giovedì 29 dicembre 2011

Cracovia e' una torta a strati

Le citta' sono tutte delle torte a strati e di quelli di Cracovia ne conosco un po'. Non solo perche' ci vengo da quando ero nella pancia e un po' degli ultimi strati li ho visti formarsi negli ultimi quaranta e rotti anni. Insomma, non sono neanche stati rivolgimenti da poco.

Quando venivo qui da bambina superavo nientepopodimenoche la Cortina di Ferro, mica pizza e fichi e tutti di qua e di la' che si preoccupavano. Gli itliani perche' adavo in un pese del ocialismo reale e a seconda delle inclinazioni personali dilla' o si mangiavano i bambini o splendeva il sol dell' avveire e da bambina fai fatica a spiegare che no, tu in fondo vai a trovare i nonni e gli infiniti zii. Che giochi nei giardino tra i palazzoni con infiniti bambini e che quando decidevamo di andare in piscina si partiva al mattino in gruppi da trenta, ognuno con il suo asciugamano, panino e qualche zloty per pagarsi l' ingresso e la pepsi.

Perche' tra i misteri del socialismo reale e' che in Polonia c' era la Pepsi che si produceva in loco su licenza e uindi a me e' rimasto quest' imprinting qui, la coca per favore la beva qualcun altro.

"Ma non e' pericoloso?" chiedevano. No, non mi pare. Vero che me lo chiedeva gente per cui andare da Sulmona al mare a Silvi era gia' un' avventura.

"Ma tu vivi in Italia, e avete il terrorismo e le Brgate Rosse, ma non e' pericoloso?" chiedevano dilla'. no, non mi pare, io vivo in Abruzzo e la cosa piu' vicina che sapevo era il tema sul rapimento di Aldo Moro che ci fecero fare e a cui io mi ribellai ferocemente, perche' non e' una cosa seria a 8 o 9 anni dover fare un tema sul rapimento di Aldo Moro, scusatemi.

Insomma, queste robe qui.

Poi fecero papa Giampaoletto II, e si scopri' che esisteva, vivaddio, la Polonia. Noi che andavamo in udienza e abbiamo pure la foto del papa che solleva e sbaciucchia il mio fratellino biondo e tondo, che se poi nella vita ha avuto sfig un motivo ci sara', se uno e' superstizioso ("Ma quanto assomiglia al papa Italo", dicevano a Tortoreto. Eccerto, faccia da polacco tutti e due.)

Poi venne Solidarnosc e al mio liceo i ciellini facevano grandi manifestazioni e toccava spiegargli che la bandiera polacca la mettevano sottosopra ed era meglio se la rigiravano. E per tigna andavo in giro con la spilletta di Solidrnosc addosso.

Poi decisi di farci un semestre universitario come libero auditore alla facolta' di russo dell' UJ, che si legge ujot e sta per Universitas Jagellonica, che con la facolta' di russo non fini' tanto bene, ma con la meravigliosa biblioteca universitaria si. E conobbi i catalani con cui ci facemmo una retrospettiva di film di Almodovar, e le italiane che stavamo sempre a fare le commari.

E vivevo con i miei nonni ed e' stato un privilegio conoscere da quasi adulta i miei nonni vecchi, che da bambina sono i tuoi nonni, ma un po' come le figurine del presepe. E mio nonno, che forse l' eta', finalmente si sbottonava e ogni tanto mi raccontava dei campi di concentramento, di cui non aveva mai fatto parola a nessuno fino a che il suo amico una volta in pensione decise di scrivere un libro di memorie in cui parlava anche di lui e lui ne compro' una copia per ognuno dei quattro figli.

In quel periodo cadde pure il muro di Berlino. Poi si sposo' mio fratello e ando' a viverci lui, e quanto ' ho invidiato per quello.

Perche' se c' e' un altro posto in cui io mi sento perfettamente a casa e' Cracovia, che quando passo in centro e vedo un' ottica voigt io lo so che il vecchio Voigt era un caro amico di mio nonno e che il figlio mi aveva ancora misurato delle lenti a contatto. Quando passiamo sula Staroislna io lo so ancora quando si chiamava via degli Eroi di Stlingrado, e poi siamo tornati al nome di prima della guerra, che era anche l' unio che si usava a casa mia.

Io quando vedo passare un tram con cpolinea cimitero Rakowicki lo so che li sta sepolta mia bisnonna Regina, e ditemi voi se Regina non e' un tipico nome da ebrea convertita.

E quando andiamo a spararci una cioccolata calda in piazza in quella che e' una nuova cioccolateria figa, ma prima era solo il negozo delle cioccolate e torte al cioccolato e wafer di E. Wiedel, be che c' entra, ho appena saputo che mia nonna e' entrata a lavorare in quella fabbrica a 12 anni, che al lavoro poteva mangiare tutto quello che voleva e forse per questo e' poi cresciuta e si e' sviluppata in quel periodo a forza di cioccolato e burro, e che le dispiaceva di non poter portare niente a casa per i vari fratellini, allora il sabato le si macchiava il grembiule di cioccolato fuso, lei lo arrotolava per portarlo a casa a lavarlo e a casa, staccavano i pezzi di cioccolato cosi' che anche i bambini potessero mangiarne un po'. E il padrone che le diede responsabilita' e le chiavi e la mando' a scuola due giorni alla settimana a spese sue.

Oggi mi sono fatta un bel giro in citta', a iedi e in tram con mia mamma, e abbiamo tirato fuori altri strati.

Ci vorra' un po' ma questa torta mi sta ievitando da qulche parte nella pancia e ci ricordiamo tutti come e' andata la volta scorsa, quando mi giravano intorno troppe storie stratificate.

Il mio buon proposito per il 2012 e' di infornare la mia guida sentimentale di Cracovia. Non diventero' mai un grande romanziere, ma conosco un sacco di storie.

PS. il mio cugincognato giovane si e' appena offerto di portrsi Ennio al campo scout quest' estate, tocchera' insegnargli un po' i polacco. E mia zia si prende Orso per fargli lezioni di pittura. Ecco.

venerdì 23 dicembre 2011

Non mi lamento più

Nulla come due cesti di roba da lavare, non straripanti, di più (a cui si aggiunge gente in questa casa che in piena regressione da mal di cuore, o forse semplicemente pelandrite acuta dovuta al sonno sballato, ha ricominciato a bagnare il letto) e un figlio piccolo e pigro, che dopo che gli hai fatto il mantra: mamma sta così male e tu sei il mio bambino grande e bello, per favore vai sopra e vestiti subito subito da solo - sottotitolo: sono le 13.15, non hai mangiato, alle 13.30 dobbiamo prelevare mamma e sorellina di amichetto per andare alla recita scolastica di tuo fratello, che in questo momento vedo come una salita al patibolo ma tocca, e tu grazie per avermi fatto dormire ma vero è anche che sei stato cinque ore appiccicato al mio laptop che in questo momento non è surriscaldato, di più, sta per fondere, per i giochetti e cortesemente non farmi fare due piani di scale per farti vestire perché ci sono anche dei momenti di cesura nella vita in cui una madre accomodante e cretina forse riesce a imporre dei gesti di autonomia eccheccà, hai quasi otto anni, vabbè che sei il piccolo di casa, incazzoso e hai le mattine difficili ma muovi il culo e fai il tuo dovere perché tecnicamente non è da un pezzo mattina, e mi ti sto comprando con promessi di cornetti e donuts dal fornaio ma solo se ti spicci e questo temo, spicciarsi, non ti è sufficientemente chiaro, ma spicciati uguale, fallo per me, e per te perché potrei raccogliere le mie ultime energie per compiere un gesto inconsulto e accasciarmi sul pavimento, fine del periodo, ci siete ancora?

Poi urla incazzate da sopra, uno piccolo e furibondo che mi dice: ho fatto scuotere tutto l' armadio e ho scaraventato i cuscini per terra perché non me lo compri il cornetto, e io ribadisco che se si spiccia si, ma si deve spicciare, e mi metto a piangere dalla stanchezza e mi da i bacetti, perché incazzoso e stronzo si, ma anche tanto tenero (io una cosa forse l' ho imparata da questa influenza, che il pianto come metodo pedagogico, buttalo via, a mali estremi sempre meglio che mettersi a urlare) e se diovuole si veste, mentre andiamo alla macchina ho il lampo di genio della signora che da novembre a gennaio si piazza con i tipici dolcetti fritti di capodanno davanti al supermercato, che no ci andrei morta perchè amo i dolcetti fritti, ma il fritto secondo me va fritto e mangiato e non portato da altrove, esposto e se proprio lo vuoi caldo, scaldato nel microonde e a questo giro propongo al reprobo tre oliebollen senza uvette, le accetta, ne mangia due in macchina e la terza l' ho recuperata ieri sera, ancora nel sacchetto tra i cuscini del divano e ci siamo scampati la sosta cornetto dal fornaio.

Perchè l' incazzatura di figlio due lui l' ha giustificata con il fatto che non trovava più un paio di pantaloni da mettersi e io gli ho materializzato gli ultimi e anche l' ultima mutanda pulita. Perchè figlio mio, tu e tutti i maschi di casa così bravi a ricordarmi i miei limiti nei vostri e miiei confronti, ricordatevi solo una cosa: senza di me e tutti i miei limiti, stareste con le chiappe al vento e la panza vuota, sappiatevelo, voglio che diventi il vostro mantre per il 2012, grazie mamma.

Si, poi una si ritrova confrontata con il problema acuto e urgente che stiamo tutti a culo nudo e che domani si parte fino al 7 gennaio, anche se ieri non ero in grado sul momento di farmi chiara questa scadenza, perchè stavo ancora male. E poi trascina figlio 1 a coro dove lo recupererà il padre, per fortuna la direttrice della nuova scuola tra i suoi altri pregi e una santa.

Le avevo mandato una mail prima di crollare dicendo che ero messa troppo male per portare Orso a scuola e mi dispiaceva, e se per caso c' era qualche genitore che abitava dalle nostre parti e mi ci mettevano in contatto perchè mi facesse la carità di prelevasrmi e portarmi orso alla cena di Natale della scuola, rin graziavo umilmente. Me l' ha trovata, e pure una tipa molto caruccia che ho visto solo quando mi ha riconsegnato orso, perchè quando sono venuti a prenderlo io stavo portando Ennio a coro e Orso questo bambino, che sta due classi più su, manco lo conosceva, ma è andato, gli ho lasciato le chiavi, ha persino chiuso casa.

E io rientrata dal coro, munita di ottima cena presa da Antonio a Casa di Maggio, perché che ce li hai a fare gli amici con la migliore gastonomia da asporto di Amsterdam e pure vicino al coro, se non approfitti, che oltre a due fette di pescespada con melanzane e peperone ripieno, mi ha regalato una vaschetta di pasta e fave e un assaggio di una pasta strana? Così rientro in una casa vuota e tranquilla, la cena pronta e invece di schiantare metto in ordine e comincio a fare bucati che piego al telefono con Rita e insomma, quando rientrano i maschi al completo sto già meglio di testa, e mi tocca farli addormentare da me nel lettone e Ennio continua a fare il vago e l' insonne ma di nascosto aveva accettato di andare a letto suo dal lettone solo perchè si era fregato il laptop e allora pure io sono capace di essere insonne e adesso dormono ancora tutti mentre io ho piegato e ricaricato una lavatrice, mi rimetto a dormire un' oretta, è il primo giorno di vacanze, Giulia viene con i suoi a fare lavoretti di Natale, le valige dei bambini le riempio direttamente di fianco alla lavatrice e poi a pranzo scapperemo dall' Ikea per mollarli un' oretta e inaugurare Plundra, che comincia oggi. Che a me Plundra ha sempre fatto ridere assai come nome, visto che se sapete cosa significa plundering in inglese e plunderen in olandese, capite che a parte gli stupri e gli incendi ci andiamo a ficcare in una roba che dovrebbe sembrare il sacco di Roma.

