domenica 31 ottobre 2010

Sofismi

"Perché visto che siamo tutti quanti di sinistra più o meno..."
"Scusami, ti interrompo subito perché temo che tu stia facendo un discorso basato su una premessa falsa e così perde tutto, io non sono di sinistra".

Eccheccà, se cominciano ad usare la sinistra contro di me ci metto un attimo a diventare fascista.

Che poi sono sempre quelli tanto di sinistra a usare la sinistra contro di te in nome della solidarietà che loro non hanno.

Il tutto a proposito di soldi da tirar fuori, ovvio, mica in nome di chissà quale sol dell'avvenire.

(Terri, tu che mi prendi sempre sul serio con tanto affetto, meglio che ti tranquillizzi, io NON SONO liberale. Era un artificio retorico).

venerdì 29 ottobre 2010

Il dolore non è statico (consolazioni a più voci)

Condivido con voi uno scambio mail di stamattina perché stanotte in un momento buio non trovavo le parole per tirare fuori il dolore che covava. E stamattina apro la mail e trovo un messaggio dal titolo: un post che mi ha fatto pensare, questo.

Parliamone insieme se vi va.

"...hai scritto cose belle e intelligenti, e ho letto con partecipazione le risposte

io soffro ma quando ne parlo non so, mi sembra di soffrire di più

sicure che la rimozione o meglio il contenimento non siano terapeutici?

op meglio, vorrei parlarne e sentire un tap tap sulla spalla

ma poi il desiderio rimane lì, insoddisfatto

e tu come lo gestisci il tuo desiderio? non ci pensi +, ti è uscito dalla mente

anche in quei giorni che precedono il ciclo? dimmi come fai..."


Cara,
Non lo so, stanotte per esempio ero insonne a congelarmi davanti al computer e scrivevo un post che non ho pubblicato e piangevo. Non era il lutto che dici tu, un altro, ma sempre quello è. Poi quando ho pianto e mi sono raffreddata da sfinirmi, sono scesa, mi sono sparata 2 fette di prosciutto, mi sono presa un thriller che ho letto fino a dormire e stamattina era passato.

Non sto banalizzando, sto dicendo come va con me. Sono d'accordo che il contenimento ha una sua funzione importantissima, solo che per me è anche un peso che mi risucchia energie mantenerlo. E secondo me poi non è una cosa specifica, il lutto dell'aborto in questo caso, e solo quella che ti sbatte nel buco nero, è un insieme di cose, e quando cominci a toccarne una le altre si rispostano per ridividersi il
posto. A volte ne arriva una nuova e anche lì ci sono spostamenti. E tutto questo rende faticoso il contenimento, magari il dolore fosse statico. Non lo è per me.

Allora ogni tanto questi spostamenti per me raggiungono un culmine, che può essere piccolo come quello di stanotte, ci piango e ci ragiono qualche ora, poi una dormita e rientra.

Oppure grande, e lì interferisce con il mio funzionamento, la mia gioia, l'amore che posso distribuire in giro, l'entusiasmo con cui faccio le cose. E lì ci sono due possibilità: mi trascino, mi riempio di impegni e di lavori fino a crollare, dormo 20 ore al giorno se posso (negli ultimi anni lo evito riempiendomi di cose da fare, mi chiedo però se sia sbagliato). E a volte chiedo aiuto. (Non l'ho messo nella mail, ma pensandoci ora il mio chiedere aiuto delle volte comporta uno sfrantecamento di palle agli amici cari e al capo).

Alcune cose che mi hanno aiutata a vedermi con chiarezza negli ultimi anni sono state la respirazione con la coach, il paio di riti con l'amica sciamana, che io non ci credo ma lei si (ecco, mentre lo scrivevo si è spento e poi riacceso mprovvisamente e misteriosamente il computer:-)) e la psicomotricità, per la serie: che non si dica che non le ho provate tutte, a parte farmi benedire o darmi all'alcol e alle droghe che da lì mi viene facile stare alla larga.

Vedere con chiarezza non significa però risolvere e smettere di star male a intervalli più o meno lunghi. E a me un accenno di risoluzione lo sta dando la psicologa, che non si limita a farmi parlare e fare chiarezza, mi convince ad agire. E la fatica che ho fatto a decidere di andarci e quanto ci ho girato intorno - vedi sopra- mi dice che devo ringraziare mio figlio che con i suoi piccoli disagi mi ha spinta a cercare aiuto per lui, sapendo che era per me. Lunedi comincia anche
lui a vedere la terapeuta e quando gliel'ho ricordato stamattina ha emesso suoni di giubilo. Chissà che si immagina lui e chissà che mi immaginavo io quando non ci volevo andare.

Sono d'accordo con te sul parlare che è limitativo, io su uno dei miei lutti ci ho scritto un libro e ne ho parlato infinitamente con chi lo condivideva e chi no, ma parlare non è servito, anzi. Condividere però si e delle volte non devi parlare per farlo, anche se noi due adesso per forza condividiamo a parole scritte.

Ovvio che rimozione e contenimento, parole che io uso qui da ignorante quindi non in un senso specifico e tecnico che non è mio e non conosco (ci vorrebbe Zauberei qui) quindi prendili come citazione che ci capiamo cosa vuol dire, ovvio che sono terapeutici. Però dipende dal tipo di terapia di cui hai bisogno in quel momento.

Io non prendo mai gli antibiotici per le influenze, per esempio, me le faccio passare a forza di bestemmie, lamentazioni, rincoglionimento totale perché ovvio che continuo a fare quello che devo fare e un paio di giorni di catalessi profonda a letto. Mi durano il triplo e mi danno un fastidio che chi magari ha il medico che gli prescrive l'antibiotico si risparmia.

È ovvio che se ti stacchi mezzo dito tagliando la legna puoi anche decidere di farci una fasciatura stretta e vedere che succede, o correre al pronto soccorso e fartelo
riattaccare (e io con la fobia degli aghi che ho, piuttosto che farmi fare l'antitetanica magari aspetto e vedo che succede). È un esempio del cavolo e sembra che stia banalizzando la cosa ma ha un senso nell'ottica, giusta o sbagliata, con cui io affronto le cose.

Quello che a me serve è chiedermi, invece, cosa mi stia dicendo la mia reazione di me, non com'ero e come sono diventata, come sono in questo momento. Posso anche evitare di darmi una risposta se fa troppo male, ma chiederselo con metodo serve (a me).

Questo non me lo può far chiedere un'altra persona. La risposta non me la può dare un'altra persona. Il dolore non me lo fa passare un'altra persona, perché sono io ad averlo e io a sapere a cosa mi serve. Magari delle volte ci serviva, poi non ci serve più ma ci siamo scordati di buttarlo via. Perché buttarne via uno comporta di nuovo i famosi spostamenti per ridistribuire lo spazio alle piccole e grandi
sconfitte e torti che ci portiamo dietro.

Insomma, non so se quello che ti ho detto ti potrà essere utile, temo di no. Ma devo ringraziarti perché tu non sai quanto ne avessi bisogno io proprio stamattina della tua lettera e l'avermi costretta a pensare a questa risposta. E considerato che non ci sentiamo da un sacco di tempo, direi che il tempismo è tutto.

Senti, se non ti dispiace io ne faccio un post perché secondo me ci saranno altre reazioni che possono arricchire quello che ci siamo dette.

Un abbraccio fortissimo e grazie,

Ba

giovedì 28 ottobre 2010

Domenica a teatro ad Amsterdam

Domenica si replica la Pecorina, alle 16 in Sint Janstraat 37, dietro piazza Dam. Se andate in fondo a questo post ci trovate tutte le informazioni salienti. Prima però vi faccio qualche cenno di cosa aspettarvi:

Intante che vi piacerà, ma si sapeva.
Il peco-pubblico gradisce

Il bar lo stiamo rifornendo
Il barista/Capo al lavoro (si Ale, te lo porto il Primitivo che ti piace)

Suona, come sempre, l'ineffabile Bocconi

Il menestrello contempla

Una storia di amore, passione, gestione di potere, morte e pecore. Un dramma pastorale, le solite cose, insomma.

