in occasione di battesimi, comunioni e cresime si affittava un tendone verde che ci si montava sopra, insieme a banconi e panche, le donne a cucinare per una settimana, e si facevano dei banchetti favolosi con specialità riservate esclusivamente ad essi, del genere tipica ospitalità abruzzese:
"Com' a shtate lu pranze?"
"Bell', bell', cià avanzate tande de quella robbe che la ggende se l' ha dovute ripurtà a la cas'."

Che poi per i Biancò il lato agricolo era un' occupazione prettamente femminile, con la commare che andava in motozappa perchè non aveva mai preso la patente, mentre i padri andavano a mare ed avevano pescherecci. Il compare Pietro a un certo punto mise su con dei soci un' importazione di mitili dalla Spagna e il fatto che io e Rossana siamo nate a due giorni di distanza pare fosse dovuto a una sbronza colossale di Pedro Jimenez per festeggiare il matrimonio dei miei che in viaggio di nozze poi sono scesi da Ofena a Tortoreto con la Giulietta Sprint.

Uno ci prova sempre ad affrancarsi dalle origini per carità, io infatti quei mesi che ho studiato in Canada ho deciso di farmi una cultura di junk food, tutto ho provato, e sono infatti rientrata talmente ingrassata che Gisa giovane, la fornaia nuora di nonna Gisa, con l' occhio di falco che la contraddistingue me lo chiese subito:
"O Bà, ma sono io o tu ti sei ingrassata?"
"Altroché, con tutte le schifezze che mi sono mangiata, 'mo non cominciare a dirlo a tutti che dal Canada sono tornata incinta, perché è tutta ciccia naturale", che il forno per le notizie è una stazione di posta ed è meglio specificare.

A ottobre vendemmiavamo e facevamo il vino fino a che abbiamo avuto la vigna di zia Filomena, a novembre coglievamo le olive e facevamo l' olio, a dicembre qualcuno, normalmente Ernesto, il padre di Paola, ammazzava il maiale e andavamo a vedere come si facevano le salsicce e la ventricina, mamma si riportava il sangue e faceva dei sanguinacci che a noi bambini faceva schifo solo l' idea e così finiva l' anno e si ricominciava da capo.

Ecco, a me tutto questo è rimasto, nonostante tutte le mie infinite esplorazioni culinarie e il periodo dei viaggi e del relativismo, per poi concludere che non c' è un tubo da relativizzare e una cucina come quella italiana, col cavolo, giusto in Asia quella cinese, thai, giapponese e indiana possono parlare.

Solo che vivo in Olanda, terra di serre, di pomodori che i tedeschi chiamano bombe ad acqua, e gente che in generale non ha la priorità del cibo genuino, tanto basta tirar fuori una salsina da un sacchetto o ammazzare un piatto di spezie, o lessare 3 tipi di verdura e gratinarle al forno con quel formaggio di fabbrica tutto uguale sempre e comunque, che hai passato la giornata.

E si fa davvero fatica a trovarli gli ingredienti, per questo io ho una dispensa esagerata, mi riporto dei carichi di cibo che poco poco devo fare un controllo del bagaglio a mano è davvero imbarazzante, ma tanto ormai ho la faccia come il culo con quei poveri doganieri (vi dico solo che il venerdì santo che sono scesa per l' intervista di Fahrenheit e sono ripartita il sabato, la trasferta italiana più breve della mia vita a memoria d' uomo, mi sono riempita la borsa di carciofi, agretti, cipollotti ben sigillati, asparagi e simili, perché la verdura qui è da piangere, a meno di non andare dai fruttaroli gioiellieri che hanno si cose meravigliose, ma è il mio budget che mi frega.

Fino a che, prima di Natale, Monique non mi passa la mail della sua unica scoperta:
"Un ometto delizioso, sempre caruccio e simpatico, che ti porta a casa la verdura biologica che ordini, direttamente dal Beemster, guarda, mi ha risolto la spesa".

Il Beemster è la regione agricola a nord di Amsterdam, un ex lago bonificato nel 16esimo secolo, quello dei mulini.