Mutande e calzette pulite le abbiamo, le cose da sci miracolosamente lo scorso anno le ho messe in una scatola apposta nel ripostiglio, il maschio si impacchetta da se, domani il concerto di natale di Ennio e se diovuole ci togliamo di torno e a me passerà, spero, definitivamente l' ultima botta di sinusite. Così spero anche di voi, statemi bene e sappiate che dal 30 gennaio sono di nuovo online con le foto delle vacanze sulla neve live.

giovedì 22 dicembre 2011

Post lamentoso anch' io (seconda a nessuno)

Dedicato a Chiaradinome e Retelab, ho la scusa per lamentarmi.

Allora, io sto male da una settimana, lo sapete già. Ma fatemene lamentare ancora un pochino.

Mi sto trascinando per scuole, prove generali, cori, cene natalizie a scuola. Ieri mattina mi sono messa a piangere dalla debolezza e dal male dopo che Orso, invece di vestirsi da solo, come lo stavo scongiurando in ginocchio, restava in catalessi sul lettone, dove aveva peraltro dormito spodestando il padre, e qualcuno mi convinca che non ci sta niente di edipico in questo mese di gente che va e viene dal mio letto, ma mai che riesca io a farmi una notte sana di sono core a core con il titolare.

Insomma, mentre piango si riscuote quel tanto da venirmi a dare tanti bacetti, ma resta il fatto che se non gli metto io i calzini e non lo trascino all' auto condivisa, a scuola non ci andavamo. Poi per fortuna lo porta il padre, che a furia di dormire lontano da me non sente più la sveglia e si è alzato tardi, e tardi per tardi....

Io alle 10 mi trascino da un notaio per fare da interprete a una coppia caruccia che ha comprato casa, amici di amici e forse nuovi amici anche loro, ma ne esco completamente sfiatata. La farmacia vicino casa ha chiuso definitivamente. Devo chiamare l' help-desk dell' auto condivisa perché stamattina c' erano dei graffi sul parafango e altrimenti li addebitano a me. Lo so perchè mi ci sto ancora telefonando per contestare 225 euro di franchigia per un buco nel parafangp dell' altra auto condivisa che non avevo visto nel controllo, non ho segnalato, e qualcun altro lo ha fatto per me. Siccome sono strasicura di non averlo fatto io il buco, è ovvio che qualcuno ci sta marciando, ma per contratto ero io a dover controllare ogni volta prima di mettere in moto.

"Scusi, ma perché non ha chiamato subito per segnalarlo?"
"Perché ero dal notaio", ma non aggiungo: perché sono morta e lei crede di star parlando con me e che io prenda la vostra auto per andare in giro, ma in realtà non sono io, è il mio zombie. 9Il capo è furibondo e vuole andare con lo schioppo sotto la casa di tutti quelli che hanno preso l' auto prima e dopo di noi finché uno non confessa di esser stato lui. Come dicevo, siamo un po' esausti).

Sabato, con avvertimento last-minute, cin convocano in conservatorio per la lezione genitori di natale del coro. Il capo è perplesso, sul sito ci sta anche che hanno la generale dall' altra parte della città. Scriviamo tre volte e la risposta definitiva è: conservatorio. Bene perché figlio due ha l' ultima lezione di pittura lì vicino e ci viene bene.

Era l' altra lezione. Ennio nell' atrio del conservatorio che vuole piangere, si trattiene, il padre gli fa: vieni qui e lo abbraccia stretto e lo fa parlare e lui dice subito che ha paura che non gli facciano fare il concerto di Natale perché anche mercoledì ha perso la prova.

Per mail ci chiariamo, si scusano, colpa loro, chiediamo altre 3 volte i testi definitivi che deve studiare, il mio zombie gli far`a ripetizioni, nulla. poi ieri lo porto alla prova, resto due ore e mezzo in macchina a piangere dallo sfinimento e a fare la spesa per la festa di natale a scuola che seguirà (all' ultimo momento ho comunicato a entrambe le maestre, Orso ce l' ha stasera la festa, che non farò le polpette promesse, fossi matta, ma porterò dei drink. Va bene uguale, anzi, non li porta nessuno. Ennio mi chiede una marca specifica di champagne per bambini analcolico che costa quanto il prosecco base che hanno. Ritiro Ennio dal coro, ritiro Orso dall' amichetta che fra 3 giorni trasloca in Germania, è la Lotte che è stata la sua prima vera grande amica al nido, quando avevano due anni e un po' e si sono accorti contemporaneamente che con gli altri bambini si può anche giocare insieme e non solo accanto, lascio Ennio a scuola con tale congruo anticipo che temo non lo facciano entrare ("Non preoccuparti mamma, sono vestito caldo e resterò a giocare fuori"), ma poi l' hanno fatto entrare, entro in casa, metto su un brodo e schianto abbandonando Orso a se stesso e ai panini autospalmati di estratto di mele marrone e appiccicoso 9ritroverò il barattolo sotto al divano).

Schianto. Rientra il capo incazzato nero, Ennio gli ha raccontato che al coro gli hanno fatto un liscebusso da stirargli i capelli, pare abbiano studiato molte pi`¨canzoni di quante ce ne hanno voluto dire o mettere sul sito e i biglietti per il concerto sono stravenduti.

Io vorrei tanto evitare di portarlo stasera e scappar via di corsa per portare orso alla cena della scuola mente il capo lo recupera e parteciperà al loro concerto di natale per i genitori. E temo di stare così male da fare gesti inconsulti, tipo restituire il liscebusso dicendo che non è colpa nostra se la settimana scorsa siamo andati alla prova ma lui stava così male che il maestro lo ha esonerato senza avvertire la collega, se l'; altra collega dopo tre mail ci ha mandati sabato alla prova sbagliata e quante mail ancora dobbiamo scrivere per sapere il cazzo di repertorio che hanno in mente di fargli cantare. Il costume però glielo hanno dato. E che il bambino gi`a sta abbastanza demoralizzato di suo grazie tante e a gennaio vuole smettere e a questo punto per quando mi rigaurda smette questo sabato, non viene al concerto, almeno io me ne posso finalmente stare un giorno a letto a soffrire prima delle feste (e prima di farmi 18 di macchina per andare da mammà).

Intanto Orso oggi non va a scuola e sta dormendo,. Nun ja fò a portarlo.

Poi tanto alle 14 devo essere alla recita di natale a scuola di Ennio e per fortuna mi chiama alle 13 la mamma di amichetto per svegliarmi e andare insieme anche se devo guidare io. La spesa per la cena di natale di Òrso stasera ci mando lui.

Non telefonatemi per un paio di giorni pleaaaaaaaasse. E vaffanculo pure al natale scolastico, che io preferirei tanto prepararmi e godermi quello privato invece di sprecare energie in giro, poi uno dice perchè siamo atei. Per fortuna domani sono liberi da scuola entrambi e viene Giulia con i suoi per fare insieme le statuine del presepe.

martedì 20 dicembre 2011

Come mi stressa la meditazione dei figli

Io sono quella che quando iniziò (e finì presto) a fare yoga perché mi stressavo tanto con il lavoro, nulla, mi veniva un nervoso a stare lì a pensare a tutte le cose che avevo da fare e che non stavo facendo perché perdevo tempo a stare lì in posizioni ridicole. tanto per chiarirvi il tipo. In olandese si chiamano stresskip quelli come me, le galline da stress.

E non so se si è capito, io non sono una workoholic in fondo, sono una cazzona che se potesse passerebbe le giornate in panciolle a leggere, inventarsi universi paralleli e corsi che però mi dovrebbe vendere qualcun altro perché manco quello ci sono portata, e a cucinare, mondo crudele, solo che anche il cucinare non mi da soddisfazione negli ultimi anni perché devo nutrire due figli e un vegetariano e allora mi sfogo con i miei bei corsisti del vino a cui faccio brasati, paste con le sarde, cozze ecc. Però se c' è una cosa che mi stressa sono i rituali regolari, le procedure, ste robe qui. A meno che non mi paghino.

Poi uno dice le contraddizioni tra pubblico e privato. Professionale e famigliare.

Poi vabbè, i figli ti cambiano, anche se l' ora di punta della sera me la spupazzo ancora tutta io (il poveruomo gli hannp appena cambiato sede allungandogli i tempi casa-lavoro a 3,5 ore al giorno) e quando si arriva al momento denti, pigiama e storia, io sarei al limite ma i miei figli no e riescono ad inventarsene di ogni tipo, con il risultato che mi schianto io a metà storia mentre loro stanno ancora svegli. Che se poi si addormentassero, bene, mi sveglio io alle 3 di notte sudata e insonne ma qualcosa di silenzioso da fare me lo trovo.

Però idealmente mi direi: ma perché non riesco ad avere qualcuno che doma i figli e li mette a tavola e li fa apparecchiare (è un lavoro più duro che apparecchiare da se per un banchetto da 60 convitati, si sappia) mentre io finisco di cucinare e poi gioia mangiamo e qualcuno mi dimostra persino di gradire?

Perché alla loro età questi due non sono capaci di lavarsi i denti, il pisello e impigiamarsi da soli, così io passo per un bacio finale e poi divento anch' io per quel paio d' ore una persona libera? Solo la doccia la fanno da soli e volentieri allagandomi il bagno e il corridoio, e non so cosa sia peggio.

Poi diciamocelo, a me sdraiarmi con l' uno prima e l' altro dopo a farci due coccole, raccontarci i fatti del giorno, magari una storia - piccola - e stare lì per le domande piace pure, ma mi piacerebbe molto di più se ci potessi arrivare serena e rilassata e magari docciata pure io, tiè. Che in questa casa, a parte il capo che ne ha bisogno tutte le mattine per svegliarsi, noialtri ci lecchiamo come i gatti col guantino di spugna e ci facciamo quel paio di docce alla settimana come retaggio degli eczemi infantili ("signora, mi raccomando, il bagnetto non più di due volte alla settimana").

Insomma, nonostante l' universo che mi sta contro devo dire che io la sera faccio del mio meglio per non incazzarmi, poi mi incazzo ma diciamo che non urlo, reprimo, cerco di sublimarlo in una coccola o uno scherzo e poi uno si meraviglia che appena finisco schianto per lo sfinimento dell' incazzatura repressa.

Il tutto per dire che l' ultima visita dalla terapeuta di Elianto mi ha fruttato un rituale della sera da seguire, e un librino: lui fa una doccina tiepida per rilassarsi (io ci aggiungerei il massaggio con l' olio di mandorle ma anche quello nella routine proprio non ci sta o dovrei mettermi a cucinare la cena alle 16 per averli a letto per le 20). Poi ci mettiamo a letto, io gli leggo una delle storielle meditativo-rilassanti del libro, lui fa quello che si dice, ovvero chiude gli occhi, sta fermo e zitto, inspira, espira, visualizza quello che si racconta eccetera e si conclude con una frase ripetuta due volte che è l' intenzione del raccontino scelto.