Othello si dichiara a Desdemona


Non per rovinarvi subito il finale, ma ve lo dico subito, va a finire così (una parte, mica tutto)

La Pecorina
(dramma pastorale)

Domenica 31 ottobre ore 16.00
Sint Jansstraat 37 - Amsterdam

Ingresso: € 6 + offerta libera

La Pecorina pascola allegramente seguendo il seguente programma:

La ballata dell'amore cieco (canzone)

Intervista a Desdemona

La Pecorina (dramma pastorale dalle pagine immortali delle patrie lettere)

Bang Bang - my baby shot me down (canzone)

Intervista a Othello

L'autore (dal manuale di retorica e stilistica)

Almeno tu nell'universo (canzone)



L'autore: Barbara Summa

L'arruffapopolo: Sebastiano Gentile

Desdemona: Silvia Terribili

Ot(h)ello: Roberto Bacchilega

Menestrello: Stefano Bocconi



Musiche e canzoni a cura di Sebastiano Gentile e Stefano Bocconi.

Presentazioni a cura di Marina Vizzinisi



Prenotazioni: info@ondaitaliana.org - tel. 06 25382491



Attenzione! Entro 48 ore dalla prenotazione è necessario versare il costo del biglietto (€ 6 a persona) sul conto corrente nr. 4716196 intestato a Stichting Quelli di Astaroth, Amsterdam. Passato questo termine, la prenotazione decade.

Grandi manovre

Basta, ce la posso fare e speriamo che duri. Ieri ho rimesso a posto 2/3 della soffitaa, portato giù, aperto e in parte organizzato delle cose di cucina che ancora non ritrovavo (anche se il mio bellissimo servizio di bicchieri Le forme del bere di cui mi sono innamorata a 17 anni e che alla fine mamma mi ha regalato per il matrimonio - grazie mamma -latita sempre).

Quando alle 16.30 sono uscita per riprendere i bambini dai vari amichetti con cui hanno passato la giornata (questa settimana abbiamo le vacanze d'autunno da queste parti, visto che in estate ci toccano 6 settimane e basta) avevo l'ingresso pieno di carte e cartoni da buttare.

Ho appeso lampade in tutti i bagni, che le perette attaccate con lo sputo e i blocchetti mi fanno tristezza. Ho cominciato a brigare per finire di appendere tutti i quadri che ancora o a terra e che regolarmente si rompe qualche vetro della cornice. Ho buttato cumuli di carte, sistemnato biglietti da visita, finito di organizzare il corso Vini d'Italia che parte mercoledi e domenica prossimi.

Ho tolto scatoloni (perché li ho aperti e smistati) dal sottoscala in camera nostra e dal futuro bagno delle femmine per ora ridotto a ripostiglio scatoloni. Ho messo la scrivania e appeso la lavagna in camera di Ennio (i lego sparsi, no, no ce l'ho fatta, li ho arrotolati nel tappeto e cercherò oggi di convincerli che tocca a loro).

Ritrovo cose, vedo gente. Forse prima o poi avrò una casa grossomodo definitiva pure io.

martedì 26 ottobre 2010

Giochetti sessuali

"Orso, ma come mai ti interessa il sesso?"
"Orso, se tu vuoi sapere qualcosa basta che ce lo chiedi, che problema c'è, noi ti diciamo tutto. Ma il sesso non è per bambini è per le persone grandi e io non voglio che magari vedi cose che ti possono dar fastidio".
"O magari che ti mettono paura, io lo so che non te lo devo dire così, ma molte cose non sono per bambini e voi siete piccoli".
"E poi chi ti ha detto come si scrive?"

Siamo ancora abbastanza seri tutti quanti quando lui risponde.
"Mentre stavamo facendo i giochini al computer si è aperto da solo e poi un paio di volte ci siamo andati anche con Ennio".

Ennio fa un debole tentativo, non di negare, e manco di protestare, ma reagisce alla chiamata a correo.

"Va bene, facciamo che da soli al computer per ora non ci giocate più e la sera ci giocate qui in cucina, mentre io preparo la cena".
"Ma non possiamo solo una volta?"
"Denti, pigiama e a letto, che vi vengo a far vedere un video. E mettete a posto i giochi per terra".

Da quando i bambini sono a piede libero dietro il computer (ovvero da quando Ennio ha imparato a digitarsi da solo il nome del sito dei giochetti, 4 anni or sono) io e il capo parliamo di filtri, password, controlli vari. poi, chevvelodicoaffà, non se ne fa nulla per mancanza di tempo, altre cose che incalzano, la vita è dura ecc.

Questa la premessa.

Stasera cena alla disperata, i bambini hanno già mangiato una pizza surgelata passata in forno, voluta da Ennio che per una volta è andato al supermercato a comprarsela. Poi ovetto strapazzato per Ennio e occhio di bue semistrapazzato per Orso che si è voluto spaccare da solo le uova, ma poi, invece di fare le bizze quando gli ho presentato una padellona con uno strato sottile di uovo giallino sparso tutto crateri e macchie ha fatto:
"Ma è bellissimo, sembra la luna" e se diovuole se l'è mangiato, previo condimento di sugo e pesto scucchiaiato sopra.

Io volevo filarmela per quei 3/4 d'ora che avevo la macchina ed era ancora aperto il faidte, in uno di quei raptus che a volte mi prendono e domani ho deciso che afferro il trapano e sistemo io tutta una serie di cose.

Poi ho fatto il giro dell'isolato, mi sono detta ma chi me lo fa fare che ce ne sono di cose da fare e attrezzi e materiali preposti in casa e male che vada (o megio, bene) scappo dal ferramenta in bici a fsre la parte della femmina imbranata con questi omaccioni prodighi di consigli e suggerimenti che le viti me le vendono a numero quelle che mi servono che poi ci torno perché me ne mancano due, e se si scocciano me le regalano pure, non il gigante del faidate che avrà di tutto, ma un cane che ti sappia dare un consiglio sensato cercacelo.

E rientro a tirar fuori dal forno la lasagna fatta con i resti della lasagna conviviale di dmenica più le verdure buonissime e sanissime che ho comprato e cotto, ma chi se le mangia, però nella lasagna domenica ci erano piaciute e allora vai, una roba sana ed oculata e pure buona (ci abbiamo poi spalmato anche noi il resto di pesto sopra, lo dico per quei filologi della ricetta).

E mentre sto lì a spadellare lasagne per me e il capo e tento di rispondere alle infinite domande di Ennio, e il capo povero sta a fare un paio di pagamenti prima che la gente smetta di lavorare per me, Orso comincia a ticchettare sul laptop che sta lì ad aspettarmi per il dopocena.

E poi gira il tavolo, va dal fratello, vieni, guarda gli fa, passa sotto il tavolo per riemrgere dal lato del computer, io butto un occhio distratto con la lasagna a mezz'aria e strabuzzo.

Ha ticchettato e quindi aperto un sito di giochini sessuali strapieno di gnocche nude di quelle che se ci clicchi sopra. Io a mano aperta a coprirlo mentre cerco di posare la lasagna e cliccare con l'altra.

Segue discorsetto serio. Per mezzo secondo ho avuto l'impressione che al capo fosse venuto da ridere sotto i baffi quando gliel'ho detto, ma è stato un attimo.

Non so, cioè si, lo so, mi sembrano veramente troppo piccoli per capitare anche per sbaglio tra le gnocche che si infilano robe negli orifizi, è la visualità e la crudezza delle immagini che mi spaventa per loro, non il fatto di parlare di sesso.

Che poi, ma magari mi illudo, sono anche di quei bambini che finora non li ho mai beccati a giocare al dottore o robe simili, secondo me tutto quello che s di sesso gli viene da ridere come una di quelle cose ridicole che fanno i grandi. capisco la curiosità, ma piuttosto li stronco leggendogli Tropico del cancro o magari del capricorno.