Funziona così, gli mandi una mail e il mercoledì o giovedì mattina ti arriva la lista di quello che è disponibile quella settimana, con il prezzo. Da gennaio la lista è in excel che ti calcola subito quanto gli devi. Tu decidi quello che vuoi di verdura, frutta, latticini, uova, anche alcuni prodotti pronti tipo insalate varie o marmellate o conserve e financo saponette. Tutto prodotto da vari agricoltori biologici. indichi se vuoi la consegna il venerdì pomeriggio o il sabato mattina (quelli sono i suoi giri per Amsterdam, altre zone le fa in altri giorni) e il tutto ti viene consegnato a casa, in sportone di carta e con un fiorellino. La prima volta che non ci avevo pensato e non avevo una lira, mi ha detto tranquillamente di fargli un bonifico.

E ogni volta dalla busta spunta un fiorellino, ieri addirittura una piantina di violette tricolori. Mi sono resa conto che in genere ordino 35 euro, cambiano solo i centesimi, manco a farlo apposta e l' unica cosa che non prendo sono l' insalata o gli agrumi.

I prezzi sono addirittura paragonabili al non-biologico del negozio o al biologico del supermercato e la cosa bellissima è che tutto è talmente fresco che mi dura anche due settimane se qualcosa non riesco a farla subito.

Se vi interessa li trovate su Facebook o all' indirizzo qui sotto. Io sono entusiasta non solo per la qualità dei prodotti e il prezzo, per la comodità di averli a casa e perchè sono quasi a km. zero, ma soprattutto per quanto sono carucci loro. (Non so se nella foto delle borsone vedete spuntare in alto il rametto di roselline di quella settimana).


Vriendelijke groet uit Noordbeemster,

Mickey en Jan
www.beemsterbezorgservice.nl
info@beemsterbezorgservice.nl
06 13477250

mercoledì 11 gennaio 2012

A spasso per Cracovia con la mamma


Il secondo giorno a Cracovia abbiamo spedito i maschi all' Aquapark (ne sono usciti 6 ore dopo) e con mamma ci siamo fatti un piccolo pellegrinaggio tutto nostro e tutto corto, sbagliandoci sui biglietti dell' autobus. E siamo andate in piazza, e poi a Podgorze, il quartiere in cui è cresciuta e che tanto tempo fa era un comune autonomo da Cracovia. Questa è la chiesa.


Poi siamo andati nella nostra pasticceria preferita in Starowislna, che si chiama Cichocy.


Per me un rientro a Cracovia non è un rientro se non mi sparo almeno 4-5 kremówki a soggiorno, nello specifico Kremówka wiedeńska, ovvero alla viennese, con la crema chantilly. Diffidare da quelle con la crema gialla, dura, e che non dà soddisfazioni (e che si trovano ovunque sotto il nome di Kremówka Wadowicka, ovvero di Wadowice, che scusate, ma quanto a pasticceria con Vienna non c' è paragone).

Quando in Olanda, per compensare un minimo, mi mangio i Tom Pouce, che tentano di imitarle, ma de che, tutti si meravigliano come riesca a tagliare con la forchettina la crostaccia finto millefoglie dura industriale del Tom Pouce senza far schizzare fuori il ripieno. Il fatto si è che mi sono formata alla scuola della Kremówka fin dalla prima infanzia (a questo giro mi sono mancati invece i pączki, che sarebbero una specie di bombolone ripieno di marmellata di rose, anche questi ormai sputtanati dalla fabbricazione industriale e quelli buoni tocca cercarli con il lumicino).



Poi ho scoperto questo sistema, che funziona in estate, per noleggiare le bici da queste rastrelliere, facendo una tessera.






Da bambina un elemento fisso di ogni vacanza con i nonni e zio Stefan e Ciocia Tosia era la gita in battello sulla Vistola, coronata da una bottiglina di Pepsi, chiedetemi come mai, ma in Polonia c' era la Pepsi, cosa che in fatto di cola ha dato l' imprinting definitivo ai miei gusti.





La casa con i cervi, adesso che hanno ripulito tutta la facciata, come nella maggior parte degli edifici di Cracovia, si vedono bene. Ma quando ci venivo io a suo tempo, il carbone era ancora uno dei combustibili più usati, infatti me ne manca l' odore per strada e quando lo sento da qualche parte mi viene la botta di nostalgia. Solo che il carbone sporca da matti e per questo decenni fa Cracovia e un po' tutta la Polonia erano sommerse dalla patina grigiastra. Adesso invece è tutto un altro vedere, specialmente tutti i palazzi bellissimi in centro.


E come vedete il nostro miglior prodotto culturale degli ultimi anni è diventato anche articolo di importazione, li possino, sti vandali, innamorati ma vandali.