La prima sera incazzature a gogo, niente storia, ma me ne leggo un paio io per vedere com' erano e marò, quanto sono rilassanti, alle 21 russavo beata. Io entusiasta del libro. Fino a che certi figuri nati da me non hanno cominciato ad entrarci a turno nel letto scacciando me e il maschio alfa dal talamo.

La sera dopo, niente doccia perché i tempi e metodi vanno ancora settati ma coccola e si inizia a leggerla nel mio letto mentre il fratello sta nel suo. L' intenzione d' apertura e chiusura era:
Io sono rilassato, io sono rilassato.

Ovviamente appena ho finito di dire: adesso chiudi gli occhi, stai fermo e zitto, e immagina che sei appeso a un pallone (o che sei un robot, o un faro o l' accidenti che sei) che i vicini hanno deciso di testare i botti di Capodanno e hanno scatenato una beirut sotto la nostra finestra. Ci è toccato aspettare che finissero, ho letto anche una seconda storia come bonus, ma la magia del rilassamento se ne era andata a ramengo. Io ero furibonda ma cercavo di non darlo a vedere.

Poi, c' è da dire che io ci provo e leggere con voce bassa, serena, monotona, ma è pure vero che da quando abbiamo iniziato io sto malissimo e il raffreddore, e l' otite, e la tosse, a me leggere ad alta voce mi sfianca che non avete idea e mi incazzo. Poi mio figlio lo doveva ancora capire che si sta fermi, zitti e prima il tuo piede destro diventa pesante e affonda nella nuvola, poi il sinistro eccetera e nel frattempo lui mi si alza di scatto a sedere per aggiungere domande e dettagli.
Z~itto, porcaputtana, sta sdraiato, in silenzio e non farmi sprecare fiato che non ne ho più. A quel punto mi è venuto l' attacco di tosse.

Io oggi sono stata uno straccio. mi sono trascinata a portare Orso a scuola per pura forza di volontà, poi lo sono andata a riprendere, poi sonop andata a riprendermi Ennio al doposcuola, per il resto del tempo ho dovuto fare dei lavori, ma ogni due per tre mi mettevo una felpa del capo, una berretta in testa, due coperte addosso e andavo in catalessi rabbrividendo dal freddo fino a che il raffreddore non mi destava con il senso di soffocamento. Le gengive dolenti, gli zigomi anche, le ossa e i muscoli pesti, per fortuna non mi fa più male l' orecchio. E la farmacia vicino casa, quando sono riuscita a trascinarmici, niente, ha chiuso. Mannaggiallacrisi.

Vado avanti a te di zenzero, tintura di propoli come se piovesse e un' aspirina stamane contro i dolori. E domani DEVO essere da un notaio a fare da interprete a un romano caruccio che ha comprato casa. Dico solo che dalla disperazione quasi avevo pensato di tenermi Orso a casa da scuola per risparmiarmi almeno due avanti endre e Ennio farlo riportare da qualcuno.

Per dire che stasera ho avuto l' idea di fare la lettura meditativa in tandem nel lettone, che almeno poi si addormentano prima.
I due mostri, contrariamente a istruzioni specifiche, si ficcano di corsa sotto la doccia, ci faccio la lotta libera per tirarceli fuori e pettinarli, e il pigiama, e la pipì, e la sete e la fame e l' accidentichetipijafigliomio se non ti fermi un secondo, e si perde il libro,e figlio piccolo l' aveva nascosto, e non si vuole mettere staccato dal fratello nel lettone, e sdraiati, e sta zitto, e medita, giuro che a sto giro ho urlato, ma ho urlato, che ho capito che sto male, ma a me la meditazione serale dei figli mi sta ammazzando. No, sul serio, proprio non ci sono portata.

Però adesso dormono.

E a parte che che devo risanarmi e poi abituarmi, questi raccontini sono veramente fantastici e mi sa che devo trovare un editore per cui tradurli perché secondo me ce n' è un bisogno enorme, altro che Estivill.

lunedì 19 dicembre 2011

Ma voi credete a tutto quello che scrivono sull' Olanda?


Da quando vivo in Olanda ci sono abituata che il fiore del giornalismo italiano quando è a corto di notizie ne prende una qualsiasi purchè abbia un vago riferimento con l' Olanda, terra di gente, si crede, tollerante, spiriti liberi, grazie anche ai cannoni che ci passa la mutua e che ci fumiamo dalla mattina alla sera, le riporta a casaccio con le conclusioni sbagliate e poi vai con il flame.

Siccome nell'ultimo paio di mesi ne sono girate due che so impensieeriscono i benpensanti e i turisti, vorrei rassicurarvi in breve:

1) Ma è vero che in Olanda ti fanno l' eutanasia a comando, anche solo se sei un pochino tristonzolo e sfiduciato?

No, se la chiedi a causa di una malattia terminale tramite un protocollo tutt' altro che semplice, dopo che un collegio etico e due medici hanno vagliato la situazione, cercano di fartici ripensare e allora, solo allora, se non sei schiattato di tuo nel frattempo, forse, hai visto mai, ti tocca la morte dolce. In Belgio sono più civili, come dicevo qui

2) Ma è vero che chiudono tutti i coffeshop?

Si e no. Il sindaco di Amsterdam già ha detto che la vede difficile. Perché è vero che a Maastricht lo faranno tra breve, ma già in tutte le zone di confine è già successo, perché tutti i francesi e tedeschi che arrivano, si strafanno di canne e se ne vanno non è che siano una cosa molto piacevole da avere sottocasa, e quindi via il problema.
Perché è vero che gli olandesi sono grandi coltivatori e nel tempo la qualità prodotta qui ha delle dosi stratosferiche di principio attivo, ma anche che è difficile fare delle analisi attendibili.
Perché è vero che se in virtù di trattati internazionali firmati anche dall' Olanda dovrebbero evitare di vendere a stranieri, ma è vero anche che se come è possibile, con il tesserino da residente o la ricetta medica la puoi comprare vedi come si forma un mercato parallelo e clandestino che creerebbe problemi ancora peggiori di ordine pubblico, che per ora proprio grazie alla tolleranza sono contenuti.

E poi dai, su, seriamente, ma ce le vedi le varie Lonely Planet e Rough Guides a ristampare la parte in cui la gente riferisce di esaltarsi a chiedere da accendere al poliziotto? Suvvia, siamo seri. Con la crisi che c' è, oltretutto, ce la vedi la gente a venire ad Amsterdam per visitare i musei, che la metà sono chiusi da anni per restauri? E allora hai voglia a promuovere il turismo congressuale.

3) Ma è vero che gli olandesi sono tanto tolleranti?
L' attuale coalizione di governo è composta dal primo e dal quarto partito risultanti alle elezioni con una minoranza di destra xenofoba che li ricatta ogni due per tre, comandata da un' icona gay col ciuffo ossigenato male che tutti vedono come il prossimo primo ministro e che spara cazzate a gogò, ma lo amano per questo. Fondamentalmente le migliori azioni di questo governo sono state: alzare il limite di velocità in autostrada e reinserire il permesso di fumare nei piccoli caffè, che non avendo personale da proteggere contro il fumo passivo fanno l' accidente che gli pare. Ragazzi, se non è tolleranza questa non so proprio cosa sia.

Tranquillizzati? Mi fa piacere.

giovedì 15 dicembre 2011

Post compulsivo dedicato ai figli che ti vogliono proteggere: Ennio sabotatore

L' accordo tra loro e con noi era questo: Ennio smetteva di andare dalla terapeuta ma in qualsiasi momento gli fossero tornati i rimuginamenti, o voglia di farle un salutino, o checchessia, ce lo diceva e ci accordavamo. Idem Orso, che in terapia in fondo non c' era stato, semmai una sessione di traduzione per tirar fuori qualcosa che lui on esprime se non in modi ellittici perché quello è il suo modus comunicativo.
"E tenetemi aggiornata su come vi manda, cosa fanno i bambini, così, tanto per risentirci" disse la santa donna.

Ora, se qualcuno vuole sapere quanto sono stata insopportabile negli ultimi mesi e che liberazione è stata cambiare scuola a Orso, con tutto il casino logistico del primo paio di mesi fino a che non ci settiamo sui trasporti e i ritmi e l' eventuale doposcuola che adesso non c' è, lo sapete.

Che Ennio molto probabilmente avrebbe sofferto di abbandono, con tutto che gliene avevamo parlato da grande a grande, abbi pazienza, Orso ha un periodo difficile e dobbiamo aiutarlo, se certe volte a tavola si decide a parlare e vedi che ci interessa, per cortesia, anche se devi dire una cosa importantissima aspetta che finiamo, L' ha fatto ed è stato bravissimo. Ma diciamo che lo aspettavo al varco.

E il varco è arrivato in tanti modi. pianti alla notizia del cambio scuola: Orso mi mancherà moltissimo (commento di Orso: e poi il bello della nuova scuola è che non ho Ennio tra i piedi che mi da fastidio).

Insonnie ripetute, cambi di letto, io e il capo da un mese non ci facciamo una notte dico una di sonno insieme ininterrotto senza visite, traslochi o semplicemente uno di noi due che a metà della notte gli viene la frenesia di cose non finite, lavori da consegnare che abbandona il talamo e scappa con il laptop altrove. Bene, ci sta tutto. (E dico sempre un mese perchè è il massimo che la memoria mi concede, da una sindrome premestruale all' altra misa, ma so per certo che se dicessi due manco sbaglierei).

Poi saltano fuori molte altre cose: conflitto di lealtà con gli amici, visto che da un paio di mesi l' amico Tom Waits, bambino terribile della scuola che conosco da quando ha 5 anni, ha sviluppato un enorme amore reciproco per Ennio, e starebbero sempre insieme e dormirebbero sempre insieme e con sua madre non sono mai riuscita a scambiare due parole, non so se per sfiga o perchè delega al padre o che ne so, quando lo vado a prendere mi fa ciao con la manina dall' altro capo del soggiorno e riaffonda in quello che stava facendo.

Solo che con Tom Waits nei paraggi Ennio si instronzisce e in due mi riducono Orso sempre in lacrime. e io so benissimo cosa ci vorrebbe per Tom Waits, disciplina, confini chiari e una coerenza enorme nel farglieli tenere senza farsi distrarre dai suoi trucchi o dal fatto che ti prende per esaurimento. Ma se ne la scuola ne i suoi lo fanno, io le energie me le conservo per dargli ai miei figli quella coerenza e quei confini che già cos`^sono sfinita.

E poi quelle notizione sottobanco. Vado a portare Orso a scuola e scvambio due parole con la direttrice che ci ha reso a cuore fin dall' inizio e che ogni mattina sta fissa all' ingresso per salutare bambini e genitori (cosa che a scuola vecchia fa uno dei bidelli).
"Allora, mi sembra che sia felicissimo e che stia andando tutto bene" faccio io in preda al wishful thinking.
"Si, anche perchè ci ha detto che nell' altra scuola i bambini lo mobbizzavano".

A me non l' ha mai detto. Si, riferiva di liti o di quegli scazzi normali tra bambini che ogni 5 minuti sono i propri migliori amici o peggior nemici, ma mobbizzato? Costantemente? E non ci dice niente?