Che mi ricordo solo che era una roba talmente noiosa che con la mia amica Lori ci siamo divise le pagine segnando solo quelle dove succedev qualcosa di pruriginoso, poi anche lì, nonostante la curiosità, e le orecchie rosse, tutte ste robe ci sembrabano altamente improbabili e dove starebbe il divertimento, ci chiedevamo? E avevamo almeno 14 anni a testa.

Bei tempi quando non c'era Internet e le uniche cose porno in cui inciampavi per sbaglio erano i frammenti di riviste e fumetti che i ragazzi grandi lasciavano in inverno nelle cabine vuote in spiaggia. Che in fondo, per un genitore, sono molto meno controllabili del computer di casa.

lunedì 25 ottobre 2010

Aprendo il blog vedete una segnalazione di Malware (e se si, come la scovo e la tolgo?)

Carucci belli, oggi è successo a me due volte ma poi ho ritentato e stasera Giorgia mi avverte che succede anche a lei: aprendo questo blog qui, compare un avvertimento che è presente un link di XXXXX(mi sono scordata cosa).repubblica.it che contiene potenziale malwre e insomma, alla larga.

Vi è capitato pure a voi? Ne avete esperienza? Si tratta di un falso alarme o altrimenti come mi libero del link incriminato? Sono gli extraterrestri che arrivano? I primi segni del cataclisma che ci colpirà appena si sposta l'asse di rotazione terrestre? Un complotto dei comunisti? Un complotto contro Repubblica? Altro che non mi viene in mente perché in fondo sono una persona limitata nelle proprie manie di persecuzione?

Se mi sapete dire, ve ne ringrazio.

domenica 24 ottobre 2010

Tanti libri da leggere

Chi ha i denti non ha il pane, chi ha il pane non ha i denti.

Io in vita mia molto ma molto spesso ho avuto la sensaione di non aver abbastanza libri da leggere. E si che ne ho letti un sacco, che gli utlimi due weekend li ho passati a mondare 2,40 per 2,40 metri di scaffali nuovi (inagibili fino a che il maschio non me li ancora alla parete).

Mi servono però per tutti gli scatoloni ancora chiusi dal trasloco, che ho un sacco di roba da cercare.

"Senti, perché non fai una cernita di libri che non ci servono sottomano, li rimettiamo in uno scatolone e li mettiamo in soffitta".
"Mi servono tutti sottomano" (ma sei scemo?)
"Va bene, allora mettici i miei".
"Ma no, proprio adesso che mi sono rimessa a leggere e fosse la volta buona che mi rifaccio una cultura di letteratura olandese, scherzi?"

Però è inutile, negli anni formativi della mia vita quando ho letto con voracità un iradiddio di cose inutili pur di leggere (una serie di manuali di applicazioni tecniche mai adottati da mio padre, per esempio) a me, averli avuti allora sottomano quegli autori formativi che se non leggi in quei periodi poi quando te li rileggi nella vita, che bello che sarebbe stato.

Bene, una così secondo voi cosa risponde quando le scrive un signore da una biblioteca olandese in culo al mondo proponendole di prendersi dei libri in italiano che gli avanzano? Che qui le biblioteche fanno pulizia per far spazio ai libri nuovi.

La sventurata rispose.

La scenturata pensava alla sezione italianistica della biblioteca di Amsterdam dove anni fa ho fatto incetta della qualunque, ma tanto erano quei pochi metri di scaffale.

Poi comunque per arrangiare che il capo andasse in culo al mondo a prenderli i libri, nella serena convinzione che fossero un lascito per la fondazione (e lo sono, lo sono, se avessimo spazio) ci sono voluti dei mesi.

Adesso ho venti pacchi di libri dal deposito centrale delle biblioteche olandesi. C'è di tutto. C'è di più. C è la prova che l'emigrazione italiana in Olanda È in grn parte sarda, come sospettavo, o quell'opera omnia di Grazia Deledda non si spiega diversamente.

C'è che toccherà inventarsi qualcosa di intelligente per la fondazione, perché tutti i libri che ci regalano e che distribuiamo finora erano pochi volumi, per cui non avevamo spazio, e meno ale che qualcuno se li prendeva.

Io qui rischio il divorzio. Ma prima di allora leggerò tanto, ma tanto, ma tanto. Se ne avessi il tempo.

(Ho cominciato con il pasticciaccio di Gadda, autore che da quanto mi sono arenata infinite volte a metà de La cognizione del dolore, ho sempre pensato che non ci sarei arrivata. E mi sto godendo Le parole non le portano le cicogne di Roberto Vecchioni. E mi mancano solo due scatoloni per completare la scrematura dei libri su cui intendo esercitare lo jus primae noctis, perché in effetti qui per leggere mi sono rimaste solo le notti.

Chi più felice di me, o me misera me tapina.

sabato 23 ottobre 2010

The Gnorpol's blogs (c'è tanta strada da fare)

Orgogliosa, grata e riconoscente vi annuncio che anche gli Gnorpoli si sono blogosferati.

Non so molto bene cosa sembri a loro un blog, se hanno un'idea di cosa farci. Orso ci vuole scrivere le sue parole nuove e ci potremo anche mettere i suoi capolavori scannerizzati, che mi sembra un bel modo di conservare tutto senza aggiungere troppa altra carta a quella che già abbiamo in casa. Ennio, boh. Ha detto che ci vuole mettere i suoi calcoli, ha passato il pomeriggio a riempire un post che poi non ha salvato, aspettiamo e vediamo.

Adesso ci mancano il capo e mia mamma, che però ha già cominciato a scrivere delle cose che da anni le rimprovero di non avermi mai raccontato perché e percome, e chissà.

Buon weekend a tutti.

venerdì 22 ottobre 2010

Genere e interculturalità

Oggi ne parlo di qua.

E grazie come sempre a Serena e Silvia, che come te li danno loro gli stimoli a pensare e uscire dal tuo buco per ragionare sulle cose, nessuno.

giovedì 21 ottobre 2010

Considerazioni orsesche d'autunno

1) "Sai, mamma, l'Ikea è soltanto un grosso container. Grosso però".

(Dopo aver passato gli anni migliori della sua infanzia in un nido e scuola elementare mobili fatti di container abitabili, Orso un container lo riconosce dalla lamiera ondulata di cui è fatto.

2) "Domani a scuola impareremo una parola nuova. È una parola un pochino scostumata: cac-ca".

3) "Mamma, voglio un block".
"Quale blocco, amore, scusa?"
"Quello che sta nel tuo computer".

Per fortuna al terzo giro il capo capisce:
"Ah, ma tu vuoi un blog come quello di mamma"
"Si".
"Ma io una volta te ne avevo cominciato uno, solo che poi sembrava che ci scrivessi io e non tu. Devo prima farti un profilo".
"E cosa ci vorresti mettere?"
"Tutte le parole che imparo a scuola".
"E magari anche i tuoi disegni, che ne dici?"
"Anch'io voglio un blog".
"Va bene, questo weekend ve lo facciamo".

Siete avvertiti. Prossimamente su questa Rete.

domenica 17 ottobre 2010

Canavese e Carignano d' autunno

Davide e' venuto a prendermi a Caselle e mi ha poi portata in questa cascina che avevo gia' conosciuto quest' estate dove ha sede il circolo degli amici. Il sole del pomeriggio di autunno, un pranzo tardivo sotto la pergola, poi dopo avermi fatto vedere la cucina se ne sono andati tutti via a fare le loro cose.

Ho passato un pomeriggio meraviglioso a cucinare in questa cucina professionale, che e' una cosa che mi manca da anni. Mettere insieme con calma e organizzazione un menu per 25, mentre fuori dalla porta aperta, da cui entrava la luce di questo pomeriggio bellissimo, con fuori il trio Lescano dei gatti, tra cui il gatto noioso con la coda mozza che ha fatto di tutto per attirare l' attenzione ma non si e' azzardato ad entrare.