Anche Ennio ha i suoi prblemi con un paio di compagni di scuola, una volta sono amici, una volta no, comunque di un paio gli ho proprio dovuto dire di mettersi l' animo in pace, è uno stronzetto, le madri sono cortesi e distaccatissime - di loro, eh, lo sono con tutti - e ogni volta che provo a invitarlo a giocare da noi la cosa cade nel vuoto e io mi sono stufata.

"Mamma, mi hanno fatto entrare nel club".
Amichetto N che abita vicino casa e che io adoro, bofonchia. Ai. Io so per certo che il club tra le proprie vittime preferite ha anche N.

Ha dovuto fare non so che prova per essere ammesso. Con N ha litigato per un paio di giorni. Mi viene l' atroce sospetto che la prova implicasse qualche bacio di Giuda come spesso succede tra ragazzini. E la cosa non mi piace.

"Amore, sei felice che ti abbiano rpeso nel club? Ma come mai, cosa fate di bello?"
"Perchè se sono nel club non mi maltrattano".

Un' altra madre sul piazzale mi confida che finalmente hanno deciso di testare sua figlia per darle un programma adatto a lei, che è velocissima e bravissima e sta in una classe che più sotto la media non si può, metà dei bambini segue dopo la scuola un qualche programma di sostegno per i compiti.
"Finalmente, che bello e quando cominciano a testarla?"
"Ah, beh, questo non si sa, speriamo prima che vada alla superiori, anche se io sarei felice se almeno cominicassero a fare qualcosa contro quelli che la mobbizzano,. perchè ogni volta che lei si lamenta pare che sia colpa sua che non sta zitta e sopporta".

Bella roba. e poi la boimba stessa, che era a cena da noi un paio di giorni fa, chiede a Ennio di non dire assolutamente nulla di lei a Tom Waits, che si diverte troppo a farla diventare tutta rossa per la rabbia, con il risultato che lei esplode e viene messa in castigo. È subdolo Tom Waits, che non lo so? Uno che diventa rosso di rabbia e prende a martellate le porte l' ho già visto qui dentro.

Allora cominciamo a parlarne.
"Orso, ma quando i bambini ti dicevano cattiverie, non potevi dirlo alla maestra?"
"no, perchè lo fanno durante la pausa in cortile e lì ci sono le mamme".
"E lo dicevi a loro, no?"
"No, perchè sono proprio le mamme di quei bambini e allora non ci credono".

"Ennio, ma quando S ti picchia in classe e la mestra non vede perchè sta spiegando, non glielo puoi dire, invece di farti mettere in punizione perchè ti muovi e ti arrabbi?"
"No, perchè durante la spiegazione non la possiamo interrompere".
"Ma diglielo dopo".
"No, perchè mi sentono e dopo nella pausa mi piacchiano in gruppo".
"Allora scrivile una lettera. e se nn vuoi farti vedere, invece di mettergliela sulla scrivania, ti dico un segreto: tutte le maestre hanno un loro vassoio della posta nell' ufficio del bidello, dietro la fotocopiatrice. Mettiglielo lì, dal bidello i bambini entrano ed escono di continuo, non ci fa caso nessuno".
"Forse glielo puoi mettere tu".

Insomma, quando Ennio chiede di andate da Monique che forse può aiutarlo contro l' insonnia, detto fatto. E su suo suggerimento, io gli chiedo come va, cosa succede, che tipo di trucchi possiamo chiederle di insegnarci, cose del genere.

E, caso unico,quando ce lo porto prima parliamo brevemente tutti e tre di quello di cui si vogliono occupare a questo giro e siamo d' accordo che loro elaborano la questione e quando torno ne riparliamo insieme.

Il risultato è che io prima delle vacanze vado a parlare con la maestra visto che è un problema di tutta la classe. E di tutta la scuola, aggiungerei io. Adesso capisco perchè i bambini ci tenevano così tanto che io andassi a fare la sorveglianza a scuola a ricreazione.

Me lo aspettavo? Si e no, diciamo che adesso che è saltato fuori tutto non mi sorprende e mi spiego tante cose. No, perché se avessi immaginato il livello di tutta questa situazione avrei indagato di più, sarei già intervenuta con la scuola e soprattutto lo avrei fatto insieme ad altre madri, che evidentemente come me sono sempre a metà sul dubbio se siano le normali liti fra bambini che una volta giocano insieme e una volta si odiano o se sia una cosa più seria. E molto probabilmente la fregatura è che sono tutte e due.

Solo che non possiamo aspettarci dai bambini che tirino fuori tutti da soli il coraggio di parlarcene, perchè i nostri figli devono difendere due o persino tre parti: vogliono difendere noi, dicendoci il meno possibile, se stessi dalla paura che magari non li prendiamo sufficientemente sul serio, e gli altri bambini con cui a volte in fondo riescono anche a giocare bene.

Orso è riuscito a tirar fuori tutto solo dopo che gli abbiamo cambiato scuola.

E Ennio, Ennio è stato assolutamente un genio, perché i frammenti che avevo io sono andati a posto solo mentre ne parlavamo con la terapeuta:

"Il club è che se ne fai parte, devi anche andare a picchiare gli altri bambini. Io ero contento perché non se la prendevano più con me ma non volevo fare come loro. Allora l' ho fatto fallire, ci sono voluti due giorni. Adesso non sono più tutti e quattro insieme, ma hanno litigato e sono due contro due, quindi è vero che continuano a maltrattare gli altri, ma non lo fanno più insieme".
"Figlio mio, ma sei un genio".
"Ennio, e questa cosa di far fallire il club, l' avevi studiata tutta dall' inizio o è anche un po' successo da se?"
"Un pochino tutti e due, ci ho anche pensato sopra".
"Comunque la cosa in cui ti trovo bravissimo è stato quando hai chiesto a mamma che volevi venire qui. E adesso durante le vacanze fate come vi ho detto e a gennaio torni a dirmi come è andata." Mi guarda" io comunque parlerei con la maestra subito".
"Non solo, parlo anche con la direttrice, perché non è solo un problema di quella classe lì".

"A me manca Orso, ma io non voglio cambiare scuola".
"E questa in fondo è una scelta che hai fatto tu, vero? Ha le sue conseguenze, ma tu hai scelto quello che va meglio per te e sono molto orgogliosa di come l' hai fatto".

Ho in casa un genio del sabotaggio. cielo come sono contenta di venirne a capo.

E il consiglio per dormire meglio? Gli ha fatto un regalo: una scatolina indianeggiante con le pailette ecc. bellissima con dentro una pietra nera translucida. La mette sotto il cuscino e facciamo un rituale serale: doccia calda, pigiama a letto, gli leggo die racconti di un libro che ci ha prestato e che compreremo se funziona, piccoli racconti meditativi prima di dormire. E mentre io leggo lui deve fare quello che dico: choiudere gli occhi, visualizzare il racconto ecc. Cominciamo con le vacanze di Natale.

mercoledì 14 dicembre 2011

Calendario dell' Avvento de noantri (tutorial, volendo)



Ma io, che non ho mai vissuto la tradizione del calendario dell' avvento in proprio e ho deciso quest' anno di provarci a inculcare l' avvento ai figli, non mi potevo fare i fatti miei? O almeno comprare uno di quegli orendi calendari con i cioccolatini che sanno di sapone a € 1,99 e farla finita? Ennò, se non ci si complica non mi diverto.

Diciamo che un po' ci sono riuscita un po' ho fatto la solita peracottara, ma ecco cosa ho fatto e il risultato provvisorio.

Si comincia andandp una serie di volte all' Ikea con l' idea di montare definitivamente la parete che abbiamo concordato di fare in soggiorno, possibilmente prima di Natale (care illusioni). Oltre ad andare, tornare, misurare, scoprire che le misure non corrispondono e che il soffitto ha varie altezze in vari punti, sostituire parti rotte, fare pressioni insostenibili sul maschio alfa per fare dei buchi col trapano - ancora da fare -
cosa che pregiudica la santificazione del matrimonio per almeno un mese e mezzo, mestruazioni e influenza compresi, ci si procurano dei cartoni.

Quelli piccoli metteteli fuori per portarli al container carte, dimenticateli per tre giorni in cui ci piove e grandina, per poi raccogliere la poltiglia e depositarla nel cassonetto normale che si fa prima. Sul cartone grande che avete conservato apposta e che è stato tra i piedi in un soggiorno in corso di lavori (tutto fuori dalle vetrinette esistenti) disegnate, se dio vuole, un albero formato da tre triangoli. Poi piantatelo lì e andatevi a riprendere i figli da scuola, portateli tutto il pomeriggio in giro e rimandate il seguito a tempi migliori.



La mattina dopo, visto che all' Ikea c' eravate già state e avevato comprato carta da regalo, con la colla spray coprite la sagoma di cartone e cercate di incollarci la carta sopra. La colla spray spruzza come un geyser asmatico inondando il tavolo e la carta si appiccica a plissè, decidete di ritentare e tenervi il lato A come retro. Repetita juvant perchè il lato B funzia, e quindi ripiegherete e incollerete i lembi B sul retro, come da figura.



Potevate comprare un sacchetto di cioccolatini e spicciarvi, invece no, il calendario dell' avvento è alternativo o morte.

Ma nel frattempo avevate accumulato robine varie,

frasette edificanti,


bustine,
vi incasinate a ritagliare i numeri tondi che vengono poligonali ma che vuoi che sia.

Arrivate alle prime 9 bustine, mettete extra la 17, decidete che per il resto comprerete la bustona di dolci e basta diobò.

Comprate la busta di ghirlande di natale in cioccolato e gelatine e il contenuto sparisce mentre stavate svuotando la lavatrice. Rinunciate. I figli per l' 11, 12 e 13 ci provano a dire qualcosa sulle bustine mancanti, poi desistono. L' Albero spoglio fa schifo.

Stasera ci riprovo.

domenica 11 dicembre 2011

#commuoviamocicorreggiamoci: Quanto sono emancipate le donne emancipate?

Faccio coming out: la mia educazione sentimental-sessuale è avvenuta su Cosmopolitan, che mia madre si comprava regolarmente perché, come diceva lei, faceva una vita infame, sempre a correre dietro al lavoro, la casa, i figli, la suocera convivente che le ispezionava le mutande e sfrucugliava nei cassetti, e quando mamma era in casa non aveva neanche la sensazione di essere nella sua tana dove non la scocciava nessuno, e allora comprarsi quella bella rivista patinata, con tante cose carucce, che dire, le dava l' idea che ci fossero dei mondi possibili.

La ragazza Cosmo in quegli anni aveva un lavoro figo e interessante che le permetteva di vivere in una grande città figa, fingiamo fosse Milano perché era in quegli anni che ancora c' era il mito della Milano da Bere, mentre dopo abbiamo capito che era soltanto un magnamagna. Era sessualmente liberata (la ragazza Cosmo, non Milano perché su quello più conosco dei milanesi più ho dei dubbi, ma spero qualcuno mi contraddica), aveva amici, aveva morosi, aveva amanti, andava a sciare, in crociera e a Marbella, e se decideva di mangiar panini per un mese perché lo stipendio se n' era andato in quell' irresistibile tailleur di Armani, era una decisione tutta sua.

Bone, libere, autonome e si facevano i capelli da Jean Louis David. Sembravano persino intelligenti. Lo capite, vero, che effetto potevano fare a una povera adolescente che si sarebbe tanto voluta emancipare, ma era minorenne, viveva in Abruzzo e aveva un padre, porello, con tante buone qualità ma sessista nel profondo, e il sogno di questa ragazzina, fin da quando era piccola, era di poter essere mandata in collegio. E avere vicino una biblioteca. In mancanza di meglio si leggeva Cosmopolitan, che ve lo dico subito a 13 anni può dare molto, ma non è tutto nella vita.

Non so chi nel frattempo si è vista Sex and the city ("Mamma, faceva un qualche figlio ultimamente, che non so dove lo avesse sentito ma se c' è sex di mezzo resta impresso a prescindere, Ma a te piace guardare Sex and the City?" "Sinceramente no, figlio mio, non me ne potrebbe fregare di meno". "Perché?" "Non so, non riesco a immedesimarmi, non me ne frega niente, io ho una vita un sacco più interessante") ma secondo me, il Cosmo dei bei tempi era un precursore non da poco. E a Milano, non a New York.

Comunque. Per fortuna a un certo punto della mia carriera universitaria all' Aquila (un po', socialmente, agli antipodi del mito Cosmo, lo posso dire sinceramente) sono saltate fuori le borse Erasmus che erano il biglietto di quanto più vicino al mito della giovane emancipata padrona del mondo. E sono partita per l' Olanda. Non Amsterdam, peccaritàdiddio, che non so come sarei sopravvissuta, ma Groningen, una cittadina sonnacchiosa sperso in mezzo alle campagne che se gli togli l' università gli hai tolto tutto, fondamentalmente una L' Aquila del Nord. E io, che forse se non venivo a Groningen ma restavo all' Aquila rischiavo di morire vergine e martire, mi sembrava un minimo di starci arrivando. Guardavo certe olandesi che incrociavo molto ellitticamente e mi sembrava che forse in questo paese c' era speranza, fossero meno bacchettoni, più aperti di testa.

E mi confermavo il fatto che si, c' è gente che è convinta di essere emancipata. Però anche lì, era l' ambiente che aiutava, non la testa della gente. Per dire la mia amica Yvonne, che mi spiegava che dal secondo anno di università era andata a convivere con il ragazzo, studente anche lui, in quanto se proprio devi dividere casa, fallo con uno di cui sei innamorato. All' inizio magari ci avevano anche provato a nasconderlo ai suoi di lei, ma anche se al padre forse non faceva piacerissimo, si era dovuto adeguare, diceva lei, perché da noi si usa così.

(Certo, mi mettevo io il sottotitolo, ma a voi il governo passa la borsa di studio, esistono migliaia di possibilità di lavoretti, non devi chiedere una lira ai tuoi, si fa presto ad emanciparsi e mettere a tacere un padre se non è lui che ti mantiene e non sei tu che gli devi chiedere i soldi. Comunque era un bell' inizio, nulla da dire).

Poi Yvonne e il suo moroso si sono laureati velocemente, lui ha fatto subito domanda e trovato un lavoro all' ufficio imposte perché anche se avrebbe potuto entrare in azienda, vuoi mettere il lavoro statale che ti permette di conciliare lavoro e famiglia? Quando mi sono sposata con il capo loro avevano già una casa loro, due bambini, stavano per fare il terzo e lui lavorava 4 giorni nove ore al giorno, praticamente uno stipendio pieno con in più il giorno libero per godersi i figli, lei un parti time da tre giorni, poi si è rimessa a studiare, sono stati i primi tra quelli che studiavano con noi e una pensa che l' emancipazione è una gran cosa e non necessariamente passa per la vita da single che ogni notte nei bar recupera un one night stand diverso. Passa per lo studio, il lavoro e la progettualità, tutte cose che a me in Italia sembrano mancare assai.

Comunque all' epoca loro ancora non figliavamo e a me si ripresentò, su suggerimento di mia madre, di farmi un controllino e vedere se prendere la pillola mi poteva far bene, perché avevo un' acne mostruosa da anni, che sicuramente mi ha tolto tanta sicurezza nella crescita, e sintometti strani in area ormoni che hai visto mai. Manco a farlo apposta un mio coinquilino di Arezzo che a differenza mia la vita sociale con gli italiani in città se la coltivava mi fece conoscere a una pizzata una signora deliziosa, ginecologa, che magari non lo sa ma ha avuto un importante ruolo materno nei miei confronti proprio quando ero triste, sola e autonoma nelle lande del nord.

Grazie a lei sono andata in ospedale, mi ha visitata, mi ha diagnosticato una candida che ce l' aveva mezza casa dello studente e non si capiva, mi ha risanata e già che c' eravamo mi ha messo in mano, previo ampio interrogatorio in materia di anamnesi, una scorta di Diane (ve le ricordate, vero, la Diane, la pillola con un quantitativo di ormoni sufficiente per tramortire una balenottera?) dicendomi di iniziare a prenderle e tenermi d' occhio e se si presentavano i sintomi tali o talaltri interrompere e precipitarmi da lei.

(Cioè, io in Italia a parte che scoprire che si poteva anche prendere la pillola contro l' acne all' epoca era più difficile da scoprire dell' indirizzo di un medico abortista quando l' aborto era proibito, io una volta c' ero pure andata all' AIED all' Aquila, per scoraggiarmi e rinunciare immediatamente alla lista di esami che ti facevano fare, manco fosse cicuta.

Katia invece me la spiegò così: che era come prescrivere l' antibiotico, a meno che non ci siano intolleranze note per uno dei componenti, si prendeva, si vedeva se ti faceva qualcosa, e in caso contrario continuavi a prendertela. (Insomma, il contrario esatto, qui in Olanda prima di prescriverti un antibiotico meglio che sei moribonda perché è un farmaco da usare con cautela, in Italia invece era la pillola).

La pillola, signore iddio, ma delle vostre amiche sessualmente attive quante prendevano la pillola? All' Aquila ogni tanto ne trascinavo una incosciente e in paranoia all' AIED per prescriverne una del giorno dopo di urgenza, mi mettevo le mani nei capelli quando sentivo le loro storie, ogni tanto se ne sposava qualcuna incinta (fateci caso erano sempre quelli che studiavano medicina o biologia che si inguaiavano perchè erano convinti che i loro metodi empirici funzionavano meglio di Ogino-Knauss), un mio caro amico del sud, profpndo sud, mi spiegava non solo che per loro la fidanzata andava messa sul piedistallo, che se la spupazzi troppo di sembra quasi di sporcarla, ma aggiungeva che lei prendeva la pillola quando glielo diceva lui, perché non tutti i mesi aveva voglia di farci l' amore (ma tu, stella mia innamorata, che l' ho bello che capito che non sei una ragazza Cosmo anche se la pillola la prendi, tu cocca mia non hai proprio niente da dire in questa coppia su quando farebbe piacere a te di fare l' amopre, con lui o chicchessia).

Insomma, uscire di casa e fare dell' antropologia comparata, veramente ti si apre uno sguardo sulla vita e sul mondo.

Che poi appena prescrittemi le famose pillole e ancora in attesa della congiunzione astrale giusta per iniziare a usarle, non mi capita un colpo di fulmine spaventoso con uno che mi faceva tanto sangue, solo che io all' epoca avevo iniziato ad uscire con un ragazzo tanto caruccio e anche se non ci facevo niente, non so, mi sembrava brutto zompare addosso all' altro senza prima almeno chiudere i conti con il primo, che io così Sex and the city decisamente non ci ero né Groningen era poi sta gran City, e la sera che comunque avevo deciso di uscirci, lasciando l' indirizzo alla mia compagna di stanza con l' avvertenza di avvertire la polizia se la mattina dopo alle 10 non avevo dato cenni di vita, e lei mi insegue per il corridoio sussurrandomi che se proprio si creava qualcosa di non preoccuparmi, che la Diane nel dosaggio giusto si poteva usare anche come pillola del giorno dopo e di non farmi paranoie se finalmente fosse la volta buona, la Madonna mi ha fatto la grazia di farmi spulzellare.

Che poi, visto che non ero sto tipo da one night stand perché ero troppo timida e imbranata, insomma, manco la soddisfazione di accendere questo cero alla madonna (perché volendo fare un ex-voto per una grazia del genere, qualcuno mi spiega di che forma avrei dovuto farlo fare? Il filone classico, come il braccio per quello che gli fu fatta la grazia di sfuggire alla cancrena no, pare brutto).

Ma insomma, come si fa a diventare una ragazza Cosmo emancipata? Per i soldi, tocca prima laurearsi, sul sesso, tocca prima innamorarsi, il tailleur di Armani, sinceramente mi mancavano le occasioni.

In compenso una volta ci incazzammo, gli italiani della casa dello studente, con delle olandesi che finalmente, nel momento in cui arrivò una mandria di vitelloni italiani, tutti studenti di legge o economia, che si lumavano e fraternizzavano con le bionde locali, le bionde ci capitarono in casa a ora di pranzo, che per un periodo facevamo i turni da vivandieri, un gruppo faceva la spesa, un gruppo cucinava e un gruppo riordinava, e subito si misero a pontificare su come noi italiane eravamo schiave del maschio visto che stavamo lì a cucinargli. I maschi si offesero (noi pure, ma almeno non avevamo mire su di loro), noi a spiegargli il sistema dei turni, i maschi a dire che l' unica era di invitarle a pranzo il giorno che il turno l' avevano loro e loro, no, no, così non vale perché avrebbero cucinato solo per dimostrare che non avevano ragione loro bionde.

Fatto salvo il piccolo particolare che quando alcune delle bionde si misero davvero con alcuni di questi milanesi e aretini, e per quagliare in un ambiente più intimo della casa Internazionale dello studente con la sua cucina enorme a 4 postazioni per 55 persone, se li portavano a casa, con che scusa lo facevano? Li invitavano a cena. Emancipate e ipocrite, evidentemente.

Insomma, in quegli anni e frequentando l' Olanda mi venne il dubbio atroce che ci fosse un equivoco di fondo sul concetto di donna emancipata. Perché a me sfuggiva il senso di tale emancipazione se la si riduceva solo a una questione di libertà sessuale. Non mi sento emancipata se vado in birreria a sbronzarmi come un portuale in franchigia per poi farmi scopare -male - da uno altrettanto sbronzo, se poi anche in questo paese le donne a parità di mansioni hanno stipendi più bassi, se le famiglie quando nascono i figli decidono che il part time lo prende chi ha lo stipendio più basso e gli orari scolastici, fino a pochi anni fa quando hanno imposto alle scuole di provvedere alla sorveglianza durante la pausa pranzo e al doposcuola, gli orari scolastici sono tutti basati sulla presupposizione che la madre sta a casa. O ditemi voi come si fa se alle 8.30 li porti a scuola, alle 12 te li riprendi, alle 13 li riporti e alle 15 te li riprendi.

E gli asili nido sono privati, cari e nelle grandi città sempre troppo pochi (idem il doposcuola perché è tutto privatizzato, al massimo se ti tocca ti scaricano dalle tasse alcune spese per i figli).

Insomma, potrai scopare quello che vuoi ma il padre ufficiale dei tuoi figli è sempre l' uomo con cui sei sposata al momento del concepimento. Non esiste la possibilità di fare un figlio naturale e riconoscerlo anche se si è sposati altrove.

Le maestre fino a metà degli anni ' 70 se si sposavano dovevano licenziarsi per contratto. Perché se ti sposi e fai figli, come fai a guardarteli, o madre degenere?