Questo il menu:
- affettati vari (salamino aquilano piatto, quello marsicano tondo al peperoncino, lonza e poi crostini alla ventricina di maiale, che `e una specie di salsiccia con piu' grasso che carne da spalmare.
- poi mentre lessavo le lenticchie di Santo Stefano di Sessanio che abbiamo deciso di dare come contorno, mi e' avanzato un fondo di cottura troppo bello, denso e carico di sapore per lasciarlo li'. Ci ho cotto alcune patate, passato fine, condito con un filo d' olio buono e ne anniamo fatto un cicchetto servito in tazzine da caffe' per aprire lo stomaco.
- seguiti maccheroni alla chitarra belli spessi conditi con ricotta di pecora mantecata allo zafferano di Navelli.
- E poi dall' agnello cacio e ova, che prima di stufarlo mi e' toccato tagliarmelo a pezzettini (che belli i coltellacci delle cucine professionali, tocca rifarsene uno appena rientro, di quelle mannaie spesse e con la punta arrotondata che tagliano di tutto e puoi usarli come tagliere).
- Poi gia' che c' eravamo e c' era la coratella di maiale (cuore, polmone e fegato) l' abbiamo fatta come la nostra coratella di agnello di Pasquetta, e con l' autunno secondo me ci sta tutto.
- La salsa marmellatosa al peperoncino l' avevo fatta a casa e me l' ero portata dietro, servita con il pecorino stagionato all' olio che mi ha mandato su Gloria.
- I nocci atterrati sono stati il pezzo di successo, ce li rubavamo da un tavolo all' altro (ci dispiace, fumatori, ma se voi uscite, noi ne approfittiamo, mica vogliamo sprecare la grazia di dio?) Ho affinato la ricetta nel senso che non solo avevo un fantastico paioletto di rame pesante a disposizione in cui farli (tocchera' procurarsi pure quello, visto che ai bambini piace la polenta, lo potrei usare anche per quello). Ma gli ho fatto un passaggio doppio di caramellizzazione, cosa che ha fatto un gran bene anche alle scorzette di limone che ci avevo messo per profumarli (cosa non prevista dalla ricetta originale di zia Vittoria, ma ci stava anche li').

Siamo rientrati alle 2 di notte. alle 8 di mattino mi ha svegliato la squadra di calcio di Ennio per sapere se li raggiungevamo al mulinoo direttamente al campo. Ho chiamato il capo che non mi ha risposto. Mi sono letta un Vanity Fair per disperazione ma poi mi sono riaddormentata. Poi mi ha richiamato il capo per chiedere cosa volevo. Poi ho dormito fino alle 13. Poi sono arrivata a Carignano al circolo arci L' Armonia, che e' un ambientino bellissimo per via di olga che sta facendo una tesi su Kusturica e la sua mamma Vera con cui abbiamo scoperto di avere un editore in comune (lei ha partecipato alle interviste di un Ponte per il Kossovo, edito dai miei cari Orfeo e Maura di Exorma).

Ho conosciuto lo schiavo, che era pieno di piercing, buchi e inserti decorativi sottopelle, di cui mi sono accorta solo mentre finivamo di cucinare.

- Stavolta abbiamo iniziato con i soliti salumi, senza la lonza pero' e invece con una quenelle di ricotta allo zafferano da spalmare sui crostini.
- Poi zuppa di cicerchie con taccozze di pasta e il soffrittone di agli in camicia e peperoncini fritti nell' olio per condirli.
- Poi il nostro solito stufato di agnello cacio e ova, stavolta il cuore e fegato erano i suoi e ce li abbiamo aggiunti insieme a un quantitativo immane di lauro.
- Perch'e intanto dal macellaio sardo Giorgio aveva scoperto e preso le mazzarelle di agnello, involtini dei fegatini e rognoni avvolti in rete di grasso, e poi riavvoltolati nel budello, che ce li siamo cucinati alla maniera della coratella di Pasqua e poi e' arrivato il signore cresciuto a Galatina da piccolo e li ha riconosciuti pure lui, poi e' passato verso mezzanotte un biondino lucano giovanissimo che erano anche delle parti sue e insomma, noi popoli delle pecore della pecora non buttiamo via nulla e ci mangiamo tutto.
- Poi il pecorino alla salsa e poi i dolci Aveja di Odilia, le ferratelle, le pesche, i nocci attorrati e i liquori alla genziana e la ratafia'.

Poi la presentazione di Statale 17 e le mie solite chiacchiere sull' Abruzzo, poi il documentario dell' arci sul terremoto in Abruzzo visto in streaming, poi un sacco di chiacchiere e poi tirar tardi con i ragazzi, compresi appunto gli adolescenti del dopocena, tutti alunni di storia e filosofia del marito di Odilia. E il signore che quando avevo bisogno di attenzione per raccontare la portata successiva, mi faceva il fischio alla pecorara per azzittirli.

E il ragazzino dai noni di Torano che viene tutti gli anni anche lui in Abruzzo a farsi il mare ad Alba e che si e' sbafato tutto con l' aria di chi riconosceva i biscotti del mulino bianco della sua infanzia, quando invece tanti adulti erano molto diffidenti nei confronti dell' agnello che da loro non si usa, per non parlare delle interiora varie.

Pero' alcuni che di agnello no ne mangiano mai hanno poiammesos che il cacio e ova gli era piaciuto.

E poi niente, ho un invito al mare in Montenegro per l' estate prossima, ci siamo fatti dei giri di conti e riconti a scatole cinesi che mio marito avrebbe divrziato vedendoli fare in quel modo ma ha funzionato, ho venduto tutti i salumi extra perche' nella fretta e' arrivato un ordine doppio e anche se io me li porto volentieri in patria ho dei limiti di bagaglio (visto che mi riporto su anche del vino).

E siccome mentre cucini saltano fuori chiacchierando i tuoi veri progetti ho scoperto che Olga e Giorgio hanno anche loro la malattia di Astaroth, che adorano questo testo e tutto Benni in genere e prima o poi ci dovranno fare qualcosa. E quel qualcosa, gli ho ricordato, e' meglio farla con una certa compagnia teatrale di Amsterdam che si e' formata intorno ad Astaroth e che ce l' abbiamo talmente nel sistema che meglio di noi un altro non puo' farla.

Poi niente sabato e domenica umidi e grigi che se era per il clima me ne potevo anche stare a casa, ma il clima non e' tutto nella vita, c' e' anche l' aria che respiri, e quella per me, al di sotto delle Alpi, e' sempre piu' leggera da respirare.
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giovedì 14 ottobre 2010

martedì 12 ottobre 2010

Ricette

I salumi sono ordinati e spediti, gli spaghetti alla chitarra provati ed approvati. il menu è sempre quello. Allora oggi era proprio ora di fare la salsa marmellatosa al peperoncino, una mia interpretazione della passione che gli abruzzesi ne hanno.

Per dire che se potessero lo darebbero da ciucciare ai neonati. E allora io l'ho messa nel menu dele due cene abruzesi in Piemonte, una al Circolo degli amici a Castelletto Giacosa e l'altra all'Associazione L'Armonia a Carignano, organizzata da Odilia di Tra.Me.

Se vi interessa fatemelo sapere al più presto.

E siccome stamattina ero a farmi punzecchiare dall'amica agopunturista, che mi trova già molto meglio di un paio di settimane fa e mi chiede se ero molto stressata allora, che praticamente respingevo gli aghi.

"Ti capisco", fa "adesso mi rendo conto anch'io di quanto sia terribile per una madre sapere che tuo figlio è infelice e tu non ci puoi fare niente perché vuole e deve in fondo vedersela da solo a scuola".

Per tirarci su decidiamo che la aspetto a casa dopo le due, quando ha finito di punzecchiare un altro paio di pazienti, tra cui l'insonne croniche, che, o giubilo, dopo di me le riferisce che da una settimana finalmente dorme. E se l'effetto placebo è questo allora le case farmaceutiche per quanto mi riguarda potrebbero pure chiudere. E che la marmellata la facciamo insieme.