I grandi cambiamenti in proposito li ho visti tutti negli ultimi 10-15 anni e sono tutti venuti da fuori della coppia. Sono venuti per esempio dal grosso boom dell' economia negli anni prima dell' 11 settembre. Lì si sono cominciati a fare ponti d' oro a tutte le laureate che stavano a casa con i figli perché tornassero al lavoro e alle non laureate perché fornissero i servizi necessari per mandare avanti la crescita del paese. Sono venuti fuori da misure per incoraggiare anche i padri a prendersi un part time o dei congedi per dividere meglio le cure. Ripeto, certi cambiamenti li vedi soprattutto nella classe medio-alta urbana, ma ci sono e si tirano dietro il resto del paese.

Per questo ritengo che i pilastri dell' emancipazione femminile siano un po' diversi da quelli propagati all' epoca delle ragazze Cosmo.

Si basano su autonomia economica, autonomia finanziaria (non dipendi dalla pensione di reversibilità di tuo marito, per esempio), servizi, stimoli a cambiare la mentalità. Il sesso è una cosa bellissima, chi dice di no, ma non ci si costruiscono sopra delle politiche, anche se hanno cercato di convincerci del contrario ultimamente.

E visto che molti dei post che hanno partecipato a questa giornata di blogging promossa dal gruppo #Donnexdonne, per parlare di buone prassi nei confronti delle donne e di una pluralità di diritti e politiche, hanno voluto ricordarci alcune prassi private per dividersi nella coppia e nella famiglia la cura e il relax, il mio modesto parere è che si potrebbe raggiungere tanto già solo istituendo un congedo parentale obbligatorio per i padri.

Pensateci: un uomo che è 'costretto' a stare a casa a curarsi figlio e puerpera, che fin da subito ha un ruolo riconosciuto per legge sul proprio ruolo di genitore partecipe, intanto ha la scusa per farlo. Un congedo parentale infatti non è che sia impossibile, è che per molti uomini in molti ambienti di lavoro è un tabù. Invece così, che fare, è la legge, mica mi posso sottrarre? La legge fa tanto per cambiare la mentalità, guardate soltanto cosa è successo da quando i caschi e le cinture di sicurezza sono diventati obbligatori e il fumo nei locali pubblici è vietato. Sembravano cose impossibili per noi italiani tanto anarchici, nevvero?

E per concludere un aneddoto che mi hanno raccontato e non ho mai avuto modo di verificare, ma che se non è vero è talmente ben trovato che sembra inventato apposta. Avete presente lo stereotipo dei mariti corporate-man giapponesi, quelli che hanno la moglie a casa che gestisce vita, figli e stipendio, lasciandogli la mancia per le piccole spese, ma che in fondo dal giorno del matrimonio alla morte sta unicamente al servizio della carriera del marito? Quelli che dopo il lavoro per dovere vanno a cena e a ubriacarsi con i colleghi e i clienti e anche se nella sbronza fanno cose invereconde nessuno gli può dire niente perché lo fanno per rendere grande il paese. Improvvisamente nel tempo libero cominicano a seguire corsi su come sedurre la moglie, farle carinerie eccetera. E cominiocano pure ad applicarlo a casa.

Come mai? Era uscita una legge in cui, in caso di divorzio, alla moglie veniva riconosciuta la metà di stipendio e pensione del marito. Quindi non erano più le mogli a dover sperare che il marito non le mollasse per un' altra o si ritrovavano in mezzo a una strada.

Gente, cercate i soldi, come nei reportage e nelle inchieste sulla criminalità organizzata. Quando sei autonomo/a finanziariamente sei più libero/a di testa, sei più padrone della tua vita, delle tue decisioni e delle tue idee. Sarà per questo che in Italia non conviene a chi vuole comandare sul popolo bue. E non so tutto questo come ci rientra nel discorso buone prassi,

So solo che visto che ho parlato di sesso, magari i click sul mio blog adesso aumentano.

venerdì 9 dicembre 2011

Orso sa come (non) spezzarmi il cuore

Stamattina approfitto del capo ancora sotto la doccia per portare Orso nella nuova scuola con la nostra macchina, comodamente parcheggiata di fronte casa. Normalmente mi tocca farmi forza per portarlo in bici, come piacerebbe tanto a lui, o correre 3 vie più in là fino all' auto condivisa sotto la pioggia (mercoledi), la grandine (lunedi e martedi) e comunque al buio delle otto di mattina invernali a queste latitudini. Che lo so che stanno per arrivare le vacanze e verso febbraio la cosa lentamente migliora, ma per ora a me le mattine buie non fanno sangue. Specie con la grandine (ecco, la nebbia o la neve invece mi piacciono).

"Salutiamo papà, CIAO CAPO!!!!" ma il capo sta sotto la doccia e non ci sente.

Attraversiamo lo stradone tenendoci per mano.
"Sai mamma, ma papà quando esce presto io non riesco mai a salutarlo. E certe volte, quando torna dopo le 8, io neanche lo vedo". Ci sono dei giorni che non lo vedo mai".
"Amore, ma tu diglielo che ti manca, mi sembra una cosa tanto carina", e poi almeno lo sente dire da te, che magari lo sa benissimo che i figli li vede poco, come tutti i poveri genitori che si fanno un gran culo per il lavoro, ma almeno ne parlate ed esorcizzate la cosa.

Che il povero capo fa davvero del suo meglio e tra i due turni settimanali per portarli a scuola (Orso però con la scuola nuova ne è fuori, a parte ieri che io ho portato Ennio dal medico e loro sono andati in bicicletta) e in piscina la domenica. Ma Ennio ha in più il venir ripreso dal coro al giovedì sera e il calcio il sabato mattina. Che Orso aveva iniziato a dire che voleva fare calcio anche lui solo per questo motivo. Per cui sabato Ennio lo porto io così il capo per una volta poltrisce un po' e porta lui Orso a disegno.

Che questa è la cosa che davvero mi pesa più di tutte da quando abbiamo i bambini, soprattutto quando erano più piccoli e veramente non lo vedevano quasi mai e non cenavamo mai insieme come una famiglia, che a me, magari sbaglio, questa cosa del condividere il desco come espressione massima dell' armonia famigliare, lo so che è un pensiero limitante tutto mio, ma non mi piace che non lo possiamo fare, anche se adesso i figli crescono, mangiano sempre più tardi e ci riusciamo quindi abbastanza spesso.

Ma quando erano più piccoli, quanto mi sono sentita ragazza madre, proprio a me che la convivialità è tutto, ma convivia tu con due che litigano, non mangiano, mangiano la minestra con le mani, fanno cadere di tutto e io mica ho il tempo di cucinare prima e metterli a tavola dopo o dovrei iniziare a preparare la cena alle 16. E quando arrivi tu a mangiare la tavola è un casino e le cose buone che avevi fatto sono tutte fredde. Poi che una si da all' alcol. E alle pizze surgelate.

Adesso diciamo che va meglio, a parte che mangiano meno cose di prima e mica si può vivere di polpette, salsicce e pasta al pomodoro?

Insomma, tutto questo mi girava per la testa mentre attraversavamo lo stradone che è si larghino, ma neanche un' autostrada a 36 corsie. Chiedendomi cosa stavo sbagliando nella vita. Chiedendomi cosa voleva davvero dirmi mio figlio, che Orso è Orso e le sue richieste sono sempre molto ellittiche. Perché figlio mio mi stai dicendo questo?

Che mi si spezza il coredimamma?

"Perché quando torna alle 8 poi non abbiamo più il tempo di guardare i cartoni sul suo computer".

Giusto in tempo per non spezzarmi più il cuore.

È bello poter sempre contare su tuo figlio contro i sensi di colpa.

giovedì 8 dicembre 2011

Leggete, pensate, partecipate



Post prefazione
Questo lo aggiungo alcune ore dopo la pubblicazione del post che segue per chiarire quello che nella fretta magari non si capiva. Con il gruppo #donneperdonnesi parla da un po' di mesi di buone prassi al femminile e per l' 11 dicembre mi è sembrata una bella idea parlare delle nostro buone prassi. In genere uno pensa a governi, aziende, grandi organizzazioni, ma visto che i cambiamenti che vogliamo nel mondo li possiamo avviare solo noi, vogliamo parlare delle buone prassi (o della loro mancanza e di quello che vorremmo invece) nel nostro piccolo? Cosa facciamo noi, uomini e donne di buona volontà per creare quella che Monica e Silvia nel logo hanno detto così bene: pluralità dei generi e dei diritti?

Diciamocelo, raccontiamocelo, commuoviamoci e correggiamoci. A journey of a thousand miles begins with one step. Qual' è, potrà essere, sarà il nostro primo passo?

Adesso torno al post originario.
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È stata una di quelle idee che mi vengono parlando con le amiche, nello specifico un' astrofisica. Si parlava di donne che fanno mestieri da uomini o in ambito maschile o che. E viceversa, di uomini che fanno mestieri che siamo abituati a vedere fatti da donne.

Poi su Facebook ci è uscito un discorso con discussione su Margaret Thatcher. Poi comunque le varie critiche a SNOQ che girano in rete. E al governo Monti. E alla ministra Fornero. E la commozione e la correzione come sintagma di una corretta maniera di lavorare insieme prendendo atto della pluralità, appunto, di modi nella comunanza di obiettivi.

Perché non so voi, ma a me questa cosa che le questioni di genere ed emancipazione siano un discorso strettamente femminile o omossessuale o di minoranze va molto stretto. Ma noi femmministe vetero-, neo-, dure e pure, viviamo in un mondo altereo dove pure le amebe sono solo femmine, o abbiamo padri, compagni, figli, fratelli, amici cognati, colleghi, capi, sottoposti, stagisti e il fruttivendolo all' angolo maschi? E come ci poniamo nel nostro femminismo in rapporto a loro?

Insomma, queste le riflessioni che chi mi conosce e legge da un po' sa che ci giro spesso intorno e ci ragiono spesso con i figli (noi madri di maschi e padri di femmine ci tocca fare un pochino più di lavoro su noi stessi e quello che diciamo ai figli).

E poi la cosa migliore è questo bellissimo gruppo su Facebook, #donnexdonne che mi stimola tante di quelle riflessioni. Per cui ho lanciato l' idea: Vogliamo fare un post l' 11 dicembre su buone prassi al maschile e buone prassi al femminile e se abbiamo qualcosa da dire su tutte queste cose, chi vuole, come vuole? Con un paio di esempi e risposte che vi potete leggere da Monica.

Insomma, manco ho fatto a tempo a dirlo che è saltato fuori questo banner. (È il motivo per cui io le adoro #donnexdonne, veramente, mica si solo parla e cazzeggia, si fa, per la miseria. se non ho tempo io lo fa qualcun altro. Veramente, andateci e entrateci e parliamo anche lì).

Cominciate a pensarci, diffondete il banner, mobilitatevi che l' 11 dicembre ci leggiamo. E se mi lasciate un commento, faremo anche una lista dei blog che partecipano. Se non avete un blog, scrivetemi su orsovolante chiocciola gmail punto com e cerchiamo un blog ospitante.

Perchè uno dei modi migliori per lavorare su pregiudizi, preconcetti e buone prassi è conoscerli. Allora conosciamoci.

Intanto abbiamo il primo articolo nientepopodimeno che da Panzallaria, grande aggregatrice e iniziatrice di prassi che mi hanno cambiato la visione che avevo su come far lavorare il web per i tuoi ideali. Che mi sembra uno splendido inizio in questo contesto.

E Bruna ci regala invece una storia di prassi quotidiane per casalinghi senza eccessiva vocazione, but it's a dirty job e quindi si fa meglio in due.

E ancora:
Mammadifretta
Ponti Tibetani
Mente Miscellanea in arte Amedeo
Ilaria
Grimilde
La Sabrarola
100% Mamma
Nonvogliomicalaluna
Sara
Mammaeconomia
E la Regina di Saba che dice una cosa importantissima, sul cominciare dai nostri figli, ma con una deriva leggermente diversa e più comprensiva dei doveri civici e dell' etica di un paese.
E finalmente ho trovato anch' io qualcosa da dire.
E per passare alla linguistica applicata, mio vecchio amore, ecco un articolo interessante.
E l' immancabile Flavia Rubino
Un' analisi molto lucida sulla mancanza di coesione dei tanti movimenti che si occupano delle stesse cose (e molto di più, leggetevelo)
E in corner ancora Sonia che ci racconta come le buone prassi partono veramente e interamente da una cosa nostra molto profonda. Star bene con sé stessi


Inoltre aderiscono:
Monica - Ponti tibetani
Mariantonietta - blogger creativa
http://www.quarantamanonlidimostra.blogspot.com/
Amedeo - Mente Miscellanea

Altri e altre a seguire

Rituali, palle, festività e DIY (suspension of disbelief)






E siamo sopravvissuti a Sinterklaas con il suo carico di scarpe con carota per almeno due settimane (gli abbiamo permesso di farlo forse 3 volte, mettere la scarpa per il regalino piccolo e non tutte le sere come certi amichetti) e per fortuna Ennio da questo giro è al corrente del segreto e una mattina mi ha ricordato: chissà cosa ci ha portato Sinterklaas nella scarpa stanotte? E io ' azzo, grazie che me l' hai ricordato e mi sono precipitata di sotto a ficcare un regalino in ambo le scarpe (una gomma a forma di dado blu, che poi Orso ha sgamato quella fuchsia dello stesso pacchetto che avevo messo da parte per la compagna di scuola che era toccata a Ennio ed ha così sgamato Il Grande Segreto Segretissimo: si, i genitori a volte aiutano Sinteklaas per i regalini più piccoli a casa, visto che lui ha da fare con quelli grossi per il 5 dicembre).

Le palle che tocca raccontare ai bambini per mantenere certi misteri, non sarà poco educativo, sento dire spesso da quei genitori che come me della genitorialità vogliono fare un monumento alla trasparenza, alla coerenza e alla fiducia (e ditemi che, come me, anche voi non fallite miseramente certe volte).

Io su questo ho deciso di reggere il gioco finché non arriva l' età, e capiteci, con la multiculturalità che ci ritroviamo in casa, da San Martino fino alla Befana, sebbene che siam atei e i bambini non sono battezzati, alla voce: cultura popolare e tradizioni i miei figli non devono essere meno ferrati di nessuno. A costo di sentirti rifiutare un panino per scuola perché:
"Mamma, non era la salsiccia solita che piace a me, secondo me era halal", e spiegagli che no, non poteva essere halal in quanto puri scarti di maiale e additivi chimici vari, ma in fondo vero perché del supermercato e non quella del macellaio che se la fa da solo.

Il bello di Orso invece è che in questo momento sta in quella fase di passaggio che potrei definire come suspension of disbelief, che è una cosa diversa dalla paraculaggine di chi sa bene che Babbo Natale non esiste ma finge per avere i regali, ma proprio di chi nota delle incongruenze ma in parte ci crede ancora e l' uno annulla o si sincretizza nell' altro, in questa fase di passaggio dal moto di fede al moto di stizza.

Insomma, per dire che come mi sono voluta incasinare quest' anno con il calendario dell' Avvento a metà, poi diventato ricettacolo di cartoline ricevute, ma siamo già ben oltre la Befana al momento di chiudere questo post rimasto in bozza per settimane, e ho voluto condividere il tutto con voi.

martedì 6 dicembre 2011

Citazioni citabili, igiene e il senso del proprio corpo

Va bene l'anima, lo spirito, la comprensione, la creatività, parlare con i figli e rispondere a tutte le domande, ma ogni tanto tra i doveri di una madre ci sta anche la cura del corpo.

Anche se i figli ti rispondono cose che ti fanno ribaltare.

Routine serale, detta anche 'del domatore furioso'.
"Forza, avete lavato i denti, di chi sono queste mutande per il corridoio aaaarghhh! mi sentite? prima di mettervi il pigiama voglio che vi facciate un bidet per bene, mi sentite?"
"Io voglio un guantino di spugna, perché voi che fate sesso ci siete abituati, ma a me non mi va di toccarmi il sedere per lavarmelo".

La situazione, anche se appunto sto annaspando, richiede una risposta energica e decisa:
"Guarda che lavarsi non ha niente a che fare con il sesso, è il tuo corpo mannaggia, bisogna anche volergli un po' bene e mica andare in giro puzzando".

Gli porto il guantino. Lo metto a mani a terra come al nido e gli faccio io un ripasso per sicurezza. Due ripassi.

Noi che facciamo sesso, mi devo sentir dire, puzzoni preadolescenti e pigri, tipici questi maschi. Anche se detto dalla madre che si fa la doccia solo quando si deve lavare i capelli, forse non fa effetto (ma io apposta ho il bidet e i guantini di spugna in casa).

Cavolo, ci ho messo tanto ad emanciparmi dalla diffidenza verso il corpo inculcatami dal cotè Silvestrone, tutte sante donne che si facevano la doccia o il bagno in camicia da notte per modestia, e me lo ritrovo qui?

Sarà uno di quei tratti ereditari che come i capelli ricci, a volte saltano un paio di generazioni.

lunedì 5 dicembre 2011

Fine (prima) settimana

Si apre la porta della sala d' aspetto della guardia medica all' ospedale e dietro c' è un belloccio in giacca a quadrettini azzura.
"Tocca al bambino Diga"

"Buonasera, sono il dottor X"
"Buonasera, Summa, sono la madre. Orso?"
"Ciao Orso" e da la mano anche a lui.

Stasera abbiamo festeggiato Sinterklaas dai cuginetti piccoli fuori Amsterdam, tutta la sacra famiglia Diga con regali, ricchi premi e cotillon. La tecnica ci viene incontro con un sistema sofisticatissimo su Internet in cui basta inserire i partecipanti e le loro mail che il sistema estrae a sorte a chi bisogna fare il nostro regalo, e ce lo comunica per e-mail. Il sistema di quest' anno inseriva la possibilità di fare una lista di desiderata, mostrando anche dei suggerimenti per classe di prezzo e io ho scelto l'argilla Himalaya di Rituals, da spalmarsi addosso prima della doccia. Mi sa che l' ha presa mia suocera, mentre a me è toccato il capo e a lui mia cognata che ha chiesto dei limoni biologici e altre cose.

Come sempre, si crea un trucco per far suonare il campanello (di solito sono i vicini) e i bambini si sono precipitati a cercare chi era, dov' era, poi si sono ricordati che lo scorso anno i regali erano nella baracca dietro e infatti:
"Mamma, guarda i regali stanno in un sacco e nella nostra borsa dell' Ikea", urla Orso.

Ora, sappiamo che da un paio di settimane, grazie all' amichetto più grande (bastardo) Ennio sa che Sinterklaas non esiste. Orso tiene ancora duro, ma aveva sgamato un paio di giorni fa che i regali nelle scarpe le sere che le esponiamo ce li mettiamo noi (visto che ci aveva sgamati gliel' ho spiegato come Un Grandissimo Segreto, che siccome Sinterklaas già ha il suo daffare a consegnare il tutto la sera dei regali grandi, quelli piccoli lo aiutiamo noi genitori. Insomma, Orso ci è o ci fa? Non lo sapremo mai).

Come sempre la parte più bella, da quando sanno leggere, è che tirano loro i regali fuori dal sacco e leggono il nome del destinatario e poi cazzeggiano tra loro per chi deve consegnare il regalo successivo, mentre gli diciamo di aspettare che il donatario apra il regalo, legga la poesia (le ha scritte solo mia suocera e qualcuno a lei) prima di passare al successivo. Ovviamente aspettare è durissima, e a mia suocera era toccata una poesia lunga e complicata da leggere perchè scritta a mano, e a quel punto Ennio l' ha interrotta:
"Te la devo leggere io?" per spicciarsi e proseguire.

poi mentre loro provavano sul tavolo un nuovo gioco avuto in regalo, e io riferivo a mia cognata tutta la telenovela della scuola e dei figli, salta su Orso che si lamenta di un chicco di mais nell' orecchio (si era portato dietro i chicchi di mais da sgranocchiare ed evidentemente ha esperimentato).

Insomma, io resto sul divano con una vaga nausea, mia suocera con la lampadina da minatore che Sinterklaas ha portato a Ennio esamina l' orecchio, individua il chicco in profondità. chiede se qualcuno ha una di quelle ventosine per le lenti a contatto e rinunica a cercare di tirarglielo fuori con mezzi di fortuna per paura di far danno.

"Orso, non toccartelo più e domattina per prima cosa andate dal medico".

A quel punto mi alzo e decido io che sono la madre:
"No, lo portiamo al pronto soccorso" tanto un ospedale vicino c' è, l' ho visto mentre arrivavamo.
"Telefona prima per sentire se lo devi portare al pronto soccorso o magari direttamente in reparto dall' otorino".

Non so se sono io troppo presa dalla cosa, ma noto una calma enorme, nessuno che si agita o dice niente. Nessuno che mi dice si o no sulla decisione di portarlo subito a vedere. Mio cognato già ha trovato il numero dell' ospedale e mi chiede se ci voglio parlare io.
"No, fai tu, che sennò si ritrovano la madre straniera in preda al panico".

Parla, riattacca e fa: dai che ci aspettano alla guardia medica che sta presso l' ospedale.
Il capo manda me.

"Mamma, ma se un bambino resta in ospedale ci rimangono anche i genitori?"
"Certamente, ma secondo me non dovrai restarci".
'Se invece in ospedale ci devono andare i genitori, un bambino non ci deve stare per forza?"
"Beh, può andare a trovarli, ma siccome i bambini in ospedale possono prendere facilmente delle malatttie, preferiscono non farceli andare a meno che non stiano male loro".
"Se tu devi andare in ospedale io ti faccio un disegno tutti i giorni, uno al giorno".
"Sei molto carino, sono contenta e puoi anche scrivermi delle mail".
"Si, ma ti faccio anche il disegno".

Il medico guarda un orecchio, poi per sicurezza anche l'altro e sissignore, anche lì c' è un secondo chicco di mais e decide di andare a prendere degli strumenti.

"Mamma, ma lui allora non è un vero medico", fa Orso, molto tranquillo e controllato, ma stiamo a fare tutti i tranquilli e controllati, mi sa, da quando abbiamo sentito questa storia, che uno se lo aspetta da un bambino di tre o quattro anni, ma da questo qui? (Si, proprio lui, chi altri sennò?)
"Si è un vero medico di base, ma non di questo ospedale, lo hanno mandato da fuori ad aiutare e secondo me è perché stasera è festa e chi ha bambini ovviamente vuole stare a casa".
Il medico appena siamo entrati mi ha informato, come da protocollo, che lui è un medico di base ma non di pronto soccorso e che quindi se è il caso si consulterà con il suo supervisore, il dottor Y, che sta nell' ambulatorio accanto. Insomma, se ho capito bene sta facendo il tirocinio per la specializzazione. È giocane, vestito con cura e non porta il camice. Io invece mi sono strafocata della crema di pomodori secchi con enormi quantità di aglio di mia suocera e me la sento puzzare fin dentro le orecchie, mannaggia.