Poi passo per il mercato, mi compro un muggine, mezza zucca, varie ed eventuali. Entro nel megoziett di spezie che non ci vado da una vita (De Peperbol in Ferdinand Bolsstraat, se vi interessa), mi compro anice stellaro, semi di finocchio, fiori di sambuco, foglie di salaam, che ci metterò 6 anni a finirle, ma le precedenti, appunto, le avevo finite. E un colino da te. E le caramelline alla cannella a base di glucosio pureo. che ne mangio una e poi devo finire il pacchetto.

E mi compro due panini da Tjin, uno al moksi meti e l'altro al baccalà.

E poi torno a casa, metto un po'in ordine ma lo è già, sistemo rogne varie, pisolo persino e quando arriva Mahtab ci mettiamo al lavoro. ricette ad occhio, fa lei, in Iran mica le marmellate si fanno con la ricetta?

Ne abbiamo fatta una con mele e peperoncino e un'altra, dal colore favoloso, con peperoni rossi e peperoncino (i peperoncini puliteli dai semi con i guanti o vi rovinat, specie se portatori di lenti a contatto. Poi le abbiamo mischiate dopo aver fatto la prova su un piattino, perché ci piaceva di più. Poi le ho passate al setaccio e imbarattolate, mentre al forno si cuoceva il pesce con due spicchi di aglio, due fettine di zenzero un rametto di rosmarino, olio, sale e un foglietto di alluminio sopra.

poi la zuccha l'ho puttata nella pentola a pressione con un anice stellato, uno spicchio di aglio, due fettine di zenzero e 3 baccellini di cardamomo a cui ho tolto il baccello e lasciato solo i semi. Sale, poca acqua, pentola a pressione, minipimer e un blocchetto dilatte di cocco solido. Servito a me e al capo con due fglioline di coriandolo, che per la prima volta in vita mia il vasetto di coriandolo del supermercato invece di appassirmi in men chenon si dica, sta persino ricacciando foglie nuove dopo che l'ho abbandonato alla pioggia fuori dalla finestra per un paio di settimane. Va a finire che mi tocca interrarlo.

Insomma, i maschi tornano, si cena, io mi sento tanto la casalinga perfetta, Orso assaggia e approva il peperoncino, esigono le caramelle alla cannella rimaste come dessert, vanno a letto senza storie eccessive entro le 20.20 (stiamo cercando di rimetterli a regime).

E adesso tutta vita con la dichiarazione dei redditi in super ritardo, ci è appena arrivata l'ingiunzione e entro il 22 dobbiamo aver messo a posto il nostro incasinatissimo menage finanziario. Vado a cercare scontrini.

Non è per...

Non è per isterici, bisbetici, cardiopatici.

Non è per dive con le pive sulle rive.

Non è per intellettuali, né di sinistra né di destra, ma quelli di sinistra sono peggio (quelli di destra hanno il buon senso di ignorarci).

Non è per letterati, incaricati e signori curati.
Neanche chierichetti e chi fa l'amore in sacrestia.

Non è per gente che si prende sul serio, che sa di aver ragione e deve dirtelo a tutti i costi anche se non ci stavi parlando.

Non è per quelli che a parole, loro si che fanno politica.

Non è per chi avrebbe preferito andare a prendere un aperitivo nel posto figo con le scarpe trendy.

Non è un set di spot per brut. (Questa è di Benni)

Insomma, quel paio di volte l'anno succede, ogni volta ci stiamo male, ci incazziam, ci diciamo mai più, ma evidentemente è il prezzo da pagare quando non vuoi fare l'accentratore.

Così regolarmente tiriamo gente dentro, basta che abbia voglia di fare, che abbia delle idee, che ne abbia semplicemente voglia. Tutto quello per cui lavoriamo da 7 anni (17 se ci mettiamo tutta la radio) sacrificando le sere, i pomeriggi, le domeniche e anche i sabati per non parlare dei venerdi sera, la famiglia, gli amici e la vita sociale, ecco, noi diciamo: se vuoi vieni dentro anche tu.

In genere succede poi che più sono mezze calzette, più si danno arie da divi e intellettuali, perché loro si che fanno cultura, ma noi siamo buoni solo a pulire il cesso. Non spostano una sedia.

Ecco, io adesso dovrei proporre il test della sedia. Perché sempre, e regolarmente, quando ci sono quel paio di sedie da spostare, improvvisamente vanno in bagno, hanno un treno da prendere o devono fare una telefonata urgente.

Loro fanno CULTURA. Lo vedi dalla semantica. Mandi un appello (che a mio avviso andava mandato lo scorso anno) per dire cari, non c'è una lira in cassa per la radio, quindi chi fa un programma deve autofinanziarsi le spese. Oppure trovare subito un'idea per coprirle.

Ti rispondono che bisogna chiarire prima bene se è un autofinanziamento o un'autotassazione. Ti dicono che loro sono due anni che fanno cultura da volontari che hanno intervistato l'attore Tizio (un nostro amico che gli abbiamo presentato noi) e il regista Caio (un nostro ammiratore che ha conosciuto da noi) e financo Sempronio (che l'ha ricevuto perché andava a nome della radio e non di sé stesso, sennò col cavolo) e che quindi bisogna fare delle classifiche di merito su chi paghi.

Oh, bimbo, ce ne sono un paio qui che fanno radio da 17 anni e ne hanno intervistata di gente interessante. A quelli che facciamo, gli diamo lo stipendio?

Tutta gente che parla. E quanto parla.

Beh, da noi funziona così, che le donne a mezzo servizio alle mezze calzette non le vogliamo fare più. Sappiatevelo.

Poi tanto ci rimaniamo di merda lo stesso, quando pensavi che fossero amici e invece era solo un calesse. Con noi nel ruolo dell'asino che tira.

Slogan: Astaroth è uno stile di vita, non un hobby del martedì sera. Se il tuo stile di vita è un altro, fai benissimo..

Dedicato alla corrispondenza interna dell'ultima settimana.

In tutto ciò Radio Onda Italiana cerca davvero uno sponsor o dei sostenitori. Pubblicità non possiamo farne, lo dico subito. Perché chiudere non chiudiamo. Piuttosto rischio il divorzio e mi prendo più ore, ma sarebbe bello anche un riconoscimento tangibile una volta tanto.

domenica 10 ottobre 2010

Caso studio

Insomma, domani con il capo andiamo a conoscera questa terapeuta che sta in un paesino a nord a meezz'ora da qui per capire come possiamo aiutare Ennio. Ennio che di solito è un bambino felice e allegro, ma che a volte soffre e si sta molto tra i piedi.

E noi vorremmo anche capire quando assecondarlo e quando dargli dei limiti. Quando prenderlo sul serio e quando relativizzare (sante parole quelle di TopGun in un commento di qualche giorno fa, noi possiamo anche rendere esplicito che non c'è motivo di soffrire e perché, ma facciamo subito noi grandi a parlare, il problema e la percezione dello stesso sono tutti suoi).

Dopo tutti i discorsi sulla morte di mezzo anno fa, adesso siamo passati al cancro. Come ciò sia avvenuto non lo so, so solo che stanno talmente sensibilizzando sulla prevenzione del cancro al seno che mi si è sensibilizzato pure il primogenito che il seno non ce l'ha.

Cioè, cartellone formato A0 di fianco al parcheggio dell'auto condivisa: foto tenerissima di neonato raggrinzito e slogan: le donne creano molto di più di quanto il cancro possa distruggere. È ovvio che poi mi chieda cosa sia.

Insomma, cancro in tutte le salse, hai voglia a minimizzare scientificamente. Che se fumi, vivi vicino a fattori inquinanti, mangi roba sbagliata e ti viene, sia. Ma il discorso dell'ereditarietà proprio non gli va.

"Ma mamma, degli uomini primitivi chi è poi stato il primo che ha avuto in cancro e lo ha passato agli altri?"
"Amore, ma io non sono un medico".

Roba del genere.