Mi piace molto come parla con Orso, gli spiega tutto quello che farà e come lo farà e con che strumento, tutto in modo molto rassicurante. Glielo insegnano apposta, per carità, ma a chi viene meglio e a chi peggio.

Con un piccolo uncino non riesce a tirarlo fuori.
"Non capisco", fa Orso, "perché io ci sento tutto bene".
"È perché il chicco fa sempre passare un pochino d' aria intorno".

Scopro che Orso sa perfettamente come funziona l' orecchio interno, sa che il tunnel diventa più piccolo e:
"mamma, in fondo c' è come un muretto su cui i suoni vibrano, non c' è un buco direttamente verso il mio cervello".
Gran cosa l' istruzione.

Il medico torna con una siringona e gli spiega che ci metterà dell' acqua tiepida e che cercheremo così di spingere in fuori il chicco e di non preoccuparsi se sente nell' orecchio il rumore dell' acqua, come sotto la doccia ma più forte ovviamente.

Io reggo la bacinella sulla sua spalla e gli spingo la mia testa contro la sua, un po' per evitare che magari faccia movimenti improvvisi, un po' per toccarlo se ha paura. E plik, il chicco salta fuori. Poi tocca all'altro orecchio ci vuole un po' di più ma è fatto.

"Promettimi che non lo farai mai più".
"Penso che ti sia servito per imparare qualcosa, vero Orso? In fondo sei un ragazzino curioso, ma bisogna stare attenti".

In macchina con lo zio.
"Sai mamma, mi è piaciuto un sacco l' acqua nell' orecchio". Per carità di dio.

A casa stavano già tutti a tavola, abbiamo riferito ma nessuno ha sprecato troppe parole al riguardo, solo che ormai sappiamo che se la porterà dietro questa storia almeno per i prossimi 60 anni a tutte le riunioni di famiglia.
"Ti ricordi quella volta che zio Orso si è messo due chicchi di mai nell' orecchio e due piselli secchi nel naso eccetera eccetera?"

Questa è la stoffa da cui nascono le leggende. Io e il capo eravamo stranamente sfiniti e dopo cena abbiamo tagliato corto per ripartire che domani c' è di nuovo scuola. I figli e le feste, come no, ti distruggono.

PS: venerdì quando l' ho ripreso da scuola la maestra mi ha detto che partecipa, fa tutto, non solo i compiti al computer ma anche gli altri, che gioca molto con gli altri bambini, che ha ispezionato tutto quello che hanno in classe e che è molto curioso, ma che lei è contenta di vederlo che si trova bene ed è felice. (Il fratello invece è stanco, isterico, non riesce ad addormentarsi per i pensieri e sono alcune sere che viene nel nostro lettone dove in 5 minuti casca come una pera. Manovre di assestamento, direi).

A casa ci ha raccontato che hanno lo stesso metodo di lettura della scuola vecchia, solo che lì stava ancora facendo il libro 1 e qui gli hanno dato direttamente il 3. Come volevasi dimostrare, ci sono scuole che fanno di tutto per tenere su il proprio sistema e scuole che guardano cosa serve al bambino singolo. Un piccolo incoraggiamento che forse andrà bene, che forse abbiamo fatto la cosa giusta.

Domani dobbiamo andare presto a scuola che arriva Sinterklaas pure lì e hanno un regalo anche per lui.

giovedì 1 dicembre 2011

Quando i tuoi vicini si pestano o si sparano

Chiara con un suo post di oggi mi ha ricordato qualcosa che volevo scrivere da un saccaccio di tempo. Perché in Olanda il concetto di vicinato è ritualizzato nell' espressione: un buon vicino è meglio di un amico lontano.

Poi, ho scoperto, a rigore il tuo vicino al massimo è quello di destra e quello di sinistra. Se ti danno fastidio, o ci parli da dietro lo steccato in giardino, quelli di dietro. E giusto se abiti in una strada piccola e stretta con un giardinetto davanti, come quelle nella strada dietro casa mia, al massimo quello di fronte. Quindi la maggior parte della gente di cui io parlerei tranquillamente come dei miei vicini, forse non si considerano tali. E certe volte magari è meglio.

Perché con tutti i traslochi che abbiamo fatto in Olanda io di vicini ne ho avuti di tutti i tipi e tutte le misure. In genere ci si fa bellamente i fatti propri, ci si scambiano le chiavi di emergenza che si tengono rigorosamente nell' armadietto delle valvole elettriche, ci si riceve e accoglie la posta e i pacchetti.

La prtima casa autonoma del capo studente era in una strada tremenda, per carità, caruccia, casette, giardinetti, sempre più studenti, ma il capo ha dovuto chiamare alcune volte la polizia, una volta perchè la coppia tossica che abitava di fronte ha litigato e lui ha sfondato il vetro della finestrona davanti lanciando lei, come sosteneva lei alla polizia, mentre lui sosteneva che era lei che aveva avuto un bad trip e si era messa a menare il vetro, fatto sta che la settimana dopo, lei con un braccio vistosamente fasciato, si baciavano per strada. In quella via ci sono state anche due sparatorie, regolamenti nel mondo della droga, dicevano i giornali. Ma noi ci abbiamo abitato senza fastidi, io rientravo da sola di notte in bici e niente di che, tranne un altro vicino tossico che aveva il vizio di entrare nelle case a rubare, ma poi se ne è andato e pure quella è passata.

Con una vicina anni fa, che riusciva da brava madre tedesca a mettere a dormire il figlio treenne per le 20, avevamo l' accordo che le sere che lei aveva qualche riunione di lavoro, mi portava il baby-fono e così se sentivo qualcosa che non andava con il bambino correvo a vedere o la chiamavo. È successo una volta sola che l' ho sentito parlare nel sonno, ma quando sono arrivata già ridormiva. Io la ammiravo perché all' epoca ero molto più neurotica di lei sul lasciare i figli piccoli soli, mentre adesso lo faccio tranquillamente, pure Orso ieri è andato a musica dietro casa con le chiavi perché per quando avrebbe finito io ero a portare il fratello a calcio. E venerdì scorso, quando dovevo lavorare e il capo si sarebbe prelevato i figli al rientro dai vari amici, e Ennio è riuscito a litigare con l' amico il giorno prima e con la madre abbiamo deciso che era meglio tenerli lontani per qualche giorno, io l' ho lasciato da solo a casa, con una bistecca già rigirata che doveva solo far cuocere 3 minuti (messi sul timer) e poi tagliarsela e mangiarsela, e poteva guardare un film e poi mettersi nel mio letto a leggere, pure questa l' ho fatta. Sapendo che se ci sono problemi va dalla vicina, quella con cui ci portiamo a giorni alterni i figli a scuola e che ha le mie chiavi.

Con altri vicini abbiamo fatto feste collettive, abbiamo avuto rapporti di lavoro o ci siamo educatamente ignorati perché mica ce l' ha prescritto il dottore di volerci bene. Altri sono tuttora i miei migliori amici.

Poi ci sono alcuni casi in cui veramente non ho saputo cosa fare. Tipo la vicina bipolare che poi si è data una gran calmata, e che una mia amica aveva ribattezzato Isterix. O l' altra, un donnone con una vocina dolce, terrorizzata e insultata dai vicini del piano di sotto, poi ho scoperto da una conoscenza comune che il marito la pestava regolarmente, che il figlio grande la insultava pesantemente e sta sotto osservazione dei servizi sociali a scuola, povero ragazzino, un nerd tutto chiuso in se stesso, e lei non lo lascia sto marito anche se forse economicamente potrebbe farcela, a parte che compensa con i figli con giochi costosissimi e computerizzati che li tappano in casa sempre più.

A quell' epoca mi facevo i fatti miei, non ne ho mai parlato, ci siamo dette alcune volte di organizzarci con i bambini per farli giocare insieme poi non se ne fece nulla.

Finché un giorno Isterix non mi ferma al cancello e con tutto un tono cospiratorio mi racconta che:
il weekend precedente, che non c' eravamo, moglie maltrattata e il marito hanno fatto una scenata ai famosi vicini di sotto che in teoria li terrorizzavano, lei si è messa a urlare contro la bambina, si sono insultati pesantemente e menati, è arrivata la polizia (non per la prima volta, pare, avevano già avuto altre liti), è arrivata l' ambulanza per il vicino, loro sono stati una notte in guardina, non ho capito bene chi si fosse occupato dei loro bambini (uno un po' più grande e uno un po' più piccolo dei miei) quella notte.

Ovviamente, raccontata da chi me l' ha raccontata un margine di dubbio ce l' avevo, ho controllato su Facebook ma erano scomparsi entrambi, poi ricomparsi. Ho chiesto cautamente alla conoscenza comune se li avesse sentiti ultimamente, e lei mi fa: si, mi ha raccontato una storia incredibile e secondo me lei davvero non ci sta di testa se è vera.

Io ho continuato a salutare indifferentemente tutti i vicini che conosco quando li incrocio, solo con una ci siamo detti tre cose in più, tra cui che aspettava i risultati di esami per un sospetto tumore.

E mi chiedo: ma io che devo fare con questo tipo di vicini qui? Quella con gli esami in corso, che mi sembrano tanto carucci lei e il marito, vorrei scampanellarla per sentire come sta o invitarla a un caffè, quelli dietro casa mia che si urlano contro giorno e notte, non passa settimana che sento dei bambini urlare e manco so chi siano e dove esattamente abitino, per fortuna con il capo ci siamo fatti entrambi l' idea che sia si una famiglia difficile, ma che si sfoghino appunto urlando e basta.

Ma mi sento completamente impotente in queste situazioni: se so che ho un vicino violento che pesta la moglie e terrorizza i figli, so che il figlio grande ne patisce da matti ma ha le reazioni "sbagliate" (e d' altronde che deve fare un bambino? Secondo me ce l' ha con la madre che non decide di darci un taglio, come se poi fosse facile), figlio piccolo è un bambino dolcissimo e timido e non avrei nulla in contrario se venisse a giocare con i miei e forse avrei dovuto proprio proporlo. Ma posso salvare gente che non conosco o finisco solo per complicarmi la vita ed entrare nei casini di gente che sta male, e incasinarmi la mia di vita?

Finora la mia disponibilità non l' ho mai nascosta, ma mi rendo conto che quando arrivi per ultima ad abitare in un posto ci sono un sacco di cose che non sai sulle reciproche relazioni tra i tuoi vicini, e alla fine, se quando ho inaugurato casa e ho lasciato un biglietto ai vicini invitandoli a prendersi un caffè ed è venuta solo lei, forse devo fare come gli altri vicini, che hanno infilato un biglietto di Natale lo scorso anno tre case più e tre case più giù ed adeguarmi. Almeno fino alla volta in cui magari tocca a me chiamarla la polizia.

E voi che vivete in città o in campagna, avete un minimo di radicamento sociale e familiare o manco per niente dove abitate, come vi regolate con i vicini? E i casi di coscienza li avete mai avuti?