Insomma, ieri dopo 10 minuti scarsi dalla messa a letto, scende singhiozzante e singultante da far pietà. Dramma. Ve la faccio breve: in questo periodo il solito supermercato maldetto ogni 10 euro ti regala i Dungan. Lui ci tiene non solo a raccoglierli ma anche a scambiarli, che è una delle sue forme di socializzazione. Sabato siamo riusciti a sbatterli ai giardinetti vicino casa al sole, ci sono stati delle ore, si sono portati i doppioni da scambiare.

E a sera è giunto alla conclusione che lui si, ha scambiato due dungan contro due dungan, ma i suoi erano a tre strisce e quelli che gli hanno dato rispettivamente uno e due. e c'era una parte molto confusa su una carta da Pokemon coinvolta nello scambio. E lui si era pentito e piangeva disperato. E noi a dirgli di non pensarci.

E qui la perla:
"Io vorrei non pensarci, ma come si fanno ad allontanare i pensieri che non vuoi pensare? Che più ci provi e più ce li hai in testa?"

Il paradosso di: NON voglio che pensiate a un drago rosa. Voila madame, lo vuole rosa cipria, rosa confetto o rosa shocking?

Stasera, Bis.

Ora, io lo so che me lo spiego con la troppa vita di questo weekend. Venerdì sera al concerto e a letto oltre le 23, sabato mattina partita di calcio, poi giochi nel giardinetto, poi teatro per bambini con due amichetti. E oggi nuoto e giro all'Ikea (ho risolto e sto finendo la libreria a paretona per il soggiorno, nota di servizio).

Insomma, potevamo farlo riposare di più. Infatti è rimasto a casa a fare i compiti mentre noialtri andavamo in centro a far commissioni. Evidentemente non è bastato.

Allora sono andata a letto con lui per insegnargli un trucco per provare a non pensare alle cose a cui non vorresti pensare.

"Il trucco è riempirti la testa con un'unica parola, la dici in silenzio nella tua testa mentre respiri, lei rotola e rotola e spinge via gli altri pensieri. Se ti accorgi che ti rimetti a pensare a qualcosa, tu ripetietla subito. Ci abbiamo provato un attimo. Ha tentato di riparlare del cancro. L'ho convinto a riprovarci.

Oh, il tempo di passare da suo fratello che volega una storia anche lui e stenderlo facendogli ripassare finché non la impara Lanebbiaglirtcolli (mia ultima trovata per stenderli la sera) e due minuti dopo dormiva.

"Direi che è proprio pronto per la psicoterapia" ha fatto il capo "un tempismo perfetto".

Questa terapeuta tra le altre cose fa fare yoga ai bambini, noi ci siamo già portati avanti con il lavoro direi.

Corso di Dance Exploration and Improvisation

Ho conosciuto Maria Michailidou tanti anni fa, prima come corsista di olandese quando Madrelingua ancora offriva un programma completo di corsi di lingua per studenti individuali in piccoli gruppi, e poi come insegnante di neogreco per gli stessi corsi.

Perché come tante ballerine e coreografe Maria ha pensato bene di laurearsi in lettere, già che c'era. Poi un anno ho seguito un suo corso di Dance movement che mi ha aperto un mondo sui movimenti del nostro corpo. Poi abbiamo iniziato a far figli tutte e due e non abbiamo più smesso per un po'.

Adesso, finalmente, ricominica con un corso basato sulla danza e altre discipline. Io penso seriamente di andarci e quindi vi giro molto volentieri le informazioni.

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Dance Exploration and Improvisation series of classes

In this series of classes,we will explore the structure and movement qualities of specific body parts such as: Spine and Pelvis.

We will approach the Spine as the dynamic and threedimensional core of the body and the Pelvis as the powerful structure which moves us into the space.

We will experience how, focusing on body and movement, we can expand our awareness and perception, stimulate our imagination and intuition and connect in a direct way with others.

Stories, images and feelings are emerging through the movement of the body.
By allowing them to be expressed, we discover new,surprising ways of moving.

In the improvisations, by sharing our own physical experience and skills, we create together our own dance.

The classes are rooted in practices of Dance Improvisation, Body Mind Centering, Action Theater and inspired by Chi Kung.

This series of classes adresses everybody who has affinity with and/or is interested in movement.

Where: Studio Vredenburg, Vredenburgersteeg 31-35

When: November: 5,12, 19,26- 2010
December: 3,10, 17 : 19.00-21.00
January : 7,14,21- 2011


Price of the course: 100E Per lesson: 12E

Information and inscriptions: maria.michailidou@gmail.com
T: 0614947755


Teacher: I work in Amsterdam as a dance teacher, performer and choreographer.
I give workshops and classes of improvisation- movement exploration and modern dans technique to teen-agers and adults and creative dance to children. I also make my own choreographies.

For more information visit:

www.marianthimichailidou.com

sabato 9 ottobre 2010

Con gli Gnorpoli al concerto

È ufficiale, Ennio non va al coro, perché diventa isterico ogni volta. Poi esce saltellando e cantando tutto e mi fa vedere con orgoglio le sue pagine di solfeggio e le note di violino, ma è stanco, dice, e il pomeriggio vuole giocare con gli amici. E ha tanto santa ragione. Ho deciso di lasciarlo in pace.

Con Orso invece è andata di lusso, ha un amico, gli piace e non protesta. Partecipa attivamente, addirittura. E allora tiriamo fino a dicembre e vediamo cosa succede.

Ieri sera in attesa delle pizzette che erano in forno, scopro che il capo non era al corrente del concerto in onore di Battisti e decidiamo di andarci in bici. Dolce e chiara è la notte e senza vento ed è stato un gran piacere inoltrarci per il centro, io davanti con Orso sul sellino a piedi larghi ("Mi raccomando, non infilare i piedi nei raggi") e Ennio dietro sulla bici di Orso perché la sua è ancora un pelo troppo alta per andarci in città.

Arriviamo a concerta appena iniziato, entriamo in punta di piedi, per disgrazia i bambini vedono le patatine e fanno un gran casino sottovoce perché le vogliono, ma come si fa in un teatro da camera a mangiar patatine croc cric mentre Seba canta? Scendiamo, sempre sottovoce e a gesti, al compromesso di mangiarle tra una canzone e l'altra. A Ennio ho portato un Topolino che si legge nella penombra a Orso piacciono le canzoni ma mi si spalma addosso. Poi gli viene un attacco di prurito. Poi lo sedo con acqua e colalàit. Poi mi dice che ha freddo, lo avvolgo nella mia maglia e si spalma appoggiato al muro.

tolgo una sedia pieghevole, gli faccio un giaciglio di giacche e in mezzo minuto dorme. Bellissimo, abbandonato lì con le guancette rosee. E da teatro la sede l'abbiamo pure trasformata in lounge, perché anche Ennio si sdraia sulla pancia e continua a leggere.

Finisce la parte ufficiale del programma, comincia la jam session, io offro un paio di giri di focaccia, ancora tiepida di forno, stappiamo il prosecco, ci mettiamo a chiacchierare, accendiamo le luci. Lui è sempre lì che dorme.

Ennio invece ha afferrato la chitarra, la suona alla sua maniera mancina (non sa ancora suonare, ma ci prova), con i piedi agisce sulle percussioni e tenta persino di usare un'estremità della povera chitarra per suonare uno dei piatti che gli sfuggono. Gli manca solo l'armonica tra i denti e i campanellini alle orecchie per fare una one-child-band.

"Dovresti fargli prendere lezioni private" fa Silvia "in un gruppo si annoierebbe ora che aspetta che tutti facciano qualcosa".

Ed ha una santa ragione pure lei, chiederò a Piero di venire con me a comprare una chitarra e farla accordare da mancino, che io non me ne intendo affatto, ma lui si. E poi gli chiedo di iniziare lui ad insegnargli qualcosa. Intanto che cerco un maestro. Mi sa che metto un annuncio in conservatorio.

Poi i santiu Alberto e Susi ci offrono un passaggio, anche se hanno di loro almeno un'altra ora di macchina fino a casa. e Orso, messo in piedi per infilargli la giacca (con le mani sotto alle ascelle), caricato alla agnellino in collo al buon pastore, portato ingarage, portato in macchina, scaricato ed infine ricaricato, deposto sul diveno, spogliato e rimboccato, non si è svegliato neanche per sbaglio fino a stamattina, quando il padre e il fratello dopo aver fatto tutto il casino immane che degli uomini possono fare quando devono uscire presto, se ne sono come dio vuole andati a calcio e io mi sono rimessa a dormire.

Poi si è svegliato, è venuto a farsi fare una coccola, mi ha chiuso la finestra e la tenda e si è messo a giocare fino a che non sono stata risvegliata dal telefono con la domanda cosa ci serviva dal supermercato. Peerché al C1000 ogni 10 euro di spesa regalano un Dungan e ho due reminders viventi che ci ricordano di fare la spesa lì prima che si concluda la promozione.

Poi a 19 anni usciranno di casa, io soffrirò da cani, ma magari è la volta che posso buttare tutte queste puttanate di plastica che mi invadono. E forse dormire, il sabato mattina.

Oggi pomeriggio teatro per bambini con amichetti al seguito. Buon weekend a tutti.

venerdì 8 ottobre 2010

Pinocchio in love



Pinocchio in love è un'opera moderna commissionata dal Ricciotti ensemble di cui vi avevo parlato in passato, per festeggiare i 40 anni dell'ensemble.

Che dirvi, ho avuto il privilegio di poter lavorare sui testi di Friso Haverkamp (e conoscerlo di persona) e devo dire che mi ha aperto un mondo sul mestiere di librettista. È un testo talmente bello, stratificato, complesso. Tutto basato sulla domanda: ma cos'è successo a Pinocchio dopo che è diventato il ragazzino perbene che tanto desiderava essere?

Che fine ha fatto Blue, la Fata Turchina, suo unico perduto amore? E il burattinaio, il direttore del circo, chi è se non la stessa morte? E cosa vuole da Pinocchio? E chi è l'ombra che segue Pini, il suo nuovo nome, nei 127 della sua vita umana?

Insomma, stamattina ho finito di tradurre e consegnare la sinossi per la tournée in Sicilia che inizierà il 19 ottobre, e già mi manca. (E ci sarebbe da chiedersi: ma come si traduce un'opera? e come fai a tradurre un testo del genere? si può, si può, e ci si diverte pure un sacco).

(Comunque mi consolerò stasera con il concerto dedicato a Lucio Battisti nell'Astarotheatro, in sint Janstraat 37. Alle 20.30, chi può si faccia vedere).



Qui comunque un'assaggio.

giovedì 7 ottobre 2010

Video Pecorina (premiere)



Madonna pecorina (toscanismo), io lo so che magari nel frattempo vi siete stufati dell'argomento e vorreste sentirmi parlare di altro. però questo video è bello e io lo metto per la mia mamma e per il fan club di Sebastiano (quello di Stefano è un'impresa individuale composta da me, myself and I).

Boh, fate voi. Repliche il 31 ottobre e il 27 novembre.

mercoledì 6 ottobre 2010

Incontri

Questa sera ho fatto da interprete a una conferenza stampa e workshop per operatori turistici. committente, un gruppo di imprenditori di Civitella del tronto, un paesino-fortezza bellissimo incernierato tra Ascoli e Teram, tra Abruzzo e Marche, tra Stato pontificio e Regno di Napoli. L'ultima fortezza borbonoica ad arrendersi ai piemontesi. A Civitella sono stati per tre giorni fuori dall'Italia, visto che hanno continuato a resistere.

Ma è soprattutto un paesino bellissimo. Su una collinetta, vicino alle gole del Salinello, con tanta montagna verde intorno, tra Gran Sasso e mare. Con il capo la prima volta in Italia siamo andati ad assistere a una Tosca in fortezza.

Insomma, ero contenta, io con gli abruzzesi mi sento sempre a casa, ci annusiamo e nriconosciamo tra noi come tuti (come, per esempio, due veneti impeccabilissimi che ho visto lunedi per lavoro e che nel momento in cui si sono riconosciuti tali si sono messi immediatamente a parlarsi in dialetto, senza neanche accorgersene).

Solo che troppo è troppo. Entro nella sala e il primo che incrocio è Beniamino Orfanelli, siamo cresciuti in via Dante a Tortoreto tutti e due.

Il secondo che incrocio è il sindaco ronchi di Civitella.

"Ma sei parente dei famigerati fratelli Ronchi?" (i famigerati fratelli Ronchi di Civitella erano compagni di studi, anche se non di facoltà, all'Aquila, il grande faceva le belle arti, il piccolo biologia ed erano i compagni di appartamento del mio allora grande amore di tre mesi).

Era il fratello maggiore. Quello che non sapevo è che si chiamano tutti e tre Gaetano di primo nome, ma si impara sempre qualcosa.

Veramente, come ti rigiri c'è qualcuno che conosci, o capita solo a me?

martedì 5 ottobre 2010

Culture clash

Quando abbiamo comprato casa qui sapevamo che i bambini dei dintorni hanno modi diversi rispetto a quel branco di Montessoriani, multi-culti, figli di genitori laureati e benestanti che avevamo nel quartiere vecchio. Anche per questo li abbiamo lasciati nella scuola vecchia in attesa di trovarne una qui che li prendesse (che ci sono, ma poche e con liste di attesa lunghissime).

Però in mezzo a bambini rustici, materiali e sboccati io ci sono cresciuta, un po'ci pativo, un po'li menavo, in qualche modo me li sono gestita e così speravo anche dei miei figli. orso da questo punto di vista ci sembrava anche quello che avrebbe fatto meno fatica. non ci dispiaceva, insomma, il fatto che magari sarebbero diventati un po' street-wise. Obiettivo fallito.

Non so bene se sia successo qualcosa o sia la percezione dell'ambiente diverso, si rifiutano di andare a giocare da soli ai giardinetti, vogliono sempre uno di noi.

domenica con un'estate di san martino da far schifo e la casa da sistemare, li ho buttati fuori casa con lo skelter che finora usano poco, ma abbiamo scoperto una zona vietata alle auto dietro al supermercato, vicino al campetto-gabbia di calcio e praticamente devono solo attraversare la strada per andarci.

"Si, ma accompagnaci per 5 minuti".
Accompagno, ci facciamo un giro, andiamo a casa di Sterre, una bimba della scuola, ma non ci sono. Poi li abbandono a sé stessi.

"Fra poco torniamo". eccheppalle, ma statevene fuori a godervi il sole, voi che potete.

Poi ci hanno messo un bel po' a tornare.

"O capo, ma allora si stanno veramente divertendo".

La mia speranza segreta era che conoscessero altri bambini, attirati dallo skelter, e ci giocassero. Nulla come un giocattolo impressionante per farsi gli amici.

Alla fine tornano causa ruota sgonfia.

"Abbiamo tanti amici" esordisce Orso.
"Si, ma erano cattivi" mugugna il fratello.
"Vi hanno fatto qualcosa?"
"Wwn,gngh, wm".

Poi a cena salta fuori. Fondamentalmente gli hanno dato del mother*****er, dicendogli che dovevano fottersi la madre (who, me?).

Il giorno dopo Ennio ha ammesso che gli avevano anche fatto dei gestacci e me ne fa vedere uno, "gli altri non li sapevo". Indice infilato nel cerchio di pollice e indice dell'altra mano.

"Lo sai cosa vuol dire?"
"Mhgni".
"È il gesto che indica il pisello che entra nella pisella. si fa così per mettere il semino nell'uovo per fare i bambini. Ed èuna cosa molto bella, e poi i bambini sono bellissimi".

Lo sa, ma non è convinto.

"Amore, ma se loro sono degli stupidi che neanche capiscono quali sono le cose bele della vita tu mica ti devi offendere? È un problema loro".

Però lo capisco che ci sia rimasto troppo male, io stessa la trovo una cosa un pelino brutale (ma da che famiglie vengono questi bambini? E che me lo chiedo a fare, lo so. Migranti, ignoranti se non genitori analfabeti, poveri, vivono del sussidio, crescono con la separazione dei sessi estrema, sentono i discorsacci dei ragazzi più grandi perennemente frustrati sessualmente da tutti i pregiudizi di casta, anche perché a tipi così col cavolo che gliela dai, fossi scema. Infatti giusto i matrimoni combinati (Ok, qui sono ignorante io, ma tanto spesso è così). Ci sono cresciuta in un ambiente del genere, lo conosco e me ne sono andata proprio sperando nell'evoluzione della specie. e adesso mi ci ritrovo comunque, il che dimostra che tutto il mondo è paese).

Ma non voglio neanche crescerli come fiorellini di serra, quindi dopo il discorsetto confidenziale ("per carità, non andare a dirlo in giro perché anche se è vero la gente ci rimane male") sull'incredibile fatto della vita che esistono anche le persone stupide, e non ci si può fare niente, oltre che compatirli e renderli inoffensivi nel senso di non dare peso a quello che dicono, adeso toccherà il trattatello socio-culturale ad usum delphini.

Che come diceva la pubblicità, se li conosci li eviti, o quantomeno non rischi di diventare come loro a furia di frequentarli.

domenica 3 ottobre 2010

Foto della Pecorina di ieri






Posso solo dire che è stato il pezzo (e la prima, quindi) in cui mi sono divertita di più in assoluto. Anche se mi si è imbizzarrita la pecora e l'arruffapopolo poi l'ha dovuta ammaestrare.

E poi il nuovo ristorante indiano che è aperto fino a tardi e basta seccature e raccomandazioni, e il cameriere indiano che parlava bene italiano.

Un inizio come si deve, finalmente.

PS: e la migliore è il commento del nostro aficionado spettatore olandese anziano con signora, che viene sempre fedelmente ma di cui a volte, specie nei brani molto di parola, ci chiedevamo quanto e cosa capisse veramente. Stavolta ha mandato una mail:

"Ci siamo goduti".

Una frase da usare come ispirazione per il prossimo breno.

La Pecorina verrà replicata il 31 ottobre.

sabato 2 ottobre 2010

Viola (chi ben comincia)


Oggi al Dam (io che non vado per principio alle manifestazioni, ma con 19 gradi e una serie di cose da fare lontano da casa, e toglier di torno i mostri che il capo possa dormire e mettere in ordine, stavolta non avevo scuse e mi è sembrato anche giusto).

Mi sembra giusto in questo momento scendere in piazza a manifestare, perché è troppo facile fare click su facebook e su internet per petizioni, indignazioni, sottoscrizioni. In Olanda si è fatta la coalizione di goiverno di destra con gli xenofobi, anche se alle elezioni il secondo e terzo posto lo hanno avuto partiti di sinistra/progressisti.

Ho detto al capo che mi sembra il momento migliore per fare i fuorisciti e chiedere asilo in Italia. Le socialdemocrazie hanno funzionato talmente bene che la gente si è scordata a che serviva avere un governo che difenda i deboli, avere ammortizzatori sociali, uscire dal nostro piccolo cerchio di egoismo e comodità. E adesso l'Europa va in una brutta direzione.

Le coalizioni di governo destra-sinistra qui le hanno chiamate i gabinetti viola e non hanno voluto un viola più. Così adesso ci ritroviamo il bruno come colore preferito. Il colore della merda e di quelli lì a cui mio nonno ha fatto il dispetto di uscir vivo da tre campi di concentramento.

Per questo io che non credo alle manifestazioni, ho portato i miei figli alla manifestazione. E ce li avrei portati pure con la pioggia battente. Clicchiamo di meno, manifestiamoci di più.

(E stasera ho deciso di farli venire a teatro a vederci).

Che a cominciare a pensare con la propria testa, non si cominica mai troppo presto. E pensare con la propria testa oggigiorno significa chiedersi, di tutto e tutti: chi gli dà i soldi?

Ecco, a noi i soldi ce li danno quei 6 euro di ingresso che chiediamo. Per il resto abbiamo il nostro lavoro.

Sabato 2 ottobre: La Pecorina


La Pecorina saltella tra l'erbetta.

La prova di stasera è andata benissimo, ci siamo divertiti da pazzi e come mai ci è capitato prima ci siamo messi a improvvisare a ruota libera alla fine, per scaricare la tensione, e insomma, tutto il mio ultimo monologo è diventato un dialogo con canzoni, parodie, proverbi e altro. Per non parlare del quinto personaggio emerso solo nelle ultime due prove: la musica di Stefano Bocconi che fa da contrappunto continuo all'azione scenica. Senza la musica secondo me avremmo dovuto fare molto, ma molto di più noi.

Questo lavoro è un po' una grossa svolta nelle nostre produzioni. Normalmente siamo appassionati di teatro di parola, stavolta ci siamo lanciati su una pantomima, testi scritti da noi, temi sviscerati, svaccati, accennati o lasciati perdere direttamente, pubblicità e soprattutto i testi immortali delle patrie lettere. (Patrie di chi? boh, anche questo è rimasto nel mezzo, ma la domanda è stata sollevata in corso di prove).

Insomma, se questo sabato 2 ottobre siete dalle parti di Amsterdam, alle 20.30 c'è la prima nell'Astarotheatro, ci sono ancora un paio di posti, ma neanche poi moltissimi che è un teatro da camera.

Il bar è aperto (Cedrata Tassoni come se piovesse), le chiacchiere del dopospettacolo ormai una tradizione collaudata, devo solo definire cosa fare con i figli, in modo possa venire pure il capo. Ma lo scopriremo per strada.

Astarotheatro, Sint Janstraat 37 (dietro piazza Dam, di fronte all'ingresso del parcheggio Hotel Krasnapolski), ore 20.30.

venerdì 1 ottobre 2010

Bipolarità

"Te lo volevo chiedere da tanto tempo, ma anche tu sei bipolare?"
"Boh, che ne so. Da che si capisce?"
"Ah, io me lo sono sempre immaginato che c'era qualcosa poi a ventanni ero in terapia ed è saltato fuori".
"Cosa vuoi che ti dica, io magari di carattere un po' lo sono pure ma non a grossi livelli credo".

Però a questo punto mi viene il dubbio. Sarò bipolare io? Spiegherebbe un paio di cose, in effetti. Ma no, che vado a pensare.

Poi se questa conversazione ti capita a mezzanotte, nella tua libreria preferita dove hai appena ritirato otto copie di grammatica tedesca per un corso che comincia domani alle 10.30 e sarà il caso che vada a farmi vedere in faccia dai clienti che ormai mi hanno dimenticata e se la suonano e cantano direttamente con l'insegnante, santa donna, che però mi ha chiesto l'aumento per questo.

Se tu alle 18.27 ti ricordi che l'orario di apertura della libreria è dalle 11 alle 18, se ti risponde la segreteria telefonica, se sai che la socia occulta abita a fianco e talvolta si chiude dentro la sera a lavorare al computer, se le mandi un sms e una mail chiedendo se ti apre a qualsiasi ora, anche stasera perché so che lavori fino a tardi, ma altrimenti domani un po' prima delle 10 va benissimo uguale, per non fare con i tedeschi la solita figura da italiana disorganizzata che quei libri li ho ordinati settimane fa, ma poi non sono proprio riuscita ad andarli a prendere prima.

Se la santa donna legge l'sms e ti telefona alle 23 interrompendo il menage familiare, ma gliel'ho detto io ("Ma chi ti chiama a quest'ora" "Fermo, fermo è la mia salvezza") e a mezzanotte appunto in pigiamo e poco altro sopra sei in libreria e ti senti fare questa domanda da una signora poco più giovane di tua madre in pigiamone di flanella, be, che ne so, forse lei ha la vista lunga ed io in effetti, un pochino pochino, forse così, un cenno di bipolarità magari non lo escluderei nemmeno di averlo.

E adesso toccherà dormirci sopra e magari domattina mi è passato